Flauto Magico secondo F&A


Die Zauberflöte – Il Flauto magico
nella nuova produzione di Fanny & Alexander
diretta da Michele Mariotti al Teatro Comunale di Bologna

Per la prima volta in uno spettacolo d’opera le proiezioni in 3D realizzate da ZAPRUDERfilmmakersgroup

Il 16 maggio l’attesissimo debutto al Teatro Comunale di Bologna della nuova produzione del “Zauberflöte – Il flauto magico” di Mozart. Lo spettacolo è firmato dal gruppo di ricerca teatrale Fanny & Alexander, alla sua prima regia d’opera con un titolo non a caso legato alla cinematografia di Ingmar Bergman autore al quale il gruppo si ispira fin dal nome. La regia è firmata da Luigi De Angelis, affiancato da Chiara Lagani per la drammaturgia e i costumi e da Nicola Fagnani per scene e luci.

Per questa nuova produzione Fanny&Alexander hanno chiesto ai ZAPRUDERfilmmakersgroup di elaborare una strategia di immagini cinematografiche da unire al loro linguaggio teatrale. E’ nata così l’idea di utilizzare per la prima volta in occasione di uno spettacolo d’opera la tecnica delle proiezioni in 3D. Scenari naturali, oggetti, forme, figure umane, si animeranno fluttuando nello spazio tridimensionale generando uno straordinario e “magico” effetto di coinvolgimento.
Le immagini 3D saranno visibili tramite gli appositi occhiali che saranno distribuiti al pubblico gratuitamente.

“La via d’accesso di questo nostro Flauto magico, – dichiara il regista – come già accadeva nel Flauto di Bergman è lo sguardo di due bambini: il teatro, con tutti i suoi alchemici incantamenti, l’opera stessa, e noi spettatori, tutto e tutti ne siamo avvolti e forse da esso generati. Si vedranno qui introdotte, pertanto, alcune aggiuntive figure di fanciullo – oltre a quelle dei tre geni, indicatori della giusta via, previste dal libretto originale. Troverete due bambini iniziali e fondativi, Fanny e Alexander (che nell’Ouverture immediatamente vi accolgono), e molti altri bambini, loro emissari e complici.”

“Questo Flauto magico – dichiara il Sovrintendente Nicola Sani – è una nuova produzione che unisce tradizione, tecnologia e sperimentazione, nel segno di un percorso che abbiamo avviato al Teatro Comunale di Bologna per sottolineare il ruolo del Teatro d’opera quale forma espressiva al centro dei linguaggi intermediali della contemporaneità”.

“Il Flauto magico, curato dai giovani di Fanny&Alexander – sottolinea il direttore Michele Mariotti – rientra nel percorso mozartiano che mi ha portato a debuttare a Bologna Idomeneo, Nozze di Figaro e Così fan tutte. Affronto adesso l’ultimo titolo mozartiano che non è soltanto un’opera filosofica e concettuale dai molteplici echi massonici, ma anche un percorso umano costruito su valori assoluti quali l’amicizia, il rispetto e la fiducia, in cui i protagonisti sulla scena sono al tempo stesso personaggi di una storia fantastica e persone reali che vivono sentimenti e passioni come tutti noi. La mia lettura è costruita proprio su questo dualismo tra fiaba e vita reale. Sono quindi molto felice – continua Mariotti – di poter debuttare a Bologna, un teatro naturalmente per me speciale, e poter avere al mio fianco Paolo Fanale (nel ruolo di Tamino), artista italiano di grande rilievo, e Maria Grazia Schiavo (nel ruolo di Pamina), cantante che il Teatro di Bologna teneva d’occhio da tempo con interesse per le valide qualità artistiche. Con entrambi condivido il modo di concepire la musica: cantare non significa solo intonare perfettamente le note ma anche saperle interpretare”.

Il cast di Zauberflöte è completato da Nicola Ulivieri nel ruolo di Papageno, Anna Corvino nel ruolo di Papagena , Mika Kares nel ruolo di Sarastro, Christina Poulitsi e Sonia Ciani nel ruolo de La regina della notte, Gianluca Floris nel ruolo di Monostatos, Cristiano Olivieri nei ruoli del Secondo sacerdote e Primo armigero, Diletta Rizzo Marin nel ruolo della Prima Dama, Diana Mian nel ruolo della Seconda Dama, Bettina Ranch nel ruolo della Terza Dama.

In occasione di questa nuova produzione del Flauto magico, il Teatro Comunale di Bologna realizzerà presso la Rotonda Gluck un incontro con il pubblico un’ora prima di ogni rappresentazione. Lo staff del Teatro Comunale e i protagonisti dell’opera sveleranno in anteprima agli spettatori i retroscena e le caratteristiche della rappresentazione.

F A N N Y & A L E X A N D E R

Fanny & Alexander è una bottega d’arte fondata a Ravenna nel 1992 da Luigi De Angelis e Chiara Lagani.

Si aggregano stabilmente alla compagnia nel 1997 Marco Cavalcoli, attore e nel 2002 Marco Molduzzi, organizzatore.

Produce spettacoli teatrali, progetti video e cinematografici, installazioni, azioni performative, mostre fotografiche, pubblicazioni, convegni e seminari di studi, festival e rassegne. Dal 2001 gestisce lo spazio di produzione, prove e laboratorio scenografico denominato Ardis Hall e, dal 2009, anche la struttura culturale denominata Artificerie Almagià, in convenzione con il Comune di Ravenna.

Le produzioni di Fanny & Alexander annoverano, tra le altre, Ponti in core (1996), Requiem (2001), Alice vietato > 18 anni (2003), Heliogabalus (2006), Strepito (2006), il progetto su Tommaso Landolfi con gli spettacoli Amore (2007) e K. 313 (2007). È del 2006 il progetto triennale dal romanzo Ada di Nabokov, che produce spettacoli teatrali, eventi installativi e cinematografici, pubblicazioni e percorsi d’indagine letteraria.

Tra il 2007 e il 2010 si svolge un percorso di ricerca basato sul Meraviglioso Mago di Oz di L. Frank Baum e ad aprile 2012 il progetto Oz viene presentato a Bologna in collaborazione con Elena Di Gioia coinvolgendo i principali teatri e istituzioni cittadine in un percorso che abbraccia tutta la città.

Attualmente il gruppo è impegnato nel progetto Discorsi (2011 /2015). Il progetto indaga le forme tradizionali del discorso pubblico declinato nei suoi vari ambiti: politico, pedagogico, religioso, sindacale, giuridico, economico e militare con Sonia Bergamasco, Marco Cavalcoli, Fabrizio Gifuni, Lorenzo Gleijeses, Chiara Lagani, Francesca Mazza.

Sempre nel 2012, Fanny & Alexander costituisce insieme ai nuclei artistici delle compagnie Menoventi, GRUPPO NANOU, ErosAntEros la cooperativa “E”. Il nome “E” esprime l’idea di una congiunzione, che è alla base della condivisione dei saperi e delle competenze poetiche, tecniche e organizzative che in questa nuova realtà confluiscono.

A maggio 2012 “E” ha realizzato a Ravenna la prima edizione di Fèsta, un progetto speciale composto da spettacoli, laboratori, mostre, incontri e concerti curato dall’intera cooperativa. Dal 9 al 12 maggio del 2013 realizza la seconda edizione di Fèsta. La terza edizione si è svolta nel maggio 2014. Nel 2012 Ravenna Teatro affida a “E” la direzione artistica di una parte della nuova stagione teatrale di Ravenna. Il progetto Ravenna viso-in-aria avviato nel novembre 2012 prosegue fino a giugno 2015.

Ha una regolare attività di giro che la porta in importanti festival e rassegne in Italia e all’estero. Spettacoli e progetti sono ospitati a Milano, Roma, Palermo, Venezia, Napoli, Verona, Firenze, Bari, Cagliari, Torino, Bologna, Parma, Trieste, Padova, Udine, Rimini, Mantova, Bolzano, Savona, Brescia, Cosenza, Salerno oltre che in numerose altre località italiane. Tra le città estere che hanno ospitato lavori di Fanny & Alexander si annoverano Berlino, Monaco di Baviera e Amburgo (Germania), Cardiff, Barry e Brighton (Gran Bretagna), Rennes, Lille, Annecy, Bastia e Marsiglia (Francia), Bruxelles, Anversa e Leuven (Belgio), Lubiana (Slovenia), Zagabria (Croazia), Belgrado (Yugoslavia), Sarajevo (Bosnia e Erzegovina), Mosca (Russia), Budapest (Ungheria), Beirut (Libano), Tampere (Finlandia), Atene (Grecia), Skopje (Macedonia), Singapore, Groningen (Olanda), Uppsala e Stoccolma (Svezia), Evora (Portogallo), Lugano (Svizzera), São Paulo e São José do Rio Preto (Brasile). Dal 2001 collabora per la realizzazione di opere video e cinematografiche e per l’utilizzo del mezzo video in teatro con i ZAPRUDERfilmmakersgroup, premiati all’Internationale Kurzfilmtage di Oberhausen con il premio Werkleitz per “l’uso artistico straordinario del mezzo digitale” e alla Biennale Cinema di Venezia con il premio Persol 3D per “il più creativo cinema stereoscopico dell’anno”.

Das Königreich Rücken

Note di regia

di Luigi De Angelis

La tradizione è custodia del fuoco e non culto delle ceneri.

Gustav Mahler

Il Flauto Magico contiene una morale che mi piace:  cioè che l’amore è la cosa più importante tra gli esseri umani, e la più importante del mondo.

Ingmar Bergman

Mentre viaggiavamo da un posto all’altro, mio fratello si era inventato un regno proprio, che chiamava il Reame del Didietro [Das Königreich Rücken].

Questo regno e i suoi abitanti erano forniti di tutto ciò che ne poteva fare bambini buoni e felici.

Egli era il Re di questa terra, e questa idea pian piano si radicò così a fondo in lui e lui la spinse tanto lontano che il nostro servitore, che sapeva disegnare un pochino, dovette farne una mappa, mentre lui gli dettava i nomi delle città, delle piazze di mercato e dei paesi.

Maria Anna Mozart

Immaginiamo due bambini, Fanny e Alexander, in un Eden imprecisato, in un tempo indefinito.

Custodiscono un piccolo teatrino. Sono i guardiani dello sguardo. Vivono in un Reame parallelo di cui sono i regnanti. Sono due, forse fratello e sorella? Non ci è dato saperlo. Ci indicano una possibilità, una via. Il loro teatrino giocattolo è una riproduzione fedele di un teatrino dell’opera.

Hanno usato stoffe monocrome per costruire una scenografia stilizzata e ritagliare figure, inventarsi una favola. Immaginiamo di essere spettatori, e di essere contenuti nella sala di quel teatrino, abbonati o avventori che vogliono assistere all’opera. Facciamo parte dello stesso mondo sul quale si affacciano i due bambini, dal loro Reame del didietro. Siamo contenuti nel loro sguardo. Essi ci appaiono giganti. Ci hanno fatto avere occhiali appositi, grazie ai quali possiamo quasi toccarli e sentirli ancora più vicini, come se volessero coinvolgere ognuno di noi, uno alla volta, come a indicarci che la vicenda cui stiamo assistendo ci riguardasse nel profondo. Dall’esterno aprono e chiudono siparietti, quinte, diaframmi, mutano in continuazione lo spazio scenico, seguendo l’andamento della musica, immettendo al suo interno oggetti fantastici, illusori. Come in ogni Eden che si rispetti c’è un serpente-drago che compare all’inizio. Per i nostri due bambini, le nostre due divinità demiurghe che determinano tutto l’andamento dell’opera, è un giocattolo con cui giocare molto seriamente. È una minaccia, ma senza di esso nulla potrebbe accadere nella vicenda che stanno costruendo. È forse la causa scatenante di tutto. Il serpente-drago ci indica la via dell’ambiguità, la curva sinusoidale, l’impossibilità di stare su una linea retta, la dualità, la via della cedevolezza. Ci indica un’opportunità, il dubbio insito in ogni domanda. Non c’è atto di creazione vitale senza almeno una domanda iniziale. Il Flauto Magico è l’opera dell’ambiguità, dove continuamente ci sono almeno due porte da percorrere, dove la luce è in parte contenuta nella notte e viceversa, dove nulla può essere mai dispiegato, chiarificato fino in fondo, ma tutto appartiene al regno sinuoso, fluido della musica. Alla magia della musica. Non è un caso che il doppio serpente avvolga il bastone di Hermes-Mercurio. E il mercurio è metallo liquido, che cede alle forme in cui viene raccolto. Hermes è la divinità degli incroci, dell’intermediarietà dei piani, delle variabili, che frequenta l’alto e il basso, spesso portando messaggi da una parte e dall’altra, tra la veglia e il sonno, mettendo in connessione mondi apparentemente lontani. Nel Flauto Magico ci sono tantissime figure alchemiche, interconnesse, coppie speculari, simmetriche, complementari: Sarastro e la Regina della Notte, Tamino e Papageno, Tamino e Pamina, Papageno e Papagena, Monostato e Papageno, Pamina e Papageno. Nessuna di queste figure appartiene mai a un aspetto solo del mondo, ma c’è in lei insita il dubbio dell’appartenenza al suo opposto o al suo riflesso simmetrico. Sarastro sarebbe figura di luce, solare, ma all’inizio della vicenda del Flauto Magico ci viene presentato come malvagio; allo stesso modo la Regina della Notte, inizialmente ci viene insinuato il dubbio della sua bontà di madre sofferente. Monostato è nero, attirato dal candore di Pamina… Papageno è speculare a Pamina perché il suo amore è cieco, puro, si innamorano entrambi senza aver visto l’oggetto del loro desiderio… Papageno e Pamino ci mostrano due vie parallele per intraprendere un viaggio iniziatico da due angolature differenti… Il Flauto Magico sembra dirci che non esiste atto di crescita interiore senza un processo alchemico, che riguarda prima di tutto se stessi e la relazione con l’altro e che non si arriva alla sublimazione dell’albedo senza aver attraversato la nigredo, non si può conoscere l’amore senza la potenza fluida della musica. Il Flauto Magico visto da due bambini ci offre un’opportunità: quella di percorrere fino in fondo le traiettorie dello sguardo mercuriale, infantile. E che il diventare adulti deve essere determinato da un corretto equilibrio tra le forze del puer e quelle del senex, senza dimenticare mai le sorgenti da cui scaturiscono e che le determinano. Nel 1974 Ingmar Bergman ha prodotto un Flauto Magico per la televisione svedese, ambientato in un magnifico teatrino barocco. Non è un caso che il Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna Nicola Sani abbia chiesto alla compagnia Fanny & Alexander come prima opera da mettere in scena proprio il Flauto Magico. Per questo abbiamo voluto onorare la discendenza del nostro nome dal maestro svedese, omaggiandolo con un tributo. Le macchine fantastiche del teatro di Drottningholm, la possibilità di mutare le scene in pochissimo tempo da un’ambientazione all’altra con un sistema di moltipliche sono all’origine del nostro progetto scenografico, a partire da una sintesi delle forme e dei colori delle varie ambientazioni (il verde per il bosco, il blu/nero per la notte, il rosso per il palazzo di Sarastro), con l’attivazione di un meccanismo mutevole e fantastico. Molte delle dinamiche sceniche si ispirano alla regia di Ingmar Bergman, con una citazione spesso fedele delle gestualità e coreografie usate nel suo film. La sua insistenza sul dilagare della vicenda anche fuori dalle quinte, in una dimensione meta teatrale sono alla base della trasposizione dell’ambientazione del Palazzo di Sarastro nel teatro stesso in cui l’opera viene rappresentata, per cui Sarastro è nella nostra visione l’Artista creatore, il Sovrintendente del teatro e i suoi sacerdoti il personale del teatro stesso, vestito come le sue maschere, che per l’occasione indossano gli stessi abiti del coro. I costumi sono improntati a un criterio essenziale, infantile e fantastico: è come fossero stati immaginati e disegnati da quei due bambini iniziali, il cui sguardo vigile accompagna e forse contiene tutta la vicenda. Il loro carattere ha un che di elementare, stilizzato e infantile: il principe ha naturalmente un mantello azzurro; la principessa ha vestiti da fanciulla rosa e celesti, in lei s’attenua il blu della notte e il rosso dell’ardente Palazzo; Monostato è un brigante col mantellaccio; Papageno e Papagena sono verdi come il loro bosco, con un solo simbolico attributo di piume e foglie; il manto di Sarastro è vermiglio. Il colore degli abiti, in gran parte pitturati e decorati, allude a quello del disegno ideale di un bambino che dipinga le figure fiabesche del suo album infantile, figurine stilizzate e profonde avviluppate da un senso di puro mistero. Ed è proprio in quel luogo remoto, segreto e invisibile che vien custodito il fantasma d’ogni tema, ogni personaggio, ogni visione, forse ogni nota di questo Flauto: è in quel luogo forse che si apre la nostra video-ouverture, luogo remoto e invisibile in cui ha radice un doppio sguardo, doppio volto infantile, doppio del nostro stesso sguardo, d’artisti di spettatori. La splendida ouverture del film di Bergman, al centro della quale sono posti i volti degli spettatori in ascolto rapito, viene animata attraverso l’utilizzo della tecnica cinematografica dell’anaglifo (3D), una tecnica che mette in risalto il ruolo di testimone attivo di ogni singolo spettatore, aprendo l’esperienza verso un parto di fantasia, l’autentica possibilità di un atto creativo immaginativo.

Un flauto magico a misura di bambino

Nell’ambito dell’ottava edizione del Baby BoFe’, martedì 26 maggio e mercoledì 27 maggio ore 18, al Teatro Comunale di Bologna, va in scena Il flauto magico di Mozart, in un adattamento per il pubblico dei più piccoli basato sull’impianto scenico del Flauto magico firmato da Fanny & Alexander, proposto nell’ambito della corrente stagione lirica del Comunale. A cantanti, coro e orchestra del Teatro Comunale diretti da Roberto Polastri si uniscono gli attori della Baracca-Testoni Ragazzi; regia e adattamento del testo sono di Bruno Cappagli.

Dopo il successo della Turandot principessa di ghiaccio, che lo scorso anno ha fatto registrare il tutto esaurito su entrambe le recite, Teatro Comunale, Bologna Festival e La Baracca-Testoni Ragazzi si uniscono nuovamente per la realizzazione di un titolo operistico rivolto al pubblico dei bambini 6-10 anni.

Oltre alle due recite per le famiglie sono previste due recite mattutine per le scuole primarie, con approfondimenti didattici creati ad hoc e mirati a creare interesse e familiarità con il multiforme linguaggio dell’opera lirica.

Teatro Comunale di Bologna

martedì 26 maggio 2015 ore 10.30 (scuole) ore 18 (famiglie)

mercoledì 27 maggio 2015 ore 10.30 (scuole) ore 18 (famiglie)

Il flauto magico

libero adattamento da Die Zauberflöte – musiche di Wolfgang Amadeus Mozart

Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna

Andrea Taboga (Tamino), Sonia Ciani (La Regina della Notte), Rosa Guarracino / Silva Pozzer (Pamina), Diletta

Rizzo Marin (Prima Dama), Diana Mian (Seconda Dama), Bettina Ranch (Terza Dama), Fanny Fogel / Maria

Adele Magnelli (Papagena), Luca Visani (Papageno), Enrico Picinni Leopardi (Monostato)

Giada Ciccolini, Giovanni Boccomino, Daniela Micioni, Bruno Cappagli attori

Roberto Polastri direttore

Bruno Cappagli regia e adattamento del testo

Andrea Faidutti maestro del coro

Scene e costumi del Teatro Comunale di Bologna

un ringraziamento particolare a Fanny & Alexander per la disponibilità

coproduzione del Teatro Comunale e Bologna Festival, in collaborazione con La Baracca-Testoni Ragazzi

Sinfonia

Zu Hilfe! Zu Hilfe! (Tamino e le tre Dame)

Der Vogelfänger bin ich ja (aria di Papageno)

O zit’re nicht, mein lieber Sohn (aria della Regina della Notte)

Hm! hm! hm! (Quintetto Tamino, Papageno e le tre Dame)

Finale I. Wie stark ist nicht dein Zauberton (aria di Tamino)

Marcia (atto II)

Alles fühl der Liebe Freuden (aria di Monostato)

Der Hölle Rache (aria della Regina della Notte)

Wir wandelten durch Feuergluten (Tamino e Pamina)

Ein Mädchen oder Weibchen (aria di Papageno)

Finale II. Marcia

Pa-pa-pa-pa! (Duetto Papageno e Papagena)

Heil sei euch Geweihten! (Tutti)

Il capolavoro fiabesco di Mozart proposto ai più piccoli in tutta la sua affascinante bellezza. Musica e

teatro, canto e parola per narrare come l’amore sia un sentimento universale e come la musica possa fare

la parte di Cupido nelle vicissitudini delle due coppie protagoniste, Papageno e Papagena, Tamino e

Pamina. Il principe Tamino, con l’aiuto di un flauto magico, va alla ricerca dell’amata Pamina, figlia della

terribile Regina della Notte che intimorisce tutti con le acutissime note del suo canto. Il buffo Papageno,

grazie al suono di un carillon, vedrà riapparire la tanto desiderata Papagena, per la gioia di entrambi.

Sconfitti i cattivi, i nostri innamorati finalmente conquisteranno la felicità.

NOTA AL TESTO

Chiara Lagani

Per la versione italiana del testo si è voluto tener conto delle temperature e del colore linguistico

impresso da Ingmar Bergman al suo film Trollflöten girato in svedese nel 1974, che l’allestimento

di questo nostro Flauto magico omaggia. La chiave del Flauto bergmaniano, dichiara il regista, è

l’amore, “la cosa più importante tra gli esseri umani. E la più importante del mondo. Per

sottolineare questo aspetto ho dovuto renderlo esplicito: è una delle rare modifiche che ho impresso

al libretto originale”. Si è voluto così porre l’accento, accogliendo la libera traduzione berg maniana

del testo originale – almeno in certe sue parti – su questo principio ispiratore sostanziale, che viene

qui portato avanti nella sua complessità dai personaggi principali, trovando espressione piena nelle

parole di Sarastro (Amore come culmine della saggezza e della bellezza dell’arte) e nella

metamorfosi dei due innamorati che attraversano l’orrore del regno notturno, suonando il loro flauto

a occhi chiusi, fino alla luce. La via d’accesso di questo nostro Flauto, come già accadeva nel

Flauto di Bergman è lo sguardo di due bambini: il teatro, con tutti i suoi alchemici incantamenti,

l’opera stessa, e noi spettatori, tutto e tutti ne siamo avvolti e forse da esso generati. Si vedranno qui

introdotte, pertanto, alcune aggiuntive figure di fanciullo – oltre a quelle dei tre geni, indicatori

della giusta via, previste dal libretto originale. Troverete due bambini iniziali e fondativi, Fanny e

Alexander (che nell’Ouverture immediatamente vi accolgono), e molti altri bambini, loro emissari e

complici, che popolano la scena di volta in volta in veste di schiavo, di sacerdote, compagno di

viaggio e di avventura dei personaggi di questa favola. Nella versione italiana del libretto li

troverete indicati come “bambini”, oppure “Schiavi/bambini” o “Sacerdoti/bambini”. Essi

producono spostamenti di senso e di asse, ricordandoci che quel che accade è forse solo il loro

sogno, e noi ne siamo parte. “Mi sposto con la velocità dei secondi […] Abito sempre nel mio

sogno e di tanto in tanto faccio ritorno nella vita reale” diceva Bergman di sé. Affermazione tutta

mozartiana, in fondo, e peraltro somigliante a quella iniziale di Tamino, scampato al terribile drago:

“Dove sono? È un sogno o la realtà?”. ZAUBERFLOTE – impa 2015:Layout 1 05/05/15 15.17

Pagina 24 I personaggi di questo gioco di marionette viventi sono figure semplici ed emblematiche,

a due dimensioni. Amano e odiano di colpo; qui i cattivi sprofondano, i buoni trionfano, la

principessa è prigioniera, il principe è bello e coraggioso. Eppure la grazia estrema della loro

incarnazione in musica conferisce loro una profondità inaspettata, quella purezza tipica di ciò che è

vivo e umano. E così nel teatrino delle marionette viventi, mondo infantile e mondo adulto

convivono, nella complicazione delle passioni umane. Pamina allora è la dolce fanciulla, ma è

anche colei che attraversa il fuoco e la morte; Sarastro non è figura rigida: la sua statura è ieratica,

ma contempla la dolcezza amorosa del padre e il gioco col mondo dei bambini, primi soggetti della

sua comunità; la perfida Regina è in primis una donna, quel che leggiamo in lei è un dolore

esacerbato e cupo, l’algida violenza, ma anche la seducente sensualità; Monostato è di una nerezza

tutta psichica, come il suo amore e la sua anima, che fan tremare Pamina; perfino Papagena, foriera

della vita e della primavera, ha un’epifania arcana, misteriosa ed enigmatica: volto di vecchia, corpo

di fanciulla, scortata da bambini. Sarà molto evidente nella resa linguistica dell’italiano la coloritura

impressa alle figure, con esiti talvolta liberi, alla ricerca di un senso di complessità che muove la

radice doppia di ogni personaggio. Bergman non esita a scaldare la temperatura degli aggettivi, a

neutralizzare la retorica di certe formule trovando un ritmo e un’armonia speciale all’incanto del

suo sogno.

Si è scelto di affiancare nel libretto la versione tedesca classica, corredata delle didascalie originali,

con quella più libera – e di matrice berg – maniana – affidando allo spettatore il gioco di

comparazione e specularità dei sensi paralleli.

Ultima notazione: il coro-comunità di Sarastro, in questa edizione del Flauto è il popolo del

personale del teatro, le maschere: i suoi interventi provengono dalla sala, dal palco, dal teatro tutto.

Sarastro è circondato dai bambini, dalle maschere del teatro (sacerdoti, schiavi e seguito) e dalla

comunità degli spettatori, che sono anch’essi in fondo attori, più o meno consapevoli, di una storia

tutta rivolta alla magia dell’arte e della musica e alla potenza dell’amore. All’amore e alla bellezza

dell’arte si impronta anche la resa di alcuni tra i passi più commoventi del libretto, come il famoso

duetto tra Papageno e Pamina, di colore quasi lucreziano, e l’imponente chiusa del coro in cui

bellezza e sapienza son totalmente e finalmente fusi con l’immagine d’Amore (“L’amore ha vinto, e

incorona bellezza e saggezza”).

Michele Mariotti dirige per la prima volta il Flauto Magico di Mozart nel “suo” Teatro, il Comunale di Bologna, con uno spettacolo in 3D

Nuova produzione firmata dalla Compagnia “Fanny & Alexander”
che sfrutta le più moderne tecnologie delle proiezioni3D

Debutto il 16 maggio, con repliche sino al 24 maggio.

Nuovo debutto per Michele Mariotti: il prossimo 16 maggio salirà sul podio del “suo” teatro, il Comunale di Bologna, per dirigere Die Zauberflöte di Wolfgang Amadeus Mozart, in scena con una nuova produzione affidata al gruppo di ricerca teatrale ravennate “Fanny & Alexander” che, non a caso, debutta nella lirica con un titolo di legato a Bergman, autore al quale il gruppo si ispira sin dal nome. Grazie al lavoro di ZAPRUDERFfilmmakersgroup, che affianca nella regia Luigi De Angelis e nella drammaturgia Chiara Lagani, l’opera di Mozart viene proposta in 3D, prevedendo una apposita distribuzione al pubblico di speciali occhialini per la fruizione di immagini fantastiche che non saranno semplicemente un corredo scenografico dello spettacolo ma faranno parte integrante della storia.
“Il Flauto magico, curato dai giovani componenti di Fanny&Alexander – sottolinea il direttore Michele Mariotti – rientra nel percorso mozartiano che mi ha portato a debuttare a Bologna Idomeneo, Nozze di Figaro e Così fan tutte. Affronto adesso l’ultimo titolo mozartiano che non è soltanto un’opera filosofica e concettuale dai molteplici echi massonici, ma anche un percorso umano costruito su valori assoluti quali l’amicizia, il rispetto e la fiducia, in cui i protagonisti sulla scena sono al tempo stesso personaggi di una storia fantastica e persone reali che vivono sentimenti e passioni come tutti noi. La mia lettura è costruita proprio su questo dualismo tra fiaba e vita reale. Sono quindi molto felice – continua Mariotti – di poter debuttare a Bologna, un teatro naturalmente per me speciale, e poter avere al mio fianco Paolo Fanale (nel ruolo di Tamino), artista italiano di grande rilievo, e Maria Grazia Schiavo (nel ruolo di Pamina), cantante che il Teatro di Bologna teneva d’occhio da tempo con interesse per le valide qualità artistiche. Con entrambi condivido il modo di concepire la musica: cantare non significa solo intonare perfettamente le note ma anche saperle interpretare”.
Il cast di Zauberflöte è completato da Nicola Ulivieri nel ruolo di Papageno, Anna Corvino nel ruolo di Papagena, Mika Kares nel ruolo di Sarastro, Christina Poulitsi e Sonia Ciani nel ruolo de La regina della notte, Gianluca Floris nel ruolo di Monostatos, Cristiano Olivieri nei ruoli del Secondo sacerdote e Primo armigero, Diletta Rizzo Marin nel ruolo della Prima Dama, Diana Mian nel ruolo della Seconda Dama, Bettina Ranch nel ruolo della Terza Dama.

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