Fenice

Agenzia matrimoniale di Roberto Hazon

Il segreto di Susanna di Ermanno Wolf-Ferrari

Il giorno dopo la prima di Stiffelio di Verdi alla Fenice previsto per venerdì 22 gennaio, il Teatro Malibran ospita infatti, a partire da sabato 23 gennaio, la nuova produzione di un dittico di opere brevi: Agenzia matrimoniale, opera buffa in un atto di Roberto Hazon – a dieci anni dalla scomparsa – su libretto dell’autore e di sua moglie Ida Vallardi Hazon, e Il segreto di Susanna, intermezzo di Ermanno Wolf-Ferrari su libretto di Enrico Golisciani. Due lavori del Novecento che tratteggiano con intelligente leggerezza le sottili e delicate dinamiche dei rapporti di coppia. Enrico Calesso guida l’Orchestra del Teatro La Fenice in un nuovo allestimento dei due titoli con la regia di Bepi Morassi e con scene, costumi e luci ideati e realizzati dagli studenti della Scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, in particolare Sebastiano Spironelli per le scene e Caterina Righetti per i costumi. Il dittico, terzo titolo della Stagione Lirica e di balletto della Fenice, sarà in scena al Teatro Malibran per cinque recite: 23, 26, 31 gennaio, 2 e 4 febbraio 2016.

Agenzia matrimoniale fu rappresentata per la prima volta il 3 gennaio 1962 al Teatro Regio di Parma. È il quarto lavoro teatrale del compositore milanese, autore di un ampio corpus di lavori dalle più diverse destinazioni – musica sinfonica, teatrale, sacra –, sanciti da un solido e continuo successo, soprattutto di pubblico. Completamente estraneo a ogni tipo di corrente e flessione artistica, Roberto Hazon ha sempre prediletto un uso pieno del linguaggio tonale, rimarcandolo per mezzo del suo proverbiale gusto per un insolito fitto melodismo. Due i personaggi principali in scena in Agenzia matrimoniale: Argia, una semplice guardarobiera che finge di avere un passato da grande attrice, e Adolfo, un assicuratore che si presenta come distinto uomo dalla discreta posizione: si incontreranno nell’agenzia matrimoniale Gardenia bianca, ma si conosceranno davvero solo alla fine dell’atto unico.

Il cast è composto da Gladys Rossi nel ruolo di Argia e Armando Gabba in quello di Adolfo, con Elisabetta Martorana a dar voce alla barbona e Lieta Naccari alla segretaria.

A circa cinquant’anni prima di Agenzia matrimoniale risale Il segreto di Susanna, intermezzo su libretto tratto dallo scherzo comico Il puzzo del sigaro di Amilcare Belotti. Fu rappresentato in prima assoluta all’Hoftheater di Monaco di Baviera – città che accolse la formazione musicale del compositore veneziano – il 4 dicembre 1909 e giunse in Italia due anni dopo, nel 1911, al Teatro Costanzi di Roma. Dopo il clamoroso insuccesso della sua Cenerentola, rappresentata al Teatro La Fenice il 22 febbraio 1900, Ermanno Wolf-Ferrari decide infatti di tenere a battesimo gran parte della sua produzione musicale in Germania, paese natale di suo padre, il pittore August Wolf. Si susseguono così, con cadenza triennale, i lavori che contribuiscono a definire la poetica teatrale del compositore che vede in Goldoni e Mozart due esclusivi punti di riferimento. Anche in questo intermezzo la narrazione scenica ruota attorno a una coppia, composta dal conte Gil e da sua moglie, la contessa Susanna: la donna tiene nascosto un segreto al suo gelosissimo marito, ma si rivelerà presto ben diverso da quanto sospetta il conte.

Bruno de Simone interpreterà il conte Gil, mentre la contessa Susanna sarà interpretata da Arianna Vendittelli. Li affiancherà Davide Tonucci nei panni del servitore muto Sante.

Pur tratteggiando con intelligente leggerezza il delicato mondo dei rapporti di coppia, il dittico, nella lettura del regista Bepi Morassi, pone la sua chiave di lettura nell’importanza dei ruoli femminili: «Il collegamento tra questi due atti unici sarà più emozionale che drammaturgico. Non ho voluto mettere le due storie in relazione tra loro, ma sono invece partito dalla constatazione che esiste un’analogia che le accomuna. In entrambe le opere infatti sono presentate due donne che vivono in un mondo parallelo. Susanna concretizza quest’esistenza alternativa nell’atto di fumare, che tiene nascosto al marito. Vedo questa piccola azione ‘clandestina’ come la metafora di un universo femminile, più complesso, che la protagonista è riuscita a crearsi autonomamente e cui non intende rinunciare. In Agenzia matrimoniale, invece, Argia è totalmente immersa in una dimensione onirica. Sogna di essere stata – nella sua vita precedente – una grande attrice e fino a un certo punto della vicenda si comporta coerentemente con questo suo passato fasullo e inventato. Mi sono dunque focalizzato su quest’aspetto, cercando di dare forza ai drammi interiori – pur se di intensità diversa – delle due protagoniste».

La nuova produzione è realizzata nell’ambito dell’«Atelier della Fenice al Teatro Malibran», progetto di produzione sperimentale che coinvolge le giovani energie artistiche del territorio veneziano e con il quale sono stati siglati, dal 2012 al 2015, gli apprezzati allestimenti delle cinque farse rossiniane: L’inganno felice, L’occasione fa il ladro, La cambiale di matrimonio, La scala di seta e Il signor Bruschino.

L’opera sarà proposta con sopratitoli in italiano.

La prima di sabato 23 gennaio 2016 ore 19.00 (turno A) sarà seguita da altre quattro recite: martedì 26 gennaio 2016 ore 19.00 (turno D), domenica 31 gennaio 2016 ore 15.30 (turno B), martedì 2 febbraio 2016 ore 19.00 (fuori abbonamento) e giovedì 4 febbraio 2016 ore 19.00 (turno E). La recita di domenica 31 gennaio rientra nell’iniziativa «La Fenice per la Città metropolitana», rivolta ai residenti territorio veneziano e organizzata in collaborazione con l’amministrazione della Città metropolitana di Venezia; quella di martedì 2 febbraio 2016 è invece la recita della «Fenice per la città», rivolta ai residenti nel comune e organizzata in collaborazione con la Municipalità.

Stiffelio, il capolavoro censurato di Giuseppe Verdi,


torna alla Fenice dopo trent’anni di assenza

Stiffelio di Giuseppe Verdi, secondo titolo della stagione lirica e di balletto della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, sarà in scena al Teatro La Fenice il 22, 24, 28 e 30 gennaio e il 3 febbraio 2016. L’opera sarà riproposta nell’edizione critica pubblicata nel 2003 sulla base del manoscritto autografo ritrovato nel 1992, in un nuovo allestimento con Daniele Rustioni sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice e la regia di Johannes Weigand, recente vincitore del Premio Abbiati 2015 per regia scene e costumi de La porta della legge . Il cast creativo si completa con Guido Petzold ideatore di scene e luci, e Judith Fischer per i costumi.
Stiffelio, melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma Le pasteur, ou L’Évangile et le foyer di Émile Souvestre ed Eugène Bourgeois, è un capolavoro del 1850 che aprì la strada alla Traviata e ai melodrammi borghesi della piena maturità di Verdi. Fu rappresentato per la prima volta al Teatro Grande di Trieste il 16 novembre 1850 ma venne ritirato dall’autore nel 1856 per difficoltà con la censura, fu riesumato per la prima volta a Parma nel 1968 e, grazie a un’audace operazione filologica ideata da Giovanni Morelli che ne segnò la definitiva rinascita, alla Fenice nel 1985.
Il ruolo del protagonista sarà interpretato dal tenore Stefano Secco, recentemente applaudito alla Fenice nel Concerto di Capodanno. Il cast è composto inoltre da Julianna di Giacomo nel ruolo di Lina, Dimitri Platanias in quello del conte Stankar, mentre Francesco Marsiglia interpreterà Raffaele. Canteranno inoltre Simon Lim nel ruolo di Jorg, Cristiano Olivieri in quello di Federico di Frengel e Sofia Koberdize in quello di Dorotea.
Tradimento e perdono: questi gli elementi sui quali ruota la vicenda di Stiffelio: il protagonista è un pastore protestante, un uomo di Chiesa che, scoperto il tradimento della moglie Lina, trova la forza di opporsi alle convenzioni e sceglie di perdonare l’adultera durante un sermone domenicale che costituisce una delle più belle tra le pagine verdiane.
«Quest’opera è unica per un motivo: alla fine si apre la possibilità di una vita successiva – commenta il regista Johannes Weigand –. Non si tratta proprio di un lieto fine, perché un giovane, Raffaele, viene ucciso in modo abbastanza miserabile. Ma il perdono finale, in un certo senso, abolisce le regole della tragedia. Verdi questo perdono lo lascia senza commento. Nelle Nozze di Figaro di Mozart, che è una commedia, al ‘perdono’ segue un coro finale allegro. Verdi invece è come se apponesse bruscamente un punto esclamativo, quasi a farci riflettere ulteriormente. Si dice che il compositore abbia scelto questo libretto non per interesse verso la religione ma piuttosto per motivi personali (viveva in un legame ‘amorale’, secondo le convenzioni, con Giuseppina Strepponi). In ogni caso il messaggio che questo perdono veicola va al di là di un’enunciazione religiosa».
L’opera sarà proposta con sopratitoli in italiano e in inglese.
La prima di venerdì 22 gennaio 2016 ore 19.00 (turno A) sarà trasmessa in diretta su Rai Radio3, mentre la recita di domenica 24 gennaio 2016 ore 15.30 (turno B) sarà trasmessa in diretta streaming su culturebox.fr e in differita sul canale televisivo France 2, grazie alla ormai collaudata collaborazione tra la Fondazione Teatro La Fenice e Oxymore Productions. Seguiranno altre tre recite: giovedì 28 gennaio 2016 ore 19.00 (turno E), sabato 30 gennaio 2016 ore 15.30 (turno C) e mercoledì 3 febbraio 206 ore 19.00 (turno D).

Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart

La stagione lirica e di balletto 2015-2016 della Fondazione Teatro La Fenice si apre con un nuovo prestigioso allestimento del dramma per musica Idomeneo di Wolfgang Amadeus Mozart. In continuità con la stagione 2014-2015 che si conclude nel mese di ottobre con il Flauto magico, la Fenice inaugura il nuovo ciclo operistico con il primo dei capolavori maggiori del salisburghese. La première avrà luogo al Teatro La Fenice venerdì 20 novembre 2015 alle ore 19.00 e sarà seguita da quattro repliche il 22, 24, 26 e 28 novembre.

Idomeneo va in scena in un nuovo allestimento con la regia del quarantenne italo-sudafricano Alessandro Talevi, nominato nel 2009 miglior artista emergente dalla rivista Opernwelt, le scene di Justin Arienti, i costumi di Manuel Pedretti, le luci di Giuseppe Calabrò e i movimenti coreografici di Nikos Lagousakos. Jeffrey Tate tornerà sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice, a cinque anni dai suoi apprezzatissimi Ring e The Turn of the Screw, per guidare un cast composto dal tenore americano Brenden Gunnell nel ruolo di Idomeneo, Monica Bacelli in quello di Idamante, Ekaterina Sadovnikova in quello di Ilia; Michaela Kaune sarà Elettra, Anicio Zorzi Giustiniani interpreterà il ruolo di Arbace, Krystian Adam quello del Gran sacerdote di Nettuno, mentre Michael Leibundgut darà voce all’oracolo.

Rappresentato per la prima volta il 29 gennaio del 1781 per il Teatro di corte di Monaco di Baviera, Idomeneo costituisce la chiave di volta tra la precedente produzione operistica di Mozart e quella a venire. I canoni metastasiani lasciano il posto a personaggi più umani e psicologicamente indagati, in un processo creativo che prelude alla modernità; il conflitto interiore di Idomeneo, re di Creta, combattuto tra amore paterno e amore per la patria, va oltre la convenzione e diviene Idomeneo, per scampare alla tempesta che gli impedisce l’approdo a Creta, fa voto a Nettuno di sacrificare chi per primo gli si farà incontro allo sbarco sulla spiaggia; con orrore del re sarà Idamante, suo figlio ed erede, il primo ad accorrere. Da qui un dramma umanissimo che coinvolge non solo padre e figlio, ma anche due donne innamorate e rivali, Ilia ed Elettra. Lo scioglimento felice verrà dalla misericordia della divinità.

Lo spettacolo, proposto con sopratitoli in italiano e in inglese, è sostenuto dal Freundeskreis des Teatro La Fenice, che dal 2012 supporta tutte le inaugurazioni del teatro veneziano.

La prima di venerdì 20 novembre ore 19.00 (turno A) sarà trasmessa in diretta su RaiRadio3. Seguiranno quattro repliche: domenica 22 novembre 2015 ore 15.30 (turno B), martedì 24 novembre 2015 ore 19.00 (turno D), giovedì 26 novembre 2015 ore 19.00 (turno E) e sabato 28 novembre 2015 ore 15.30 (turno C).

Vinicio Capossela,
concerto al Teatro La Fenice
per celebrare i 25 anni di carriera

Con “Qu’ART de Siècle” in scena il 20 dicembre.
Ospite Mario Brunello.

Vinicio Capossela celebra con “Qu’ART de Siècle” i venticinque anni di carriera con uno speciale tour europeo che tocca, fra quattro città italiane, anche Venezia. Ad ospitare il cantore, band lieder, songwriter, chansonnier e intrattenitore, compositore di libri e scrittore di canzoni, sarà per la prima volta nella storia dell’artista il Teatro La Fenice nel concerto dal titolo “Naufragi” organizzato da Veneto Jazz per la rassegna Cultnet, in programma domenica 20 dicembre (inizio ore 20.00). Il concerto vedrà come ospite il violoncellista Mario Brunello. Le prevendite sono aperte sul circuito Ticketone e, a breve, sul circuito Hello Venezia.

Vinicio Capossela festeggia il vincolo con l’arte altisonante per natura, la musica. Venticinque anni di carriera, un quarto di secolo bello e buono. Un arco di tempo teso e vibrante, a scoccare parole.
14 dischi, centinaia di canzoni, migliaia di concerti e poi romanzi, documentari, racconti, infiniti progetti e un disco in uscita. Un lungo percorso, umano e artistico, evocato in un breve tour europeo per tappe salienti: Parigi, Berna, Bruxelles, Girona, Madrid, Berlino, Londra, Salonicco. E poi l’Italia, con Catania, Milano, Venezia e Roma. Città come momenti. Un abbraccio di date nel vecchio continente dei ricordi, in straordinari club e teatri dove la memoria cova ancora e in quattro teatri italiani mai affrontati in questi venticinque anni.
L’unicità di queste esibizioni consiste nella loro differenza. Un personale canovaccio musicale la cui integrità è garantita dalle variabili, a partire dagli ospiti: Mario Brunello, Pascal Comelade, Marc Ribot, Victor Herrero, i Cabo San Roque, La Banda della Posta, Manolis Pappos, Dimitri Mistachidis e l’Orchestra Maderna sono mirabili capoversi di alcune delle pagine più entusiasmanti di tutta la vicenda.
Lo stesso discorso vale per il repertorio, che sarà ogni volta diverso, scelto con cura per rispetto al luogo, agli ospiti e alla memoria. Sarà così ovunque, da Parigi a Bruxelles, da Catania a Milano. Questo tour racconta una storia, e ogni concerto è un capitolo a parte. Sonetti, serenate, marcette, gran balli, classici dimenticati, lamenti e pezzi di profondità. Brani corali e d’euforica solitudine. Uno spettacolo di varietà. Di grande varietà. Pirotecnici capovolgimenti di fronte in un turbinio di suggestioni. Non sai mai dove si andrà a parare. Piano bar, folk ancestrale, ballate desertiche: ogni esibizione è una vera sorpresa.
Testimone uditivo del comune sentire, Capossela compone la meraviglia in una geografia sonora, fisica e politica. Sempre a caccia dello spettro armonico e del repertorio delle sue anime. Diverse ma figlie dello stesso spirito, come canzoni. Quelle di Capossela sono radici che camminano. Questa è l’occasione per meglio conoscere il mondo di quest’artista pluridecorato, performer di viscerale istintività. Autore di storie miniate, magicamente condensate nell’astuccio delle canzoni. Si parla di ascese vorticose e cadute edificanti, che solo la musica consente di avvicinare. Pochi precisi accordi e anche le sconfitte suonano bene. Sono canzoni proverbiali. E questi sono concerti speciali, date uniche e irripetibili. Come questi 25 anni, passati, a cambiare d’abito per non cambiare pelle.

Biglietti:
65 € + diritto di prevendita: platea, palchi ordine parapetto
55 € + diritto di prevendita: palchi ordine dietro.
45 € + diritto di prevendita: galleria e loggione centrale
35 € + diritto di prevendita: ridotta visibilità
25€ + diritto di prevendita: solo ascolto

Prevendite:
ticketone.it
teatrolafenice.it
In tutti i punti vendita HelloVenezia, nelle filiali della Banca Popolare di Vicenza e al call center 041.2424

Informazioni:
Veneto Jazz – jazz@venetojazz.com – mob. (+39) 366.2700299 – venetojazz.com

Flauto Magico regia Michieletto

Die Zauberflöte di Wolfgang Amadeus Mozart, nuovo allestimento con la regia di Damiano Michieletto Con Die Zauberflöte (Il flauto magico) di Wolfgang Amadeus Mozart si chiude la Stagione lirica 2014-2015 del Fondazione Teatro la Fenice di Venezia. L’ultimo capolavoro del salisburghese sarà in scena al Teatro La Fenice a partire da martedì 20 ottobre in un nuovo allestimento con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti, prodotto dalla Fondazione Teatro la Fenice in collaborazione con il Maggio Musicale Fiorentino. Antonello Manacorda salirà sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice. La prima di martedì 20 ottobre 2015 sarà seguita da dieci repliche il 21, 22, 23, 24, 25, 27, 28, 29, 30 e 31 ottobre.

Singspiel in due atti su libretto di Emanuel Schikaneder, la Zauberflöte appartiene agli ultimi capolavori di Mozart, che iniziò a comporla probabilmente nel maggio del 1791, a neanche sei mesi dalla morte. L’opera vide la luce a Vienna il 30 settembre 1791 con la direzione del compositore e con lo stesso Schikaneder nel ruolo di Papageno.

Fiaba iniziatica, racconto mistico-onirico, percorso simbolico-massonico: da qualsiasi angolatura lo si consideri, Il flauto magico resta comunque uno degli indiscussi capolavori mozartiani. Tra ambientazioni esotiche e fantastiche e prove crudeli per conquistare la conoscenza, tra incantamenti musicali e minacciose forze ostili, si assiste alla vittoria finale del bene sul male e dell’amore sull’odio.

L’allestimento è affidato alla stessa collaudata équipe creativa – composta dal regista Damiano Michieletto e dal direttore Antonio Manacorda – che tra il 2010 e il 2012 firmò l’apprezzatissima trilogia dapontiana Don Giovanni, Le nozze di Figaro e Così fan tutte. Per Michieletto – che nella Zauberflöte è affiancato dal regista collaboratore Philipp M. Krenn – è dunque un atteso ritorno nel teatro forse più significativo per la sua carriera, frequentato assiduamente anche perché familiare, essendo il regista veneto di formazione veneziana e anche “Veneziano dell’anno 2014” per le scelte e la qualità dei suoi progetti.

«Il flauto magico è una grande allegoria delle forze che si contendono l’umanità – dichiara Michieletto –. Con la Rivoluzione francese si è affermata una nuova concezione della scuola, che deve essere laica, così ho immaginato di raccontare questa allegoria favolosa e surreale all’interno di una scuola che si apre a un viaggio fisico di scoperta e consapevolezza individuale. Tamino e Pamina, accompagnati dall’analfabeta Papageno, che però conosce il linguaggio non scritto degli animali, vivono il conflitto tra l’istruzione religiosa e laica (riassunto nel conflitto tra la Regina della Notte e Sarastro) e si aprono a una scoperta individuale degli affetti e della sessualità, della maturità come indipendenza dai padri».

Antonello Manacorda guiderà un doppio cast che comprende Antonio Poli e Anicio Zorzi Giustiniani nel ruolo di Tamino; Ekaterina Sadovnikova e Anna Maria Sarra saranno interpreti di Pamina; Olga Pudova e Audrey Luna si alterneranno nel ruolo della Regina della notte; Alex Esposito e Thomas Tatzl daranno voce a Papageno; Caterina Di Tonno sarà Papagena; Goran Jurić sarà Sarastro mentre Monostatos sarà interpretato da Marcello Nardis. Cristina Baggio, Rosa Bove e Silvia Regazzo saranno le tre damigelle mentre i tre fanciulli saranno interpretati da solisti del Münchner Knabenchor. Completano il cast Michael Leibundgut nel ruolo dell’Oratore e del sacerdote, William Corrò nei ruoli di primo sacerdote e secondo armigero, Federico Lepre nei ruoli di secondo sacerdote e primo armigero. In scena anche l’attrice Daniela Foà che sarà «una vecchia».

La recita di sabato 24 ottobre sarà trasmessa in differita venerdì 30 ottobre su

www.culturebox.fr.

Delle totali dieci recite, cinque sono repliche fuori abbonamento: mercoledì 21 ottobre alle 19, venerdì 23 alle 19, giovedì 29 alle 19, venerdì 30 alle 19 e sabato 31 alle 15.30. La replica di martedì 27 ottobre fa parte del turno «opera popolare autunno». La recita di mercoledì 21 ottobre rientra nell’iniziativa «La Fenice per la città», rivolta ai residenti nel comune e organizzata in collaborazione con la Municipalità; quella di giovedì 29 rientra nell’iniziativa «La Fenice per la Città metropolitana», rivolta ai residenti territorio veneziano e organizzata in collaborazione con l’amministrazione della Città metropolitana di Venezia.

Era dai tempi della Entführung aus dem Serail (Il ratto dal serraglio, 1782) che Mozart coltivava l’idea di cimentarsi ancora con un’opera tedesca di vaste proporzioni: vi collaborò con Emanuel Schikaneder, uomo di varie attitudini – poeta, impresario, attore ma anche cantante (alla prima impersonò Papageno) – che dal 1789 dirigeva intelligentemente e con successo il Theater auf der Wieden (quello stesso dove, nel 1805 e 1806, Beethoven avrebbe presentato le prime due Leonore), inscenandovi drammi di Shakespeare, Lessing, Goethe intrecciati a opere di successo quali il Barbiere di Siviglia di Paisiello e la Cosa rara di Martin y Soler. Qui Die Zauberflöte esordì con grande successo il 30 settembre 1791, non senza aver sollevato qualche cruccio ai suoi artefici a causa della relativa freddezza tributata dal pubblico al termine dell’atto primo, ma salvandosi nel secondo grazie alle fantasmagorie sceniche, al punto da meritarsi la bellezza di ventiquattro repliche nel solo successivo mese di ottobre e di raggiungere la centesima nel novembre 1792 (quando Mozart era già morto).

Fra gli esperti prevale, ma non in modo univoco, l’idea che il soggetto fosse stato proposto da Mozart; quel che è certo è che Schikaneder abbracciò il progetto con entusiasmo, adoperandosi alacremente, attingendo alle fonti più disparate, fra le quali la fiaba Lulu oder die Zauberflöte di Liebeskind (tratta nella celebre raccolta di Wieland Dschinnistan oder Auserlesene Feen, 1786-1789), il Sethos dell’abate Terrasson ed il Thamos Re d’Egitto di Gebler: lavoro, quest’ultimo, per il quale Mozart aveva composto nel 1779 le musiche di scena KV 345, già anticipatrici di talune tipiche sonorità della Zauberflöte.

Aldilà degli antecedenti diretti, senz’altro importante è, per l’interpretazione storica della Zauberflöte, il contesto culturale di fondo, che ha tra l’altro visto la diffusione nei paesi di lingua tedesca del teatro antirealistico di Carlo Gozzi (insieme farsesco e ‘meraviglioso’, proprio come il capolavoro mozartiano), suscitando l’attenzione di personalità quali Lessing, Goethe, Schiller, i due Schlegel. Se ne interessò anche il ventiquattrenne Mozart, che fra il settembre 1780 e il febbraio 1781 troviamo quale assiduo spettatore della Turandot di Gozzi, data a Salisburgo nella traduzione tedesca di Werthes fresca di stampa (1789), e proprio dalla compagnia di Emanuel Schikaneder.

L’incontro con quest’ultimo ‘doveva’ insomma compiersi, prima o poi, nel segno di tale specifica prospettiva di genere.

Nel libretto, il disparato complesso delle fonti venne fuso da Schikaneder nell’atmosfera magica e irrazionale della fiaba, intessuta di sbalzi temporali e spaziali, scandita da numerosissime mutazioni sceniche (ben quattordici!), fra apparizioni improvvise e inverosimili (una per tutte: la Regina della notte che nell’atto secondo consegna a Pamina un pugnale, pur non avendo accesso al regno di Sarastro dove la figlia è segregata). Al complesso non logico né lineare degli eventi – che vede disattesa, tra l’altro, l’unità d’azione, inscenando una trama parallela nelle vicende di Papageno, alias Hanswurst (Gianni Salsiccia: una sorta di analogo tedesco dell’Arlecchino italiano) – Schikaneder aggiunse anche un piano di significazione allegorica, fitto di richiami alla ritualità e ai temi della Massoneria, a cui era affiliato (come lo era, del resto, il compositore). A complicare la trama si mise poi lo stesso Mozart, se è vero, come pare, che alla sua volontà sia dovuto l’inaspettato capovolgimento dei ruoli operato a metà dell’opera, quando Sarastro si svela ‘buono’ volgendo al negativo, di conseguenza, il carattere della Regina della notte.

Ne risultò, da un punto di vista ‘esterno’, il libretto certamente più eccentrico e disunito cui Mozart avesse mai messo mano; ma un libretto, paradossalmente, dalle impreviste qualità, addirittura perfetto per assecondare una delle più autentiche vocazioni della sua creatività: il ricorso cioè a un’estrema policromia di stili, e la suprema sapienza nel metterli al servizio della costruzionedrammaturgica, rielaborando genialmente, nella partitura, l’intera eredità musicale europea, di cui si può ben affermare pertanto che Die Zauberflöte rappresenti la summa.

Con assoluto rigore drammaturgico, Mozart seppe trovar spazio per la canzone popolare, così come per il corale bachiano, per gli stilemi dell’opera seria e di quella buffa, per le accensioni gluckiane e la musica massonica, per le onomatopee ingenue, riuscendo a creare, come scrisse Bernard Shaw,

«l’unica sola opera esistente che si possa concepire come scritta da Dio in persona».

Venezia Jazz Festival,
da Ute Lemper ai suoni del Mediterraneo

Dall’11 al 26 luglio, nuovo orizzonti geografici e musicali
si incontrano nelle location più affascinanti della città

Ottava edizione di Venezia Jazz Festival, in programma dall’11 al 26 luglio. Star della rassegna è la cantante tedesca Ute Lemper in scena al Teatro La Fenice (19 luglio, ore 20), con il progetto “Last Tango in Berlin – from Brecht in Berlin to the bars of Buenos Aires”, anticipata da una libera performance di tango di maestri professionisti in Campo San Fantin, di fronte al teatro (a partire dalle 18). Cantante, ballerina, attrice, autrice e carismatica interprete, Ute Lemper abbraccia un repertorio sterminato. Il concerto sarà un viaggio da Berlino a Buenos Aires, da Brecht a Piazzolla, con l’interpretazione di tanghi da tutto il mondo in spagnolo, portoghese, francese, tedesco e inglese. Un omaggio a questa arte e ai suoi racconti d’amore, di vita, di morte, di fatalità.

Gli altri artisti in cartellone, ospitati in meravigliose location d’arte antica e contemporanea (Chiesa della Pietà, Collezione Peggy Guggenheim, Punta della Dogana, Teatrino di Palazzo Grassi, Palazzo Pisani), oltre agli hotel di charme della città ed affascinanti tour on boat nella laguna, provengono dai più diversi orizzonti geografici e musicali.

Istanbul Sessions con il sassofonista Ilhan Ersahin (collaboratore di Norah Jones) propongono un mix di avant-jazz e groove dal sapore esotico (Punta della Dogana, 11 luglio, ore 20.00); il russo Dimitri Grechi Espinoza dialoga con il sacro nel riverbero primitivo delle note del suo sax (Chiesa della Pietà, 15 luglio, ore 19); il cantante Oren Lavie, voce morbida e sussurrante, riporta la atmosfere del suo singolo più famoso Her morning elegance, divenuto celebre su youtube per il video girato instop motion (17 luglio, ore 21.30, Teatrino di Palazzo Grassi); Il duo fisarmonica-sax di Vincent Peirani, ritenuto il nuovo Richard Galliano e vincitore del Django d‘Or e del Victoires du Jazz, e di Emile Parisien, intepreta composizioni di Sidney Bechet e Duke Ellington e brani originali ispirati al folklore (22 luglio, ore 21, Collezione Peggy Guggenheim); il duo Redi Hasa & Maria Mazzotta, solista dell’ensemble di Ludovico Enauidi l’uno, cantante e solista del Canzoniere Grecanico Salentino l’altra, unisce le potenti note del violoncello alla leggerezza della voce in un repertorio mediterraneo (23 luglio, ore 21.30, Teatrino di Palazzo Grassi).

Per il progetto E.M.A.Y.T (Europe Music Award for Young Talent), vetrina internazionale di artisti emergenti promossa da Veneto Jazz, il Conservatorio Benedetto Marcello ospita la performance di piano solo di Giovanni Guidi, artista dell’etichetta discografica ECM, ormai uno dei talenti affermati della giovane scena jazz italiana (20 luglio, ore 20) e il trombettista tedesco Uli Beckerhoff con un quartetto di giovani talenti che presentano il nuovo album (24 luglio, ore 20).

I meravigliosi skyline delle terrazze dell’Hotel Hilton Molino Stucky e di Starhotels Splendid Venice Hotel faranno da scenario rispettivamente al concerto del chitarrista israeliano Rotem Sivan (23 luglio, ore 21.30) e di un cocktail in musica con la voce della brasiliana Heloisa Lourenço (25 luglio, ore 20.00), mentre il 16 luglio e il 26 luglio si navigherà in laguna a ritmo di jazz e bossonova con “Bacaro Jazz on board”, con tipici assaggi della cucina veneziana. E sabato 18 luglio (dalle 17.30) si balla in stazione ferroviaria Santa Lucia con la Tiger Dixie Band, allegra marching band fra i binari.

Dal 18 al 25 luglio, si svolge anche il Summer Jazz Workshop (XXV edizione), seminario di didattica jazz realizzato in collaborazione con New School for Jazz & Contemporary Music di New York (Chioggia – Venezia).

Fra i concerti del territorio, si ricorda infine l’omaggio a Frank Zappa di Stefano Bollani (con il vibrafonista Jason Adasiewicz, il contrabassista Paul Santner, il batterista Jim Black) alla Rocca dei Tempesta di Noale – Venezia (21 luglio, ore 21.30).

Venezia Jazz Festival è organizzato da Veneto Jazz in collaborazione con Fondazione Teatro La Fenice, Regione del Veneto, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Assessorato alla Cultura della Città di Venezia, Ambasciata di Israele e con il supporto di Regency Group Inc., Ponderosa Music & Art, Eventi Verona. Partner della manifestazione Collezione François Pinault e Collezione Peggy Guggenheim. Media partner Venezia News, Trenitalia, Save. Partner tecnico Azienda Agricola Conte Collalto.

Venezia Jazz Festival fa parte della piattaforma EFFE – Europe for Festivals, Festivals for Europe (www.effe.eu).

Tutto il programma su venetojazz.com.

Prevendite concerto Teatro La Fenice:
ticketone.it – teatrolafenice.it
In tutti i punti vendita HelloVenezia, nelle filiali della Banca Popolare di Vicenza e al call center 041.2424

Prevendite concerto Stefano Bollani – Noale:
ticketone.it – geticket.it e presso le filiali Unicredit.

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Norma di Vincenzo Bellini

Mercoledì 20 maggio 2015 alle ore 19.00 (turno A) andrà in scena al Teatro La Fenice un nuovo allestimento di Norma di Vincenzo Bellini, tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani tratto dalla tragedia omonima di Alexandre Soumet, andata in scena per la prima volta al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre 1831 e alla Fenice un anno dopo, il 26 dicembre 1832.

Assente dal teatro veneziano dal 1993, il capolavoro belliniano sarà proposto in un nuovo allestimento di grande interesse, che farà parte, come progetto speciale, della 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia aperta dal 9 maggio al 22 novembre 2015. Regia, scene e costumi saranno infatti affidati all’artista americana Kara Walker, che si cimenterà con le forti tematiche dell’opera alla luce della sua esperienza artistica, da sempre incentrata sulle contraddizioni insite nelle dinamiche di ominazione e di potere, sulle conseguenze politiche e psicologiche dei pregiudizi razziali e di genere, e sui traumi che accompagnano la formazione dell’identità in contesti di oppressione e violenza.

«L’intento di riaffermare l’attualità della grande stagione melodrammatica italiana misurandosi con nuovi e diversi linguaggi presi dalle più aggiornate espressioni contemporanee»

dichiara il sovrintendente della Fondazione Teatro La Fenice Cristiano Chiarot «è alla base del rapporto che la Fenice ha instaurato con il Settore Arti Visive della Biennale. Dopo il fortunato allestimento di Madama Butterfly firmato nel 2013 da Mariko Mori, abbiamo voluto ripetere l’esperienza affidando Norma, opera che può essere definita il culmine di una certa classicità, a Kara Walker. Il lavoro di questa grande artista, alla sua prima messa in scena di un’opera lirica, ha approfondito con passione e vitalità gli incanti e le seduzioni del capolavoro belliniano mettendo in risalto tematiche presenti nella struttura narrativa in cui tuttora ci vediamo coinvolti: conflitti razziali e religiosi, condizionamenti e sottomissioni sessuali. Quanto vedremo è fatto per fissarsi nelle nostre impressioni di pubblico della nostra epoca, fino a restituirci la musica del dramma belliniano come un nostro dramma personale».

Come sottolinea Fortunato Ortombina, direttore artistico della Fondazione Teatro La Fenice, «centrale in Norma è il concetto di dominazione: il proconsole romano Pollione seduce e ama una sacerdotessa delle Gallie, da Roma conquistate. Questo è un tema molto vicino alla poetica di Kara Walker, scelta anche per la distanza e l’alterità della sua arte rispetto alla nostra tradizione lirica».

«Norma costituisce il culmine, se non addirittura l’assoluto del canto nel teatro musicale», prosegue il direttore artistico, e la natura paradossale di un’arte che trasformi in bellezza la narrazione di atti di brutalità e sopraffazione è uno dei principali temi di riflessione dell’artista americana, nota per le sue silhouette nere su fondo bianco dall’apparenza classica ed elegante e dalle complesse e provocatorie implicazioni semantiche, che narrano la storia della schiavitù nera negli stati americani del Sud.

La lacerazione di Norma, divisa tra il suo ruolo di sacerdotessa e l’amore tradito per il nemico Pollione, la speranza infranta di riuscire a comporre un’identità minata da un ineludibile rapporto di subordinazione, il tentativo di infanticidio e infine il suicidio come sola via d’uscita da un conflitto identitario insostenibile sono i temi principali dell’opera di Bellini, con cui Kara Walker si confronterà da par suo mettendo in rilievo le complesse dinamiche del desiderio che animano i protagonisti, compresa la disperata solidarietà femminile rappresentata dal personaggio di Adalgisa.

La direzione musicale del capolavoro di Bellini, terzultimo del suo catalogo e culmine della sua produzione lirica, sarà affidata a Gaetano d’Espinosa che dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice, quest’ultimo preparato da Claudio Marino Moretti.

Di assoluto prestigio sarà il cast, che vedrà impegnati nei ruoli principali il tenore Gregory Kunde nel ruolo del proconsole romano Pollione, il soprano Carmela Remigio (in alternanza con Maria Billeri) in quello della druidessa Norma, il mezzosoprano Veronica Simeoni (in alternanza con Roxana Constantinescu) in quello della giovane sacerdotessa Adalgisa e il basso Dmitry Beloselskiy in quello di Oroveso, capo dei druidi e padre di Norma. Il soprano Anna Bordignon sarà Clotilde, confidente di Norma, e il tenore Emanuele Giannino Flavio, amico di Pollione.

La prima di mercoledì 20 maggio, trasmessa in differita da Rai Radio3, sarà seguita da tre repliche in maggio, domenica 24 (turno B) alle 15.30, mercoledì 27 (turno D) alle 19.00 e sabato 30 (turno C) alle 15.30, e due repliche in giugno, mercoledì 3 (turno E) e sabato 6 (fuori abbonamento) alle 19.00.

Le recite di domenica 24 e mercoledì 27 maggio saranno registrate e trasmesse in differita giovedì 4 giugno 2015 alle ore 21.15 su Rai 5.

L’opera si alternerà sul palcoscenico della Fenice con La traviata e con Madama Butterfly, proposta nell’allestimento di Àlex Rigola (regia) e Mariko Mori (scene e costumi) che fu nel 2013 progetto speciale della precedente Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale.

Proposta alla Fenice tre volte nell’ultimo mezzo secolo, nel 1966 (con Elinor Ross, Mario Del Monaco e Fiorenza Cossotto, direttore Ettore Gracis, regia di Alberto Fassini), 1972 (con Cristina Deutekom, Bruno Prevedi e Bianca Maria Casoni, direttore Francesco Molinari Pradelli, regia di Lamberto Puggelli) e 1993 (con Monica Pick-Hieronimi, Dano Raffanti e Luciana D’Intino, direttore Emil Tabakov, regia di Ugo Tessitore), Norma è la terzultima opera di Vincenzo Bellini, nonché la più rappresentata (la celebre aria «Casta diva» è stata banco di prova per le più grandi soprano del mondo). Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, andata in scena alla Scala il 26 dicembre 1831, riunisce al suo interno una drammatica storia d’amore, quella tra la protagonista e il proconsole Pollione, e un’altrettanto tragica dimensione politica, che vede contrapporsi conquistati (il popolo gallo, di cui Norma è sacerdotessa) e dominatori (l’esercito di occupazione romana). In un susseguirsi di colpi di scena, nella climax finale l’eroina, rea di aver tradito la propria gente per amore, si autocondanna al rogo, seguita dallo stesso Pollione, annientato e ammirato dal suo gesto.

Festival «Lo spirito della musica di Venezia»

Nell’edizione 2014 il Festival «Lo spirito della musica di Venezia» ha lavorato sull’idea di Europa e il punto centrale della nostra offerta culturale è stata la prima assoluta di Hôtel Europe di Bernard-Henri Lévy. Nel 2015 il centro della nostra riflessione verterà sul dialogo tra Cristianesimo ed Islam, in cui riteniamo Venezia abbia un ruolo strategico quasi per vocazione naturale, e nel 2016 chiuderemo questa trilogia culturale con la messa in scena del Il Ponte sulla Drina affidata al regista Emir Kusturica.

L’edizione 2015 del Festival «Lo spirito della musica di Venezia» ruoterà attorno al tema di Venezia come emblema e centro di scambi culturali-musicali, economici e filosofici tra le diverse civiltà e culture del Mediterraneo e del Medio Oriente.

Venezia nasce, infatti, come risultato della ricchezza proveniente dalle sue capacità commerciali e marittime, ma questa sua attività ha portato in laguna, per poi espanderle nel resto d’Europa, conoscenze di tutti i tipi e soprattutto la capacità di capire e di convivere con modi di pensare diversi. Non a caso a Venezia per lungo tempo sono rimasti aperti empori turchi e persiani accanto a quelli di paesi occidentali, e mentre guerre e invasioni scandivano la storia, in questa città potevano incontrarsi quelli che altrove potevano essere definiti degli opposti. Queste circostanze hanno influenzato la cultura veneziana sotto vari aspetti e di questo il Festival si occuperà cercando di andare a scoprire le radici di quei secoli di convivenza.

Dal punto di vista musicale un’attenzione particolare verrà posta agli intrecci, nella produzione cinquecentesca da Willaert ai Gabrieli a Monteverdi, di influenze orientali, come ad esempio nelle greghesche, lavori musicali nei quali si affaccia l’uso di lingue diverse dall’italiano, o in melodie provenienti dai lontani paesi toccati dai commerci della Serenissima.

Verrà messo in scena un testo simbolo del modo ‘veneziano’ di guardare ad oriente, Juditha triumphans di Antonio Vivaldi, accanto alla prima in tempi moderni della Dafne di Antonio Caldara.

Lo spirito di Venezia vivrà anche nella rassegna dedicata alla maratona dei giovani compositori, che verranno scelti tra musicisti italiani, arabi ed israeliani che trascorreranno assieme un’esperienza creativa alla Fenice. Questa parte del Festival verrà completata da una serie di lectures tenute da docenti universitari e scrittori che cercheranno di rievocare e studiare criticamente tutte quelle situazioni storiche in cui in Europa e nei paesi del Medio Oriente si realizzarono convivenze pacifiche tra religioni ed etnie diverse.

Verrà poi messo in scena un testo simbolo di questo mondo di relazioni, La controversia tra un saraceno e un cristiano di Giovanni Damasceno (675-749), un dialogo profondo in cui gli interlocutori si affrontano e dibattono problemi di grande attualità con assoluto rispetto reciproco.

Continueranno i concerti dell’Orchestra Barocca del Festival in varie chiese veneziane, delle isole e a Mestre, i concerti pianistici dei vincitori del Premio Venezia e la collaborazione con i Solisti Veneti, e durante il Festival Venezia tornerà ad essere fucina della grande danza ripresentando, a quarant’anni dai leggendari Incontri Internazionali della Danza del 1975, il balletto in sei parti Terza sinfonia di Gustav Mahler di John Neumeier, capolavoro della danza novecentesca interpretato dall’Hamburg Ballett, e proponendo la quarta edizione del Gala internazionale di danza con i migliori giovani talenti diplomati presso le maggiori accademie internazionali.

Nell’ambito della ricerca di nuovi orizzonti e di nuove prospettive sull’opera lirica si collocherà inoltre la mostra Le donne all’opera, nella quale sarà possibile avvicinare la storia di questa forma musicale attraverso le vignette satiriche di Pat Carra, pubblicate da alcuni anni nei programmi di sala della Fenice, nelle quali attraverso la smitizzazione di alcuni stereotipi viene fatto emergere il ruolo protagonista della donna, non solo Primadonna.

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