Val d’Itria

FRANCESCA DA RIMINI DI SAVERIO MERCADANTE:

PRIMA RAPPRESENTAZIONE ASSOLUTA

Sabato 30 luglio ore 21:00, atrio del Palazzo Ducale, Francesca da Rimini di Saverio Mercadante. Diretta radio su Rai Radio 3. A 115 anni dalla composizione, l’allestimento di Martina Franca costituisce la prima esecuzione assoluta di questo dramma per musica in due atti su libretto di Felice Romani, nell’edizione critica curata da Elisabetta Pasquini. Il libretto di Romani, fecondo librettista di Mercadante, si rifà alla Francesca da Rimini di Silvio Pellico e sull’omonima tragedia di Bernardo Bellini. Si tratta di un progetto ambizioso che allinea un grande titolo di un compositore tra i maggiori dell’Ottocento italiano, un soggetto leggendario e due personaggi divenuti archetipi culturali per l’Occidente: Paolo e Francesca, gli sfortunati amanti immortalati da Dante nel Quinto Canto della Divina Commedia. Saverio Mercadante, nato ad Altamura e trasferitosi a Napoli, consolida la propria fama a Vienna, Parigi e quindi a Madrid. Proprio per la corte spagnola scrive la sua Francesca da Rimini, per il quale non risparmia energie, e che per motivi non ancora chiariti, non andrà mai in scena. La partitura manoscritta, datata 1831 e conservata in due copie (una a Bologna e una proprio nella capitale spagnola), perfettamente compiuta e integra, rivela una cura singolare per la scrittura e per il dettaglio, e presenta annotazioni autografe di rilevante valore. Le scelte musicali che Mercadante porta avanti in quest’opera sono degne di un lavoro che pareva destinato ad accendere gli entusiasmi dell’epoca. Un debutto molto atteso e di portata storica, con una locandina prestigiosa: Fabio Luisi dirigerà l’orchestra internazionale d’Italia, il coro della filarmonica di Stato “Transilvania” di Cluj-Napoca, diretto da Cornel Groza, e un cast internazionale Leonor Bonilla (Francesca), Aya Wakizono (Paolo), Merto Sungu (Lancillotto), Antonio Di Matteo (Guido), Larisa Martinez (Isaura) Ivan Ayon Rivas (Guelfo). L’eleganza di uno dei grandi maestri del teatro italiano, Pierluigi Pizzi, che torna a Martina Franca vent’anni dopo il memorabile successo della sua Grande-duchesse de Gérolstein di Offenbach, per curare l’intero progetto scenico dell’opera, firmando regia, scene e costumi, creerà un’atmosfera inquietante e tenebrosa, bardando l’atrio di Palazzo Ducale di un velario nero (Inferno), all’interno del quale, con l’aiuto del vento (bufera infernale) i protagonisti, vestendo abiti leggeri e fluttuanti, sono avvolti dalle loro passioni. Con il coreografo Gheorghe Iancu l’azione drammatica evocherà gli stilemi di quella forma di balletto presente nel melodramma romantico e amato da Mercadante, di cui il Festival con quest’opera prosegue un lavoro di valorizzazione di un musicista pugliese iniziato già negli anni ottanta.

SINOSSI

Atto I

Rimini inneggia a Lanciotto suo signore che sta rientrando dalla guerra, dovrebbe essere felice ma è turbato per Francesca, sua moglie, che nutre interesse per suo fratello Paolo. Guido, padre di Francesca lo rassicura: andrà a parlare lui stesso con la figlia… Francesca è in camera sua in lacrime rievoca i momenti felici vissuti con Paolo. Isaura le annuncia che il padre sta per farle visita con Lanciotto che chiede alla moglie il motivo del suo dolore. Francesca glissa, ricordando che la vita coniugale non era suo desiderio né suo destino; per vocazione avrebbe scelto la vita monacale, che ha poi dovuto respingere per ubbidienza al padre. Lanciotto non le crede. Anche Paolo sta tornando a Rimini. Alla vista di Francesca Paolo viene avanti e Francesca sviene. Lanciotto confessa a Paolo i suoi timori su Francesca: e se amasse un altro? Paolo finge di non comprendere, Lanciotto non tradisce i suoi sospetti e giura vendetta al traditore. Arriva Paolo. Un istinto irrefrenabile li attrae, ma entrambi cercano di resistere. Arriva Lanciotto e alla vista degli amanti sguaina la spada per uccidere la moglie e il fratello. Francesca invoca pietà. Paolo chiede che sia solo lui a pagare. Interviene Francesca: che il marito sacrifichi lei, da sempre innamorata di Paolo e andata in sposa a Lanciotto per ragion di stato. Solo la morte di Francesca può placare la sua ira.

Atto II

Guido confida nei suoi seguaci a Rimini per liberare Francesca. Mentre viene condotta in una delle prigioni del castello, la donna chiede a Isaura notizie di Paolo. Lanciotto convoca i due prigionieri e offre loro una spada e una boccetta di veleno con la quale si toglieranno la vita: vederli morire insieme renderà più appagante la sua vendetta. Francesca ha appena avvicinato la boccetta alle labbra e Paolo sta per ferirsi con la spada; in quel momento arriva Guido con molti uomini armati al seguito e libera la figlia e il suo amante. Lanciotto è stato umiliato ma non si dà ancora per vinto. Guelfo informa Lanciotto che la pace tra Rimini e Ravenna è stata firmata proprio da Francesca che ha ottenuto dal padre di essere rinchiusa in un convento. Paolo la raggiunge durante la notte per un ultimo incontro. Paolo invoca Francesca affinché lei lasci che lui si tolga la vita ai suoi piedi. Francesca gli giura amore eterno, poi lo saluta prima di rinchiudersi in convento. Paolo spera ancora di portarla con sé e la trattiene. Giunge intanto Lanciotto che s’avventa con la spada su Paolo, Francesca s’intromette e viene ferita mortalmente, Paolo a sua volta s’uccide. Richiamato dalle urla, Guido non può che prendere atto dell’atroce dramma.

BACCANALI DI AGOSTINO STEFFANI

Venerdì 22 luglio, ore 21:00, chiostro di Don Domenico, si replica Baccanali di Agostino Steffani, apprezzato da critica e pubblico nella prima rappresentazione in tempi moderni. Steffani, veneto di Castelfranco emigrato alla corte di Hannover, compose questo “divertimento drammatico” per il Carnevale del 1695. Di recente vi è stata una riscoperta musicologia di questo musicista di cui il Festival si è fatto promotore già nel 2014 messa in scena de La lotta d’Ercole con Acheloo, con l’edizione critica affidata a Cinthia Alierti, curatrice anche di Baccanali.

La rappresentazione di domani sera con protagonisti i giovani dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, diretta da Fabio Luisi. L’ensamble “Cremona Antiqua” diretta dal maestro Antonio Greco, uno dei maggiori esperti di musica barocca in Italia, che da anni collabora con il Festival della Valle d’Itria, presso il quale ha diretto numerose prime esecuzioni in tempi moderni di opere barocche e con l’Accademia Rodolfo Celletti di cui cura le opere brocche. L’opera è composta da un unico atto, ventitre scene, in cui i personaggi si alternano inevitabilmente baciati da Bacco che li trasforma, scioglie le loro paure, sana ferite e cura solitudini. La parte scenica dello spettacolo è stata affidata a Cecilia Ligorio; le caratteristiche del Chiostro di San Domenico dovrebbero garantire la dimensione ideale alla sua cifra registica, che per questo Steffani punta a una lettura poetica, lucida e visionaria del libretto di ispirazione classica. Alessia Colosso e Manuel Pedretti firmano rispettivamente scene e costumi di un allestimento che porterà suggestivi elementi di natura all’interno del Chiostro.
PROGETTO ACCADEMIA DEL BELCANTO 2016

Libretto di Ortensio Mauro
Edizione critica a cura di Cinthia Pinheiro Alireti

Atlante Nicolò Donini
Bacco/Tirsi Riccardo Angelo Strano*
Driade Barbara Massaro
Celia Vittoria Magnarello
Clori Paola Leoci
Aminta Elena Caccamo
Fileno Chiara Manese
Ergasto Yasushi Watanabe

Maestro concertatore al cembalo e direttore d’orchestra Antonio Greco
Regia Cecilia Ligorio
Scene Alessia Colosso
Costumi Manuel Pedretti
Disegno luci Marco Giusti

Danzatori:
Joseba Yerro Izaguirre, Daisy Ransom Phillips
Coreografie di Daisy Ransom Phillips

Ensemble “Cremona Antiqua”:
Silvia Colli, violino I
Rossella Borsoni, violino II
Lucia Colonna, viola
Nicola Brovelli, violoncello
Carlo Nerini, violone
Chiara Granata, arpa
Sara Campobasso, flauto I
Julia Ponzio, flauto II
Arrigo Pietrobon, oboe I
Federica Inzoli, oboe II

Maestro di sala Giorgio D’Alonzo
Direttore di scena Annarita Semeraro
Maestro di palcoscenico Angela Pascale
Assistente alla regia Giuliana Rienzi
Scenografia Santinelli Silvano, Montelabbate (Pu)
Costumi Atelier Brancato, Milano
Attrezzeria Laboratori Festival della Valle d’Itria

* Allievo Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” A.A. 2014

COSI’ FAN TUTTE: PRIMA VOLTA DI MOZART

AL FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA

Così fan tutte, il capolavoro di Mozart e Da Ponte, in scena giovedì 21 luglio ore 21:00, a Palazzo Ducale, è la terza opera in cartellone al Festival della Valle d’Itria e la prima volta di Mozart al Festival se si fa eccezione all’Idomeneo di Mozart – Strauss del 2006. Gli allievi dell’Accademia Celletti si misureranno con le potenzialità del teatro di Mozart – Da Ponte che si inserisce perfettamente nella tradizione belcanstistica. Il maestro Fabio Luisi generosamente dirigerà i giovani interpreti in questo vero e proprio workshop teatrale, su un’idea scenica della francese Juliette Deschamps. Il tema del Festival verrà riproposto: scambi di coppie e scambi di personalità, giochi di eros, già presenti ne La Grotta di Trofonio di Salieri – Casti, ripresa successivamente da Paisiello. L’opera è uno dei tre titoli che Giuseppe II commissionò dopo Don Giovanni (1788) e Nozze di Figaro (1789) ed è probabile che un episodio realmente accaduto nell’aristocrazia viennese abbia ispirato il libretto di questa opera buffa in due atti che presenta una perfetta geometria sentimentale.
La trama arcinota narra di due giovani ufficiali, Ferrando e Guglielmo, che discutono con l’anziano filosofo Don Alfonso sulla fedeltà delle rispettive fidanzate, Fiordiligi e Dorabella, ne deriva una scommessa: Don Alfonso è sicuro che nell’arco di ventiquattro ore farà vacillare le giovani donne e, con la complicità della fedele governante Despina, architetta uno stratagemma. Alle ragazze viene fatto credere che i due giovani ufficiali siano partiti per la guerra, poi travestiti da stranieri tentano le due ragazze in diversi modi: l’uno l’innamorato dell’altro. Questo gioco di scambi darà ragione al vecchio filosofo il cui obiettivo era dimostrare che in amore la fedeltà è un’invenzione letteraria e nello stesso tempo il libretto di Da Ponte evidenzia il disincanto nei confronti di questo sentimento. Alla fine le coppie si ricompongono ma qualche dubbio rimane.
Un’opera giovane, attuale e sorprendente, come lo sono i giovani interpreti: l’opera mette alla prova una gioventù i cui sogni si infrangono sotto gli occhi del pubblico che partecipa alle sofferenze dei giovani amanti. Il progetto – afferma la regista Juliette Deschamps – è quello di realizzare un’opera per tutti: popolare, accessibile, gioiosa.

Fiordiligi Shaked Bar
Dorabella Nozomi Kato*
Guglielmo laurence Meikle
Ferrando Bryan Lopez Gonzalez
Despina Nao Yokomae
Don Alfonso Daniele Antonangeli

Maestro concertatore e direttore d’orchestra Fabio Luisi
Progetto scenico Juliette Deschamps

Disegno Luci Marco Giusti

Coro dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”
Soprani: Cristina Fanelli, Paola Leoci, Vittoria Magnarello, Barbara Massaro
Mezzosoprani: Elena Caccamo, Christie Cook, Chiara Manese
Tenori: Nico Franchini, Yasushi Watanabe
Bassi: Nicolò Donini, Iosu Yeregui

Maestro del coro Ferdinando Sulla

Maestro al fortepiano: Carmen Santoro
Maestri di sala: Kayoko Ikeda, Liubov Gromoglasova
Maestro di palcoscenico: Angela Zaccaria
Assistente del direttore d’orchestra: Sesto Quatrini
Assistente alla regia: Andrea Muscato
Assistente alle scene e ai costumi: Felix Deschamps
Scenografia: Laboratori Festival della Valle d’Itria
Attrezzeria e costumi: Compagnie La Scène du crime, Parigi
Orchestra Internazionale d’Italia

*Allieva Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” A.A. 2015

LA GROTTA DI TROFONIO DI GIOVANNI PAISIELLO INAUGURA

IL 42° FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA

Si inaugura con La grotta di Trofonio di Giovanni Paisiello, giovedì 14 luglio, a Palazzo Ducale, ore 21:00, la 42^ edizione del Festival della Valle d’Itria. Alla città di Taranto e al celeberrimo compositore tarantino, il Festival dedica nel bicentenario della morte il “Progetto Paisiello 1816-2016”, con tre appuntamenti su ventidue serate: oltre all’opera inaugurale, Il Don Chisciotte della Mancia e lo Stabat mater del Pergolese, tradizionale appuntamento con la musica sacra. La rivalutazione del repertorio musicale del settecento italiano e di quello napoletano in particolare è da anni al centro dell’instancabile attività del Festival della Valle d’Itria; un repertorio ancora non del tutto esplorato che trova terreno fertile in un laboratorio di idee qual è il Festival di Martina. Già Rodolfo Celletti, ma  anche Sergio Segalini avevano intrapreso questa ricerca/scoperta di Paisiello & co, tant’è che risale al 1978 Nina, ossia la pazza per amore fino ad arrivare all’82 con l’anno in cui a Martina andò in scena il confronto tra Il Barbiere di Siviglia di Paisiello e Rossini, fino al 2006 con I giuochi d’Agrigento, passando per Le due contesse e Il duello comico e Proserpine. Un repertorio ricco che non smette di stupire scardinando le convenzioni musicali più accreditate.

La commedia per musica su libretto del prolifero Giuseppe Palomba si caratterizza per il ritmo incessante e un’accelerazione musicale che nei finali ricorda Le nozze di Figaro e per la presenza di armonie della tradizione popolare napoletana in un contesto classico ed elevato. La commedia che andrà in scena giovedì è prodotta in collaborazione con la Fondazione del Teatro San Carlo di Napoli e si avvale della revisione della musicologa Luisa Cosi; la regia di Alfonso Antoniozzi ha riportato l’azione nell’ultimo periodo storico in cui torme di stranieri si riversavano in Grecia, ma anche in Italia, alla ricerca di un ideale classico perduto da contrapporre al disordine barocco. Nel raccontare la vicenda si alternano varie forme di spettacolo classico e leggero: dalle citazioni di avanspettacolo a quelle operistiche del settecento passando per il cinema e reminiscenze eduardiane. Ce n’è per tutti e lo spettatore potrà riconoscersi e cogliere citazioni ed ironie più o meno celate.

Paisiello, tornato a Napoli alla corte di Ferdinando II, dopo la parentesi in Russia racconta in due atti di personaggi che, entrando nell’antro di Trofonio, cambiano la propria indole e il proprio carattere. Questo artificio porta scompiglio nella vita di due sorelle Eufelia e Dori, figlie di un ignorante Don Pastrone, amante della filosofia, che assistono incredule alla metamorfosi dei loro amati, Artemidoro e Plistene, in seguito al passaggio nella grotta avvenuto per liberarsi di due amanti abbandonate, e, quindi comprensibilmente furenti, Madama Bartolina e Rubinetta. Quando le due ragazze scoprono la ragione del mutamento di indole dei loro fidanzati, entrano esse stesse nella grotta, senza sapere che un’ulteriore visita nell’antro dei due giovani ha riportato la normalità.

L’intervento di Trofonio ricompone le coppie e conclude felicemente la vicenda con la celebrazione di due matrimoni. Un filone quello della “napoletanità” già collaudato con successo a Martina con il Don Checco di De Giosa e Napoli milionaria di Rota.

Dori BENEDETTA MAZZUCATO

Rubinetta CATERINA DI TONNO

Artemidoro MATTEO MEZZARO

Don Gasperone DOMENICO COLAIANNI

Eufelia ANGELA NISI

Madama Bartolina DANIELA MAZZUCATO

Trofonio ROBERTO SCANDIUZZI

Don Piastrone GIORGIO CAODURO

Maestro concertatore e direttore d’orchestra GIUSEPPE GRAZIOLI

Regia ALFONSO ANTONIOZZI

Scene DARIO GESSATI

Costumi GIANLUCA FALASCHI

Disegno luci CAMILLA PICCIONI

Orchestra Internazionale d’Italia

Martina franca

14 luglio – 5 agosto 2016

Presidente

FRANCO PUNZI

Direttore artistico

ALBERTO TRIOLA

Direttore musicale

FABIO LUISI

Giovanni Paisiello

LA GROTTA

DI TROFONIO

PROGETTO PAISIELLO 1816-2016

14 e 31 luglio 2016, ore 21.00

Martina Franca – Palazzo Ducale

Commedia per musica di Giuseppe Palomba da G.B. Casti

Revisione a cura di Luisa Cosi

Prima rappresentazione in tempi moderni

Dori BENEDETTA MAZZUCATO

Rubinetta CATERINA DI TONNO

Artemidoro MATTEO MEZZARO

Don Gasperone DOMENICO COLAIANNI

Eufelia ANGELA NISI

Madama Bartolina DANIELA MAZZUCATO

Trofonio ROBERTO SCANDIUZZI

Don Piastrone GIORGIO CAODURO

Maestro concertatore e direttore d’orchestra GIUSEPPE GRAZIOLI

Regia ALFONSO ANTONIOZZI

Scene DARIO GESSATI

Costumi GIANLUCA FALASCHI

Orchestra Internazionale d’Italia

Coproduzione tra il Festival della Valle d’Itria

e la Fondazione del Teatro di San Carlo di Napoli

SAVERIO MERCADANTE

FRANCESCA

DA RIMINI

30 luglio, 2 e 4 agosto 2016, ore 21.00

Martina Franca – Palazzo Ducale

Dramma per musica in due atti di Felice Romani

Edizione critica a cura di Elisabetta Pasquini

Ut Orpheus Edizioni, Bologna

Prima rappresentazione assoluta

Francesca LEONOR BONILLA

Paolo AYA WAKYZONO

Lanciotto MERT SÜNGÜ

Guido ANTONIO DI MATTEO

Guelfo IVAN AYON RIVAS

Maestro concertatore e direttore d’orchestra FABIO LUISI

Regia, scene e costumi PIER LUIGI PIZZI

Coreografie di GHEORGHE IANCU

Coro della Filarmonica di Stato “Transilvania” di Cluj-Napoca

Maestro del coro Cornel Groza

Orchestra Internazionale d’Italia

Opere

AGOSTINO STEFFANI

BACCANALI

PROGETTO ACCADEMIA DEL BELCANTO 2016

15, 20, 22 e 29 luglio 2016, ore 21.00

Martina Franca – Chiostro di San Domenico

Libretto di Ortensio Mauro

Edizione critica a cura di Cinthia Pinheiro Alireti

Prima rappresentazione in tempi moderni

Atlante NICOLÒ DONINI

Bacco RICCARDO ANGELO STRANO

Driade BARBARA MASSARO

Celia VITTORIA MAGNARELLO

Clori PAOLA LEOCI

Aminta ELENA CACCAMO

Tirsi RICCARDO ANGELO STRANO

Fileno CHIARA MANESE

Ergasto YASUSHI WATANABE

Maestro concertatore e direttore d’orchestra ANTONIO GRECO

Regia CECILIA LIGORIO

Scene ALESSIA COLOSSO

Costumi MANUEL PEDRETTI

Danzatori:

JOSEBA YERRO IZAGUIRRE, DAISY RANSOM PHILLIPS

Coreografie di DAISY RANSOM PHILLIPS

Ensemble “Cremona Antiqua”

Wolfgang Amadeus Mozart

COSÌ FAN TUTTE

OPERA WORKSHOP ACCADEMIA DEL BELCANTO 2016

21 luglio e 1 agosto 2016, ore 21.00

Martina Franca – Palazzo Ducale

Dramma giocoso di Lorenzo Da Ponte

Edizioni Bärenreiter, Kassel

Esecuzione in forma semiscenica

Fiordiligi SHAKED BAR

Dorabella DARA SAVINOVA

Guglielmo LAURENCE MEIKLE

Ferrando BRYAN LOPEZ GONZALEZ

Despina NAO YOKOMAE

Don Alfonso DANIELE ANTONANGELI

Maestro concertatore e direttore d’orchestra FABIO LUISI

Progetto scenico JULIETTE DESCHAMPS

Coro dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”

Orchestra Internazionale d’Italia

opera in masseria

giovanni paisiello

don chisciotte della mancia

PROGETTO PAISIELLO 1816-2016

23, 28 luglio e 3 agosto 2016, ore 21.00

Luoghi da definire

Commedia per musica di Giovanni Battista Lorenzi

Casa Ricordi Editore, Milano

Pianista e direttore ETTORE PAPADIA

Regia DAVIDE GARATTINI

Quintetto d’archi dell’Orchestra ICO della Magna Grecia di Taranto

FESTIVAL JUNIOR

erik satie

i bambini

musicisti

DAL LIBRO “QUADERNI DI UN MAMMIFERO”

27 luglio 2016, ore 21.00

Martina Franca – Auditorium “Divino Amore”

Progetto “Bambini…all’Opera!” della Fondazione Paolo Grassi

Maestri preparatori

Canto ANGELA LACARBONARA

Ritmica ANNARITA SEMERARO

Violino KATIUSCIA ACCETTURA

Pianoforte GIOVANNA VINCI

Coro di voci bianche “Bambini…all’Opera!”

Maestro del coro Angela Lacarbonara

Selezione musicale a cura di PAOLO PALAZZO

Quintetto d’archi dell’Orchestra ICO della Magna Grecia di Taranto

CONCERTI

CONCERTO

DEL BELCANTO

PREMIO RODOLFO CELLETTI 2016

16 luglio 2016, ore 21.00

Martina Franca – Palazzo Ducale

AYA WAKYZONO

mezzosoprano

VICIENT ROMERO

tenore

MASSIMO CAVALLETTI

baritono

Direttore d’orchestra SESTO QUATRINI

Orchestra Internazionale d’Italia

Giuseppe Saverio Mercadante

Elena da Feltre

Sinfonia

“Oh sì mie care…Or la sull’onda”

da Il giuramento

Gaetano Donizetti

“Decio, signor del mondo…Di tua beltade immagine”

da Poliuto

“Non sai che un nume vindice”

da Roberto Devereux

Wolfgang Amadeus Mozart

Idomeneo, Re di Creta K.366

Ouverture

“Tu, che fedel mi sei”

da Mitridate, Re di Ponto K.86

Giovanni Pacini

“Ove t’aggiri, o barbaro”

da Stella di Napoli

“Di sua voce il suon giungea”

da Saffo

Gioachino Rossini

Semiramide

Sinfonia

“Balena in man del figlio”

da Ermione

“Una voce poco fa”

da Il barbiere di Siviglia

“Largo al factotum”

da Il barbiere di Siviglia

CONCERTI

CONCERTO

PER LO SPIRITO

26 luglio 2016, ore 21.00

Martina Franca – Basilica di San Martino

Direttore d’orchestra ETTORE PAPADIA

Orchestra ICO della Magna Grecia di Taranto

CONCERTO

sinfonico

5 agosto 2016, ore 21.00

Martina Franca – Palazzo Ducale

Pëtr Il’ič Čajkovskij

Francesca da Rimini, fantasia sinfonica op. 32

Antonín Dvořák

Sinfonia n. 9 in mi min. op. 95, “Dal Nuovo Mondo”

Direttore d’orchestra KARINA CANELLAKIS

Orchestra Internazionale d’Italia

CONCERTI

NOVECENTO

E OLTRE

17 luglio 2016, ore 21.00

Martina Franca – Chiostro di San Domenico

Giochi di Eros

Samuel Barber

A hand of bridge, op. 35

William Walton

The Bear

Extravaganza in un atto

24 luglio 2016, ore 21.00

Martina Franca – Chiostro di San Domenico

Olivier Messiaen

Louange à l’immortalité de Jesus, n. 8, per violino e pianoforte,

dal Quatuor pour la fin du temps

Pierre Boulez

Derive 1, per flauto, clarinetto, vibrafono,

pianoforte, violino e violoncello

Hans Werner Henze

Ein kleines Potpourri, dall’opera Boulevard Solitude,

per flauto, vibrafono, arpa e pianoforte

Pierre Boulez

Avant “L’Artisanat furieux”,

I movimento da Le Marteau sans maître, per contralto,

flauto, viola e percussioni

Edgard Varèse

Octandre, per 8 strumenti

CONCERTI

FUORI

ORARIO…

ALL’ORA SESTA

17 luglio 2016, ore 12.00

Martina Franca – Chiesa di Sant’Antonio ai Cappuccini

24 luglio 2016, ore 12.00

Martina Franca – Chiesa di S. Francesco d’Assisi

31 luglio 2016, ore 12.00

Martina Franca – Chiesa di S. Francesco da Paola

I CONCERTI DEL SORBETTO

16, 23 e 30 luglio 2016, ore 17.00

Martina Franca – Chiostro di San Domenico

CANTA LA NOTTE

29 luglio 2016, ore 23.30

Martina Franca – Chiostro di San Domenico

31 luglio 2016, ore 23.30

Martina Franca – Chiesa di Sant’Antonio

CALENDARIO

LUGLIO

14 giovedì h 21.00 LA GROTTA DI TROFONIO Palazzo Ducale

15 venerdì h 21.00 BACCANALI Chiostro San Domenico

h 17.00 FUORI ORARIO: I Concerti del Sorbetto Chiostro San Domenico

16 sabato

h 21.00 CONCERTO DEL BELCANTO Palazzo Ducale

h 12.00 FUORI ORARIO: All’ora Sesta Chiesa S.Antonio ai Cappuccini

17 domenica

h 21.00 NOVECENTO E OLTRE Chiostro San Domenico

20 mercoledì h 21.00 BACCANALI Chiostro San Domenico

21 giovedì h 21.00 COSÌ FAN TUTTE Palazzo Ducale

22 venerdì h 21.00 BACCANALI Chiostro San Domenico

h 17.00 FUORI ORARIO: I Concerti del Sorbetto Chiostro San Domenico

23 sabato

h 21.00 DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA Luogo da definire

h 12.00 FUORI ORARIO: All’ora Sesta Chiesa S. Francesco d’Assisi

24 domenica

h 21.00 NOVECENTO E OLTRE Chiostro San Domenico

26 martedì h 21.00 CONCERTO PER LO SPIRITO Basilica San Martino

27 mercoledì h 21.00 FESTIVAL JUNIOR: I bambini musicisti Auditorium “Divino Amore”

28 giovedì h 21.00 DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA Luogo da definire

h 21.00 BACCANALI Chiostro San Domenico

29 venerdì

h 23.30 FUORI ORARIO: Canta la notte Chiostro San Domenico

h 17.00 FUORI ORARIO: I Concerti del Sorbetto Chiostro San Domenico

30 sabato

h 21.00 FRANCESCA DA RIMINI Palazzo Ducale

h 12.00 FUORI ORARIO: All’ora Sesta Chiesa S. Francesco da Paola

31 domenica

h 21.00 LA GROTTA DI TROFONIO Palazzo Ducale

h 23.30 FUORI ORARIO: Canta la notte Chiesa S. Antonio

AGOSTO

1 lunedì h 21.00 COSÌ FAN TUTTE Palazzo Ducale

2 martedì h 21.00 FRANCESCA DA RIMINI Palazzo Ducale

3 mercoledì h 21.00 DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA Luogo da definire

4 giovedì h 21.00 FRANCESCA DA RIMINI Palazzo Ducale

5 venerdì h 21.00 CONCERTO SINFONICO Palazzo Ducale

Scriveva Euripide che l’arco di Eros è duplice: da un lato scocca i dardi della gioia e dell’estasi, dall’altro quelli della pena e dello smarrimento, e confonde l’uomo, portandolo dall’ebbrezza alle più cupe tempeste dell’animo.

“I giochi e gli abissi di Eros”, questo potrebbe essere uno dei titoli del cartellone della 42a edizione del Festival della Valle d’Itria, significativamente dedicato a Giovanni Paisiello (1740 – 1816), uno dei più gloriosi nomi della scuola pugliese-napoletana, di cui ricorre nel 2016 il bicentenario della morte.

La vita del genio musicale pugliese, nato a Taranto e formatosi musicalmente a Napoli, è uno dei più eclatanti esempi di cosmopolitismo culturale; il Tarantino colleziona infatti commissioni, incarichi e allori, oltre che nel Regno di Napoli, dapprima nello Stato Pontificio e quindi nelle più ricche corti europee: soprattutto a San Pietroburgo, alla corte di Caterina II, e quindi Parigi e Varsavia.

L’apertura del Festival 2016 è dedicata a un significativo repêchage paiselliano: si recupera infatti una brillante commedia per musica, composta su di un soggetto noto agli appassionati e agli studiosi soprattutto grazie all’opera omonima del coevo Antonio Salieri: La grotta di Trofonio.

In quest’opera tipica d’ensemble, eccezionalmente ricca di pezzi d’assieme, Paisiello esalta il meccanismo teatrale caratteristico del genere comico: un manipolo di bizzarri personaggi, di varia caratterizzazione ed estrazione sociale, còlti in un complesso intreccio di interessi contrastanti, nell’alternarsi di una tavolozza di sentimenti: seduzione, gelosia e competizione muovono i personaggi all’interno di una dimensione apparentemente realistica e quotidiana, in realtà perfettamente idealizzabile, che sottolinea ambizioni, meschinità, egoismi e fragilità, secondo i caratteri alla satira sociale e di costume del tempo.

Il libretto che Paisiello intona è un rimaneggiamento del gustosissimo e originale dell’Abate Casti, che Salieri aveva utilizzato per la sua Grotta di Trofonio, andata in scena al Burgtheater di Vienna nell’ottobre 1785, e che anticipa i temi del Così fan tutte dapontiano.

Nel dicembre dello stesso anno, adattando il soggetto originale, di impianto più astratto e geometrico, a una varietà di tipi teatrali più “italiani” (tra cui spicca ad esempio il buffo Gasperone, che si esprime in dialetto napoletano), Paisiello presenta l’opera a Napoli, sulle scene del Teatro dei Fiorentini.

Anche per queste ragioni storiche, La grotta di Trofonio dà perfettamente conto del gusto musicale imperante in Italia nell’ultimo scorcio del XVIII secolo, che vede affermarsi l’opera comica quale genere di sicuro successo anche per compositori che avevano già dato prova di maestria nel genere serio e in quello sacro.

A Martina Franca l’opera di Paisiello va in scena per la prima volta in tempi moderni, grazie al lavoro di revisione di Luisa Cosi, esperta musicologa votata al recupero della Scuola pugliese.

Lo spettacolo, realizzato con le scene di Dario Gessati e i costumi di Gianluca Falaschi (entrambi tornano al Festival dopo il successo de La donna serpente), è affidato alla fantasia e all’estro teatrale di Alfonso Antoniozzi, interprete di riferimento negli ultimi vent’anni del repertorio buffo ottocentesco; artista poliedrico e vulcanico, Antoniozzi da qualche anno alterna la carriera di cantante a quella di regista: ha deciso di dare all’opera una lettura idealizzante, ambientandola negli Anni ’10 del Novecento, immaginando le vicende di un improbabile gruppo di turisti alla scoperta di una Grecia arcadica e sorprendente, scaturiti da un mondo di…carta.

La direzione d’orchestra è affidata a Giuseppe Grazioli, elegante ed eclettico musicista, che torna a Martina Franca sul podio operistico, dopo il trionfo di Napoli milionaria, nel 2010.

Al cast, per un’opera di ensemble e d’irresistibile ritmo teatrale, è richiesto il più spumeggiante virtuosismo attoriale, e di garantire gli opportuni equilibri tra tipi vocali e “maschere” teatrali; a Martina Franca si potranno ammirare artisti riconosciuti tra i più brillanti talenti teatrali oggi in carriera, e alcuni di essi sono veri e propri beniamini del pubblico del Festival: nel ruolo eponimo torna a Martina Franca, dopo il successo personale riscosso come protagonista delle Braci, il grande basso Roberto Scandiuzzi, e – per il quarto anno consecutivo – il mattatore Domenico Colaianni, ancora una volta chiamato a un irresistibile ruolo di carattere. Rivediamo anche la giovane Angela Nisi, mentre debuttano invece a Martina Franca due bellissimi nomi del panorama lirico, quali Daniela Mazzucato e Giorgio Caoduro, oltre al giovane tenore Matteo Mezzaro e al soprano Caterina Di Tonno.

Lo spettacolo, dopo il Don Checco dello scorso anno, rinnova la collaborazione con la Fondazione del Teatro di San Carlo di Napoli, a conferma del valore di una partnership tutt’altro che estemporanea con la massima istituzione culturale di una grande capitale della storia della musica europea. Questa coproduzione si configura come l’evento di punta di una serie di iniziative collaterali che vedono il Festival e il Teatro San Carlo uniti nelle celebrazioni paiselliane, tra le quali un convegno di studi internazionale, una mostra monografica, documentale e iconografica.

Di straordinario valore è la proposta rappresentata dal secondo titolo operistico del cartellone, che andrà in scena nel cortile di Palazzo Ducale il 30 luglio 2016.

È infatti addirittura una prima assoluta mondiale quella di Francesca da Rimini, opera inedita di Saverio Mercadante.

Si tratta evidentemente di uno dei progetti più ambiziosi dell’intera storia del Festival della Valle d’Itria, che allinea un grande titolo di un compositore tra i maggiori dell’Ottocento italiano, un soggetto leggendario e due personaggi divenuti archetipi culturali per l’Occidente: Paolo e Francesca, gli sfortunati amanti immortalati da Dante nel Quinto Canto della Commedia.

Saverio Mercadante, altamurano trasferito a Napoli, consolida la propria fama a Vienna, Parigi e quindi a Madrid. Proprio per la corte spagnola scrive la sua Francesca da Rimini, ambizioso lavoro su libretto di Felice Romani, per il quale non risparmia energie, e che per ragioni su cui la storia deve ancora fare luce, non andrà mai in scena. La partitura manoscritta, datata 1831 e conservata in due copie (una a Bologna e una proprio nella capitale spagnola), perfettamente compiuta e integra, rivela una cura singolare per la scrittura e per il dettaglio, e presenta annotazioni autografe di rilevante valore. Le scelte musicali che Mercadante porta avanti in quest’opera sono degne di un lavoro che pareva destinato ad accendere gli entusiasmi dell’epoca.

Un debutto quindi molto atteso e di portata storica, che richiede una locandina prestigiosa: a Martina Franca la nuovissima e ancora sconosciuta Francesca da Rimini, opera di grande respiro e con pagine di sorprendente ispirazione, vedrà finalmente la luce, affidata alle cure del direttore musicale del Festival, Fabio Luisi, e all’eleganza di uno dei grandi maestri del teatro italiano, Pierluigi Pizzi, che torna a Martina Franca vent’anni dopo il memorabile successo della sua Grande-duchesse de Gérolstein, per curare l’intero progetto scenico dell’opera, firmando regia, scene e costumi.

La lettura che Pizzi sta preparando non mancherà di sorprendere, essendo improntata sul più asciutto dei minimalismi possibili: i protagonisti si muoveranno all’interno di uno spazio scenico completamente vuoto, scosso dai chiaroscuri di una colossale vela nera, che rimanda alla “bufera infernal, che mai non resta”. L’importante cifra coreografica che ne deriva potrà contare sulla prestigiosa firma di Gheorghe Iancu.

Il cast, totalmente internazionale, punta su tre giovani promesse, a partire dalla spagnola Leonor Bonilla (Francesca) e dalla giapponese Aya Wakyzono (Paolo), affiancate dal turco Mert Süngü (Lanciotto), tutti chiamati a misurarsi con una vocalità impegnativa e con ruoli assolutamente inediti.

Dell’opera, com’è evidente che debba essere in occasione di una prima mondiale di questa rilevanza, sarà eseguita la nuovissima edizione critica curata da Elisabetta Pasquini per Ut Orpheus.

Giunta al sesto anno di attività, e affidata ora direttamente alle preziose cure di Fabio Luisi, l’Accademia del Belcanto consolida il suo intenso e fecondo lavoro sul repertorio belcantistico, oltre a proseguire sul percorso di un rigoroso approfondimento stilistico e tecnico del cosiddetto “barocco”.

La rilevante novità di quest’anno è che la proposta dedicata ai giovani artisti della “Rodolfo Celletti” si sdoppia: oltre che nel consueto titolo del repertorio seicentesco affidato alle cure di Antonio Greco, messo in scena nella cornice intima e suggestiva del Chiostro di San Domenico, alcuni di loro si misureranno in uno dei titoli più popolari del repertorio belcantistico, eseguito in forma semiscenica negli ampi spazi di Palazzo Ducale. È la riprova che i giovani dell’Accademia sono ormai in grado di esprimere una compiuta maturità vocale e interpretativa, tale da potersi far apprezzare anche nel grande repertorio.

Sono quindi due, da quest’anno, i titoli riservati ai giovani cantanti dell’Accademia Celletti: per l’ambito seicentesco si è scelto di continuare nella proposta del teatro musicale di Agostino Steffani; dopo la sorprendente messa in scena de La lotta d’Ercole con Acheloo, che riscosse nel 2014 un travolgente successo di critica e pubblico, viene proposto il secondo atto unico scritto da Steffani, geniale autore il cui pregio musicale è oggetto di recente e vitale riscoperta musicologica; alla giovane musicologa brasiliana Cinthia Alireti, già responsabile dell’edizione della Lotta, il Festival ha affidato l’edizione critica di Baccanali, altro titolo mai rappresentato in tempi moderni, e che promette nuove mirabilia musicali.

La parte scenica dello spettacolo è stata affidata a Cecilia Ligorio, che nell’ultima edizione del Festival si è imposta all’attenzione del pubblico con una sorprendente lettura del Barbiere di Siviglia, travolgente per ritmo e originalità: le caratteristiche del Chiostro di San Domenico dovrebbero garantire la dimensione ideale al suo talento registico, che per questo Steffani punta a una lettura poetica, lucida e visionaria del libretto di ispirazione classica. Alessia Colosso e Manuel Pedretti firmano rispettivamente scene e costumi di un allestimento che porterà suggestivi elementi di natura all’interno del Chiostro.

Per quanto riguarda invece l’opera di “repertorio” la scelta è caduta su Così fan tutte: il capolavoro di Mozart e Da Ponte è perfettamente centrato sul tema del Festival di quest’anno e offre ai giovani artisti dell’Accademia “Celletti” una straordinaria occasione di misurarsi con le potenzialità del più alto teatro musicale. Ulteriore motivo di interesse della proposta, oltre al titolo stesso, sarà la direzione di Fabio Luisi, che ha deciso di debuttare con questo titolo proprio a Martina Franca, insieme ai giovani interpreti dell’Accademia, chiamati a un lavoro totalizzante, di vero e proprio workshop teatrale, con la regista Juliette Deschamps, che firma la realizzazione semiscenica dello spettacolo. Moltissimi, quindi, i motivi di interesse di questo appuntamento.

Il grandissimo successo del Barbiere dello scorso anno incoraggia il Festival a proseguire sulla strada di Opera in masseria, l’inedita formula (originale del Valle d’Itria), che propone la rappresentazione di un titolo operistico – appositamente adattato nell’organico strumentale e nella forma drammaturgica – in un contesto architettonico ed ambientale in grado di esaltare il pregio ambientale del territorio della Valle d’Itria.

Viene proposto, in forma integrale, un piccolo gioiello dell’opera buffa: il Don Chisciotte della Mancia di Paisiello. Il giovane regista Davide Garattini ha immaginato una messa in scena originale e sorprendente, e ha scelto di ambientare il soggetto, che rimanda a un altro anniversario (quello di Cervantes, di cui ricorre il quarto centenario della morte, 1547-1616), nella cornice di una taverna.

Nel cartellone del 42° Festival della Valle d’Itria anche i due concerti sempre molto attesi dal pubblico: quello del Belcanto a Palazzo Ducale – affidato alla spumeggiante bacchetta emergente del giovane Sesto Quatrini – in occasione del quale verrà assegnato il Premio Celletti 2016, con un programma di pagine poco note del repertorio belcantistico (Mercadante, Pacini, Rossini), significativamente accostate a Mozart (altro possibile fil rouge sommerso di questa edizione); e il popolarissimo Concerto per lo Spirito, nella Basilica di San Martino, ancora nel segno di Paisiello, e affidato alle cure di Ettore Papadia.

Il Festival di questi ultimi anni ha sempre riservato un’attenzione particolare alla musica e ai compositori del XX secolo, quando non a quelli di oggi, anche con commissioni di brani e opere nuove (lo scorso anno il Festival fu inaugurato con Le braci di Marco Tutino).

Quest’anno, nella cornice di Novecento e oltre, e nell’atmosfera intima del Chiostro di San Domenico, trovano spazio due serate di pregio musicale: un omaggio a Henze e Boulez, e una serata di opera da camera novecentesca, emblematicamente chiamata “Giochi di Eros”, con un inedito dittico in lingua inglese: Hand of bridge di Samuel Barber, che è la più breve opera mai scritta (dura meno di dieci minuti), e The Bear, gioiello di William Walton da Cechov. Le due opere saranno rappresentate in forma semiscenica, e con piccolo organico strumentale.

Il ciclo Fuori orario… prevede i consueti appuntamenti musicali offerti al pubblico del Festival in diverse ore del giorno e della notte, e in vari luoghi della città. Ci sono i programmi di musica sacra della domenica a mezzogiorno (All’ora sesta) e quelli profani e gustosi (anche grazie alle delizie rinfrescanti offerte al pubblico dallo storico Bar Tripoli) del Concerto del sorbetto, affollato appuntamento fisso del sabato pomeriggio nel Chiostro di San Domenico; ma è la formula intima e mistica di Canta la notte… a ricreare le atmosfere probabilmente più suggestive del Festival. Quest’anno saranno due i programmi offerti ai nottambuli: un concerto corale, di ispirazione religiosa, e una sorpresa teatral-musicale, che offrirà una preziosa antologia pianistica intorno a Paolo e Francesca. I due eterni personaggi prenderanno voce e corpo tra il pubblico del Chiostro di San Domenico.

Non mancherà il tradizionale appuntamento con i più giovani, Festival Junior, che impegnerà anche quest’anno decine di bambini nell’incontro con pagine di musica del Novecento. L’iniziativa, ormai un classico del Festival, ha pregevoli finalità educative, perseguite già in fase di studio e preparazione, nel corso dei mesi invernali, grazie all’impegno, prezioso e insostituibile, della Fondazione Paolo Grassi diretta da Gennaro Carrieri e al lavoro di insegnanti appassionati e scrupolosi, e alla guida ispirata di Angela Lacarbonara. Quest’anno i giovani musicisti in erba avranno modo di conoscere l’estro di Erik Satie.

Chiude il Festival, come di tradizione, il Concerto sinfonico, diretto dalla giovane greca Karina Canellakis. Il programma, pensato per una serata accattivante e di richiamo, presenta la visione di Caikovskij di Francesca da Rimini, e la popolare sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di Dvorák, protagonisti i musicisti dell’Orchestra Internazionale d’Italia. Gli altri complessi ospitati dal Festival di quest’anno sono il Coro Filarmonico
di Cluj-Napoca, diretto da Cornel Groza, l’orchestra ICO della Magna Grecia di Taranto e l’ensemble Cremona Antiqua.

Anche quest’anno, dunque, sono molti i percorsi, le suggestioni e le occasioni offerte dal Festival della Valle d’Itria, vera e propria “riserva protetta” (speriamo abbastanza!) del panorama culturale nazionale, e non solo.

Da più di quarant’anni tenace e coraggiosa espressione di fiducia nelle straordinarie potenzialità che musica, teatro e cultura possono sviluppare nell’economia e nello spirito di un territorio. Sempre di più laboratorio aperto di idee e di talenti, che scelgono la strada impervia e scomoda della scommessa su tutto ciò che non sembra affatto scontato. A tutti loro, e a chi dietro le quinte contribuisce ogni anno a perpetuare questa impresa, va il grazie più sentito del direttore artistico.

***********************************************

Terza opera in cartellone al Festival della Valle d’Itria, domani sera, ore 21:00, atrio del Palazzo Ducale, andrà in scena Don Checco di Nicola De Giosa, opera buffa in due atti su libretto di Almerindo Spadetta, revisione di Lorenzo Fico. L’opera è una coproduzione tra il Festival della Valle d’Itria e la Fondazione Teatro San Carlo di Napoli. Nicola De Giosa nacque a Bari 3 maggio 1819, a quindici anni, dopo aver preso dal fratello Giuseppe le prime lezioni di flauto, fu mandato a studiare a Napoli al Conservatorio di San Pietro a Maiella. Da quel momento, per quasi quarant’anni, Napoli divenne la sua città e vi trascorse la maggior parte della carriera, non sempre facile, causa i suoi contrasti con Saverio Mercadante. Fu Gaetano Donizetti, fu questo lo spartiacque del suo destino. Il suo debutto operistico avvenne con un’opera comica, La casa degli artisti. Avendo trovato un felice filone creativo nell’opera comica, De Giosa continuò producendo ogni anno nuovi titoli tutti ben accolti, sia a Napoli che in altre città. Nel 1850 giunse il culmine del suo successo con il trionfo del Don Checco, rappresentato al Teatro Nuovo di Napoli per 96 sere, e poi replicato in tante città per anni.

Vi fu soltanto un altro episodio nella sua carriera di compositore che sembrava poter riaccendere il successo del Don Checco, dopo oltre venticinque anni, andava in scena la sua opera buffa in tre atti Napoli di carnevale, ma la moda anche nel comico era ormai cambiata da tempo. Restano di De Giosa una quindicina di titoli e alcune partiture di opere non rappresentate. La storia si svolge in un’osteria di campagna all’inizio del 1800, dove avventori e contadini bevono allegramente, mentre Carletto, garzone dell’osteria segretamente innamorato della bella Fiorina, figlia dell’oste, serve ai tavoli. Roberto, un pittore dipinge in un angolo. Bartolaccio s’accorge che sua figlia Fiorina civetta coi bevitori intenti a corteggiarla, e caccia la figlia e allontana gli avventori. Bartolaccio si scaglia anche contro Carletto che fa cadere alcuni bicchieri e l’oste lo licenzia. Rimasto solo con il pittore, Bartolaccio racconta di come sia costretto a versare un forte tributo al Conte de’ Ridolfi che s’aggira spesso tra le sue proprietà in incognito per elargire premi e punizioni. Rimasti soli, Fiorina e Carletto possono finalmente dichiararsi reciproco amore, Bartolaccio li sorprende e Carletto è costretto ad allontanarsi. Giunge Don Checco, uno squattrinato che sta cercando di sfuggire all’esattore del Conte. Bartolaccio crede di scorgere nel nuovo avventore il Conte sotto false vesti, inizia a servirlo e riverirlo e corre in paese a diffondere la notizia. Don Checco sta al gioco alimentando una serie di equivoci, ma si affaccia all’osteria Succhiello, il vero esattore. Bartolaccio si rende conto di essere stato ingannato e tutti restano delusi quando Bartolaccio svela loro la vera identità di Don Checco. Un messo inviato dal Conte fa recapitare un messaggio per Succhiello: egli rinuncia al credito nei confronti di don Checco e dell’oste e consacra il matrimonio dei due giovani con una cospicua dote. Nell’incredulità generale, finalmente si svela il mistero: il pittore Roberto non era che il Conte, ma sotto false vesti.

Bertolaccio CARMINE MONACO

Fiorina CAROLINA LIPPO

Carletto FRANCESCO CASTORO

Don Checco DOMENICO COLAIANNI

Roberto ROCCO CAVALLUZZI

Succhiello Scorticone PAOLO CAUTERUCCIO

Maestro concertatore e direttore d’orchestra MATTEO BELTRAMI

Regia LORENZO AMATO

Scene NICOLA RUBERTELLI

Costumi GIUSI GIUSTINO

Coreografie di GIANCARLO STISCIA

Coro della Filarmonica di Stato “Transilvania” di Cluj-Napoca

Maestro del coro Cornel Groza

Orchestra Internazionale d’Italia

41° FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA

Martina Franca, 15 luglio – 4 agosto 2015

“L’incoronazione di Poppea” di Claudio Monteverdi

 

I giovani cantanti del dipartimento barocco dell’Accademia “Rodolfo Celletti” eseguiranno, in forma laboratoriale e semiscenica, giovedì 16 luglio ore 21:00, nel chiostro di San Domenico, “L’incoronazione di Poppea” di Claudio Monteverdi. Considerata una delle pagine monumentali del repertorio seicentesco, tra i massimi capolavori della storia del teatro musicale di tutti i tempi, sarà curata e ridotta drammaturgicamente da Gianmaria Aliverta. Antonio Greco, coordinatore musicale e docente di riferimento del repertorio antico a Martina Franca, guiderà dal cembalo un piccolo ensemble di strumenti originali, Cremona Antiqua, per la prima volta al Festival in formazione rigorosamente filologica. Raffaele Montesano, da anni anima della direzione tecnica del Festival, curerà le scene, ad Alessio Rosati è affidato il progetto costumi. L’opera è realizzata in collaborazione con il Festival Ritratti 2015 e sarà successivamente rappresentata ancora a Martina Franca il 18 e 29 luglio, il 17 a Monopoli e il 26 luglio a Dramma in musica Libretto di Gian Francesco Busenello

Poppea QUITERIA MUÑOZ INGLADA

Nerone SHAKED BAR

Ottavia ANNA BESSI

Ottone FRANCESCA SARTORATO

Seneca NICOLÒ DONINI

Drusilla TAL GANOR

Arnalta ILHAM NAZAROV

Nutrice GIAMPIERO CICINO

Maestro concertatore e direttore d’orchestra ANTONIO GRECO

Riduzione drammaturgica e realizzazione semiscenica GIANMARIA ALIVERTA

Scene RAFFAELE MONTESANO

Costumi ALESSIO ROSATI

Ensemble di strumenti originali “Cremona Antiqua”

41° FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA

Martina Franca, 15 luglio – 4 agosto 2015

Per la prima volta nella quarantennale storia del Festival, la serata inaugurale sarà dedicata a una prima rappresentazione assoluta di una nuova opera.

Una delle più qualificanti direzioni programmatiche intraprese dal Festival negli ultimi anni, prevede infatti una presenza organica e significativa della creatività musicale contemporanea. Dopo il sorprendente successo di Nûr, prima opera commissionata dal Festival ed eseguita nel 2012, ecco la seconda, prestigiosa prima mondiale, nata questa volta con la Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino: si tratta dell’ultima opera di Marco Tutino, uno degli autori italiani di oggi più rappresentati al mondo.

Da uno maggiori successi editoriali degli ultimi anni, – lo splendido romanzo di Sándor Márai, Le braci – Tutino ha tratto anche il libretto dell’opera, che scava nelle pieghe intime del sentimento e degli affetti, scandagliandone gli aspetti più aggrovigliati e complessi. È la storia di un’amicizia tra due uomini, che si intreccia con la febbrile passione per una donna, ma parla anche di molto altro. I due vecchi amici, ritrovandosi dopo una lunga separazione, tornano a riflettere e discorrere su fatti occorsi moltissimi anni prima, quando erano giovani entrambi, e molto diversi; con un distacco che non raffredda il fuoco del sentire, ma piuttosto lo proietta nella dimensione vertiginosa dell’atemporalità, i continui flash back previsti dalla drammaturgia del libretto, in parte ripresi dall’originale, caricano la vicenda di ulteriore mistero e tensione catartica. Fino a rivelare un grande finale a sorpresa, questo del tutto originale.

La musica di Tutino, che trova sovente ispirazione in soggetti drammatici di forte valenza emozionale, si incarica di evocare ciò che per sua natura non è facile, se non addirittura possibile, spiegare. E questo senza mai perdere il gusto e il valore del racconto, che nei suoi lavori prende spunto da vicende solo apparentemente intime e private, per parlare di storie e accadimenti di ben più ampia portata: in questo caso, sullo sfondo del finis Austriae, quello del crepuscolo della cultura occidentale.

Lo spettacolo, realizzato con le scene di Tiziano Santi – artista di pregnante talento visionario, già noto al pubblico del Festival per spettacoli di grande successo del recente passato – sarà affidato a uno dei nomi più brillanti tra quelli del teatro italiano contemporaneo, talento figlio di Martina Franca e del suo Festival: Leo Muscato, dal quale è lecito attendersi un taglio interpretativo basato sullo scavo degli snodi drammaturgici e delle relazioni drammatiche tra i protagonisti, sorretto da un lucido istinto narrativo.

Nel 2007 l’Associazione Nazionale dei Critici Teatrali gli assegna il Premio della Critica come miglior regista di prosa, mentre nel 2013 l’Associazione Nazionale dei Critici Musicali gli assegna il Premio Abbiati come miglior regista d’opera della stagione 2012.

La direzione d’orchestra vedrà sul podio il giovane e già apprezzato Francesco Cilluffo, mentre il cast potrà contare sull’esperienza e il prestigio di artisti del calibro di Alfonso Antoniozzi e Roberto Scandiuzzi, affiancati da giovani talenti del teatro musicale quali Romina Tomasoni, Angela Nisi, Pavol Kuban e Davide Giusti.

Il secondo titolo del cartellone è ancora una coproduzione con una Fondazione lirico-sinfonica italiana, in questo caso quella del Teatro di San Carlo di Napoli, con la quale il Festival ha già siglato un secondo progetto coproduttivo per l’opera inaugurale dell’edizione 2016, nel nome di Giovanni Paisiello. Il recente intensificarsi delle occasioni di collaborazione con prestigiose e blasonate fondazioni liriche è il segno della considerazione che il Festival della Valle d’Itria ha raggiunto nel mondo produttivo nazionale e della ferma volontà di condividere progetti culturali qualificanti con i teatri che sono stati protagonisti di tre secoli di storia del melodramma: Firenze, Napoli, Venezia (oltre al Teatro Regio di Torino e al Teatro Petruzzelli di Bari).

Nel solco delle opere comiche di metà Ottocento, tanto popolari un tempo, quanto dimenticate nel corso degli ultimi cento anni, dopo il felice repêchage di Crispino e la Comare dei fratelli Ricci, ecco il Don Checco di Nicola De Giosa, opera che il compositore barese scrisse nel 1850 per il palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli, passata alla storia anche come l’opera comica preferita da Re Ferdinando II di Borbone: ne richiedeva l’esecuzione a corte ogni volta che l’umore necessitava di una dose massiccia di giocondità.

La regia di Lorenzo Amato, le scene di Nicola Rubertelli e i costumi di Giusi Giustino rimandano a un mondo realistico e familiare, tipico di molte commedie di Totò; la vena malinconica che ne deriva dona un insolito spessore al sorriso che la vicenda dello squattrinato protagonista – complice un meccanismo comico di consumato mestiere teatrale – riesce a strappare anche al pubblico smaliziato di oggi.

La parte del titolo – non solo teatralmente centrale ma vocalmente assai impegnativa – sarà affidata all’estro e alla sensibilità di Domenico Colaianni, affiancato da un gruppo di giovani affermati artisti, già noti al pubblico di Martina Franca, a partire dalla coppia degli immancabili innamorati: il giovanissimo tenore Francesco Castoro e il soprano Carolina Lippo, a cui si affiancheranno il baritono Rocco Cavalluzzi (tutti e tre pugliesi e usciti dai corsi dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”) e Carmine Monaco, dall’irresistibile carisma temperamentale.

Dal podio li guiderà Matteo Beltrami, uno dei giovani italiani emergenti con più esperienza internazionale, al suo atteso debutto al Festival. I movimenti coreografici saranno invece affidati a Giancarlo Stiscia.

La terza opera segna il grande ritorno del belcanto a Palazzo Ducale, con uno dei titoli più rappresentativi del genere drammatico di punta nella prima metà dell’Ottocento, quello della tragedia di derivazione classica, ambientazione mitologica e argomento fantastico, con l’immancabile e spettacolare scena “d’ombre”, tra magie, rituali e incantesimi.

Giovanni Simone Mayr, non solo per essere stato il maestro di Donizetti, occupa un posto di rilievo nella storia dell’opera, proprio grazie alla sua Medea in Corinto,

unanimemente considerata il suo capolavoro. Sulla scia dei successi ottenuti nelle stagioni 1810/11/12 di un teatro minore di Napoli, Mayr ottenne una commissione dal più prestigioso teatro cittadino, il San Carlo, in quegli anni vero tempio mondiale dell’opera. Per il libretto il compositore si rivolse a un giovane, promettente poeta: Felice Romani scelse il soggetto reso popolare da Cherubini con la sua Médée e scrisse così il suo primo libretto completamente originale.

In tutta la partitura eminente è il ruolo dell’orchestra, in cui riecheggiano sia i classici viennesi che gli echi delle musiche rivoluzionarie francesi, arricchita dall’apporto – in Italia all’epoca decisamente insolito – di singoli strumenti capaci di conferire un colore specifico alla scena (le percussioni, l’arpa, i tromboni). I recitativi secchi previsti da Mayr vennero poi, probabilmente su richiesta della direzione del San Carlo, drasticamente ridotti e trasformati in articolati recitativi accompagnati. Dopo aver riscosso grande successo alla prima napoletana del novembre 1813, negli anni seguenti l’opera fu rappresentata in numerosi teatri italiani ed europei, ma in seguito scomparve dai cartelloni, eclissata dalla pressoché omonima opera di Luigi Cherubini. Per una riscoperta in tempi moderni, si deve attendere fino al 1977, con Leyla Gencer straordinaria protagonista, nuovamente a Napoli.

Quella del Festival della Valle d’Itria è la prima ripresa italiana da allora, preziosa occasione per gettare uno sguardo sul compositore tedesco, naturalizzato italiano, fino ad oggi insolitamente trascurato dalle stagioni del Valle d’Itria, nonostante la sua importanza nell’ambito del belcantismo, riconosciutagli dallo stesso Celletti.

Da rilevare che l’esecuzione martinese potrà avvalersi della nuovissima e inedita edizione critica dell’opera, curata da Paolo Rossini per Ricordi.

A guidare l’Orchestra Internazionale d’Italia – un altro prezioso punto di forza del Festival, rinnovatasi in molte file e cresciuta in questi ultimi anni per apprezzabile tenuta e ammirata duttilità – e il Coro della Filarmonica Di Stato “Transilvania” di Cluj-Napoca sarà Fabio Luisi, che – accettando la nomina a direttore musicale del Festival – sancisce anche ufficialmente il rapporto familiare e affettivo con Martina Franca, che diventa il suo terzo palcoscenico privilegiato, insieme a Zurigo e New York. Davvero un grande onore per il Valle d’Itria, da oggi ancor più legittimato a proiettare la propria tradizione di valori verso ambiziosi traguardi internazionali.

Lo spettacolo è affidato al talento registico di Benedetto Sicca, rivelazione dell’edizione 2014 del Festival con l’ammiratissima messa in scena de La lotta d’Ercole con Acheloo. Un importante contributo allo spettacolo sarà quello dei danzatori di Fattoria Vittadini, che tornano a Martina Franca dopo il sensazionale e sorprendente debutto dello scorso anno, che è valso alla compagnia il Premio Abbiati della Critica. Le scene, in prezioso equilibrio tra delicata poesia e potenza drammatica, sono firmate dalla giovane e ispirata Maria Paola Di Francesco,mentre alla fantasia ed eleganza di Tommaso Lagattolla, fresco vincitore dell’Oscar
della Lirica come miglior costumista, sono dovuti i figurini dell’opera.

Nel cast si misureranno con i ruoli principali, decisamente impervi, quattro campioni del virtuosismo internazionale: Davinia Rodriguez, Michael Spyres, Enea Scala e Mihaela Marcu, in grado anche di offrire allo spettacoli volti e figure di assoluta credibilità drammaturgica.

Dopo quattro anni di intenso e fecondo lavoro sul repertorio belcantistico, e di approfondimento stilistico e tecnico nel campo del cosiddetto “barocco”, i giovani cantanti del dipartimento barocco dell’Accademia “Rodolfo Celletti” possono ora affrontare, ancorché in forma laboratoriale, una delle pagine monumentali del repertorio seicentesco, tra i massimi capolavori della storia del teatro musicale di tutti i tempi: L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi. Antonio Greco, coordinatore musicale e docente di riferimento del repertorio antico a Martina Franca, guiderà dal cembalo un piccolo ensemble di strumenti originali, Cremona Antiqua, per la prima volta al Festival in formazione rigorosamente filologica.

Il capolavoro di Monteverdi verrà eseguito nella cornice del Chiostro di San Domenico, ormai il secondo palcoscenico del Festival, in forma semiscenica, curata – e opportunamente ridotta drammaturgicamente – da Gianmaria Aliverta, giovane enfant terrible dell’opera italiana, dal quale è lecito attendersi una lettura non banale e certamente lontana da sterili estetismi. Raffaele Montesano, da lunghi anni anima della direzione tecnica del Festival, curerà le scene, mentre all’estro e alla tecnica di Alessio Rosati è affidato il progetto costumi, sul quale si misureranno anche le preziose risorse della sartoria di casa.

Festival Junior impegnerà anche quest’anno decine di bambini nell’esecuzione di un titolo pensato appositamente per loro; torna a Martina Franca lo straordinario talento musicale di Daniela Terranova con C’era una volta…Re Tuono, opera vincitrice del concorso Kinderszenen 2010, un Singspiel destinato ai bambini dai cinque agli undici anni. Sul fantasioso e divertente libretto di Fabio Ceresa – un altro giovane frutto del Festival martinese – ispirato a una fiaba di Luigi Capuana, la Terranova – che di fatto è composer in residence del Festival – ha disteso una partitura “per ensemble e voci animate”, in cui i cantanti e il quartetto d’archi – affidati alla contagiosa passione e dedizione di Angela Lacarbonara – intessono trame trasparenti di prezioso contrappunto. Generosa d’echi di melodie riconoscibili, colte e popolari, la musica della giovane compositrice friulana non rinuncia mai ad una raffinata ed evidente eleganza di stile.

Completano il cartellone della quarantunesima edizione del Festival della Valle d’Itria i tradizionali appuntamenti molto attesi dal pubblico: il concerto del belcanto a Palazzo Ducale, in occasione del quale verrà assegnato il Premio Celletti 2015, con la straordinaria presenza di due prestigiosi belcantisti, Carmela Remigio e Michael Spyres, diretti dalla signorile ed esperta bacchetta di Giuseppe Grazioli, sul podio dell’Orchestra ICO della Magna Grecia di Taranto, che “debutta” nel cortile di Palazzo Ducale: tutti impegnati in un programma di eccezionale attrattiva, sia per il grande pubblico che per gli appassionati del genere virtuosistico, con pagine composite di Rossini, Bellini e Donizetti; il concerto sinfonico, diretto quest’anno dal giovanissimo Min Chung – figlio del grande Myung-Whun – con la partecipazione di un altro figlio d’arte, il violinista Pavel Berman, impegnati in un programma popolare di ispirazione classico-romantica; il sempre affollatissimo concerto per lo spirito nella Basilica di San Martino, con l’Orchestra ICO dellaMagna Grecia di Taranto e il Coro della Filarmonica di Stato “Transilvania” di Cluj-Napoca diretti dal giovane ed estroso Sesto Quatrini; il ciclo Novecento e oltre e quello dei concerti Fuori orario…

Lo scorso anno ha debuttato a Martina Franca, con un eccezionale riscontro di pubblico, Opera in giardino. La formula, del tutto inedita e senza precedenti in Italia, prevede l’esecuzione di un’opera popolare, eseguita in forma ridotta e semiscenica, sfruttando le caratteristiche naturali di preziosi contesti architettonici e paesaggistici, con lo scopo di coniugare musica e canto con il pregio ambientale e i valori enogastronomici del territorio della Valle d’Itria. Quest’anno sono state previste due serate di Opera in masseria, con Il barbiere di Siviglia di Rossini, affidato alla giovane e promettente regista Cecilia Ligorio e alle cure musicali di Ettore Papadia, esperto e autorevole preparatore dell’Accademia del Belcanto (che dallo scorso anno forma anche giovani maestri collaboratori, assieme alla preziosa guida della coordinatrice Carmela Santoro e di Vincenzo Rana), che annovera nel cast di questo Barbiere alcuni tra i giovani cantanti dell’Accademia.

L’immagine del manifesto di questa edizione è stata curata, come lo scorso anno, da un altro giovane talento creativo di Martina Franca, Francesca Cosanti. Raffigura un vortice di archetipi teatrali. Rosso viscerale per Medea, bianco e oro per Poppea. Una notte senza fondo, il lato oscuro e potente del femminile, nell’intreccio indecifrabile della foresta/cervo di Márai.

Alberto Triola

Direttore artistico

I Rotary al Festival della Valle d’Itria

In occasione del 40° Festival della Valle d’Itria, nell’ambito del tradizionale service “Il Rotary per la Musica”, domani 13 luglio, alle 18.00, presso il Park Hotel i Rotary assisteranno all’”Anteprima del Festival”.

Oltre al club di Martina Franca, ci saranno i club di Ceglie Messapica – Terra dei Messapi, Fasano, Massafra, Riva dei Tessali, Taranto e Taranto Magna Grecia.

Il soprano Lucia Conte, accompagnata al pianoforte dal maestro Ettore Papadia, eseguirà alcune arie tratte da La donna Serpente di Alfredo Casella che inaugurerà venerdì 18 luglio la 40^ edizione del Festival della Valle d’Itria, tratte da Armida di Tommaso Tratta (27 e 30 luglio) e da Orfeo ed Euridice di Gluck (1 agosto).

Il soprano Tal Ganor canterà arie tratte da La lotta d’Ercole con Acheloo di Agostino Stefani (25, 28 e 31 luglio). La pianista Antonia Valente eseguirà una sinfonia tratta da La donna serpente, accompagnando il soprano Quiteria Munoz Inglada e il tenore Matteo Falcer.

Alla serata interverranno Franco Punzi, presidente della Fondazione Paolo Grassi, Alberto Triola, direttore artistico del Festival della Valle d’Itria, il presidente del Club Rotary di Martina Franca, Paolo Vinci e il governatore del distretto 2120, Luigi Palombella.

CONFERENZA DI PRESENTAZIONE 40° FESTIVAL DELLA VALLE D’ITRIA

Giovedì 3 luglio 2014, alle ore 11.00, presso la sala stampa della Presidenza della Regione Puglia (Lungomare N. Sauro, 31, Bari), il presidente della fondazione Paolo Grassi Franco Punzi, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, l’Assessore regionale al mediterraneo, cultura e turismo Silvia Godelli, presenteranno il programma definitivo della 40^ edizione del Festival della Valle d’Itria.

Il direttore artistico Alberto Triola illustrerà il cartellone della manifestazione in programma a Martina Franca dal 18 luglio al 3 agosto che sarà inaugurata con La donna Serpente di Alfredo Casella, sabato 18 luglio, regia di Arturo Cirillo e si conclude il 3 agosto con La Festa del Festival, in occasione del 40° anniversario.

Parteciperanno i sindaci Francesco Ancona di Martina Franca, Donato Baccaro di Cisternino e Luigi Caroli di Ceglie Messapica che insieme alla Regione Puglia, al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e alla Camera di Commercio di Taranto, sostengono l’iniziativa.

You can skip to the end and leave a response. Pinging is currently not allowed.

Leave a Reply