Dopo l’addio con Bolle il ritorno della Ferri

Chèri in prima europea al Ravenna Festival
Alessandra Ferri, Herman Cornejo, Amy Irving e Sarah Rothenberg protagonisti dello spettacolo concepito, diretto e coreografato da Martha Clarke Teatro Alighieri: 9, 10, 11 giugno ore 21

Danza, teatro e musica si fondono al Ravenna Festival, per un evento unico:
la prima europea, in esclusiva per l’Italia, di Chéri, spettacolo concepito,
diretto e coreografato da Martha Clarke ­ liberamente tratto dall’omonimo
romanzo del 1920 di Colette e al successivo La fine di Chéri – che segna
il ritorno sulla scena di Alessandra Ferri. Il balletto? narra la tragica
relazione proibita, a Parigi, durante la Belle Époque parigina ma con la
Prima Guerra Mondiale che incombe cupa e minacciosa sullo sfondo, tra un giovane e una donna molto più avanti di lui nell’età.

Un cast stellare in cui Alessandra Ferri, che impersona Léonie Vallon, detta Léa de Lonval, sarà affiancata da Herman Cornejo, primo ballerino
dell’American Ballet Theatre e freschissimo vincitore del prestigioso premio Benois de la Dance, nel ruolo del giovanissimo Fred Peloux, detto appunto Chéri, dall’attrice Amy Irving (nota a tutti i cinefili per la sua
partecipazione a film ‘cult’ di Brian De Palma, Woody Allen ecc., ma anche a “Yentl” di Barbra Streisand, per il quale ha ottenuto la ‘nomination’
all’Oscar come migliore attrice non protagonista), che recita il ruolo della
madre di Chéri e i cui testi sono stati scritti da Tina Howe, al pianoforte
Sarah Rothenberg. Il balletto narra la tragica relazione zione proibita, durante la Belle Époque parigina, tra un giovane e una donna molto più avanti di lui nell’età. La prima è prevista per lunedì 9 giugno, alle 21, al Teatro Alighieri; repliche il 10 e l’11 giugno, alla stessa ora.
Lo spettacolo è stato reso possibile grazie al contributo di Confindustria
Ravenna.

La scelta di portare insieme sul palcoscenico una fusione di due romanzi ­
Chéri e La fin de Chéri ­ consente di unire l¹erotismo e il dramma. Nella
prima opera, del 1920, prevale soprattutto il gioco della seduzione, anche
nei suoi aspetti più crudeli: quando la cortigiana Léa si convince che il
distacco dal giovane Fred è inevitabile, e coglie con lucidità i primi
sintomi di stanchezza dell¹amante, lo lascia andare verso la giovane Edmée; ma dopo il matrimonio con la ragazza Fred ha qualche ripensamento. Il seguito è molto più duro, amaro. La fin de Chéri, del 1926, evoca i danni irreparabili della guerra sulla psiche di Fred. L¹invecchiamento femminile è dipinto con tratti brutali: Léa è una vecchia obesa, imbruttita. Questo è considerato il romanzo più maturo, stilisticamente raffinato di Colette, e anche il più cupo.

Coreografa pluripremiata, tra i fondatori di Pilobolus Dance Theater e ora
regista poliedrica e, per sua stessa definizione, vagabonda, capace nelle
sue pièce di coniugare parola e movimento, Martha Clarke, classe 1944, ha un debole per il periodo a cavallo tra XIX e XX secolo. Infatti il suo rapporto con Colette, la carismatica autrice francese dalla turbolenta vita amorosa, non è una novità: l’incontro tra le due risale a molti anni fa, al tempo in cui anche la giovane Clarke sperimentava appetiti quasi altrettanto selvaggi e burrascosi, e si faceva sedurre dalla storia del venticinquenne Chéri e di Léa, la sua amante quasi cinquantenne. Questo Œritorno¹ rappresenta anche una crescita personale dell’artista. La verità ­ commenta Martha Clarke – è che le varie peripezie della vita ti rendono più forte. Si impara a sopravvivere. A questo punto della mia vita, l’idea di Léa che invecchia amando tanto il proprio passato quanto il presente significa molto per me: mi sono innamorata dell¹idea che una donna bella e ancora giovanile accetti di invecchiare con grazia e con brio (era probabilmente ora che lo facessi anch’io!). A dare il via a tutto è stata proprio questa donna, che ama un ragazzo ma, pur soffrendo, lo lascia andare, proprio perché sa accettare il fatto che la sua vita è ormai andata troppo avanti.

La tempistica è stata poi fondamentale e la scelta dei protagonisti un vero
colpo di fortuna: Da almeno 25 anni ­ ricorda ancora Martha Clarke –
inseguivo Alessandra, un¹artista fantastica, e due anni fa ho avuto la
fortuna di riallacciare con lei i contatti. Le parlai dopo una performance
di Angel Reapers, una pièce firmata da me e Alfred Uhry in scena al Joyce
Theater. Da sette anni aveva abbandonato la scena, ma mi disse Sono pronta per te. Di lì a poco, mentre lavoravo con l’American Ballet Theater, vidi per caso una creatura dalla chioma corvina volare attraverso l¹aria. Lo guardai portare a termine la sua sequenza, inchiodata sulla porta,
paralizzata. Era Herman Cornejo, e fu amore a prima vista.
Infine, la scelta di fondere i due romanzi della scrittrice parigina ha
portato necessariamente all’inserimento di un’altra figura femminile, in
veste di narratrice. Ed ecco il ruolo di Amy Irving. Abbiamo stabilito che
la madre di Chéri avesse un ruolo importante, che approfondisce e dà colore alla pièce, e solo Amy avrebbe potuto interpretarla. Stranamente, Colette non sviluppa molto il personaggio di questa donna, che affida il figlio giovanissimo alla sua migliore amica Léa affinché lo introduca al linguaggio dell’amore, e poi glielo strappa via quando ritiene sia giunto il momento di farlo sposare, con una giovane donna che è lei stessa a scegliere… La madre è una fantastica osservatrice: conoscendo lei, si riescono a riempire i vuoti del carattere di lui.

Quando Martha Clarke mi ha proposto questo Chéri ­ racconta poi Alessandra Ferri ­ l’idea mi è piaciuta subito. Mi sono rispecchiata nel personaggio di Colette, Léa, una donna matura. La sua Léa mi piace perché accetta l’invecchiamento con serenità. Anche nel secondo romanzo, il seguito, La fin de Chéri, la ritroviamo ingrassata, coi capelli bianchi, ma sempre allegra.
Martha e io abbiamo lavorato sull’emozione erotica che si sprigiona da quei libri. E la critica newyorchese è stata unanime: Una danza così luminosa da metterti in trance; Si muove con la splendida fluidità della seta ondulata dal vento; Trasmette delle sfumature di sentimento attraverso gesti sottili, un talento non sempre coltivato nel balletto classico, sono solo alcuni fra i commenti pubblicati dopo la prima assoluta a The Signature Theatre (che ha prodotto lo spettacolo), nel dicembre 2013.

Martedì 10 giugno, una doppia, unica occasione, per il pubblico di Ravenna Festival: assicurarsi un posto per la seconda recita della prima europea di Cherì, ed incontrare dal vivo la sua protagonista, Alessandra Ferri.
L’icona della danza italiana torna a Ravenna per riabbracciare un pubblico che l’ha sempre acclamata ­ l’ultima volta risale al 2007 al fianco di Roberto Bolle per il suo addio alle scene ­ e che avrà l’occasione di
incontrarla alle ore 12 alla Sala Corelli del Teatro Alighieri. L’incontro ­
ad ingresso libero ­ sarà condotto da Silvia Poletti, giornalista e critica
di danza, profonda conoscitrice della straordinaria carriera di colei che
probabilmente è la danzatrice italiana più famosa nel mondo.
Sullo stesso palcoscenico la Ferri salirà alle 21 per indossare i panni di
Léa, assieme a Herman Cornejo, primo ballerino dell’American Ballet Theatre nel ruolo del giovanissimo Fred Peloux, detto appunto Chéri, e all’attrice Amy Irving che recita il ruolo della madre di Chéri.
Cherì, lo spettacolo concepito, diretto e coreografato da Martha Clarke
replica al Teatro Alighieri anche mercoledì 11 giugno sempre alle ore 21.