CO2

CO2: un’opera che parla del futuro della Terra

Il 16 maggio al Piermarini la prima assoluta della nuova opera commissionata dal Teatro alla Scala a Giorgio Battistelli. Il libretto di Ian Burton affronta la prospettiva più drammatica connessa al tema di Expo 2015: il cambiamento climatico.

La regia è di Robert Carsen, l’Orchestra è diretta da Cornelius Meister; tra i protagonisti Anthony Michaels-Moore, Pumeza Matshikiza, Sean Panikkar.

Dal 16 al 29 maggio nella sala del Piermarini va in scena in prima esecuzione assoluta CO2, la nuova opera di Giorgio Battistelli su libretto di Ian Burton commissionata dal Teatro alla Scala. In linea con il tema di Expo 2015 (Feeding the Planet – Energy for Life) l’opera – il cui titolo è la formula chimica dell’anidride carbonica – affronta alcune delle questioni più dibattute dei nostri giorni: i consumi irresponsabili, le emissioni di Carbonio, il Surriscaldamento Globale, lo scioglimento dei ghiacci, la desertificazione, l’estinzione delle specie animali.

Con CO2 la musica riprende il dialogo con i saperi scientifici e l’opera torna al centro del dibattito etico e civile in un momento in cui Expo Milano 2015 ripropone con forza all’attenzione internazionale il tema dello sviluppo sostenibile e cresce l’attesa per l’enciclica che Papa Francesco dedicherà alla custodia del Creato.

La produzione è affidata a Robert Carsen, un regista dalla grande carriera internazionale particolarmente amato dal pubblico milanese, mentre l’orchestra è diretta dal giovane (1980) Cornelius Meister, direttore della RSO di Vienna. Le parti soliste previste dalla partitura sono sostenute da 17 cantanti. Eva è Pumeza Matshikiza, soprano approdato alle scene internazionali e a importanti contratti discografici dopo un’infanzia passata nelle township sudafricane, e Adamo il tenore americano di origine singalese Sean Panikkar, mentre il climatologo David Adamson ha la voce di Anthony Michaels-Moore, che alla Scala ha tra l’altro inaugurato la stagione 1993/1994 con La Vestale diretta da Riccardo Muti.

Lo scenografo inglese Paul Steinberg, già autore per Carsen del Falstaff di Verdi e impegnato quest’anno anche a Glyndebourne (Der Rosenkavalier) ha concepito uno spettacolo mobilissimo, caratterizzato da un susseguirsi continuo di paesaggi diversi. I costumi sono di Petra Reinhardt, i video di Finn Ross. In scena appariranno anche alcune immagini di grande impatto firmate dal fotografo canadese Edward Burtynsky, i cui lavori sul paesaggio industriale sono esposti in oltre 60 musei tra i quali il MOMA e il Guggenheim di NY. Il Comune di Milano gli dedicherà una mostra al Palazzo della Ragione da ottobre a dicembre 2015: “Burtynsky Watermark” è il progetto con cui l’artista canadese documenta la portata e l’impatto della produzione e del consumo delle risorse idriche nel mondo, stimolando una riflessione sull’importanza e la centralità dell’acqua per l’uomo e la terra.

Un’ora prima di ogni rappresentazione nel Ridotto dei Palchi “Arturo Toscanini” si svolgerà un incontro introduttivo a cura del professor Franco Pulcini (il giorno 22 l’incontro avrà inizio alle ore 19.15). L’ingresso sarà gratuito e riservato ai possessori di biglietto per la rappresentazione.

L’iniziativa fa seguito al grande successo ottenuto dalle analoghe conferenze di presentazione organizzate in occasione delle recite de Die Soldaten di Zimmermann nel gennaio scorso.

Il programma di sala sarà stampato su carta riciclata.

Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con Ferrarelle, Partner e Fornitore Ufficiale del Teatro alla Scala sin dal 2007, marchio e azienda espressione dell’eccellenza e della qualità del Made in Italy anche nell’ambito delle politiche di sostenibilità ambientale adottate, incentrate sulla cultura del riciclo, del risparmio energetico e La regia è di Robert Carsen, l’Orchestra è diretta da Cornelius Meister; dell’impiego di energie rinnovabili, sulla tutela del proprio Parco Sorgenti, sulla gestione responsabile di un bene primario come l’acqua, patrimonio naturale italiano carico di tradizioni e biodiversità.

L’opera

L’opera comincia con una conferenza sul Cambiamento Climatico svolta da un climatologo immaginario, David Adamson. La conferenza è ripetutamente interrotta da eventi a sfondo cosmico o climatico, drammatizzati e per i quali è previsto l’uso di coreografie e video, mentre il climatologo tenta di discutere della sostenibilità, dell’ambientalismo pratico, di descrizioni e definizioni metafisiche e poetiche delle stagioni, di uragani e dell’ “Ipotesi Gaia” di James Lovelock.

Dell’opera, che è divisa in nove scene (con l’aggiunta di un Prologo e un Epilogo), fanno parte episodi che si svolgono in un aeroporto internazionale, alla Conferenza per il Protocollo di Kyoto in Giappone nel 1997, in un supermercato, su una spiaggia della Tailandia dopo lo Tsunami del 2001, nel Giardino dell’Eden, e nello Spazio Cosmico al momento della nascita e della fine apocalittica dell’Universo.

Per abbracciare nel suo complesso il tema internazionale e universale del suo soggetto, il libretto utilizza diverse lingue: il sanscrito, il latino, il greco antico di Omero, l’ebraico, il russo, l’arabo, il cinese, l’italiano e – per lo più – l’inglese.

Oltre al climatologo David Adamson, il cast include Arcangeli e Scienziati, Adamo, Eva e il Serpente, Gaia, la dea della terra, come pure gente comune coinvolta negli avvenimenti, un coro e un coro di bambini, e dei ballerini.

La partitura di CO2 è edita da Ricordi.

Gli autori

Con CO2 si rinnova la collaborazione tra Giorgio Battistelli, Ian Burton e Robert Carsen che dieci anni fa aveva dato vita al successo di Richard III, andato in scena alla Vlaamse Opera di Anversa nel 2005.

Giorgio Battistelli è uno dei compositori italiani più affermati sulla scena internazionale: successore di Hans Werner Henze a Montepulciano, è stato poi Direttore Artistico dell’Orchestra della Toscana, della Biennale Musica di Venezia, dell’Arena di Verona. I suoi lavori sono stati diretti da maestri come Lorin Maazel, Riccardo Muti, Myung-Whun Chung, Daniele Gatti e Antonio Pappano e messi in scena da Luca Ronconi, Daniele Abbado, Mario Martone e dalla Fura dels Baus. Tra le opere per il teatro vanno ricordate, oltre al già citato Richard III, almeno Prova d’orchestra, Auf den Marmorklippen, L’autunno del patriarca, The Fashion, l’opera comica Il medico dei pazzi e il completamento de Il Duca d’Alba di Donizetti. Lo scrittore e commediografo inglese Ian Burton è autore di cinque volumi di poesie, pièce teatrali, libretti per balletti, opere e spettacoli diversi. La sua collaborazione con Robert Carsen data dal 1993 e comprende tra l’altro la riscrittura di parte del libretto del Candide di Bernstein vista anche alla Scala e lo show Nomade, scritto per Ute Lemper.

Tra gli ultimi lavori è Pop’pea, rielaborazione dell’opera di Monteverdi andata in scena al Théâtre du Châtelet.

Il regista canadese Robert Carsen ha conquistato il pubblico scaligero nel 2000 con l’allestimento dei Dialogues des Carmélites di Poulenc proveniente dalla Nederlandse Opera e diretto da Riccardo Muti. In seguito ha presentato al Piermarini Jérusalem di Verdi con la direzione di Zubin Mehta in occasione del centenario della morte di Verdi (allestimento della Staatsoper di Vienna), Kát’a Kabanová di Janáček nel 2006 (allestimento della Vlaamse Opera), Candide di Bernstein nel 2007 con John Axelrod (coproduzione con Châtelet e ENO), Alcina di Händel con Giovanni Antonini (allestimento dell’Opéra di Parigi) e A Midsummer’s Night Dream di Britten con Andrew Davis (allestimento di Aix-en-Provence e Opéra de Lyon) nel 2009, Don Giovanni di Mozart con Daniel Barenboim per l’apertura della stagione 2011/2012, Les Contes d’Hoffmann di Offenbach con Marko Letonja (allestimento dell’Opéra di Parigi) nel 2012 e infine Falstaff per il bicentenario della nascita di Verdi nel 2013 con Daniel Harding (coproduzione con ROH, Canadian Opera Company, MET e Nederlandse Opera).

L’opera in breve

Cesare Fertonani

CO2, il titolo della seconda opera di Giorgio Battistelli e Ian Burton dopo Richard III (2005), fa riferimento alla formula chimica dell’anidride carbonica, sostanza indispensabile per i processi vitali della natura – quali, per esempio, la respirazione dell’uomo e degli animali e la fotosintesi delle piante – ma al contempo responsabile, insieme con altre, del surriscaldamento globale e dell’effetto serra che minacciano la Terra. Al centro dell’opera si colloca quindi uno dei temi più attuali – e controversi – dei nostri giorni, cui è stata ormai dedicata, oltre a una letteratura scientifica e divulgativa vastissima, una folta serie di romanzi e di film. Alla definizione dei contenuti di CO2 contribuiscono molteplici fonti d’ispirazione. C’è innanzi tutto l’“ipotesi Gaia”, formulata per la prima volta da James Lovelock nel volume Gaia: A New Look at Life on Earth (1979), e consistente in una teoria olistica che considera la Terra un pianeta vivente autoregolantesi, i cui elementi geofisici si mantengono in condizioni idonee alla presenza della vita grazie ai comportamenti degli organismi animali e vegetali che lo abitano. C’è poi la cosmogonia così come viene concepita nei miti dell’induismo (il dio Shiva che danza sul mondo per bruciarlo e poi ricrearlo dalle sue stesse ceneri in un processo di continua e infinita rigenerazione) e della cultura giudaico-cristiana (dalla creazione al Giardino dell’Eden). Ci sono inoltre avvenimenti reali come la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto (1997) per la progressiva riduzione delle emissioni di elementi inquinanti nell’atmosfera, il devastante tsunami nell’Oceano Indiano del 26 dicembre 2004, gli uragani che flagellano periodicamente alcune parti del mondo, la globalizzazione del mercato e i problemi causati dal traffico aereo.

L’opera si articola in nove scene, incorniciate da un prologo e un epilogo. Il filo conduttore della struttura drammaturgica è costituito dalla conferenza che il climatologo David Adamson – nome emblematico per un protagonista che rappresenta l’intero genere umano – tiene per cercare di spiegare i rischi che incombono sul pianeta e mettono in pericolo la sopravvivenza dell’umanità, sino a rendersi conto egli stesso della necessità assoluta non soltanto di un rispetto ecologico ma di un amore profondo per l’ambiente in cui viviamo, e del quale siamo tutti personalmente responsabili. Scena dopo scena la conferenza di Adamson è a più riprese interrotta e inframmezzata da episodi oppure da squarci visionari, secondo la logica di una drammaturgia narrativa postmoderna che genera vorticosi cortocircuiti temporali e spaziali. Così, accanto a David Adamson, i personaggi quanto mai eterogenei dell’opera sono quattro arcangeli (Raffaele, Uriele, Gabriele, Michele), scienziati ed ecologisti; Adamo, Eva e il Serpente; Gaia, personificazione dell’antica dea greca della Terra; la Signora Mason, sorella di una sopravvissuta allo tsunami, e il Signor Changtalay, direttore di un hotel in Tailandia; e, ancora, ragazzi, viaggiatori, donne che fanno la spesa.

Il libretto è in inglese – la lingua internazionale e della globalizzazione per eccellenza – ma l’opera si apre di fatto al plurilinguismo. Due scene, la seconda (che si svolge in un aeroporto durante uno sciopero) e la terza (dove si rappresenta il dibattito della conferenza internazionale che si concluderà con il Protocollo di Kyoto), sono incentrate sull’idea di una Babele linguistica, mentre si ascoltano cori in latino (Scena 1), in sanscrito (Scena 5), in greco antico (Scena 8). La dimensione propriamente operistica si coglie innanzitutto nella distribuzione e nell’identità dei ruoli vocali. David Adamson, il protagonista, è un baritono; gli arcangeli Raffaele, Uriele, Michele e Gabriele sono rispettivamente tre bassi e un soprano; Adamo ed Eva non possono che essere tenore e soprano così come il signor Changtalay e la signora Mason, mentre l’ambiguità insinuante del Serpente assume la voce vitrea di un controtenore. La forma drammatica comporta l’impiego di forme della tradizione operistica come aria, duetto, recitativo ma anche di episodi corali e di danza, in una prospettiva di grande varietà musicale ed espressiva nella quale assumono particolare pregnanza le arie di David Adamson (Scene 1 ed Epilogo) e del Serpente (Scena 5), il duetto di Adamo ed Eva (Scena 5) e il recitativo e aria di Gaia (Scena 8).

La natura specificamente sociale dei temi trattati si riflette sulla configurazione dell’opera, incentrata su una dimensione corale o comunque sull’interazione tra i singoli personaggi e un contesto collettivo cui dà voce il coro, presenza essenziale – benché differenziata nella sua costituzione di organico e funzione – in tutte le scene tranne che nell’ottava. La realizzazione musicale tanto solistica quanto corale del testo è modellata, anzitutto nella parte del protagonista, con raffinata accuratezza secondo un’ampia gamma di sfumature e di tecniche espressive, dal canto vero e proprio al semplice parlato attraverso lo Sprechgesang e molteplici modalità di declamazione intonata (queste ultime comprendono anche l’intonazione ripetuta di una stessa nota, la libera realizzazione ritmica di una linea melodica o, ancora, l’inclusione di battute di pausa come naturali inflessioni del discorso). A questa attenzione nella resa della struttura sintattica e semantica del testo corrisponde d’altro canto il trattamento inventivo dell’orchestra, nella quale spiccano le percussioni, in evidenza specialmente nella musica della creazione (Prologo) e in quella degli uragani (Scena 4).

Dal programma di sala CO2 – 16 maggio 2015

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