Le musiche di Chaplin inaugurano il 14° Festival Spontini

Jesi festeggia Chaplin nel centenario della nascita del personaggio di Charlot.

“La febbre dell’oro” (1925), è il film-concerto che inaugura al Teatro Pergolesi di Jesi il cartellone del XIV Festival Pergolesi Spontini venerdì 5 dicembre alle ore 21. Timothy Brock sul podio de I Virtuosi Italiani esegue dal vivo le partiture scritte per il film muto da Chaplin. Biglietti da 5 a 30 euro.

Un capolavoro del film muto, “La Febbre dell’Oro” di Charlie Chaplin, con le musiche composte dallo stesso Chaplin eseguite dal vivo dall’ensemble de I Virtuosi Italiani e dirette da uno dei massimi esperti di musica da film al mondo, Timothy Brock, inaugura venerdì 5 dicembre Il XIV Festival Pergolesi Spontini al Teatro Pergolesi di Jesi alle ore 21.

Il Festival Pergolesi Spontini 2014 inaugura con un omaggio a Charlie Chaplin nel centenario della nascita del personaggio di Charlot, proponendo la proiezione del film e l’esecuzione dal vivo della colonna sonora di La febbre dell’oro, scritto, diretto ed interpretato da Chaplin nel 1925.

Il film rivisita il mito americano della frontiera. La pellicola racconta le peripezie tragicomiche e sentimentali dell’omino vagabondo ai tempi della corsa all’oro nel Klondyke.  E’ uno dei più omogenei tra i film lunghi di Chaplin: il tragico s’incorpora nel comico, le scene più buffe sono anche quelle dove la drammaticità si fa più intensa, sullo sfondo di un’Alaska inventata, ma più vera del vero. E il solo suo film in cui la natura e il caso hanno un peso maggiore che la società e gli uomini. Sebbene il tema centrale sia la lotta per la sopravvivenza, visivamente prevale a poco a poco quello della solitudine, come rivelano le ripetute situazioni estatiche. Molte le sequenze celebri tra cui, celeberrima, la danza dei panini.

Chaplin è tornato su “La febbre dell’oro” nel 1942. Registrò una narrazione (con la propria voce), e compose una sua colonna sonora che comprendeva alcuni temi musicale classici molto conosciuti. La nuova versione, con la narrazione e la partitura musicale di Charles Chaplin, uscì il 19 maggio 1942. La partitura originale della colonna sonora è stata per l’occasione minuziosamente ricostruita da Timothy Brock, musicologo, compositore e direttore d’orchestra, la cui fama mondiale di maggiore specialista della musica di Chaplin e del repertorio della prima metà del XX secolo è testimoniata dalla collaborazione con alcune tra le più prestigiose realtà orchestrali del mondo. Suona l’orchestra de I Virtuosi Italiani, una delle formazioni più attive e qualificate nel panorama musicale internazionale.

“Molti conoscono Chaplin solamente come attore e regista – spiega Timothy Brock – ma in pochi sanno quanto fosse un compositore unico nel suo genere.  Come nella maggior parte delle creazioni di Chaplin, la musica serve come funzione primaria per il successo dell’immagine. Chaplin si preoccupava non solo che la musica fosse semplicemente adeguata, ma che caricasse la scena del contenuto richiesto. Nella partitura per “La Febbre dell’ Oro” c’é musica che esprime la tempesta, la lotta, l’amore, la danza. Ma c’è anche musica scritta meticolosamente per esprimere il singhiozzo, la fame, il sonno, il cibo, l’allucinazione, la battaglia a palle di neve, il sospetto, l’ indegnità, l’orgoglio e l’indifferenza; tutti elementi chiave sia nel film che nella sua musica. In questa partitura ci sono le caratteristiche tipiche della musica di Chaplin: i passaggi ad arco scuri e malinconici, gli assoli pieni di colore di oboe e fagotto, l’arpa onnipresente e la pura forza bruta degli ottoni”.

Manifestazione internazionale a cura dalla Fondazione Pergolesi Spontini, il Festival Pergolesi Spontini prosegue fino al 20 dicembre a Jesi, Loreto, Maiolati Spontini, Montecarotto, San Marcello, in un percorso multidisciplinare che abbina musica, cinema, poesia e letteratura con solisti internazionali e artisti di riferimento nei vari generi. Il XIV Festival, dal titolo “Olimpie e Olimpia. Competizione e cimento in musica e non solo”, si collega al riconoscimento di Jesi di Città Europea dello Sport 2014, ed approfondisce nei suoi numerosi eventi i temi del virtuosismo delle voci e degli strumenti, la tensione verso il superamento dei limiti dell’interprete che è propria sia degli artisti che degli sportivi.

IL FILM

Scritto, diretto ed interpretato da Charlie Chaplin nel 1925, il film “La febbre dell’oro” rivisita il mito americano della frontiera, in un racconto che è a uno straordinario punto di equilibrio tra comicità, avventura e poesia. La pellicola riprende lo schema del personaggio umile e bistrattato, ma puro di cuore, che viene premiato e risarcito nel finale. Chaplin accentuò la solitudine del suo personaggio, isolandolo sia nell’infelicità amorosa che nella natura ostile. In questa pellicola il risarcimento, oltre che morale, è anche materiale (grazie al ritrovamento della miniera), ma ciò è tenuto in secondo piano: Giorgia nell’ultima scena accetta l’omino quando lo vede con gli abiti di vagabondo, non perché è diventato un miliardario.

Geniali le riproduzioni e le riprese con i modelli in miniatura della capanna in bilico sul burrone, così come i meccanismi per le sue oscillazioni, con risultati di straordinario realismo. Geniale la tecnica di trasformazione del vagabondo nel pollo immaginario, effettuata tutta in camera di ripresa chiudendo e riaprendo l’obiettivo, per consentire la vestizione e la svestizione del costume, effettuata con maestria dai tecnici e dagli attori. La scena celeberrima in cui cucina e mangia uno scarpone gli riserverà una spiacevole conseguenza e qualche giorno di indisposizione per l’effetto lassativo della liquirizia, di cui era composto lo scarpone, che fu consumata in quantità dato che la scena dovette essere ripetuta più volte. Indimenticabile rimane la scena del ballo con i panini, per la verità presa a prestito da un film del 1917 di Fatty, che fu il primo a presentarla in pubblico. Chaplin però riuscì a caricarla di genialità e poesia con l’effetto che, durante la proiezione, alcune platee di spettatori richiesero per acclamazione la ripetizione della scena, con conseguente interruzione della proiezione per permettere il riavvolgimento della pellicola e la riproiezione.

Queste scene, come quella della lotta contro il vento nella prima parte o quella della capanna che dondola nella seconda, hanno la leggerezza e la perfezione meccanica del balletto, una delle caratteristiche formali più amate in Chaplin.

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