Muti dirige il Concerto delle Fraternità

L’abbraccio delle voci del Festival: il concerto delle fraternità
Palazzo Mauro De André, giovedì 12 luglio, ore 21

Nel segno del tema monastico, della riflessione sulla vocazione alla preghiera, al silenzio e alla meditazione, della ricerca del significato ultimo della fede di cui si nutre il mistero di ogni credo, ‘Ravenna Festival’ approda a un grande e comunitario momento di raccoglimento: è il Concerto delle Fraternità in programma giovedì 12 luglio ore 21 al Palazzo Mauro de André. Luogo di incontro spirituale sotto anche il segno dell’Arte tra comunità monastiche, confraternite, anime votate alla ricerca di sé nella divinità; incontro che nell’universalità del linguaggio musicale trova la suprema espressione intrecciando stili e modalità esecutive solo apparentemente inconciliabili, mettendo a nudo, invece, quei comuni elementi di spiritualità che possono essere la chiave della reciproca comprensione tra popoli e culture diverse. A tenere le fila dell’evento ci sarà Riccardo Muti, sul podio di Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, Orchestra Giovanile Italiana, Stagione Armonica e Coro del Friuli Venezia Giulia diretti da Sergio Balestracci.

Il programma ‘classico’ si aprirà con il ‘Te deum’ di Haydn, seguito da due intense composizioni di Brahms, la ‘Rapsodia’ per contralto (Ekaterina Gubanova), coro maschile e orchestra e lo ‘Schicksalslied’ (Canto del destino) per coro e orchestra, e in chiusura il celeberrimo mottetto ‘Ave Verum Corpus’ per coro, archi e organo di Mozart.

Al più classico dei repertori classici occidentali, affidato a Riccardo Muti e alla tradizione gregoriana a cui attinge il ‘Memorare’ cistercense intonato dal Coro della Fraternità di San Carlo Borromeo, si intrecceranno poi le arcane e plurimillenarie espressioni rituali del canto multifonico dei lama tibetani del monastero di Drepung Loseling, destinato ad “invocare le forze del bene” e l‘ipnotico mantra, del ‘Buddha della compassione’, intonato dalla voce incantatoria della suora nepalese Ani Choying Drolma. Ma anche le vibranti profondità sonore della tradizione cristiana ortodossa fatte rivivere dal Coro Maschile Ortodosso di Mosca e dal Coro serbo bizantino ‘Moisey Petrovich’ di Belgrado. Infine, la tinta aspra e profondamente evocativa della liturgia popolare riassunta nella arcaica complessità del tessuto polifonico dei lamentatori siciliani: quelli di Mussomeli e quelli di Marianopoli, già apprezzati nel concerto d’apertura di questo festival.

Espressioni di fede, di fraternità e di pace, emanazioni di un bisogno di spiritualità che attraversa i confini dello spazio e del tempo: lo stesso che ha tanto spesso nutrito il gesto artistico e compositivo della tradizione musicale occidentale. Come ben testimoniano i brani scelti da Riccardo Muti per questo ‘inno’ alle fraternità, che il maestro dirigerà sul podio delle migliori realtà orchestrali giovanili del nostro paese, la ‘Cherubini’, unita all’Orchestra Giovanile Italiana insieme al coro della Stagione Armonica e a quello del Friuli Venezia Giulia. A partire dal ‘Te Deum in do maggiore Hob XXIIIc’ n. 2 composto alla fine del Settecento su richiesta dell’imperatrice Maria Teresa, da Franz Joseph Haydn: l’inno cristiano di ringraziamento, che una leggenda voleva composto a due mani da Sant’Ambrogio e Sant’Agostino (ma con più verosimiglianza attribuito poi a San Cipriano di Cartagine e più recentemente a Niceta vescovo di Remesiano, alla fine del IV secolo), intonato in un blocco di musica grandiosa, breve ma serrata, in cui l’intimo raccoglimento del fedele si apre al magistero contrappuntistico.

Per poi toccare quella ‘religio’ profondamente umana che attraversa due assoluti capolavori corali di Johannes Brahms: la Rapsodia per contralto, coro maschile e orchestra op. 53, qui affidata alla voce solista di Ekaterina Gubanova, e il ‘Schicksalslied’ (Canto del destino) per coro e orchestra op. 54. Nella prima, composta nel 1869 su versi tratti dal ‘Viaggio in inverno nello Hatz’ di Goethe, Brahms realizza una sorta di introspettivo “salmo profano“ in cui dà voce all’uomo moderno attanagliato in quel ‘male di vivere’ e in quella crisi che da allora fino ai nostri giorni non hanno mai smesso di travagliare la coscienza europea, scandagliandone l’anima in una partitura di straordinaria e lirica drammaticità. Nel secondo, ultimato un paio di anni dopo sui versi della poesia di Friedrich Hölderlin (tratta dall’Hyperion), il tema centrale è l’eterno contrasto tra vita e morte, tra miserie terrene e consolazioni terrestri, il dubbio insanabile dell’uomo che leva gli occhi al cielo alla ricerca di risposte che non gli è dato avere.

Fino al celebre mottetto K 618, ‘Ave verum Corpus’, una fra le ultime pagine di Mozart, composta il 17 giugno del 1791, probabilmente per la festa del Corpus Domini, e sicuramente uno fra i assoluti capolavori della letteratura di ogni tempo, capace di sublimare. Come scrisse Bernhard Paumgartner: “Nel breve ma incommensurabile spazio di 46 battute, l‘immagine dolorosa del crocifisso, gli spasimi dell’agonia, gli orrori della morte si trasfigurano nella pace eterna“.

Il concerto è stato realizzato in collaborazione con Rai 1 (che lo trasmetterà il 22 luglio in seconda serata, in diretta radiofonica su Radio 3) e con il determinante contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e Cassa di Risparmio di Ravenna Spa.

Info 0544 249244 – ravennafestival.org
Biglietti: da 12 euro (10 il ridotto) a 93 euro (85 il ridotto).
Biglietteria serale al Pala De André e ingresso pubblico dalle ore 19
Servizio navetta dalla Stazione: per tutti gli eventi al Pala De André è attivo un servizio di trasporto gratuito, 2 corse (ore 20.15 e 20.30) con rientro al termine dello spettacolo.