La leggenda del grande inquisitore con Orsini

26 e 27 novembre, Arena del Sole, sala Leo de Berardinis

Ore 21

LA LEGGENDA DEL GRANDE INQUISITORE

da I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij

drammaturgia Babina-Capuano-Orsini

con Umberto Orsini e Leonardo Capuano

regia Pietro Babina

scene Federico Babina, Pietro Babina – costumi Gianluca Sbicca- musiche Alberto Fiori

Compagnia Orsini

Info e biglietti 051.2910.910 arenadelsole.it

Quarant’anni dopo il celeberrimo sceneggiato Rai I Fratelli Karamazov, Umberto Orsini torna a vestire i panni di Ivan in un episodio fondamentale del romanzo di Dostoevskij, in cui lo stesso personaggio racconta al fratello Alioscia il proprio romanzo mai scritto: La leggenda del grande Inquisitore. Non si tratta di una rivisitazione o di un’attualizzazione: questo capitolo autonomo viene messo alla prova dalla regia di Pietro Babina e “migrato” in un contesto completamente differente. Ormai invecchiato, Ivan continua a ossessionarsi sui grandi interrogativi che l’uomo si pone: il potere, la libertà, la fede. Un suo giovane doppio, una sorta di Mefisto, lo costringe a un duello verbale serrato su cosa sia meglio per l’uomo: la rischiosa vertigine della libertà oppure il quieto asservimento? «Le parole del Grande Inquisitore – si chiede Orsini – oggi a chi farebbero paura? La chiesa, o l’autorità, o il potere tout-court, agiscono ancora come il vecchio inquisitore sosteneva essere l’unico modo che permettesse agli uomini di essere liberi attraverso la negazione della libertà? Viviamo nella stessa illusione?» Ivan proverà a rispondere a queste domande in una TED conference, il format di conferenze iper-democratico il cui obiettivo è di mettere in rete “idee degne di essere diffuse” per “una più profonda comprensione del mondo”, con «l’effetto di mostrare ironicamente – scrive Babina – lo spettro nascosto della nostra contemporaneità.

«Quando tantissimi anni fa interpretai il ruolo di Ivan Karamazov – racconta Orsini – ebbi un successo che oggi è inimmaginabile. Dopo molto tempo mi era venuta voglia di tornare ai temi di quel romanzo e di pronunciare parte delle parole che costituiscono la zona più incandescente del racconto che Ivan faceva al fratello Alioscia e che è generalmente citato come La leggenda del grande inquisitore. Assieme a Pietro Babina e a Leonardo Capuano abbiamo immaginato un Ivan sopravvissuto all’immagine che il romanzo ci offriva e che, in un tempo fuori dal tempo, viene continuamente interrogato e perseguitato da un personaggio che potrebbe essere anche una proiezione della sua delirante fantasia, dei suoi sensi di colpa, del desiderio di punizione, del radicato disprezzo per l’umanità intera, della sua paura di confrontarsi con la propria giovinezza così faustianamente invocata e respinta. Ne è uscito uno spettacolo che cerca di staccarsi dai Karamazov toccandone però i temi di fondo: il delitto, la perversione, la negazione della fede e la sfiducia che l’uomo di oggi possa gestire la propria libertà così pesantemente minacciata dalla politica e dalla religione».

Nella parte iniziale dello spettacolo non viene pronunciata alcuna parola. Una partitura precisissima di movimenti racconta una relazione che sembra essere sospesa in un tempo e in un’epoca indefinibili. Un’eco lontana di un vissuto che si mostra in modo enigmatico. Allo stesso tempo ci introduce all’essenza dei personaggi, un’essenza spettrale, inquieta.