IL RITORNO DI ULISSE IN PATRIA

17*,19, 21, 23, 26, 28, 30 settembre 2011

*prova genereale ore 19

Tragedia di lieto fine in un prologo e tre atti
Libretto di Giacomo Badoaro

Musica di

(Copyright e Edizione: Bärenreiter-Verlag, Kassel;
rappr. per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano)

Edizione ‘Urtext’ di Rinaldo Alessandrini

Nuova produzione Teatro alla Scala

in coproduzione con Opéra National de Paris

CLAUDIO MONTEVERDI

Direttore RINALDO

Regia, scene e luci

Collaboratore alla regia GIUSEPPE FRIGENI
Collaboratore alle scene SERGE VON ARX
Costumi JACQUES REYNAUD
Collaboratrice ai costumi YASHI TABASSOMI
Lighting designer AJ WEISSBARD
Drammaturgia ELLEN HAMMER

direttore
ALESSANDRINI

regia
ROBERT WILSON

Personaggi e interpreti

L’humana fragilità / Primo Feacio Andrea Arrivabene
Il Tempo / Nettuno Luigi De Donato
La Fortuna / Melanto Monica Bacelli
Amore / Minerva Anna Maria Panzarella
Penelope Sara Mingardo
Ericlea   Marianna Pizzolato
Eurimaco / Secondo Feacio Mirko Guadagnini
Giove / Anfinomo  Emanuele D’Aguanno
Terzo Feacio / Antinoo  Salvo Vitale
Ulisse   Furio Zanasi
Eumete   Luca Dordolo
Iro Gianpaolo Fagotto
Telemaco  Leonardo Cortellazzi
Pisandro  Krystian Adam
Giunone   Raffaella Milanesi

Date:

Lunedì 19 settembre 2011 ore 20 ~ prima rappresentazione turno F

Mercoledì 21 settembre 2011 ore 20 ~ turno B

Venerdì 23 settembre 2011 ore 20 ~ turno C

Lunedì 26 settembre 2011 ore 20 ~ turno A

Mercoledì 28 settembre 2011 ore 20 ~ turno E

Venerdì 30 settembre 2011 ore 20 ~ turno D

Prezzi: da 187 a 12 euro

Infotel 02 72 00 37 44

IL SOGGETTO
di Claudio Toscani

Prologo
L’Umana Fragilità, soggetta al Tempo, alla Fortuna e all’Amore, deplora la sua condizione mortale.

Atto I
Nel palazzo reale di Itaca, Penelope confida a Ericlea, vecchia nutrice di Ulisse, il suo dolore per la lunga
assenza dello sposo (lamento “Di misera regina”). L’ancella Melanto e il suo amante Eurimaco cantano
l’amore che li unisce; sperano che la regina scelga presto un nuovo sposo, per potersi abbandonare
liberamente alla loro passione. Nettuno, irato con Ulisse perché ha accecato suo figlio Polifemo, intende
punire i Feaci per aver aiutato l’eroe e ottiene da Giove l’autorizzazione alla vendetta. Sulla spiaggia di Itaca
sbarcano i Feaci che, dopo avervi deposto Ulisse dormiente, riprendono il mare intonando una canzonetta
(“In questo basso mondo”). Nettuno muta la loro nave in scoglio. Ulisse si desta e, ritrovandosi solo su una
spiaggia sconosciuta, rimprovera gli dei e i Feaci d’averlo abbandonato.
Gli appare Minerva, sotto le spoglie di un pastorello; la dea gli rivela che si trova a Itaca e si fa riconoscere.
Gli indica poi come compiere la sua vendetta: travestito da vecchio mendicante si recherà alla reggia, dove
potrà rendersi conto delle mire dei Proci e della fedeltà di Penelope. La dea invita infine Ulisse a recarsi
presso la fonte Aretusa per incontrare il suo vecchio servitore Eumete e per attendervi il ritorno del figlio
Telemaco. Al palazzo reale Melanto tenta invano di convincere Penelope a dimenticare Ulisse e ad accettare
le offerte dei pretendenti. Eumete, solo presso la fonte, compiange il destino dei re ed elogia la semplice
vita agreste (“Colli, campagne e boschi!”). Lo raggiunge Iro, il parassita della corte di Itaca, che lo deride.
Compare infine Ulisse, negli abiti di un vecchio mendicante; chiede ospitalità a Eumete e gli annuncia
misteriosamente il prossimo ritorno del suo padrone.

Atto II
Condotto da Minerva giunge a Itaca Telemaco, di ritorno da Sparta dove si è recato a cercare notizie
del padre. Lo accoglie Eumete, emozionato, che lo informa sulla premonizione del misterioso ospite.
Telemaco e Ulisse restano soli: il padre riprende le sue vere sembianze e si fa riconoscere dal figlio. I due
si abbandonano alla gioia d’essersi ritrovati (“O padre sospirato!”). Nel palazzo reale, Melanto si lamenta
dell’inflessibilità di Penelope e decide, da parte sua, di dedicarsi alle gioie dell’amore. Intanto i Proci fanno
nuove offerte di matrimonio a Penelope (“Ama dunque, sì, sì”), che rifiuta sdegnosamente. Giunge a palazzo
Eumete, che annuncia a Penelope l’arrivo del figlio e l’imminente ritorno di Ulisse. I Proci, resi inquieti dalla
notizia, progettano di uccidere Telemaco; ma li dissuade un’aquila che vola sopra il loro capo, presagio di
sventura.
Ulisse, rimasto solo in un bosco, vede comparire Minerva, che gli assicura nuovamente la sua protezione
e lo informa che ispirerà a Penelope l’idea della gara con l’arco, grazie alla quale Ulisse potrà uccidere i
Proci. Scomparsa la dea, Eumete giunge di ritorno dal palazzo e racconta a Ulisse che il solo suo nome ha
gettato nel terrore i pretendenti. Nella reggia, Telemaco racconta alla madre del suo viaggio a Sparta e del
suo incontro con Elena di Troia. Penelope è irritata dalla descrizione della bellezza di Elena, ma Telemaco
la mette a parte della felice premonizione da lei formulata. Giungono a corte Eumete e il finto mendicante;
questi suscita il risentimento di Iro, che teme un rivale. La zuffa tra i due si risolve con la vittoria di Ulisse.
La regina propone ai pretendenti la prova dell’arco, che nessuno riesce a tendere. Vi riesce invece il finto
mendicante, che con quell’arma inizia la strage dei Proci.

Atto III
Iro, terrorizzato, descrive il massacro appena compiuto. Melanto invita la regina, che si lamenta della
sua sorte, a vendicare la strage. Eumete rivela a Penelope la vera identità del mendicante, ma si scontra
con lo scetticismo della regina, che neppure Telemaco riesce a convincere. Minerva persuade Giunone
a intercedere presso Giove perché plachi il furore del dio del mare e metta fine alle peripezie di Ulisse.
Convinto da Giove, Nettuno accorda il suo perdono. Intanto nella reggia di Itaca Eumete e Telemaco
tentano sempre, invano, di convincere l’incredula regina. Compare infine Ulisse, nelle sue vere sembianze,
ma Penelope è ancora riluttante. Solo la descrizione del drappo nuziale, noto unicamente a loro due, la

convince dell’identità del suo sposo. Ulisse e Penelope danno libero sfogo alla gioia del ricongiungimento
(“Illustratevi o cieli”).

L’OPERA IN BREVE
di Claudio Toscani

La prima opera scritta da Monteverdi per un teatro di Venezia, all’epoca in cui nella città lagunare andava
consolidandosi il sistema dei teatri pubblici a pagamento, segna una distanza enorme dall’Orfeo, la favola
pastorale dal semplice intreccio preparata tanti anni prima per la corte di Mantova.
Il ritorno di Ulisse in patria è un’opera dall’ordito complesso, ricca di trame secondarie, che preannuncia
gli sviluppi della futura “opera seria” facendo appello al virtuosismo canoro e a forme chiuse convenzionali.
Un’opera barocca a pieno titolo, insomma. Il libretto fu preparato da Giacomo Badoaro, amico di
Monteverdi e membro dell’Accademia degli Incogniti, mediante la trasposizione fedele degli ultimi undici
canti dell’Odissea. L’opera andò in scena nel 1640 al teatro veneziano dei Santi Giovanni e Paolo; fu subito
ripresa a Bologna e fece ritorno a Venezia l’anno successivo, il 1641. Le fonti, lacunose, ci lasciano incerti
sulla reale consistenza di queste rappresentazioni. Della partitura è sopravvissuto un solo manoscritto,
conservato a Vienna, che presenta peraltro cospicue differenze rispetto alla dozzina di libretti manoscritti
pervenutici (a cominciare dal fatto che la partitura è in tre atti, i libretti in cinque).
La capacità monteverdiana di muovere gli affetti grazie alla rappresentazione di personaggi reali,
profondamente umani, trova in quest’opera la sua massima espressione. Le figure che agiscono sulla scena
sono tratteggiate individualmente, dal librettista innanzitutto ma ancor più dal compositore. Ognuna di esse
parla, agisce e si esprime vocalmente nei modi più adatti al suo rango e al suo carattere. Le divinità e i
personaggi nobili, come Ulisse e Penelope, comunicano nello stile ‘alto’ e tragico del recitativo severo o del
canto melismatico. L’ancella Melanto e il suo amante Eurimaco prediligono invece le facili canzonette.
Antinoo, uno dei pretendenti, adotta un canto ricco di sbalzi che ne rivela sì la condizione sociale elevata, ma
anche la degenerazione morale. Lo stile vocale del pastore Eumete, che compie l’apologia della vita agreste,
ne rende manifesta la condizione sociale inferiore, ma anche la profonda civiltà (senza contare che nelle sue
parole si avvertono echi della polemica anticortigiana e antimonarchica presente in molti altri libretti messi
in musica per i teatri della Serenissima). Ma il registro stilistico adottato di volta in volta dai personaggi è
anche funzionale al racconto. Così si spiega il fatto che un personaggio abbandoni talvolta il suo registro
abituale per abbracciarne un altro. Al primo incontro di Ulisse con Minerva sotto mentite spoglie, l’eroe vede
venire verso di sé un pastorello: gli si rivolge dunque con un canto che è la parodia di un’umile canzonetta; e
nello stesso stile gli risponde la dea travestita. Ma non appena Ulisse comincia a parlare tra sé e sé, e ancor
più quando Minerva gli rivela la sua vera identità, il suo canto assume toni ben diversi: gli stessi che adotta
la dea, una volta che ha abbandonato la finzione, facendo proprio uno stile vocale nobilmente elevato e
fiorito. Anche i personaggi umili, del resto, possono mutare il loro stile di canto abituale in un altro. Quando
l’ancella Melanto tenta di convincere Penelope a concedersi a un nuovo amore, si innalza allo stesso stile
espressivo che la regina ha adottato nel suo lamento. L’umanità dei personaggi, le loro reazioni emotive, il
loro adattarsi alle situazioni drammatiche non fanno che amplificare il potere espressivo dell’opera
monteverdiana.
Il ritorno di Ulisse in patria è un vero dramma in musica: le strutture elaborate, che puntano all’effetto
scenico, gli ampi mezzi musicali sono posti al servizio del dramma, in funzione del quale ogni sezione della
partitura giustifica se stessa e la sua forma. La musica non è dunque pura e astratta costruzione destinata
a sedurre l’orecchio, ma assume su di sé una funzione ‘rappresentativa’; ciascun personaggio – qui stanno
l’intuizione fondamentale del teatro in musica, e la modernità della partitura monteverdiana – si investe
di ciò che canta, esprimendosi in quanto personalità autonoma. Una concezione simile richiede, per forza
di cose, un linguaggio musicale realistico. Ecco perché nel Ritorno di Ulisse in patria la distinzione tra
recitativo e aria è poco sensibile: l’uno trapassa frequentemente nell’altra e viceversa; inoltre il recitativo è
ricco di momenti lirici, o di stacchi ritmici e incisivi che prendono il via quando il testo suggerisce una più
alta temperatura emotiva, per ricadere poi nella declamazione libera. Si realizza, in questo modo, l’antica
utopia della parola e della musica che si legano indissolubilmente nell’espressione degli affetti.

RINALDO ALESSANDRINI

Clavicembalista, organista e fortepianista, oltre che fondatore e direttore dell’ensemble Concerto Italiano, è da oltre vent’anni sulla scena internazionale della musica barocca, preclassica e classica, privilegiando nelle scelte del suo repertorio la produzione italiana, e cercando di riattribuire alle esecuzioni tutte quelle caratteristiche di cantabilità e di mobile espressività che furono proprie dello stile italiano dei secoli XVII e XVIII. Ha inoltre una intensa attività solistica ed è ospite di festival in tutto il mondo: negli USA, in Canada, in Giappone oltre che in Europa.
Tra le città che lo hanno ospitato regolarmente alla guida di Concerto Italiano: Utrecht (Oude Muziek Festival), Rotterdam, Anversa, Londra (Lufthansa Festival, Queen Elisabeth Hall), Edimburgo (Edinburgh Festival), Aldeburgh, Glasgow, Vienna (Konzerthaus), Graz (Styriarte), Amsterdam (Concertgebouw), Bruxelles, Madrid, Barcellona (Festival de Música Antigua, Palau de la Música), Valencia, Bilbao, Siviglia, San Sebastián, Salamanca, Santander, Oslo (Chamber Mùsic Festival), Bergen, Vantaa, Turku, Parigi (Cité de la Musique, Théâtre de la Ville), Beaune, Lione, Montpellier (Festival de Radio France), Metz (Arsenal), Ambronay, Saintes, Colonia (Conservatorio e WDR), Stoccarda, Darmstadt, Roma (Accademia di Santa Cecilia, Accademia Filarmonica Romana), Milano, Ravenna, Ferrara, Torino, Spoleto (Festival dei Due Mondi), Palermo (Festival Scarlatti), Istanbul, Tel Aviv, Gerusalemme, Varsavia,
Buenos Aires (Teatro Colón), Rio de Janeiro (Teatro São Paulo), New York (Metropolitan Museum, Lincoln Center),
Washington (Library of Congress), Tokyo.
Nominato Principal Guest Conductor della Norske Opera di Oslo (gennaio 2007), è spesso impegnato come direttore
ospite di orchestre sinfoniche quali l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, l’Orchestra Sinfonica della Ciudad
de Granada, la Detroit Symphony Orchestra, la Scottish Chamber Orchestra, la Northern Symphonia, l’Orchestra
of the Age of the Enlightenment, la Boston Handel & Haydn Society, la Freiburger Barockorchester, l’Orchestre
Symphonique de La Monnaie di Bruxelles, la Philharmonia Baroque Orchestra di San Francisco, la Royal Liverpool
Philharmonic di Liverpool, l’Orchestra Filarmonica Toscanini di Parma e l’Orquesta Nacional de España di Madrid.
Fra i successi delle passate stagioni si annoverano le direzioni di Semele di Händel (Festival di Spoleto), Catone in
Utica di Vinci (Lugo Opera Festival), L’incoronazione di Poppea (Welsh National Opera, Opera di Francoforte, Teatro
Valli di Reggio Emilia, Teatro Comunale di Bologna, Opéra du Rhin), L’isola disabitata di Jommelli (Accademia
Filarmonica Romana e Teatro dell’Opera di Roma), L’Olimpiade di Vivaldi (Teatro Rendano di Cosenza), La serva
padrona di Pergolesi (Freiburg Konzerthaus), Alcina di Händel (Liceu di Barcellona), Artaserse di Hasse (Lugo Opera
Festival), Le nozze di Figaro di Mozart (Welsh National Opera), Giulio Cesare di Händel (Teatro Real di Madrid,
Teatro Comunale di Bologna, Norske Opera), Amadigi di Händel (Teatro San Carlo di Napoli, Festival di Edimburgo),
Zaide di Mozart (Festival Mozart di La Coruña) e Il trionfo del tempo e del disinganno (Queen Elisabeth Hall a
Londra).
Nel luglio 2005, presso il Teatro Liceo di Salamanca, ha firmato la regia e la direzione musicale di un nuovo
allestimento dell’Incoronazione di Poppea. Tra le ultime produzioni dell’ensemble ricordiamo Theodora di Händel
(Salamanca e Bilbao), La Vergine dei dolori di Scarlatti (Napoli), i Vespri solenni per la festa dell’Assunzione della
Vergine di Vivaldi (Siena e Ambronay). Fra gli altri impegni ricordiamo Il ritorno di Ulisse in patria e La clemenza
di Tito alla Welsh National Opera e alla Norske Opera di Oslo, La Vergine dei dolori alla Monnaie di Bruxelles e alla
Cité de la Musique di Parigi, Giulio Cesare di Händel, L’Orfeo alla Norske Opera di Oslo, L’incoronazione di Poppea
al Grand Théâtre de Bordeaux, Juditha Triumphans a Madrid con l’Orquesta Nacional de España, Die Entführung aus
dem Serail alla Welsh National Opera di Cardiff, Stabat Mater di Pergolesi all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di
Roma.
Fra i successi della stagione 2010-11 si segnalano le direzioni del Messiah di Händel con la Portland Baroque
Orchestra, alla Norske Opera di Oslo e al Kennedy Center di Washington con la National Symphony Orchestra,
L’inimico delle donne di Galuppi all’Opéra Royal de Wallonie de Liège, Die Entführung aus dem Serail all’Opéra du
Rhin de Strasbourg.
Fra i suoi prossimi impegni: L’incoronazione di Poppea al Teatro alla Scala, Semele con la Canadian Opera Company
a Toronto, L’Orfeo, Il ritorno d’Ulisse in patria e L’incoronazione di Poppea all’Opéra National de Paris. Salirà inoltre
sul podio della Handel & Haydn Society Orchestra di Boston, dell’Orchestra “A. Toscanini” di Parma, dell’Orchestra
Sinfonica della RAI di Torino, della San Francisco Symphony Orchestra e della Seattle Symphony Orchestra.
La sua vastissima discografia – che comprende sia il repertorio italiano, sia quello di scuola tedesca – gli ha valso
numerosi riconoscimenti da parte della critica discografica (tra cui il Grand Prix du Disque, il Premio della Critica
Discografica Tedesca, nonché ben tre Gramophone Award con Concerto Italiano). Ancora con Concerto Italiano
ha inciso recentemente un recital rossiniano (con Maria Bayo), La Senna festeggiante, Le quattro stagioni, l’opera
L’Olimpiade, la monumentale ricostruzione dei Vespri di Vivaldi, i Vespri di Monteverdi e i Concerti Brandeburghesi
di Bach. La sua incisione dell’Orfeo monteverdiano (2007) ha vinto il Diapason d’oro e il Preis der Deutschen
Schallplattenkritik.
Nel 2003 è stato nominato, dal Ministro francese della Cultura, Chevalier dans l’ordre des Artes et des Lettres ed è stato
insignito del Premio Abbiati per l’intensa attività svolta assieme all’ensemble Concerto Italiano. È inoltre accademico
dell’Accademia Filarmonica Romana.
È curatore dell’edizione critica, in corso di pubblicazione presso l’editore Bärenreiter, delle maggiori opere di
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Monteverdi: L’Orfeo, Il ritorno di Ulisse in patria, L’incoronazione di Poppea e Vespro della Beata Vergine (1610).
Un suo libro dal titolo Monteverdiana è stato pubblicato in Francia (2004) e in Italia (2006).

ROBERT WILSON

Il New York Times lo ha definito “una pietra miliare nel mondo del teatro sperimentale”. I suoi lavori
utilizzano diverse tecniche artistiche, integrando in un tutt’uno movimento, danza, luce, design, scultura,
musica, drammaturgia… I suoi spettacoli sono di grande impatto estetico e carichi di emozioni e hanno
raccolto consensi da parte del pubblico e della critica in tutto il mondo.
Numerosi i premi e le onoreficenze ricevute, tra cui: due premi Guggenheim Fellowship (1971 e 1980), un
premio Rockefeller Foundation Fellowship (1975), la nomination al Pulitzer per il teatro
(1986), il Leone d’Oro per la scultura alla Biennale di Venezia (1993), il Dorothy and Lillian Gish alla
carriera (1996), il Premio Europa di Taormina Arte (1997), la nomina all’American Academy of Arts and
Letters (2000), il National Design alla carriera (2001), la nomina a Commandeur des arts et des letters
(2002), la Medaglia per le Arti e le Scienze dalla Città di Amburgo (2009) e il Hein Heckroth per la
scenografia (2009).
Nato a Waco (Texas), ha frequentato l’University of Texas e nel 1963 si è trasferito a New York per studiare
architettura e design al Pratt Institute di Brooklyn. Ha poi studiato pittura con George McNeil a Parigi e ha
lavorato con l’architetto Paolo Solari in Arizona.
Nel 1968 aveva riunito un gruppo di artisti noto come The Byrd Hoffman School of Byrds, e ha firmato i
suoi primi lavori, tra cui The King of Spain (1968), Deafman Glance (1970), The Life and Times of Joseph
Stalin (1973) e A Letter for Queen Victoria (1974). Considerato una delle figure
più interessanti della vivace avanguardia a Manhattam, ha rivolto la sua attenzione all’opera e, con Philip
Glass, ha realizzato la monumentale Einstein on the Beach (1976), che ha riscosso successo in tutto il mondo
e ha cambiato le convenzionali concezioni di una forma d’arte ormai in declino.
Dopo Einstein, ha lavorato con sempre maggior frequenza nei teatri europei di prosa e d’opera. In
collaborazione di noti scrittori e interpreti, ha ideato memorabili produzioni che vengono presentate al
Festival d’Automne di Parigi, alla Schaubühne di Berlino, al Thalia Theater di Amburgo e al Festival di
Salisburgo. Alla Schaubühne mette in scena Death Destruction & Detroit (1979) e Death Destruction &
Detroit II (1987), e al Thalia innovativi musical come The Black Rider (1991) e Alice (1992). Ha utilizzato il
suo linguaggio fuori dagli schemi anche nelle opere di repertorio come Parsifal di Wagner (Amburgo, 1991
e Houston, 1992), Die Zauberflöte di Mozart (Parigi, 1991), Madama Butterfly di Puccini (Parigi, 1993),
Lohengrin di Wagner (New York, 1998). Recentemente ha completato I La Galigo, nuova produzione basata
su un poema epico indonesiano, andata a lungo in tournée e presentata al Lincoln Center Festival nell’estate
del 2005. Continua a proporre i suoi allestimenti più celebri, come The Black Rider (Londra, San Franciso,
Sydney), The Temptation of St. Anthony (New York, Barcellona), Erwartung di Schönberg (Berlino),
Madama Butterfly (Bol’šoj di Mosca, Los Angeles Opera, Het Muziektheater di
Amsterdam) e Der Ring des Nibelungen di Wagner (Châtelet di Parigi). Per il Berliner Ensemble ha firmato
di recente due produzioni: L’opera da tre soldi di Brecht/Weill e i Shakespeare’s Sonnets su musica di Rufus
Wainwright; entrambe portate al Festival di Spoleto e in tournée internazionale.
Sta curando la regia delle opere monteverdiane per il Teatro alla Scala e il Palais Garnier di Parigi. L’Orfeo
ha debuttato sul palcoscenico del Piermarini nel settembre 2009.
Anche se principalmente noto per i suoi lavori teatrali, la sua attività creativa è profondamente legata al
mondo dell’arte contemporanea: disegni, creazioni di design e installazioni sono state esposti in musei e
gallerie di tutto il mondo. Il Centre Georges Pompidou di Parigi e il Museum of Fine Arts di Boston gli
hanno dedicato ampie retrospettive. Ha realizzato installazioni per lo Stedelijk Museum di Amsterdam, per
Clink Street Vaults di Londra e per i Guggenheim di New York e di Bilbao. Il suo straordinario tributo al
lavoro di Isamu Noguchi è stato recentemente presentato al Seattle Art Museum e la retrospettiva dedicata
a Giorgio Armani dal Guggenheim è stata poi presentata a Londra, Roma e Tokyo. Nel 2007 la Galleria
Paula Cooper e Phillips de Pury & Co a New York ha presentato la sua ultima avventura artistica, VOOM
Portraits, una galleria di ritratti che include personaggi come Gao Xingjian, Winona Ryder, Mikhail
Baryshnikov e Brad Pitt. La mostra è stata poi presentata al Tribeca Film Festival (2006), al Montreal Film
Festival (2008) e in gallerie e musei a Los Angeles, Napoli, Mosca, Singapore, Graz, Milano, Amburgo e
nei prossimi anni proseguirà la sua tournée. I suoi disegni, i suoi video e le sue sculture sono conservati in
collezioni private e musei in tutto il mondo. È rappresentato dalla Galleria Paula Cooper di New York.

Ogni estate ospita studenti e artisti affermati provenienti da tutto il mondo per l’International Summer
Arts Program al Watermill Center di Long Island, un laboratorio interdisciplinare dedicato a diversi àmbiti
artistici e umanistici. Nel 2006 il Watermill Center ha inaugurato un nuovo edificio, costruito sui suoi terreni,
che comprende spazi per le prove, dormitori e aree residenziali e che ha presentato una programmazione per
tutto il corso dell’anno.

THE WATERMILL CENTER

Watermill è un laboratorio di creatività fondato da Robert Wilson come luogo dedicato ad artisti giovani ed
emergenti di tutto il mondo al fine di esplorare nuove idee. Watermill attinge da tutte le arti e culture come
pure dalle scienze sociali, umane e naturali. È una comunità globale di artisti dove vivere e lavorare insieme
tra la vasta collezione di arte e manufatti è al centro dell’esperienza. Watermill intende essere un porto per
una nuova generazione di artisti, sostenendo il loro lavoro in un network di istituzioni internazionali che
accolgono nuovi approcci interdisciplinari.
Molti dei più celebri artisti del mondo hanno frequentato Watermill, fra loro: Trisha Brown, David Byrne,
Lucinda Childs, Philip Glass, Isabelle Huppert, Jeanne Moreau, Lou Reed, Miranda Richardson, Dominique
Sanda, Susan Sontag e lo stesso Robert Wilson. Teatri e musei di tutto il mondo hanno realizzato numerosi
progetti inizialmente sviluppati al Watermill Center.
Nell’estate del 2007 Robert Wilson ha sviluppato il progetto per la trilogia monteverdiana per il Teatro alla
Scala e negli anni successivi ha lavorato alla messa in scena di L’Orfeo e Il ritorno di Ulisse in patria con
giovani interpreti e artisti provenienti da tutto il mondo.
Dice Jessye Norman: “Watermill è la migliore idea per trovare un luogo nel mondo delle arti da quando
Pierre Boulez ha creato l’Ircam a Parigi. Le particolari qualità e lo spirito di Robert Wilson forniscono solide
basi per una nuova visione della creazione e della realizzazione di tutto ciò che noi consideriamo teatro,
combinando ogni aspetto delle arti in un’ottica innovativa”.
La Byrd Hoffman Water Mill Foundation gestisce e coordina i programmi artistici del Watermill Center
che, a sua volta, ha stretto legami con istituzioni culturali ed educative sia locali sia internazionali. I suoi
programmi artistici sono finanziati dal generoso supporto di singoli individui, fondazioni, corporazioni e
istituzioni statali.
Le nuove strutture del Watermill Center sono state inaugurate nel luglio 2006 e da allora viene offerta
una vasta gamma di programmi e di attività tutto l’anno. In occasione del noto International Summer Arts
Program, Wilson invita 60-80 artisti provenienti da oltre 25 Paesi (fino a 48) per 4-5 settimane di intenso
approfondimento creativo.
Ogni giorno vi sono workshop con Wilson e i suoi collaboratori, dedicati a nuovi progetti che toccano ogni
àmbito artistico. I partecipanti sviluppano i propri lavori sotto la guida di Wilson. Una serie di conferenze
completa l’ampio programma. Lo scopo è quello di dare ai giovani artisti emergenti tempo e spazio per
creare nuove opere originali in tutti i campi dell’arte e delle relative discipline e di offrire loro un network di
istituzioni associate, di artisti ed ex allievi per supportarli nel loro sviluppo artistico e professionale.
Per i programmi Center’s Fall and Spring Residency, che hanno luogo da settembre a giugno, una
commissione di alto profilo di professionisti nelle arti e nelle discipline umanistiche – tra cui Wilson, Marina
Abramovic, Alanna Heiss, Albert Maysles, Gérard Mortier, John Rockwell, Jonathan Safran Foer, Richard
Sennett, Nike Wagner e altri – seleziona oltre 15 gruppi, singoli artisti e studiosi residenti per elaborare le
loro creazioni.
I soggiorni al Watermill Center sono completati da programmi educativi con le scuole e altre istituzioni,
eventi pubblici come prove aperte e conferenze, seminari e simposi, e visite guidate del palazzo e del parco.
Daria Martin, video-artista attiva a Londra, scrive della sua esperienza al Watermill: “Siamo incoraggiati a
usare lo spazio come lo riteniamo più opportuno, ogni volta che ci si adatta… Abbiamo apprezzato anche
la libertà di poter girare tra l’incredibile collezione di oggetti di Robert Wilson, senza l’impedimento di
vetri protettivi – queste statue aggiungono una texture provocatoria ai pensieri e al lavoro… La pace e la
tranquillità qui è polvere d’oro. Dalla possibilità di guardare il proprio passato derivano pensieri come in una
meditazione”.

Per ricevere il programma estivo del workshop con Robert Wilson o dei soggiorni d’autunno e di primavera,
vedere il sito watermillcenter.org
Per ulteriori informazioni contattare il Direttore Jorn Weisbrodt, a New York (tel. 212.253.7484 ext. 11 – fax 212.967.1703 – jorn.weisbrodt@robertwilson.com).