Francesco Meli debutta nel Trovatore

Il trovatore di Giuseppe Verdi

Venerdì 2 dicembre 2011 alle ore 19.00 (turno A), penultimo appuntamento della Stagione lirica e di balletto 2011, andrà in scena al Teatro La Fenice Il trovatore di Giuseppe Verdi, terza e ultima tappa della trilogia popolare verdiana che la Fondazione Teatro La Fenice ha proposto integralmente in occasione dei 150 anni dell’unità d’Italia.
Il trovatore, dramma in quattro parti su libretto di Salvadore Cammarano tratto dal dramma spagnolo El trovador di Antonio García Gutiérrez, andò in scena per la prima volta al Teatro Apollo di Roma il 19 gennaio 1853, due anni dopo Rigoletto e due mesi prima della Traviata, e conobbe uno strepitoso successo, destinato ad accrescersi negli anni seguenti e per tutto l’Ottocento.
L’opera verrà proposta in un nuovo allestimento coprodotto dalla Fondazione Teatro La Fenice con la Fondazione Teatro Regio di Parma (dove la produzione ha debuttato nell’ottobre 2010), con la regia di Lorenzo Mariani, le scene e i costumi di William Orlandi e le luci di Christian Pinaud. Riccardo Frizza dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice (maestro del Coro Claudio Marino Moretti) e un cast formato da Franco Vassallo in alternanza con Vitaliy Bilyy nel ruolo del conte di Luna, María José Siri in alternanza con Kristin Lewis in quello di Leonora, Veronica Simeoni in alternanza con Anna Maria Chiuri in quello di Azucena, Francesco Meli (all’atteso debutto nel ruolo) in alternanza con Stuart Neill in quello di Manrico e Giorgio Giuseppini in alternanza con Ugo Guagliardo in quello di Ferrando. Gli artisti del Coro Antonella Meridda e Anna Maria Braconi, Carlo Mattiazzo e Cosimo D’Adamo, Salvatore Giacalone ed Enzo Borghetti, Domenico Altobelli e Giovanni Deriu interpreteranno i ruoli di Ines, Ruiz, di un vecchio zingaro e di un messo.
La prima di venerdì 2 dicembre 2011 sarà seguita da sette repliche, sabato 3 (fuori abbonamento) e domenica 4 (turno B) alle ore 15.30, martedì 6 (turno D), mercoledì 7 (turno E) e venerdì 9 (fuori abbonamento) alle 19.00, sabato 10 (turno C) e domenica 11 (fuori abbonamento) alle 15.30.

Il trovatore è uno dei tre grandi capolavori (assieme a Rigoletto e alla Traviata) con i quali Giuseppe Verdi (1813-1901) raggiunse la piena maturità artistica e fu riconosciuto come il massimo compositore italiano dell’Ottocento.
Andata in scena al Teatro Apollo di Roma il 19 gennaio 1853, due anni dopo Rigoletto e due mesi prima della Traviata, l’opera conobbe uno strepitoso successo, destinato ad accrescersi negli anni seguenti e per tutto l’Ottocento. La sua trama, tratta da un dramma spagnolo del 1836, El trobador di Antonio García Gutiérrez, si basa sul tradizionale triangolo tenore-soprano-baritono, ma presenta un personaggio eccentrico e anticonvenzionale tipicamente verdiano (parallelo a quelli del buffone Rigoletto e della prostituta Violetta) di grande potenza drammatica: la zingara Azucena, mezzosoprano, perno di un’allucinata azione parallela sospesa fra passato e presente.
Al centro della vicenda, ambientata nella Spagna quattrocentesca, vi è la rivalità politica e amorosa fra il potente conte di Luna e il trovatore Manrico, figlio di Azucena, innamorati entrambi di Leonora, dama della regina d’Aragona. A questa vicenda, che si conclude tragicamente con il suicidio di Leonora nell’inutile tentativo di salvare Manrico, che viene giustiziato dal conte di Luna, si affianca la progressiva rivelazione di un orribile antefatto: l’uccisione, quindici anni prima, del fratello minore del conte rapito neonato e gettato nel fuoco da una zingara determinata a vendicare la morte sul rogo della madre, accusata di stregoneria. Sfuggita alle ricerche, la zingara viene ora riconosciuta in Azucena, che il conte è ben felice di poter finalmente incarcerare, anche in odio al rivale Manrico, di lei figlio. Ma frammentariamente emerge dalla zingara un altro racconto di quell’orribile notte di vendetta: turbata da atroci visioni dell’agonia materna, per un tremendo errore gettò nel fuoco il proprio figlioletto anziché quello del conte, che allevò come proprio tacendone a tutti l’identità. La decapitazione di Manrico nelle ultime battute dell’opera è così seguita dalla rivelazione di Azucena al conte di Luna: «Egli era tuo fratello!» e «Sei vendicata, o madre!».
Vicenda notturna, solcata da bagliori di fuoco («Stride la vampa», «Di quella pira»), l’azione drammatica del Trovatore, fondamentalmente statica e caratterizzata da ampie sezioni di racconto e di evocazione, si sublima costantemente in un gesto musicale fra i più felici per ricchezza melodica e raffinatezza di scrittura. Opera di grande lirismo, con un protagonista poeta ancor prima che guerriero – ultimo grande esempio di tenore lirico di estrazione donizettiana che assume tratti eroici e appassionati del tutto nuovi –, Il trovatore accosta una grande eleganza musicale, dalla scrittura a tratti quasi schubertiana e l’orchestrazione di straordinaria precisione evocativa, a una fantasia melodica straripante che ne fa l’opera più melodicamente bella, coinvolgente e ricca dell’intera trilogia.