Dopo Lugo e Bologna la Duchessa di Pizzi anche a Venezia

Powder Her Face di Thomas Adès al Teatro Malibran

Venerdì 27 aprile 2012 alle ore 19.00 (turno A), sestoappuntamento della stagione lirica 2012, il Teatro Malibran ospiterà la prima veneziana di Powder Her Face, opera da camera in due atti op. 14 del compositore britannico Thomas Adès su un libretto di Philip Hensher ispirato alla tragica parabola della scandalosa vita di Margaret Campbell duchessa di Argyll (1912-1993), andata in scena per laprima volta al Cheltenham Music Festival il 1 luglio 1995.

L’opera di Adès sarà proposta a Venezia in un allestimento del Teatro Comunale di Bologna e del Teatro Rossini di Lugo di Romagna, andato in scena a Lugo nell’aprile 2010 e a Bologna nel novembre dello stesso anno.

Pier Luigi Pizzi ne firma regia, scene e costumi, Vincenzo Raponi le luci, Roberto Pizzuto i movimenti coreografici. Philip Walsh dirige l’Orchestra del Teatro La Fenice e un cast formato da Olga Zhuravel nel ruolo della Duchessa, Zuzana Marková in quello della cameriera (anche amica, amante del Duca, ficcanaso e giornalista), Luca Canonici in quello dell’elettricista (anche gigolò, cameriere, ficcanaso e fattorino), Nicholas Isherwood in quello del direttore dell’hotel (anche Duca, addetto alla lavanderia, ospitedell’hotel e giudice).

La realizzazione dell’opera a Venezia è stata possibile grazie al generoso supporto della Fondazione Amici della Fenice e all’importante contributo individuale di 134 dei suoi soci, che hanno voluto orientare la loro azione di sostegno alle attività del Teatro nella direzione della contemporaneità e dell’innovazione.

La prima di venerdì 27 aprile sarà seguita da quattro repliche, domenica 29 aprile alle 15.30 (turno C), e venerdì 4 maggio (fuori abbonamento), martedì 8 (turno D) e giovedì 10 (turno E) alle 19.00.

Per temi e situazioni lo spettacolo è consigliato a unpubblico adulto.

Powder Her Face (Incipriale il viso) si ispira alla figura di Ethel Margaret Whigham, nata nel 1912 da una ricca famiglia scozzese, diventata signora Sweeny col primo matrimonio nel 1933 e Margaret Campbell duchessa di Argyll col secondo matrimonio nel 1951. Esponente del gran mondo internazionale, donna bellissima e corteggiatissima, nel 1963 la Duchessa dovette affrontare una clamorosa causa di divorzio intentatale dal secondo marito. Tra le prove della infedeltà della donna fecero sensazione alcuni scatti fotografici che la ritraevano mentre compiva atti di erotismo orale con un uomo che certamente non era il consorte. La causa di divorzio della Duchessa si concluse con un’arringa lunga e appassionata  del giudice Wheatley, il quale la definì «una  donna sessualmente sfrenata che ha smesso di sentirsi soddisfatta dai normali rapporti sessuali e ha iniziato disgustose pratiche erotiche per soddisfare un suo degradato appetito sessuale». Anche dopo la condanna e il divorzio la Duchessa continuò a occupare le cronache del jet set con feste e ricevimenti memorabili. Ma nel 1990 dovette abbandonare la sua suite al Grosvenor House Hotel, dove lasciò un debito di33.000 sterline. Morì nella casa di cura St George di Pimlico nel 1993.

L’«opera da camera» che il compositore Thomas Adès (1971) e il librettista Philip Hensher (1965) idearono nel 1995 su commissione dell’Almeida Opera di Londra e del Cheltenham Music Festival, e che andò in scena per la prima volta all’Everyman Theatre di Cheltenham il 1° luglio 1995, si avvale di solo quattro cantanti: un soprano drammatico che interpreta ilruolo della Duchessa, e altri tre interpreti che impersonano più ruoli. Quello della cameriera (che nel corso dell’opera si trasforma nell’amica, l’amante del Duca, la ficcanaso, la giornalista) è affidato a un soprano leggero, quellodell’elettricista (poi gigolò, cameriere, ficcanaso, fattorino) a un tenore, quello del direttore dell’hotel (anche Duca, addetto alla lavanderia, ospite dell’albergo, giudice) a un basso.

L’opera è articolata in otto scene, la prima e l’ultima collocate nella fase finale della vita della Duchessa, il 1990, al momento dello sfratto dal Grosvenor House Hotel. A partire dalla seconda scena ha invece inizio in flashback un itinerario in successione cronologica che evidenzia alcuni momenti significativi nell’esistenza della nobildonna, come il primo divorzio (nella finzione collocato nel 1934), il secondo matrimonio con il Duca (1936), il rapporto sessuale orale con il cameriere di un hotel di lusso al centro di Londra (1953), la sentenza giudiziaria del secondo divorzio (1955), un’intervista concessa a una giornalista di moda (1970).

Philip Hensher, benchè privo di esperienza nel campo della creazione di libretti d’opera, ha costruito un percorso coinvolgente con scene di grande rilevanza drammatica. Egli stesso ha dichiarato di essersi ispirato ad alcuni potenti modelli femminili come la Lulu di Alban Berg o Baba la turca del Rake’s Progress di Igor Stravinskij.

Pianista e direttore d’orchestra, Thomas Adès, nato nel 1971, laureato al King’s College di Cambridge nel 1992, è uno dei compositori britannici emergenti, autore di una quarantina di partiture tra cui due opere per il teatro musicale, che hanno già riscosso vasta accoglienza in tutto il mondo. Nella sua eclettica partitura, in cui convivono citazioni della musica di consumo come il tango, celebri arie di musical, melodie à la Cole Porter, ma anche reminiscenze del Novecento colto, la realizzazione vocale accoglie sismograficamente le esigenze della situazione drammatica grazie a continuevariazioni ritmiche e a repentini passaggi dalla declamazione al canto spiegato. La veste strumentale è affidata a un’orchestra di solo quindici strumenti, modellata da vicino sull’organico dei molti capolavori composti da Britten per l’English Opera Group. Oltre a tradurre in modo quanto più possibile didascalico e minuzioso ogni più sottile dettaglio ambientale e psicologico del dramma, il colore strumentale, brillante, sofisticato e improntato a una scrittura per larghi tratti virtuosistica, viene anche utilizzato per delineare con immediatezza il lacerante dissidio nella figura della protagonista tra vitalità mondana e sessuale e integrità psichica.

In questo lavoro sono certamente messi in scena «i luridi eccessi di una duchessa inglese», come ha affermato l’autore del libretto Philip Hensher. Quest’opera però, oltre che di sesso e di soldi, parla di solitudine e di declino, e costituisce una sorta di sinistro memento mori, con la Morte che compare in scena alla fine nei panni del direttore dell’hotel, evidente allusione al finale di Don Giovanni.