CANTO OSTINATO A BOLOGNA

Il capolavoro minimalista del compositore olandese Simeon ten Holt, per la prima volta in Italia, in Sala Borsa mercoledì 25 gennaio alle 21,30, inaugura ArteFiera Off.

«Un’esecuzione di Canto Ostinato è più un’esperienza rituale che un normale concerto»

Prima esecuzione italiana assoluta a Bologna mercoledì 25 gennaio 2012 alle ore 21,30 in Sala Borsa (piazza Nettuno 3) per un capolavoro del minimalismo musicale, Canto Ostinato, per quattro pianoforti multipli, di Simeon ten Holt, uno dei maggiori compositori viventi, oggi 89enne, nato a Bergen in Olanda il 23 gennaio 1923, allievo di Honegger e Milhaud a Parigi.

Il concerto, organizzato da Inedita per la Cultura con la direzione artistica di Alberto Spano in occasione di ArteFiera 2012 e in collaborazione con il  Comune di Bologna, vedrà esibirsi in Sala Borsa, i quattro pianisti del Piano Ensemble, Irene Russo, Fred Oldenburg, Sandra e Jeroen van Veen.

Il debutto italiano dell’opera più famosa di Simeon ten Holt che da tempo ha conquistato il consenso internazionale, è l’omaggio che il nostro paese, e Bologna in primis, dedica a un grande maestro (programmato in maggio anche un tributo speciale al Parco della Musica a Roma).

Dopo varie esperienze nella composizione atonale e dodecafonica, a metà degli anni ’60, Simeon ten Holt porta a compimento la sua poetica che abbraccia le tesi del minimalismo musicale di Terry Riley e Philip Glass e nel 1976 comincia la sua opera più popolare, Canto Ostinato, che prende forma come un “work in progress” al pianoforte e conosce la sua prima esecuzione mondiale il 25 aprile 1979 alla Ruïnekerk di Bergen in Olanda, usando tre pianoforti e un organo elettronico. Da allora Canto Ostinato è divenuto uno dei brani più amati della musica d’oggi, eseguito centinaia di volte in tutto il mondo in varie formazioni, da uno a due a sei pianoforti.

La sua popolarità è giunta a tal punto nei Paesi Bassi che alcune esecuzioni sono realizzate in luoghi all’aperto, come la grande hall dell’aeroporto di Amsterdam, nelle scuole, nelle stazioni, nei parchi, nei teatri tenda.

Luoghi dove si è sempre verificato il fenomeno di incantamento collettivo che sta alla base della fortuna di quest’opera, la cui durata può andare da un minimo di un’ora a un massimo di tre. La forza del brano consiste in una geniale combinazione della tecnica minimalista (la ripetizione ostinata di cellule ritmico-melodiche con minime variazioni interne) con un uso poetico della tonalità tradizionale. Il mix regala al pubblico un’ora di musica purissima e di forte impatto emotivo, fino al raggiungimento di una speciale estasi sonora, dalla quale è difficile staccarsi per molto tempo.

«Un’esecuzione di Canto Ostinato è più un’esperienza rituale che un normale concerto – sostiene lo stesso Ten Holt e aggiunge – Fui molto sorpreso di trovarmi un giorno in un paesaggio simile a una steppa, caratterizzato da un immenso orizzonte, dalla vastità di spazio e tempo, e non per ultimo da centri tonali e da tonalità (Canto ostinato). A dispetto di varie riflessioni, non sono stato ancora capace di trovare una adeguata spiegazione per questa evoluzione e, proprio come prima, non ho la minima idea su quale sia il porto verso cui è tracciata la mia rotta».

La partitura di Canto Ostinato, oltre a non indicare un organico preciso e una durata prestabilita, lascia gli esecutori del tutto liberi di scegliere la dinamica del suono e ogni altra sfumatura espressiva, in maniera tale che l’interpretazione abbia la possibilità di rinascere ogni volta in virtù dello specifico ambiente fisico e della irripetibile condizione emotiva della performance. L’autore attribuisce alla scrittura soltanto il compito di tracciare i sentieri attraverso i quali gli interpreti intraprendono il loro percorso, che viene vissuto come una forma di esperienza e quindi assume di volta in volta un carattere differente. La partitura infatti prevede un fitto mosaico di minime tessere musicali, spesso formate da una sola misura, che possono essere ripetute a piacere dagli esecutori.

«Il flusso perpetuo di questa più o meno densa materia musicale, simile al passaggio delle nuvole nel cielo – scrive Oreste Bossini – manifesta tuttavia un carattere particolare, che rimane costante in ogni versione della performance. A differenza delle tecniche sviluppate dagli esponenti delle correnti di musica aleatoria, soprattutto John Cage e in Italia Bruno Maderna, lo stile di Simeon ten Holt include all’interno della forma generata dalle scelte degli interpreti anche il principio tonale, che conferisce al lavoro una tinta espressiva costante pur nelle diverse versioni. Il caso determina la maggior parte dei fenomeni di Canto Ostinato, ma la tonalità di si bemolle minore stabilisce un rapporto insopprimibile con il pianoforte di Schumann e di altri autori della musica romantica. Nelle pieghe della musica iper-moderna di Simeon ten Holt si depositano in sostanza i detriti di una memoria ancora viva e palpitante, malgrado l’immensa distanza del

linguaggio e la completa metamorfosi delle forme espressive del mondo ottocentesco. Forse non è un caso che negli anni in cui nasceva Canto Ostinato, anche il cinema dava

corpo ad analoghe impressioni di straniamento emotivo, all’interno della caotica uniformità di flusso della vita contemporanea. In un film come Blade Runner di Ridley Scott, per esempio, il tema della memoria acquistava un valore simbolico della tensione tra l’umano e il non umano, rispecchiando in forma narrativa il medesimo desiderio di Simeon ten Holt di trovare un simulacro di espressione soggettiva in mezzo all’indifferente scorrere della materia sonora in un paesaggio di sconfinati orizzonti».

L’uso sincronizzato di quattro pianoforti a coda posizionati a stella al centro della Sala Borsa ed il pubblico seduto tutt’attorno conferirà al brano un particolare colore timbrico e un grande fascino visivo. Il brano richiede un enorme sforzo psicofisico agli esecutori: è proprio il leader del Piano Ensemble, il virtuoso olandese Jeroen van Veen a raccontare il suo rapporto con la musica di ten Holt:

«Da ragazzo una notte per radio sentii un pezzo meraviglioso: c’era più di un pianoforte ed era un pezzo tonale nello stile ripetitivo ma certamente non noioso. I colori ottenuti dall’impasto dei suoni dei pianoforti mi impressionò moltissimo. Me ne innamorai. Ma siccome era la prima esecuzione di Horizon, andò avanti fino a mezzanotte. Così mi addormentai senza sapere chi avesse mai scritto quella musica bellissima che non avevo mai sentito prima nella mia vita. Fu poi nel 1993, dopo il diploma al Conservatorio che trovai il tempo di investigare su chi fosse l’autore. In quel periodo mi dedicavo molto alla musica contemporanea, così ad un certo punto le mie mani erano ‘affamate’ di musica tonale. Fu così che trovai il compositore che stavo cercando: Simeon ten Holt. Ordinai la partitura – continua Van Veen – e mi sedetti al pianoforte. Le mie mani furono immediatamente attirate dai tasti e trovarono un misto della tecnica pianistica di Bach e Chopin. Per la prima volta nella mia vita sperimentai l’intera gamma di colori delle possibilità del suono del pianoforte. Gli armonici sono così ricchi quando sono suonati nelle sezioni ripetute! La sonorità migliore in assoluto la si può ottenere suonando su quattro gran coda dato che si ha la possibilità di suonare quasi senza pedale, di mantenere un suono molto chiaro in modo da poter suonare tutte le varianti minimaliste possibili. I milioni di varianti che diventano possibili con quattro strumenti stimolano una vera sfida. Così ogni concerto è diverso nel risultato sonoro e nella forma. La comunicazione degli strumentisti sul palco è molto importante e diventa molto interessante da osservare per il pubblico».

La scelta di ospitare Canto Ostinato in Sala Borsa è ideale per valorizzare anche scenograficamente la posizione a raggiera dei quattro pianoforti gran coda Steinway e facilitare l’osservazione del “dialogo” tra i quattro strumentisti.

Una visuale affascinante e privilegiata è riservata inoltre agli spettatori che affolleranno i due ballatoi che sovrastano la piazza centrale della Sala Borsa, aperti in via straordinaria e a disposizione del pubblico della prima italiana di Canto Ostinato.

L’ingresso è ad inviti gratuiti, già disponibili e in distribuzione presso gli sportelli di Bologna Welcome in Piazza Maggiore 1, aperti tutti i giorni dalle ore 12 alle 19.

La realizzazione di questo straordinario incontro con il capolavoro di Ten Holt, è stato reso possibile grazie al contributo di:

EGG Consorzio di Impresa,

Filars Immobili

ACF Arredamenti per la casa e per l’ufficio.

Il debutto nazionale a Bologna di Canto Ostinato gode del patrocinio di:

Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Regione Emilia-Romagna

Provincia di Bologna

Comune di Bologna

Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bologna

ConfCommercio Ascom Provincia di Bologna

Inedita in particolare ringrazia:

Il Comune di Bologna per la preziosa collaborazione

e per il sostegno dato all’evento

Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi a Roma

Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi a Milano

Tutte le informazioni su Canto Ostinato sono disponibili sul sito www.ineditasrl.it e su quello di ArteFiera, www.artefiera.bolognafiere.it/eventi/arte-fiera-off/.

Organizzazione a cura di Inedita per la Cultura – Flavia Ciacci Arone di Bertolino

Direzione artistica – Alberto Spano

Progetto grafico a cura di – Stefania Guerra

Comunicazione, fund raising – Inedita per la Cultura