Opera Lamb postuma

La lotta e il sorriso di Mandiaye Ndiaye
Va in scena al Teatro Rasi ‘Opera Lamb’, ultimo lavoro dell’artista senegalese, prematuramente scomparso.
Lunedì 23 giugno, alle 21. Un convegno/ricordo alle 17.30, sempre al Rasi, nella sala che sarà a lui intitolata.

C’è una compagnia teatrale africana, la Takku Ligey Théâtre, che ha insospettabilmente le proprie radici in Romagna. Ravenna è infatti la città dove era cresciuto artisticamente Mandiaye Ndiaye, artista e grande uomo di teatro, e legato da una lunga e profonda amicizia ai Ravenna Festival. Mandiaye è prematuramente scomparso l’8 giugno nella banlieu di Dakar (dove risiedeva in questi ultimi anni), lasciando al pubblico, come eredità, un lavoro che viene presentato in prima assoluta al Teatro Rasi (anziché alle Artificerie Almagià come inizialmente previsto), lunedì 23 giugno (alle 21), ‘Opera Lamb’, e che si inserisce nel progetto N.A.T. – Network for African Talents. Si tratta di un evento a cui Mandiaye teneva molto e per il quale si è speso fino all’ultimo respiro. E che, appunto come avrebbe voluto lui stesso, andrà regolarmente in scena.

L’evento sarà preceduto nel pomeriggio da un convegno-omaggio, ‘Il sorriso del lottatore per Mandiaye Ndiaye’, nella sala che sarà poi a lui intitolata. A partire dalle 17.30 interverranno Fabrizio Matteucci, Sindaco di Ravenna; Ouidad Bakkali, assessore alla Cultura del Comune di Ravenna; Valentina Morigi, assessore Cooperazione Internazionale del Comune di Ravenna; Marco Martinelli ed Ermanna Montanari Teatro delle Albe; Cristina Mazzavillani Muti, Presidente Ravenna Festival; Franco Belletti, coordinatore del Progetto N.A.T., Ravenna Festival; Cesare Bandini, assoiazione Takku Ligey-Ravenna; Margherita Tassi, Laity Fall, ‘Takku Ligey Théâtre’; Massamba Guèye, direttore Théatre Sorano di Dakar; Claudia Gualtieri Università degli Studi di Milano; Alessandra Piermattei, Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri; Stefano Scialotti, regista. Nel corso dell’incontro verrà proiettato in anteprima un estratto del documentario Ecoutez les Enfants di Stefano Scialotti, oltre a materiali d’archivio tratti dalle Teche RAI.

Il ‘lamb’ è un’arte marziale conosciuta come ‘lotta senegalese’ che è come il Sumo per il Giappone: uno sport che fonde tradizione, religione e cultura. A questa ‘trinità’ iniziale si è aggiunto un quarto vertice, il danaro, che rischia di rovinare l’anima antica e autentica della disciplina, il suo delicato equilibrio tra elementi artistici, mistici e di combattimento. Il lavoro ideato da Mandiaye Ndiaye e Modou Gueye tenta di ristabilire l’equilibrio iniziale portando, certo, alla ribalta la lotta senegalese, ma per riscoprirne il sottofondo culturale, così legato al senso di appartenenza alla tribù o al villaggio natale. Il protagonista dell’opera incontra la disciplina LAMB e questo diventa per lui occasione di crescita: imparerà un metodo fatto di costanza, rigore fisico e spirituale, che lo preparerà al combattimento quotidiano con la vita. Inizia il proprio cammino per diventare mbeur, lottatore, attraverso un percorso di formazione e di emancipazione. Essere mbeur infatti non significa soltanto essere atleti, ma diventare saggi, interpretare la lotta come stile di vita. ‘Opera LAMB’ ha il fulcro nel momento antecedente il match, quando la sacralità della lotta trova la massima espressione. Prima degli incontri, il lottatore deve seriamente preparare lo spirito, deve concentrarsi, eseguire ritmi, danze, riti propiziatori e rituali mistici. Per questo deve andare dal marabout, una personalità che incarna ciò che ha a che fare con la magia e i poteri sovrannaturali. È lui che consiglia gli atleti, che elabora formule magiche per contrastare quelle degli avversari, che allestisce riti propiziatori. Ma è lui, soprattutto, che fornisce ai combattenti gli amuleti, i gri-gri, creati ad arte, sulla base della forza fisica e spirituale dell’avversario. Una ritualità complessa e profonda che diventa componente essenziale dell’incontro, una festa popolare nella quale si mescolano vari elementi: sport, religione, magia, spettacolo.

“Opera LAMB – come aveva annotato Mandiaye nella presentazione dello spettacolo – si basa sull’incontro fra la grande e ricca tradizione della LAMB come gioco e divertimento delle antiche comunità e la grande tradizione artistica della musica, della danza, del racconto, dell’arte senegalese. E si propone di riscattare l’immaginario di miseria materiale e morale a cui troppo spesso è associato il continente africano. ‘Opera LAMB’ mette quindi in scena il diritto alla vita e al futuro delle nuove generazioni senegalesi”. Sul palcoscenico del Rasi saliranno quattordici giovani talenti provenienti dalla banlieue di Dakar che hanno partecipato al workshop di teatro e danza nei mesi di agosto e settembre 2012 in Senegal organizzato dall’associazione Takku Ligey Theatre con il sostegno del progetto NAT.

Opera LAMB
LOTTA SENEGALESE
ideazione Mandiaye Ndiaye e Modou Gueye
drammaturgia e regia dell’Opera Mandiaye Ndiaye e Laity Fall
con
Laity Fall comunicatore tradizionale
Modou Gueye comunicatore moderno
Pape Ibou Diagne, Moussa Ndiaye lottatori
Adama Gueye, Khadim Ndiaye allenatori, danzatori, marabout e animatori
Déguéne Samb cantante
Dibor Seck danzatrice e cantante
Malick Sow il politico
Aliou Diankha il promotore
Tidiane Diop, Moussé Ndiaye, MBaye MBengue, Balla Nar Ndiaye musicisti
Awa Diallo, Astou Ndiaye, Marie Faye, Adama Sene danzatrici e animatrici
Produzione Ravenna Festival, Takku Ligey Théâtre (Senegal).
Coproduzione Associazione Sunugal (Milano),Teatro Caverna (Bergamo)
Prima assoluta nell’ambito del progetto N.A.T. – Network for African Talents