Bologna

Venerdì 18 ore 21, sabato 19 novembre ore 19.30

Arena del Sole, Via Indipendenza 44, Bologna

Sala Leo de Berardinis

Empty moves (parts I, II & III)

COREOGRAFIA ANGELIN PRELJOCAJ

CREAZIONE SONORA JOHN CAGE, EMPTY WORDS

CON NURIYA NAGIMOVA, YURIÉ TSUGAWA, BAPTISTE COISSIEU, LIAM WARREN

ASSISTENTE ALLA DIREZIONE ARTISTICA YOURI VAN DEN BOSCH

COREOLOGA DANY LÉVÊQUE

BALLET PRELJOCAJ

 

EMPTY MOVES (PARTS I, II &III), CREAZIONE 2014

CO-PRODUZIONE FESTIVAL MONTPELLIER DANSE 2014, THÉÂTRE DE LA VILLE-PARIS

 

EMPTY MOVES (PARTS I & II), CREAZIONE 2007

CO-PRODUZIONE FESTIVAL MONTPELLIER DANSE 2007

 

EMPTY MOVES (PART I), CREAZIONE 2004

COMMISSIONE BIENNALE NATIONALE DE DANSE DU VAL-DE- MARNE

CO-PRODUZIONE THE JOYCE THEATER'S STEPHEN AND CATHY WEINROTH FUND FOR NEW WORK

PRESENTATO IN COLLABORAZIONE CON FONDAZIONE TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

UNICHE DATE ITALIANE STAGIONE 2016-2017

Durata: 1h e 45min

Empty moves (parts I, II & III) è lo spettacolo creato da Angelin Preljocaj, tra i massimi esponenti della danza contemporanea, che riunisce i precedenti lavori di ricerca sul movimento (part I e part II) ispirati all’opera di John Cage “Empty Words”, una controversa performance svoltasi al Teatro Lirico di Milano il 2 dicembre 1977. In quella circostanza il pubblico, inizialmente tranquillo, reagì progressivamente con rumori e grida creando una linea supplementare alla partitura di parole e fonemi pronunciati dal grande compositore americano. Dall’inaspettata sovrapposizione di suoni tra palco e platea nacque un’opera del tutto nuova e intensamente partecipata, che Preljocaj assume come traccia sonora per elaborare il proprio vocabolario coreografico. Intrecciando con precisione chirurgica i suoni di Cage ai fluidi movimenti dei suoi danzatori, Preljocaj esplora la nozione di distanziamento, di disgregazione del movimento artistico e di ri-articolazione della frase coreografica. Da questo punto di vista la sua creazione si avvicina al testo di Henry Thoreau “La disobbedienza civile”, che costituiva il materiale di riferimento di Cage per “Empty Words”.

Così lo spettacolo, una forma inedita di quartetto, si apre in una danza astratta e carnale, fatta di «gesti inediti, combinazioni di corpi, nuovi passi e portés». Un emozionante gioco di costruzione /decostruzione degli schemi coreografici volto a esplorare le vibranti possibilità di evoluzione del corpo danzante.

Come ha dichiarato il coreografo francese «Empty moves è anche una riflessione sullo stato del corpo.

Come può evolvere e creare un nuovo tipo di movimento? Nel percorso dalla prima alla seconda e alla terza parte, lo stato del corpo dei danzatori si modifica, questo lega le tre sezioni».

STAGIONE 2016 – 2017

Nato in Francia nel 1957 da genitori albanesi, Angelin Preljocaj ha iniziato a studiare danza classica prima di rivolgere la propria attenzione alla danza contemporanea. Nei primi anni Ottanta ha lavorato a New York con Merce Cunningham e in Francia con Dominique Bagouet, fino alla creazione della sua compagnia, il Ballet Preljocaj, nel 1985. Da allora ha elaborato 50 coreografie e le sue creazioni sono entrate a far parte del repertorio di prestigiose compagnie, come il Ballet de l’Opéra National de Paris e il New York City Ballet.

Aperto all’esplorazione di altri linguaggi, ha realizzato cortometraggi e filmato le proprie coreografie per diverse produzioni cinematografiche. Nel corso della sua carriera ha ricevuto inoltre diversi premi, tra i quali il “Grand Prix National de la Danse” conferito dal Ministero della Cultura francese nel 1992. Da ottobre 2006 la sua compagnia si è stabilita al Pavillon Noir di Aix-en- Provence, un luogo interamente dedicato alla danza contemporanea, di cui Preljocaj è il direttore artistico.

Bar Terrazza dell’Arena del Sole

VENERDÌ 18 NOVEMBRE, ORE 20.15 (aperitivo a partire dalle 19) a cura di Lucia Oliva/Altre Velocità

In un tempo massimo di 15 minuti si forniranno spunti, consigli di lettura, indicazioni videografiche e altri strumenti per “saper vedere” Empty moves (pars I, II & III).

INFO

Biglietteria Arena del Sole: dal martedì al sabato ore 11-14 e 16.30-19, via Indipendenza 44 Bologna.

051.2910910. Biglietteria telefonica: 051.656.83.99 dal martedì al sabato ore 10-13.

biglietteria@arenadelsole.it

 

 

arenadelsole.it emiliaromagnateatro.com

RIGOLETTO TORNA AL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA
IN UNA NUOVA PRODUZIONE DI ALESSIO PIZZECH

In scena dall’8 al 18 novembre 2016
Diretta Radio3 Rai martedì 8 novembre alle 20.00
Sul podio Renato Palumbo

Dopo il successo della Turandot messa in scena lo scorso settembre con il Teatro Comunale di Bologna a Nara, in Giappone, il regista toscano Alessio Pizzech debutta al teatro felsineo con un altro titolo del grande repertorio italiano: Rigoletto di Giuseppe Verdi, in programma dall’8 al 18 novembre. Sul podio dell’Orchestra del Comunale un attento interprete del repertorio verdiano come Renato Palumbo; sul palco si alternano nei ruoli principali alcune voci del panorama lirico internazionale come Marco Caria e Vladimir Stoyanov, impegnati nel ruolo del titolo, Celso Albelo e Raffaele Abete, che interpretano il Duca di Mantova, Irina Lungu e Scilla Cristiano nel ruolo di Gilda.
“Come gli eroi della tragedia greca – dice Alessio Pizzech – anche Rigoletto è vittima del suo stesso disegno e non può fare nulla per modificare la situazione. La vendetta, tanto evocata e desiderata, cade su di lui, trasformandolo nell’eroe tragico di una modernità sorprendente, assoluta. Chiuso nella sua trama – che diventa un cerchio, una gabbia che egli costruisce attorno a sé – Rigoletto determina le vicende che portano alla morte della sua stessa figlia. Metafora delle nostre segrete repulsioni, Rigoletto incarna quel conflitto tra la maschera che indossiamo in società e ciò che più intimamente percepiamo di noi stessi e degli altri.”
Le scene dello spettacolo sono affidate a Davide Amadei, i costumi a Carla Ricotti e le luci a Claudio Schmid. Il Coro del Teatro Comunale di Bologna è preparato da Andrea Faidutti.
Completano il cast vocale Antonio Di Matteo (Sparafucile), Rossana Rinaldi (Maddalena), Beste Kalender (Giovanna), Andrea Patucelli (Il conte Monterone), Raffaele Pisani (Marullo), Pietro Picone (Matteo Borsa), Hugo Laporte (Il conte di Ceprano), Marianna Mennitti (La contessa di Ceprano/Un paggio) e Michele Castagnaro (Un usciere).
La prima rappresentazione di Rigoletto di martedì 8 novembre alle ore 20.00 sarà trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio 3.
Lo spettacolo è realizzato grazie al sostegno dell’Associazione Amici del Teatro Comunale di Bologna e del Gruppo Hera, che attraverso il sostegno al Comunale intende proseguire nell’impegno a favore delle eccellenze culturali che animano il tessuto sociale del territorio raggiunto dai propri servizi.
Il prossimo appuntamento della Stagione d’Opera 2016 del Teatro Comunale è previsto giovedì 15 dicembre con una nuova produzione del Werther di Massenet, con Juan Diego Flórez nel ruolo eponimo e Michele Mariotti sul podio.
I biglietti dello spettacolo (da 125 a 10 euro) sono in vendita online sul sito www.tcbo.it e presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo al 50% del costo.

RIGOLETTO
Melodramma in tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave
Musica di Giuseppe Verdi

8 novembre 2016 – 20:00 Turno Prima
9 novembre 2016 – 20:00 Turno FS
10 novembre 2016 – 20:00 Turno A
12 novembre 2016 – 18:00 Turno P
13 novembre 2016 – 15:30 Turno D
15 novembre 2016 – 20:00 Turno FS
16 novembre 2016 – 18:00 Turno C
17 novembre 2016 – 20:00 Turno B
18 novembre 2016 – 18:00 Turno FP

Teatro Comunale

Direttore Renato Palumbo
Regia Alessio Pizzech
Scene Davide Amadei
Costumi Carla Ricotti
Luci Claudio Schmid
Movimenti scenici Isa Traversi
Assistente alla regia Valentina Brunetti
Maestro del Coro Andrea Faidutti

Nuova produzione del TCBO

Personaggi e interpreti

Rigoletto Marco Caria (8, 10, 13, 15, 17 novembre) / Vladimir Stoyanov (9, 12, 16, 18 novembre)
Il duca di Mantova Celso Albelo (8, 10, 13, 15, 17 novembre) / Raffaele Abete (9, 12, 16, 18 novembre)
Gilda Irina Lungu (8, 10, 13, 15, 17 novembre) / Scilla Cristiano (9, 12, 16, 18 novembre)
Sparafucile Antonio Di Matteo
Maddalena Rossana Rinaldi
Giovanna Beste Kalender
Il conte di Monterone Andrea Patucelli
Marullo Raffaele Pisani
Matteo Borsa Pietro Picone
Il conte di Ceprano Hugo Laporte
La contessa di Ceprano Marianna Mennitti
Un usciere Michele Castagnaro
Un paggio Marianna Mennitti

Allievi della Scuola di Teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone

Alfonso Di Leva, Nicolò Collivignarelli, Agostino Rocca, Vincenzo Fioretti, Luca Cerri, Matteo Baronchelli, Nicola Pensabene, Niccolò Massi, Silvia Fantoni, Corinna Bologna, Marta Ramadori, Emily Di Ronza, Sara Bertolucci, Marta Minia, Flavia Bakiu, Roberta Morelli, Chiara Davolio, Lucia Leonardi, Michela Lo Preiato, Claudia Grandinetti

IL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA RICORDA DARIO FO

Il Teatro Comunale di Bologna si unisce commosso al cordoglio del mondo della cultura e dello spettacolo per la scomparsa del premio Nobel Dario Fo. Indimenticabile la sua regia dell’Italiana in Algeri di Rossini proposta nel 2007 sia al Rossini Opera Festival di Pesaro, sia a Bologna nella storica Sala Bibiena, con la direzione di Michele Mariotti. Suoi, inoltre, i disegni immaginati per i due intermezzi di Giovanni Battista Martini Il maestro di musica e Il Don Chisciotte, a cui si è ispirata la scenografia del Comunale per l’apprezzata messa in scena del 2013 in Giappone, del 2014 a Macao e della scorsa settimana in Messico.

PLAY.
LA NUOVA STAGIONE DI OPERA, DANZA E CONCERTI 2017
DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

La Stagione 2017, già annunciata con alcune anteprime,si completa con una proposta sinfonica di grande qualità che vede un’ampia presenza del Direttore musicale Michele Mariotti e di altri importanti bacchette e solisti.

Si completa anche la Stagione di Opera e Danza con coproduzioni internazionali e attesi debutti sul palcoscenico bolognese – come il caso di Emma Dante – fra il grande repertorio romantico, il Novecento e la contemporaneità.

Grande attenzione della Rai che trasmetterà i titoli dell’intera stagione.

Play. La Stagione 2017 del Teatro Comunale di Bologna si presenta al pubblico completa in tutte le varie sezioni. Al già noto programma di opera e danza, di cui vengono presentati i cast definitivi, si affianca quello della sinfonica, che si snoda anche quest’anno fra il Comunale e il Manzoni e vede – accanto alla presenza fre­quente del Direttore musicale Michele Mariotti – alcuni altri nomi di rilievo come Nikolaj Znaider e Olli Mustonen, Viktoria Mullova, Enrico Bronzi e Beatrice Rana.

La Stagione 2017 è stata pensata “su misura” per Bologna, città sinonimo di co­smopolitismo, custode delle tradizioni e incubatrice delle novità. “Una Stagione di tutti – dice il sovrintendente Nicola Sani – per un pubblico nuovo e per gli ap­passionati della grande musica, da Mozart al Novecento storico di Benjamin Brit­ten. Un programma in cui i titoli più conosciuti del repertorio melodrammatico incontrano le tensioni, i ritmi e le visioni del mondo di oggi, con una serie di nuove produzioni tutte proposte da direttori e registi di assoluto rilievo ed importanti coproduzioni nazionali ed internazionali. La Stagione di concerti presenta i capo­lavori assoluti del grande repertorio sinfonico con i più interessanti solisti e diret­tori di oggi e, accanto ad essa, il festival “Bologna Modern” rivela gli orizzonti futuri delle nuove sonorità”.

“Il Teatro Comunale è vivo e attivo e cerca di rispondere con la qualità alle istanze di ogni giorno” – sottolinea il Direttore musicale Michele Mariotti. “La mia presen­za è legata a due nuove produzioni: Lucia di Lammermoor con il ritorno a Bologna di Lorenzo Mariani alla regia, e il dittico La voix humaine / Cavalleria rusticana che segna il debutto di Emma Dante nel nostro Teatro. Il capolavoro di Donizetti mi ha sempre emozionato per le sue tinte peculiari che conducono il dramma tra allu­cinazione e realtà; l’accoppiata Voix humaine / Cavalleria invece è rivelatrice di ele­menti comuni tra le due partiture, come l’intimismo con cui vengono tratteggiate le figure femminili protagoniste. Gli impegni sinfonici rafforzeranno il già intenso legame con l’Orchestra che avrà la sua massima esposizione con il ‘tutto Čajkov­skij’ con la pianista Beatrice Rana, il ‘tutto Sibelius’ con la violinista Viktoria Mullo­va e il concerto celebrativo per i 150 dalla nascita di Arturo Toscanini”.

Tredici concerti costituiscono l’offerta della Stagione Sinfonica che, grazie al so­stegno di Alfa Wassermann, dal 2016 è tornata a svolgersi anche al Teatro Co­munale, dotato di una camera acustica, ed è caratterizzata da sei appuntamenti affidati a Michele Mariotti, impegnato nel concerto inaugurale il 13 gennaio con la Messa n. 6 di Schubert e la Sinfonia n. 1 di Bruckner; proprio a Schubert, Mariotti dedicherà anche altri due concerti (22 aprile e 30 novembre), mentre il 25 marzo spazio a brani di Rossini, Verdi e Beethoven; il 28 aprile e il 28 maggio concerti mo­nografici dedicati rispettivamente a Sibelius e a Čajkovskij con due grandi soliste, la violinista Viktoria Mullova e la pianista Beatrice Rana. Sul podio si alterneranno quindi Nikolaj Znaider, con il pianista Denis Matsuev (28 gennaio), e impegnato una seconda volta con un programma con musiche di Messiaen e Mendelssohn (7 ottobre), Olli Mustonen nella tripla veste di direttore, pianista e compositore (3 febbraio), Ingo Metzmacher con pagine fra Stravinskij e Mozart (23 febbraio), Fréd­éric Chaslin con il violoncellista Enrico Bronzi per il celebre concerto di Dvořák; e due fra i più interessanti talenti del podio di questi anni: Stanislav Kochanovsky (12 ottobre) e Aziz Shokhakimov (25 novembre), quest’ultimo con il pianista Giu­seppe Albanese impegnato nel concerto di Ravel. Dal 17 al 29 ottobre si svolgerà la seconda edizione di Bologna Modern, Festival interamente dedicato alle musiche contemporanee, realizzato in collaborazione con Musica Insieme.

La Stagione di opere e danza si inaugura invece il 20 gennaio con Die Entführung aus dem Serail (“Il ratto dal serraglio”) di Wolfgang Amadeus Mozart (20-29 genna­io). Sul podio Nikolaj Znaider; nel ruolo di Konstanze brilla il nome di Maria Grazia Schiavo, mentre la regia è affidata a Martin Kušej, uno dei più interessanti e “radi­cali” registi teatrali del nostro tempo, per un allestimento prodotto con il Festival d’Aix-en-Provence e il Musikfest Bremen.

Dall’oriente di Mozart, riletto da Kušej attraverso l’attualità contemporanea, a quello di Rossini con Il turco in Italia (10-18 marzo) firmato dal regista e scenografo Davide Livermore con i costumi di Gianluca Falaschi che trae spunto dall’univer­so cinematografico di Federico Fellini, realizzato in collaborazione con il Rossini Opera Festival, dove ha debuttato lo scorso agosto. Sul podio Alberto Zedda e sul palco un cast di interpreti rossiniani doc, fra i quali Simone Alberghini, Paolo Bor­dogna, Hasmik Torosyan, Maxim Mironov e Aya Wakizono.

Nuova produzione del Teatro Comunale in prima assoluta per l’inedito dittico composto da La voix humaine di Francis Poulenc e Cavalleria rusticana di Pietro Ma­scagni (9-18 aprile), interpretati dal Direttore musicale Michele Mariotti, con Anna Caterina Antonacci protagonista dell’atto unico su testo di Jean Cocteau, Mentre Marco Berti, Dimitri Platanias e Carmen Topciu sono i protagonisti vocali del trian­golo verista. La regia è affidata a Emma Dante, che leggerà con l’intensità che le è tipica il dramma delle due protagoniste femminili, così distanti ma entrambe vittime dei loro sentimenti.

Capolavoro del Novecento, per la prima volta in scena a Bologna al Teatro Comu­nale, Peter Grimes di Benjamin Britten (18-24 maggio), protagonista Ian Storey e la direzione di Juraj Valčuha, esperto interprete del repertorio del XX secolo; la regia è di Cesare Lievi per una produzione del Teatro Comunale “Luciano Pavarotti” di Modena.

Ancora una nuova produzione del Comunale di Bologna per il secondo titolo affi­dato al Direttore musicale Michele Mariotti: Lucia di Lammermoor di Gaetano Do­nizetti (16-25 giugno) con la regia di Lorenzo Mariani, le scene di Maurizio Balò e i costumi di Silvia Aymonino. Protagonista il soprano Irina Lungu con, al suo fianco, due interpreti vocali di rilievo come Celso Albelo e Markus Werba.

Per il Progetto Opera Next torna in scena La traviata di Giuseppe Verdi (11-15 luglio) nella produzione del Comunale firmata da Alfonso Antoniozzi, diretta da Hirofumi Yoshida con gli Allievi della Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna.

Nel quadro di Bologna Modern, nel 2017 l’atteso titolo di teatro musicale contem­poraneo è Medeamaterial, del francese Pascal Dusapin – uno dei compositori più importanti della scena musicale odierna –, su libretto del grande poeta, scrittore e drammaturgo tedesco Heiner Müller, abbinato a Medea di Georg Benda, atto unico del 1775. Sul podio Marco Angius, che in questi anni ha legato il suo nome alle pro­poste del Comunale dedicate al repertorio contemporaneo. La regia è di Pamela Hunter, per una nuova produzione realizzata con la Nimrod Opera Zurich (Arena del Sole, 28 e 29 ottobre).

Gli ultimi titoli della stagione 2017 sono due fra le opere più amate e rappresentate nel mondo: Aida di Giuseppe Verdi (12-22 novembre) e Tosca di Giacomo Puccini (15-23 dicembre). Il capolavoro verdiano – che manca da Bologna dal 2001 – va in scena in una produzione realizzata con il Macerata Opera Festival e firmata da Francesco Micheli, con le scene di Edoardo Sanchi e i costumi di Silvia Aymonino. La direzione è affidata a Frédéric Chaslin, mentre nei principali ruoli vocali Monica Zanettin, Veronica Simeoni, Carlos Ventre e Dario Solari. Tosca invece, è una co­produzione con il Teatro Regio di Torino, firmata da Daniele Abbado, con le scene e i costumi di Luigi Perego e la direzione di Aziz Shokhakimov; protagonisti Jolana Fogašova, Andeka Gorrotxategui e Gabor Bretz.

Due gli appuntamenti con la danza: El amor brujo di Manuel de Falla, firmato dalla Fura dels Baus (14-19 febbraio), e La Nona (dal caos, il corpo), con la coreografia e la regia di Roberto Zappalà (28-30 settembre). Il balletto di Manuel de Falla, su libretto di Gregorio Martínez Sierra, è realizzato in coproduzione con il Festival Internazionale di Musica e Danza di Granada e il Teatro Municipal di San Paolo del Brasile. Il secondo balletto, messo in scena dalla Compagnia Zappalà Danza, si è aggiudicato il primo premio Danza&Danza 2015 come produzione italiana dell’an­no, ed è realizzato sulle musiche della Sinfonia n. 9 di Ludwig van Beethoven nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt.

Di particolare rilievo l’attenzione della Rai per la produzione del Comunale, mai verificatasi in una tale dimensione: Rai Radio3 trasmetterà infatti sei opere in diretta (una in più della scorsa stagione) e le altre in differita, così come l’intera Stagione Sinfonica. Le opere andranno anche sul web grazie a Rai Radio8 Opera. Il dittico Voix humaine / Cavalleria rusticana sarà ripreso da Rai Cultura che lo tra­smetterà su Rai5.

La Stagione 2017 è resa possibile, oltre che dal sostegno dei Soci Fondatori (Sta­to italiano, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna), anche dall’intervento dei Soci Sostenitori come Alfa Wassermann, Automobili Lamborghini, IMA, Fon­dazione Carisbo, Unindustria Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Raven­na, UniCredit, Marino e Paola Golinelli, Associazione Amici del Teatro Comunale, Hera, GData, Carisbo-Cassa di Risparmio in Bologna, TPER, Finsalute, Camera di Commer­cio Industria Artigianato e Agricoltura di Bologna, G.D., Bologna Fiere, Cooperativa Edificatrice Ansaloni, Manifatture Sigaro Toscano – Gruppo Industriale Maccaferri, Infortunistica Tossani, Opera Bologna Friends, Interporto Bologna e con la media partnership di QN Il Resto del Carlino.

I nuovi abbonamenti alla Stagione di Opera e Danza 2017 saranno disponibili a partire dal 6 ottobre 2016. Al consueto abbonamento completo di tutti i titoli, quest’anno il Teatro Comunale affianca la nuova formula dei mini abbonamen­ti a data fissa. Il pacchetto mini consente di scegliere di abbonarsi solo a 5 titoli predefiniti, proposti in data fissa o in orario serale (ore 20:00) o nel weekend (ore 15:30). Chi acquisterà un mini abbonamento potrà usufruire dello sconto del 15% sull’acquisto di un biglietto fuori abbonamento del titolo Tosca, non compreso tra le 5 opere del pacchetto.

I carnet, che prevedono 4 titoli a scelta tra 4 gruppi di spettacoli con una riduzione del 15% sul prezzo intero dei biglietti, saranno in vendita dal 30 novembre 2016.

INFO ABBONAMENTI

Stagione Lirica e Danza 2017

Nuovi abbonamenti (completi e mini)

presso la biglietteria e online

dal 6 ottobre 2016

Formula a carnet

presso la biglietteria e online

dal 30 novembre 2016

Riduzione del 15% sul prezzo intero del biglietto

I prezzi degli abbonamenti completi per Opera e Danza vanno da un minimo di euro 90 ad un massimo di euro 900.

I prezzi degli abbonamenti mini per Opera e Danza vanno da un minimo di euro 125 ad un massimo di euro 300.

ORARI DELLA BIGLIETTERIA

Mar > Ven 14.00 – 18.00, Sab 11.00 – 15.00

Tel. (+39) 051.529019 / Fax (+39) 051.529995

boxoffice@comunalebologna.it

Nei giorni feriali di spettacolo: da 2 ore prima e fino a 15 minuti dopo l’inizio dello spettacolo; in quelli festivi da un’ora e mezza prima e fino a 15 minuti dopo l’inizio dello spettacolo.

INFOLINE

Tel (+39) 051.529958 / Mar > Ven 10.00 – 14.00

Largo Respighi, 1 – 40126 Bologna

Dal 23 settembre 2016 all’8 gennaio 2017,

Palazzo Fava ospita la mostra Bologna dopo orandi 1945 – 2015, curata da Renato Barilli e organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e Genus Bononiae Musei nella Città.

A due anni di distanza dal successo della mostra Da Cimabue a Morandi, che passava in rassegna sette secoli di arte a Bologna, partendo da Cimabue fino ad arrivare ai tempi di Morandi, il critico e storico dell’arte Renato Barilli riparte da lì per andare oltre ed esaminare quanto è avvenuto nell’ultimo mezzo secolo di arte bolognese, il periodo che va dal 1945 fino al 2015.

La mostra Bologna dopo Morandi 1945- 2015 è composta da 150 opere di una settantina di artisti, tutti nati o attivi a Bologna e dintorni, che hanno influenzato con la loro personalità e il proprio stile la storia dell’arte bolognese dal secondo dopoguerra ad oggi.

Il percorso di mostra è articolato in 12 “stazioni”, ognuna delle quali prende le misure sui grandi fenomeni che in quegli anni si sono verificati a livello nazionale e internazionale.

Si parte dall’immediato dopoguerra con i fermenti del post-cubismo, recepiti soprattutto da Sergio Romiti. Tra le tappe più sostanziose di questo percorso, emerge l’Ultimo naturalismo dovuto al maggiore critico del periodo, Francesco Arcangeli, che con quell’etichetta ha condotto gli artisti bolognesi nelle coordinate generali dell’Informale.

Verso la fine degli anni ’50, compare il giovane Concetto Pozzati che fu pronto a praticare l’uscita dall’Informale attraverso le “possibilità di relazione”, confluite poi nel clima della Pop Art e diventandone uno dei migliori interpreti.

Attorno alla Scuola di Palazzo Bentivoglio, fondata da Vasco Bendini, affiorano artisti, come Pier Paolo Calzolari, tra i migliori esponenti dell’Arte povera, e Luigi Ontani, risoluto autore di un ribaltamento dal “povero” al “ricco”, attorno a cui si è realizzato il clima del postmoderno, o del citazionismo, e si è costituita la notevole formazione dei Nuovi-nuovi. Un altro momento di grande importanza si stabilisce attorno ad Andrea Pazienza e ai suoi colleghi, tutti fumettisti di prima qualità. Accanto a chi entra in fenomeni di gruppo, la mostra dà conto anche di presenze solitarie, come Nino Migliori, uno tra i più importanti fotografi italiani. Infine, la mostra si conclude con gli esponenti della Nuova Officina Bolognese: giovani artisti che ricorrono all’utilizzo di nuovi mezzi di comunicazione quali le installazioni e l’uso di tecniche digitali, tra cui anche le videoproiezioni, collocate in una stanza specifica .

Le 150 opere in mostra sono provenienti in gran parte dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo, dal Mambo e dalla Galleria Comunale di Bologna, nonché dagli artisti stessi e da altre collezioni pubbliche e private.

Di seguito un saggio esplicativo del Prof. Barilli.

MOSTRA

Il lungo percorso della mostra Bologna dopo Morandi 1945-2015, che tocca settant’anni di arte bolognese, viene articolato in “stazioni”, dodici di numero, che cercano di conciliare la partecipazione bolognese ai grandi fenomeni nazionali e internazionali avvenuti al di fuori delle nostre mura con le modalità specifiche con cui sono stati recepiti presso di noi, tenendo anche conto delle singole personalità dei vari artisti. La diversa importanza dei protagonisti trova un riscontro nel numero di opere con cui vengono esposti, pur sempre in un quadro molto sintetico.

Tra queste “stazioni” ne incontriamo una iniziale, dell’immediato dopoguerra, in cui anche a Bologna giungono i fermenti di una situazione ufficiale, allora consistente nel cosiddetto postcubismo, cui si adeguano artisti peraltro già all’opera negli anni precedenti, tra di loro particolarmente notevole lo scultore Luciano Minguzzi. L’episodio culminante di questa fase si trova nei dipinti di Sergio Romiti, in cui allora si vide l’erede delle nature morte morandiane, ma divenute fredde, metalliche, scintillanti di cromature per l’impatto esercitato dai nuovi sistemi di produzione sui tradizionali oggetti domestici.

Il postcubismo, eredità degli anni Trenta, venne presto scavalcato dall’impetuosa ondata dell’Informale, corrispondente, sul fronte esterno, a tragici eventi come lo scoppio della bomba atomica. Bologna entra in sintonia con questo clima avanzato e davvero “esplosivo” per merito del critico più influente in quegli anni, Francesco Arcangeli, combattuto tra l’eredità che gli veniva dai padri putativi Roberto Longhi e Giorgio Morandi, e dalla loro lezione a favore di una natura avvertita come fonte di un ben calibrato equilibrio, e invece l’intuizione che quella frontiera era ormai da considerarsi “ultima”, come da titolo di un suo famoso saggio, insufficiente, da superare, fino a confluire nell’incalzante ondata dell’ Informale. Arcangeli sosteneva questa sua predicazione a favore di un Ultimo naturalismo collegandosi a tre protagonisti fuori dalla nostra città, gli unici ammessi alla presente rassegna proprio in ragione dell’importanza che hanno avuto nella sua concezione: Ennio Morlotti, Mattia Moreni, del resto riportabili in qualche modo a una accezione di naturalismo, e invece Alberto Burri, del tutto estraneo a quel clima. A fare da tramite tra loro e la nostra città, entrava la figura di Pompilio Mandelli.

Oltre a collegarsi a questi suoi coetanei, Arcangeli puntava anche su quattro bolognesi più giovani di una generazione, Vasco Bendini, Giuseppe Ferrari, Bruno Pulga, Sergio Vacchi, confluenti in pieno nella situazione destinata a dominare per intero i tardi anni Cinquanta.

Molti altri sono i comprimari di una simile situazione qui passati in rassegna. Ma al termine di quel decennio si sentì il bisogno di uscir fuori da un ambito troppo concentrato su se stesso, conveniva cioè tentare di stabilire nuove “possibilità di relazione”. A questo programma aderì prontamente il giovane Concetto Pozzati. Prima però di seguire questa svolta decisiva, la mostra rende onore a figure più o meno isolate quali Pirro Cuniberti, Mario Nanni, Lucio Saffaro, Volfango. Il filo conduttore delle “possibilità di relazione” conduce fino all’apparire, anche nella nostra città, di “tracce di Pop Art”, come titola la quinta “stazione”, con cui si lascia il piano nobile del Fava salendo al secondo piano, dove si è accolti da un “murale” in cui proprio Pozzati offre una persuasiva campionatura di tutte le possibilità di aderire agli oggetti del consumismo forniti dalla “civiltà di massa” frattanto maturata. Gli sono a fianco opere affini forniti da Carlo Gajani e dall’allora giovanissimo Piero Manai, che però a un certo punto ha praticato un totale capovolgimento, da immagini limpide a incubi notturni, una strada lungo la quale si è venuto a trovare in accordo con i passi ulteriori quali da tempo stava compiendo, trasferitosi a Roma, uno degli eroi dell’Ultimo naturalismo arcangeliano, Sergio Vacchi, anche lui, in definitiva, alla ricerca di “possibilità di relazione”, rintracciate però nell’immenso patrimonio di personaggi dell’attualità, e quindi non estranei a un carattere Pop, che venivano squadernati dai rotocalchi, dai mass media in generale, ma che Vacchi riprendeva proprio come in un sogno notturno.

Anche un altro dei testimoni dell’Ultimo naturalismo arcangeliano, Vasco Bendini, sentì il bisogno di cambiare discorso, rivolgendosi pure lui a suggestioni nordamericane, però non di specie Pop, bensì New Dada, accogliendone l’incitamento a fare grande e in chiave spettacolare, ricorrendo a delle sorte di happening e di performances, realizzati in un austero palazzo manierista, il Bentivoglio, e dunque la tappa dedicata allo Studio Bentivoglio può essere considerata tra le più significative dell’intero percorso, perché oltre ad attestare lo straordinario svolgimento dell’arte di Bendini, poi però rientrato nei suoi panni di pittore, vi ha svolto le prime mosse Pier Paolo Calzolari, destinato a confluire nel movimento dell’Arte povera, cui dunque, per merito suo, al quartier generale solidamente impiantato a Torino, si può annettere un ramo minore svoltosi presso di noi. Un altro emergente dallo Studio Bentivoglio è Luigi Ontani, che però, a differenza di Calzolari, opera un tipico rovesciamento dal “povero” al “ricco”, pratica cioè un’arte che invece di insistere nel testimoniare il “qui e ora”, preferisce coltivare l’”alibi”, cioè l’altrove, andare a rivisitare il museo, oppure luoghi extraoccidentali come l’India, consacrati a tradizioni e abilità artigianali del tutto sconosciute presso di noi. A questo modo Ontani detta il criterio di fondo cui si ispira l’intera seconda metà dei Settanta e oltre, intitolata anche ai postmoderno, alla citazione, alla “ripetizione differente”. Infatti, dietro di lui, si raccoglie il gruppo dei Nuovi-nuovi, reclutato dal curatore della presente mostra, con la collaborazione di due critici di grande talento che lo hanno affiancato in questa e in altre imprese, Francesca Alinovi e Roberto Daolio.

I Nuovi-nuovi, che in ambito bolognese sono Bruno Benuzzi, Marcello Jori e Giorgio Zucchini, partecipano al fervido clima di quegli anni in fiera gara emulativa con Anacronisti e Transavanguardisti. La mostra riesce pure ad accordare una ridotta ma significativa presenza a Nino Migliori, tra i più intraprendenti sperimentatori di quanto si può ricavare da usi eterodossi della fotografia. Infine un altro episodio decisivo di questa storia felsinea si ha attorno alla figura di Andrea Pazienza, che fra l’altro consente di ricordare una famosa istituzione della nostra Università quale il DAMS (Discipline dell’Arte, della Musica e dello Spettacolo) in cui egli ha studiato, mentre sul fronte ben diverso di avvenimenti pubblici ha pure partecipato alla contestazione del ’77. Un po’ di quella violenza, seppure filtrata e pacificata, è entrata nei fumetti che Pazienza sapeva tracciare con una enorme varietà di stili, trascinandosi dietro le presenze ugualmente dinamiche e inventive di Daniele Brolli, Giorgio Carpinteri, Igort, Lorenzo Mattotti.

Le ultime due “stazioni” del presente percorso si trovano al terzo piano del Fava e sono dedicate a un Nuova Officina Bolognese, ovvero alla bella realtà che dal nostro suolo sono balzati fuori talenti vivaci, capaci di porsi in piena sintonia con le pratiche più avanzate dell’intero orizzonte nazionale e internazionale. Infatti sono artisti e artiste che non si sono lasciati racchiudere nel nostro limitato contesto, ma hanno stabilito solidi agganci con gallerie dei centri più importanti dentro e fuori del nostro Paese. Da notare anche che tra di loro si verifica un fenomeno insolito nel passato, avviene cioè che le donne artiste superano nel numero i loro colleghi, in un rapporto di cinque a tre. Si tratta di Eva Marisaldi, Sabrina Mezzacqui, Sabrina Torelli, Alessandra Tesi, Sissi. Una situazione di parità è data dalla coppia Monica Cuoghi-Claudio Corsello, mentre la squadra al maschile comprende Luca Caccioni, Pierpaolo Campanini e Alessandro Pessoli. Bologna, attraverso la sua Università, e in particolare il Dipartimento arti visive, ora confluito in un più ampio Dipartimento delle arti, è stata pure alma mater per quanto riguarda la videoarte, che in una mostra del 1970 era già presente grazie a un sistema di monitor a circuito chiuso nelle sale dell’esposizione, dove si potevano ammirare scene direttamente registrate negli studi degli artisti partecipanti. In seguito, dal 2006, ogni estate nel Dipartimento delle arti si tiene una rassegna dei migliori prodotti video dell’anno, che ovviamente provengono da ogni parte del nostro Paese. Qui viene offerta, in loop, una selezione di 14 partecipazioni di artisti delle nostre parti, alcuni dei quali già presenti con opere fisse, altri costituenti una ultima ondata, a riprova che la creatività bolognese non si arresta ma riesce a rinnovarsi a ogni volgere di stagione.

Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, primo film delle Albe
finanziato con la legge regionale

La compagnia ravennate Teatro delle Albe ha presentato il 19 settembre nella sede della Regione Emilia-Romagna a Bologna il lavoro scritto e diretto da Marco Martinelli e interpretato da Ermanna Montanari. Il lungometraggio ha usufruito del fondo per il sostegno alle produzioni cinematografiche

È tra i primi progetti finanziati dalla Regione Emilia-Romagna in base alla nuova Legge Cinema del 2016: si tratta di “Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi”, tratto dall’omonimo spettacolo teatrale del Teatro delle Albe-Ravenna Teatro.

Tratto dall’omonimo spettacolo teatrale del Teatro delle Albe-Ravenna Teatro, Centro di produzione (che ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International e dell’Associazione per l’Amicizia Italia-Birmania – Giuseppe Malpeli), scritto e diretto da Marco Martinelli (quattro volte premio Ubu per la drammaturgia e la regia), interpretato da Ermanna Montanari (premio Eleonora Duse 2013, accanto a tre Premi Ubu come Miglior attrice italiana), il film Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi non ne è la sola trasposizione cinematografica, ma ne ridisegna i confini, in un originale e contemporaneo immaginario visivo che caratterizza questo lungometraggio come un film d’arte che sa arrivare al vasto pubblico parlando di giustizia e bellezza.

Dopo oltre trent’anni di carriera che l’hanno portato a essere una delle più importanti realtà di teatro contemporaneo in Europa, il Teatro delle Albe arriva dunque alla realizzazione di un progetto cinematografico ambizioso e importante, che ha subito destato l’interesse dell’Emilia-Romagna Film Commission, la quale ha contribuito al finanziamento del progetto – unico lungometraggio scelto – con la somma di 73.621 euro.

E per realizzare il film sulla vita della Premio Nobel per la Pace nel 1991 Aung San Suu Kyi – attualmente Consigliere di Stato della Birmania e Ministro degli Affari Esteri –, che ha trascorso oltre vent’anni agli arresti domiciliari per essersi opposta alla dura dittatura del suo paese, le Albe e il regista Marco Martinelli si sono affidati a un cast e a una squadra tecnica eccezionali, a partire dalla pluripremiata protagonista Ermanna Montanari, che è qui affiancata da uno dei grandi interpreti del teatro italiano, Elio De Capitani, dal giovane Roberto Magnani delle Albe (Premio Ubu under 30) e da un volto molto noto di cinema e teatro, quello di Sonia Bergamasco (Premio Eleonora Duse 2014). Sontuoso poi il lavoro svolto dal direttore della fotografia Pasquale Mari (fondatore di Teatri Uniti, collaboratore di Mario Martone, Toni Servillo, Alessandro Gassmann, Luigi Lo Cascio, ma anche di Claudio Abbado e Riccardo Muti), che con lo scenografo Edoardo Sanchi (tra i più apprezzati soprattutto nell’ambito delle produzioni di opera lirica), il compositore romagnolo Luigi Ceccarelli (tra i fondatori del Gruppo Edison di Roma e storico collaboratore del Teatro delle Albe) e il supervisore del montaggio Jacopo Quadri (qui coadiuvato da Natalie Cristiani, che ha montato oltre sessanta film presentati nei più importanti festival internazionali) ha dato vita a un affiatato team di rara qualità.

Soggetto
Sei bambine ci narrano un pezzo di storia contemporanea, nel racconto-evocazione della “vita agli arresti” di Aung San Suu Kyi leader del movimento per la democrazia in Birmania e Premio Nobel per la pace 1991. Un racconto-evocazione che prende vita all’interno di un magazzino per poi condurci in una spirale di luoghi dal sapore surreale e immaginifico che vede alternarsi alla presenza delle bambine, quella fondamentale di Aung San Suu Kyi, dei generali Birmani, dei fantasmi evocati e di molti altri protagonisti della storia.

Genesi del film – Intenzioni di regia
«Debuttare al cinema a sessant’anni – racconta Marco Martinelli – è emozionante, soprattutto dopo oltre trent’anni di teatro in cui il progetto di un film è stato tante volte accarezzato e sfiorato, attraverso soggetti rimasti nel cassetto, collaborazioni a sceneggiature, trattamenti pubblicati. Quando si debutta a sessant’anni, si ha negli occhi la storia del cinema, quella di cui ti sei nutrito fin da quando eri ventenne, da Dziga Vertov a Kaurismaki, passando per Fellini e Pasolini: un cinema d’arte e poesia che per decenni ha nutrito il mio teatro d’arte. Le mie drammaturgie hanno sempre guardato al cinema raccontando di mitologie del presente.
Tale visione non poteva non incontrare Aung San Suu Kyi, e la sua “rivoluzione spirituale”. Così è nata l’idea dello spettacolo Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, che ha debuttato nel dicembre 2014. Dopo il debutto dello spettacolo teatrale, forse è proprio quella drammaturgia visiva che a un certo punto si è imposta, ha richiesto il cinema. Che una visione desse vita a un’altra. Ho scritto e riscritto per trasformare la drammaturgia teatrale in sceneggiatura cinematografica. In un immaginario ispirato ad autori come Derek Jarman o Sergej Iosifovič Paradžanov per la loro visionarietà e ritualità».

“IN PIEDI”: IL COMUNALE DI BOLOGNA APRE LE PORTE DELLA SALA BIBIENA PER UN EVENTO STRAORDINARIO
IN OCCASIONE DELLA SOSTITUZIONE DELLE POLTRONE DI PLATEA

Si trasformerà eccezionalmente in palcoscenico la platea della Sala Bibiena, al momento libera dalle poltrone che stanno per essere sostituite con delle nuove sedute, per l’evento gratuito intitolato “In piedi” in programma martedì 13 settembre dalle ore 19.00 alle ore 22.00 presso il Teatro Comunale di Bologna. L’apertura straordinaria della Sala in occasione dei lavori diventerà, così, un’opportunità unica per il pubblico per vivere lo spettacolo da un punto di vista nuovo e diverso da quello abituale.
“La platea del Teatro Comunale priva di poltrone – dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Bologna, Bruna Gambarelli – è uno spazio diverso e inedito, in grado di ispirare gli artisti, innescare suggestioni e suggerire nuove modalità di fruizione. Allo stesso tempo lo spazio svuotato dalle sedute è un evento eccezionale e curioso al quale il pubblico deve poter partecipare, perché il teatro è luogo vitale e centrale, appartiene alla città con la quale condivide tutti i suoi cambiamenti. La serata del 13 settembre è quindi un’occasione di vedere il teatro in trasformazione e la platea eccezionalmente vuota, riempita dall’energia della danza e della musica che, grazie ai diversi volumi, presenta risvolti acustici eccezionali”.

L’evento, realizzato in collaborazione con il Comune di Bologna, durerà un’ora e sarà fruibile, solo previa prenotazione, in tre diversi orari (alle 19.00, alle 20.00 e alle 21.00), e consentirà l’accesso in sala di cento persone alla volta. Ogni gruppo entrerà dall’ingresso del Foyer Respighi in Piazza Verdi e verrà accompagnato sui palchi per assistere alla performance che si svolgerà in platea del pianista Stefano Conticello, maestro collaboratore del Comunale, e della coreografa bolognese Simona Bertozzi, che danzerà sulle note di Johann Sebastian Bach. In seguito il pubblico potrà prendere posto in platea per ascoltare alcune celebri pagine tratte dalla Turandot di Giacomo Puccini, interpretate dal Coro del Teatro Comunale, disposto sui palchi; infine, un esperto traccerà un breve percorso storico della Sala Bibiena e del Teatro.

Per poter partecipare all’evento è necessario prenotarsi inviando una email a teatro@comunalebologna.it, indicando “Nome e Cognome” di chi partecipa e la scelta dell’orario di partecipazione tra le seguenti opzioni: ore 19.00, 20.00 o 21.00. Eventuali eccedenze sopra le 100 unità in una fascia oraria, verranno spostate nella fascia d’orario precedente o successiva compatibilmente alla disponibilità di posti. La prenotazione è da ritenersi accettata solo al momento della ricezione dell’email di conferma da parte del Teatro, che indicherà la disponibilità e l’orario effettivo di partecipazione. Le prenotazioni saranno aperte fino alle ore 12.00 di lunedì 12 settembre.

Per Informazioni: Info line: 051.529958

Dalle 10.00 alle 14.00, dal lunedì al venerdì

Il Sovrintendente Nicola Sani, il Direttore Musicale Michele Mariotti e tutto il Teatro Comunale di Bologna esprimono la più profonda tristezza per l’improvvisa scomparsa del soprano Daniela Dessì, una delle più grandi interpreti di tutti i tempi. Indimenticabile il suo debutto nel 2008 nel ruolo di Norma, proprio nella Sala Bibiena, che contribuì a farle assegnare il “Premio Abbiati” dalla Critica Musicale Italiana.
Con Daniela Dessì scompare un’interprete unica, capace di eccellere in un repertorio vastissimo, che spaziava dal Barocco al Novecento. Tutto il pubblico bolognese la ricorderà per sempre e con immenso affetto.

ECHO KLASSIC AWARD AL CD “ROSSINI!” DI OLGA PERETYATKO

CON ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

Si è aggiudicato l’Echo Klassik Award 2016 come miglior album solistico/vocale di arie d’opera il cd “Rossini!”, che vede protagonista il soprano russo Olga Peretyatko insieme all’Orchestra e al Coro del Teatro Comunale diretti da Alberto Zedda. L’album monografico, pubblicato da Sony Classical, è stato registrato a Bologna nel novembre 2014.
Dalla funambolica aria della Contessa di Folleville dal Viaggio a Reims alla scena del carcere dal Tancredi, passando per la grandiosa pagina “Bel raggio lusinghier”, durante la quale Semiramide attende l’arrivo dell’amato, il disco è dedicato a uno dei più amati compositori italiani, Gioachino Rossini, a cui Olga Peretyatko è molto legata, perché proprio con la sua musica ha avuto inizio la sua carriera, al Rossini Opera Festival di Pesaro.

“Sono felicissima per questo premio. Devo molto all’Italia e in particolare a Rossini – dice il soprano – perché tutto è iniziato a Pesaro, nell’estate 2006, quando proprio Alberto Zedda mi scelse per interpretare la Contessa di Folleville nel Viaggio a Reims realizzato dalla sua Accademia rossiniana. E già in quell’occasione suonava l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Questo disco è un omaggio anche al maestro Zedda, all’Orchestra e al Coro del Teatro Comunale, grandi interpreti rossiniani che mi sono stati vicini fin dall’inizio della mia carriera, oltre che a Bologna, che è diventata la mia città”.

Nata a San Pietroburgo e formatasi in Germania e in Italia, Olga Peretyatko ha conquistato i più prestigiosi palcoscenici del mondo, dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York, dalla Staatsoper di Berlino al Festival di Salisburgo.

Titanic: il musical di Maury Yeston e Peter Stone

al Teatro Comunale di Bologna

La fondazione lirica bolognese è l’unica in Italia a ospitare stabilmente in cartellone una nuova produzione di questo genere realizzata in collaborazione con la BSMT Productions

In scena dal 13 al 16 luglio 2016 (ore 20:00)

Oltre 80 artisti incarneranno il dramma del naufragio che ha segnato il volgere del XX secolo in Titanic, musical corale e di grande effetto firmato da Maury Yeston e Peter Stone, in scena dal 13 al 16 luglio al Teatro Comunale di Bologna. Dopo il successo di Les Miserables, Ragtime ed Evita, il teatro felsineo conferma la collaborazione con la BSMT Productions, portando in scena un kolossal come Titanic, le cui musiche saranno eseguite dall’Orchestra del Teatro Comunale sotto la guida di Stefano Squarzina. La regia è a cura di Gianni Marras, la direzione musicale è affidata a Shawna Farrell e le coreografie sono realizzate da Gillian Bruce.

A seguito della scoperta nel 1985 del relitto del Titanic sul fondale dell’Oceano Atlantico, Maury Yeston, autore delle musiche e delle liriche, decise di fare un musical ispirato all’inabissamento del transatlantico nel 1912.
Il musical ha debuttato a Broadway nell’aprile 1997, vincendo nello stesso anno il Tony Award come miglior colonna sonora originale e collezionando oltre 804 repliche.
Titanic si discosta profondamente dalla celebre versione cinematografica di James Cameron, uscita nello stesso anno, approfondendo maggiormente le relazioni tra i passeggeri e portando in scena le storie dei personaggi che hanno realmente vissuto il tragico incidente.
La trama si svolge nell’arco di tempo tra il 10 e il 15 aprile del 1912, seguendo la partenza e le giornate di traversata fino alla collisione con un iceberg e l’affondamento che causò la morte di 1500 passeggeri (solo in 700 riuscirono a salvarsi).
La storia del naufragio è in parte legata all’Italia: grazie all’apparecchio radio inventato da Guglielmo Marconi, fu possibile inviare l’SOS alle navi vicine che intervennero per salvare parte dei passeggeri. Poche settimane dopo il naufragio, i superstiti decisero di ringraziarlo pubblicamente offrendogli una targa onorifica.

Per l’occasione durante le recite sarà possibile ammirare alcuni oggetti del periodo storico contemporaneo al naufragio, gentilmente concessi dalla Fondazione Guglielmo Marconi di Sasso Marconi, esposti nel Foyer Respighi del Teatro Comunale.

Il Progettista Thomas Andrews è interpretato da Brian Boccuni, il Presidente White Star Lines J.Bruce Ismay da Sandro Di Lucia, il Capitano E.J. Smith da Alessandro Arcodia, il Fuochista Frederick Barrett da Filippo Strocchi e il Telegrafista Harold Bride da Renato Crudo.

Le recite di Titanic chiudono la quarta edizione di “A Summer Musical Festival”, l’unica rassegna in Italia interamente dedicata ai musical, sostenuta dal Comune di Bologna attraverso una convenzione con l’Area Cultura e Rapporti con l’Università e promossa nell’ambito di bè bolognaestate 2016.

I biglietti del musical (intero euro 25, ridotto giovani euro 20) sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna.

Informazioni su tcbo.it

TITANIC
Musiche di Maury Yeston e libretto di Peter Stone

Direttore Stefano Squarzina
Regia Gianni Marras
Direzione musicale Shawna Farrell
Coreografie Gillian Bruce
Scenografie Giada Abiendi
Costumi Massimo Carlotto
Disegno luci Daniele Naldi
Maestro collaboratore Maria Galatino

Nuova produzione del TCBO con BSMT Productions

Orchestra e tecnici del Teatro Comunale di Bologna
Personaggi e interpreti
Barrett Filippo Strocchi
Isidor Strauss Andrea Spina
Ida Strauss Barbara Corradini
Ismay Sandro Di Lucia
Smith Alessandro Arcodia
Andrews Brian Boccuni
Bride Renato Crudo
Lightoller Daniel Favento
Etches Roberto Serafini

Teatro Comunale di Bologna
13 luglio 2016 ore 20 Fuori Abbonamento
14 luglio 2016 ore 20 Fuori Abbonamento
15 luglio 2016 ore 20 Fuori Abbonamento
16 luglio 2016 ore 20 Fuori Abbonamento

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Al Teatro Comunale di Bologna va in scena Luci mie traditrici,

uno dei lavori teatrali più celebri di Salvatore Sciarrino in una nuova produzione firmata dal regista tedesco Jürgen Flimm

Coproduzione con la Staatsoper unter den Linden di Berlino; sul podio Marco Angius
Debutto il 14 giugno in diretta radiofonica su Rai Radio3 (ore 20)

Teatro Comunale, 14-17 giugno 2016

Il repertorio teatrale contemporaneo costituisce uno dei fili conduttori delle stagioni più recenti del Teatro Comunale di Bologna: dopo Il suono giallo di Solbiati nel 2015 (Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critici Musicali come migliore novità dell’anno), il prossimo 14 giugno alle ore 20.00 debutta Luci mie traditrici di Salvatore Sciarrino – Leone d’Oro alla carriera della Biennale di Venezia 2016, che del Comunale di Bologna è stato Direttore artistico dal 1978 al 1980 – in una nuova produzione internazionale realizzata con la Staatsoper unter den Linden di Berlino (dove andrà in scena a luglio) firmata da Jürgen Flimm, uno dei più importanti registi teatrali di oggi. La vicenda in scena si ispira alla storia seicentesca di Gesualdo da Venosa – del quale quest’anno ricorrono i 450 anni dalla nascita – che in nome dell’onore fece uccidere la moglie e l’amante di lei.

Sul podio dell’Orchestra della fondazione bolognese un grande esperto del repertorio contemporaneo, e di Sciarrino in particolare, Marco Angius. Nei ruoli vocali Katharina Kammerloher (La Malaspina), Lena Haselmann (L’ospite), Christian Oldenburg (Un servo), Otto Katzameier (Il Malaspina); il ruolo de La voce verrà interpretato da un gruppo di cantori del Coro di voci bianche del Comunale di Bologna diretto da Alhambra Superchi. Le scene sono di Annette Murschetz, i costumi di Birgit Wentsch, le luci di Irene Selkas e la drammaturgia di Detlef Giese.

«Luci mie traditrici – dichiara il sovrintendente Nicola Sani – è una delle più belle opere del nostro tempo. Con le parole di Marco Angius, potremmo definirla “indagini su una tragedia”, un teatro musicale intenso e suggestivo, dove la componente drammaturgica s’impone musicalmente all’ascolto prima ancora delle suggestioni sceniche. È un’opera meteorologica nel senso che le voci dei protagonisti si trovano immerse in un ambiente reale e insieme trasfigurato. La musica di Sciarrino trasforma i fenomeni quotidiani minimi in realtà universali. La sua ecologia del suono coglie le implicazioni psicologico-percettive dei cambiamenti d’ambiente, trasformandole in termini compositivi e teatrali. Suoni-sfondo costellano il soundscape di Luci mie traditrici, segnando il passare del tempo e il mutare del clima; un costante pulsare che definisce una sorta di vegetazione sonora abitata da una fauna fantastica. Come in un film di musica, la percezione dello spettatore si sposta con salti d’inquadratura repentini e la tensione viene accresciuta facendo ruotare la musica stessa in senso inverso al procedere degli eventi, con i battiti cardiaci che saltano e si arrestano, il respiro che si fa pesante, le interferenze delle riprese esterne che appaiono a intermittenza accrescendo la suspense. Siamo particolarmente orgogliosi che la nuova produzione di quest’opera straordinaria del compositore italiano oggi più rappresentativo sul piano internazionale, realizzata dal Teatro Comunale in collaborazione con la Staatsoper di Berlino – uno dei più importanti teatri del mondo – con la regia e la direzione d’orchestra di due grandi firme quali Jürgen Flimm e Marco Angius, veda la luce a Bologna prima delle successive riprese sul celebre palcoscenico della capitale tedesca».

Opera del 1998, Luci mie traditrici è fra i lavori più eseguiti del compositore siciliano, divenendone simbolo privilegiato della poetica drammaturgica. La prima italiana risale al 2002 (in forma di concerto, poi nel 2010 in forma scenica con la direzione dello stesso Angius). «Luci mie traditrici – sostiene Salvatore Sciarrino – voleva essere la vera e propria affermazione di una riforma del teatro, perché l’uso delle voci, l’invenzione e la maturazione dello stile vocale permettono di nuovo di fare teatro, non solo di cantare genericamente sulla scena, cosa che non mi ha mai interessato. Il mio è un teatro “dopo” il cinema, a partire dal modo in cui sono tagliate le scene, che procedono per blocchi secchi che “sottraggono” e fanno capire quello che avviene». «Luci mie traditrici – specifica il compositore – è un’opera nel pieno senso del termine. Essa non torna indietro, a modelli preesistenti, né si sporca di retorica a buon prezzo. La sua forza risiede nell’espressione del canto, nella creazione di uno stile vocale. Uno stile di nuovo inventato».
Scrivendo su questo lavoro di Sciarrino, il musicologo Gianfranco Vinay afferma «opera, dunque, ma non nel senso della tradizione settecentesca e ottocentesca. Piuttosto in quello delle diverse “favole”, “rappresentazioni”, “musiche sopra…”, “tragedie in musica” dell’inizio del melodramma, senza alcuna intenzione, però, di rifarsi a esse come a modelli. Il rapporto di Sciarrino con la tradizione non è mai retrospettivo, ma progressivo. Tradizione come sfida alla creatività, come sprone ad un rinnovamento costante, a calarsi nei panni dei Peri e dei Caccini che “oggi” si proponessero di reinventare il melodramma a partire dal suo fondamento primo: l’intonazione musicale del testo poetico-drammatico».

La prima rappresentazione di Luci mie traditrici del 14 giugno sarà trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio 3 a partire dalle ore 20.00. Lo spettacolo segna il debutto dell’opera nel cartellone di una Fondazione Lirica Italiana.

Inoltre in occasione dell’opera Luci mie traditrici, dal 14 al 22 giugno, presso il Foyer Respighi e la Rotonda Gluck del Teatro Comunale, si potrà assistere alla mostra di Rudy Cremonini, intitolata Zone di sicurezza, a cura di Simona Gavioli e Alice Zannoni, soci fondatori dell’associazione Caravan SetUp, promotrice della cultura per mezzo dell’arte visiva.

Infine la Fondazione Teatro Comunale di Bologna è lieta di annunciare l’ingresso tra i suoi sostenitori di Poste Italiane Spa.

I biglietti (da 10 a 75 euro) sono in vendita sia online sul sito tcbo.it sia presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo al 50% del costo.

Il Teatro Comunale di Bologna festeggia i duecento anni del Barbiere di Siviglia di Rossini

Salvatore Sciarrino
LUCI MIE TRADITRICI
Opera in due atti
Libretto di Salvatore Sciarrino da Il tradimento per l’onore di Giacinto Andrea Cicognini (1664)
con un’elegia di Claude Le Jeune (1608)

Direttore Marco Angius
Regia Jürgen Flimm
Scene Annette Murschetz
Costumi Birgit Wentsch
Luci Irene Selka
Coreografia Carola Tautz
Drammaturgia Detlef Giese
Aiuto regista Marcin Lakomicki
Assistente alle scene Polina Liefers
Maestro del Coro di voci bianche Alhambra Superchi

Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna in coproduzione con la Staatsoper unter den Linden di Berlino

Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Personaggi e interpreti
La Malaspina Katharina Kammerloher
L’ospite Lena Haselmann
Un servo Christian Oldenburg
Il Malaspina Otto Katzameier
Una Voce da dentro Chiara Alberti, Diego Bolognesi, Pietro Bolognini, Susanna Boninsegni, Marco Conti, Eleonora Dodi, Giorgia Puglisi, Olivia Scagliarini

Teatro Comunale di Bologna
martedì 14 giugno ore 20 Turno Prima
mercoledì 15 giugno ore 20 Turno A
giovedì 16 giugno ore 20 Turno B
venerdì 17 giugno ore 20 Turno D

con una nuova produzione firmata dal regista Francesco Micheli.

Un cast di specialisti rossiniani fra i quali René Barbera e Paolo Bordogna; sul podio Carlo Tenan
La replica del 10 maggio in diretta radiofonica su Rai Radio3

Teatro Comunale, 5-15 maggio 2016

Il Teatro Comunale di Bologna festeggia con un nuovo allestimento firmato dal regista Francesco Micheli i duecento anni dal debutto di una delle opere più celebri del repertorio, mai uscita dalla programmazione dei teatri di tutto il mondo: Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, compositore formatosi musicalmente proprio a Bologna, al quale il teatro felsineo è tra l’altro particolarmente legato. Questo nuovo allestimento con scene e luci di Nicolas Bovey, i costumi di Gianluca Falaschi e i video di Panagiotis Tomaras, è realizzato in coproduzione con la Greek National Opera di Atene, dove ha debuttato con successo a febbraio. Il barbiere di Siviglia sarà in scena a Bologna dal 5 al 15 maggio; sul podio Carlo Tenan e un cast di rilievo con interpreti rossiniani doc come Paolo Bordogna (Don Bartolo) e René Barbera (il Conte d’Almaviva), e ancora Julian Kim (Figaro) e Aya Wakizono (Rosina), mezzosoprano giapponese “fiore all’occhiello” dell’Accademia della Scala e dell’Accademia Rossiniana di Pesaro.
La replica del 10 maggio sarà trasmessa in diretta radiofonica su Rai Radio 3.

“Approfondendo la lettura del Barbiere di Siviglia – afferma il regista Francesco Micheli – capolavoro che segna il passaggio fra l’opera buffa settecentesca e il dramma borghese dell’Ottocento, mi sono concentrato sulla figura di Rosina che vive la ‘tragedia’ di una qualsiasi ragazza segregata in casa, dramma tipico dell’adolescenza di tutti i tempi, da Antigone a Giulietta a Janis Joplin. Rossini dà voce al bisogno di ribellione di un intero sesso e di un’intera generazione. Dentro quest’opera che compie duecento anni c’è il dinamismo dei giovani contro la stasi opprimente dei vecchi, in un susseguirsi di accesi contrasti. Ancor prima che l’industria cinematografica inventasse il sistema dei ‘prequel’ e dei ‘sequel’ per sfruttare i titoli più fortunati, il Barbiere non è soltanto il più significativo esempio della ricezione delle Nozze di Figaro di Mozart ma ne rappresenta il ‘prequel’: Rosina passerà da prigioniera ribelle della casa di Don Bartolo a nostalgica Contessa, nuovamente prigioniera di quel palazzo e dell’amore per il quale aveva lottato. La caleidoscopica trasposizione scenica di questa nuova produzione sfrutta lo sguardo verso il presente (Rosina), il passato prossimo (Figaro) e l’obsoleto (Don Bartolo e Don Basilio) attraverso riferimenti al mondo musicale del pop, dalla psichedelia al rock progressivo, al metal: proprio all’inizio delle prove abbiamo appreso della morte di David Bowie, modello contemporaneo e ‘classico’ degli stessi travestimenti, della modernità e degli scontri generazionali cui alludono i personaggi dell’opera”.

Lo spettacolo è realizzato grazie al sostegno di Manifatture Sigaro Toscano / Gruppo Industriale Maccaferri e Associazione Amici del Teatro Comunale di Bologna.

In occasione della prima rappresentazione de Il Barbiere di Siviglia, giovedì 5 maggio, saranno in mostra presso il foyer del Teatro Comunale le opere a fumetti realizzate dai bambini della scuola primaria Romagnoli del rione Pilastro di Bologna, che hanno partecipato a un Laboratorio di avvicinamento all’Opera, realizzato nell’ambito di un progetto sperimentale nato dalla collaborazione tra il Teatro Comunale di Bologna e Canicola (associazione culturale bolognese attiva dal 2005 in progetti in ambito grafico e narrativo, attività pedagogiche, esposizioni, workshop legati al fumetto), in cui il linguaggio del fumetto si fa viatico ludico e strumento di alfabetizzazione al teatro d’opera. Inoltre in coincidenza con le rappresentazioni sarà disponibile una pubblicazione che raccoglie testi e disegni realizzati dagli studenti.

I biglietti (da 10 a 100 euro) sono in vendita sia online sul sito tcbo.it sia presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo al 50% del costo.

Gioachino Rossini
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
Commedia con musica in due atti
Libretto di Cesare Sterbini da Le barbier de Seville di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais

Direttore Carlo Tenan
Regia Francesco Micheli
Scene e luci Nicolas Bovey
Costumi Gianluca Falaschi
Progetto video Panagiotis Tomaras
Assistenti alla regia Erika Natati e Valentina Brunetti
Costumista collaboratore Gianmaria Sposito
Maestro del Coro Andrea Faidutti

Nuova produzione del Teatro Comunale di Bologna in coproduzione con il Greek National Opera Atene
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna

Personaggi e interpreti
Il conte d’Almaviva René Barbera (5, 7, 10, 12, 15 maggio) / Alessandro Luciano (6, 8, 11, 14 maggio)
Bartolo Paolo Bordogna (5, 7, 10, 12, 15 maggio) / Marco Filippo Romano (6, 8, 11, 14 maggio)
Rosina Aya Wakizono (5, 7, 10, 12, 15 maggio) / Raffaella Lupinacci (6, 8, 11, 14 maggio)
Figaro Julian Kim (5, 7, 10, 12, 15 maggio) / Vittorio Prato (6, 8, 11, 14 maggio)
Basilio Luca Tittoto (5, 6, 7, 8, 10 maggio) / Abramo Rosalen (11, 12, 14, 15 maggio)
Berta Laura Cherici
Fiorello Gabriele Ribis
Un ufficiale Raffaele Costantini (5, 7, 10, 12, 15 maggio) / Sandro Pucci (6, 8, 11, 14 maggio)

Teatro Comunale di Bologna
Giovedì 5 maggio ore 20 Turno Prima
Venerdì 6 maggio ore 20 Fuori Abbonamento
Sabato 7 maggio ore 18 Turno Pomeriggio
Domenica 8 maggio ore 15.30 Turno Domenica
Martedì 10 maggio ore 20 Turno A
Mercoledì 11 maggio ore 18 Fuori Abbonamento
Giovedì 12 maggio ore 20 Turno B
Sabato 14 maggio ore 18 Turno C
Domenica 15 maggio ore 15.30 Fuori Abbonamento

TRE PREMI ABBIATI AL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

Il Teatro Comunale di Bologna è lieto di annunciare il conferimento del prestigioso Premio “Abbiati” della Critica Musicale italiana a tre diverse sue produzioni del 2015:
regia
Guy Josten
Elektra di Richard Strauss

costumi
Anna Watkins
Jenůfa di Leóš Janáček

novità per l’italia
Alessandro Solbiati, Il suono giallo

Il Teatro esprime anche le sue felicitazioni per Nicola Alaimo, Premio Abbiati come miglior cantante del 2015, protagonista nella stagione del Comunale del concerto del prossimo 17 aprile, diretto da Michele Mariotti.

Carmen K nuova creazione coreografica di Monica Casadei

per la Stagione 2016 del Teatro Comunale di Bologna

Una commissione del Teatro felsineo che unisce musicalmente la celebre suite di Ščedrin con le musiche di Bizet interpretate da quattro Dj; in scena dall’8 al 13 aprile.
Dj set conclusivo in collaborazione con roBOt Festival il 13 aprile

Il secondo appuntamento con la danza nella Stagione 2016 del Teatro Comunale di Bologna è in programma venerdì 8 aprile (ore 20.00) con Carmen K, una nuova commissione – presentata in prima assoluta – affidata a Monica Casadei e ad Artemis Danza, compagnia in residenza artistica al Comunale. Incentrato sulla reinterpretazione in chiave coreografica di alcune celebri figure del repertorio operistico, Carmen K è il più recente capitolo del progetto “Corpo d’Opera”, e prosegue il percorso già intrapreso dalla compagnia con la recente acclamata produzione Tosca X.

Doppio binario musicale per questa nuova creazione: nella prima parte “carta bianca” a 4 giovani Dj – Godblesscomputers, Go Dugong, Spinelli e Sartana – e al compositore Luca Vianini, che reinterpreteranno liberamente, ognuno col proprio stile, i brani più celebri della Carmen di Bizet, mentre nella seconda l’Orchestra del Comunale diretta da Tonino Battista eseguirà la celebre Carmen Suite di Ščedrin.
“Una storia, mille storie uguali a loro stesse che si ripetono nei secoli – sottolinea Monica Casadei – Carmen K selvaggia, passionale, istintiva e sensuale, libera di amare e di esistere. Libertà uguale morte annunciata. Istinto primordiale di esistere, essere profondamente veri contro dominio, possesso, prigione. Il risultato è già scontato: difficile e dolorosa la vita di un essere libero e coraggioso, ma non c’è scelta. O vince la legge interiore, quella dell’anima o è preferibile la morte. Andare “incontro” e non più “contro”, il nostro aguzzino, è l’unica scelta? È possibile un’altra via? Le tante Carmen della società di oggi, possono non morire più”.

Mercoledì 13 aprile alle 20.30, a conclusione dell’ultima recita dello spettacolo in programma, nel Foyer Respighi del Teatro Comunale si terrà un Dj set a cura di roBOt Festival – insieme ai Dj di Carmen K e al corpo di ballo di Artemis Danza – intitolato “Carmen night”, con gradito dress code “rosso”. L’ingresso gratuito all’evento è riservato ai possessori di un biglietto dello spettacolo Carmen K.

Di origine ferrarese e laureata in Filosofia con una tesi su Platone e la danza, Monica Casadei, dopo una carriera agonistica in ginnastica ritmica, si dedica allo studio della danza classica e moderna, prima in Italia, poi al The Place di Londra, infine a Parigi dove si trasferisce sul finire degli anni ‘80. Qui, decisivi nel suo percorso formativo, in particolare, i coreografi Pierre Doussaint e Isabelle Doubouloz, così come le contaminazioni derivate dalla pratica delle arti marziali: frequenta a Parigi l’Académie des Arts Martiaux et Arts Contemporaines diretta da André Cognard Hanshi So shihan, consegue il grado di 2° dan di Aikido e il diploma di insegnamento di Aikishintaiso all’Académie Autonome d’Aikido Kobayashi Hirokazu. Nel 1994 fonda in Francia la Compagnia Artemis Danza, con la quale si trasferisce in Italia nel 1997 e dal 1998 al 2007 è in residenza al Teatro Due-Teatro Stabile di Parma e Reggio Emilia. Da maggio 2014 Artemis Danza è in residenza artistica al Teatro Comunale di Bologna. Ad oggi la Compagnia ha realizzato oltre trenta creazioni firmate da Monica Casadei, cui si affiancano le coreografie per numerosi spettacoli teatrali e d’opera lirica, la promozione di opere di giovani autori e numerose iniziative formative, nella duplice accezione di perfezionamento professionale per danzatori e attori e avvicinamento ai codici della danza per il più vasto pubblico. La Compagnia Artemis Danza è sostenuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Regione Emilia Romagna, dalla Provincia e dal Comune di Parma; per numerosi progetti all’estero dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Regione Emilia Romagna – Assessorato alla Cultura e Cultura d’Europa. Nel 2007 è inoltre membro del WDA-World Dance Alliance Europe sotto l’egida del IDC-ITI/UNESCO.

I biglietti del balletto (da 10 a 75 euro) sono in vendita sia online sul sito tcbo.it sia presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo al 50% del costo.
Carmen K
Nuova creazione per 18 danzatori
Commissione del Teatro Comunale di Bologna

Ideazione e coreografia Monica Casadei
Direttore Tonino Battista

Musiche
Primo tempo: DJ Kollision – Carmen K: 5 Carmen short format, 4 giovani DJ e 1 compositore remixano la Carmen di Bizet
Secondo tempo: Rodion Ščedrin, Carmen Suite

in collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo/Teatro Signorelli di Cortona e Shape/roBOt Festival

“Creazioni La Perla – Collezione 2016”

venerdì 8 aprile ore 20:00 PRIMA
sabato 9 aprile ore 15:00 C
sabato 9 aprile ore 20:00 A
domenica 10 aprile ore 15:30 D
martedì 12 aprile ore 20:00 B
mercoledì 13 aprile ore 18 P

PIETRO BABINA DEBUTTA ALL’OPERA


CON UNA NUOVA PRODUZIONE DI CARMEN

AL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA

In scena dal 18 marzo

Nel ruolo del titolo Veronica Simeoni, in quello di Don José Roberto Aronica.

Sul podio Frédéric Chaslin

Segna il debutto di Pietro Babina nell’opera lirica la nuova produzione di Carmen di Georges Bizet, in scena al Teatro Comunale di Bologna dal 18 al 29 marzo 2016.
Eclettico sperimentatore nelle arti visive, il regista e autore bolognese Pietro Babina si è sempre dedicato alla ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Attivo da venti anni nel panorama artistico nazionale e internazionale, Babina ha partecipato a rassegne prestigiose quali il Festival d’Automne a Parigi, la Biennale di Venezia, il Kunsten Festival des Arts di Bruxelles, il Festival la Batie di Ginevra e il Festival Santiago a Mil di Santiago del Cile – solo per citarne alcuni.

Dopo Thyssen. Opera sonora (2015) e Ritter, Dene, Voss (2015), Babina realizza la sua prima regia di un’opera lirica con Carmen, celeberrima opéra-comique in quattro quadri composta da Georges Bizet nel 1875 su libretto di Henri Meilhace Ludovic Halévy.

“Carmen è un’opera immensa e complessa – sottolinea il regista Pietro Babina – Ho cercato di individuare una strada legata all’oggi e quindi rintracciare Carmen nell’attualità: ho subito compreso però che la strada dell’attualizzazione non è storia mia. Mi sono domandato allora cosa venga in mente quando si dice Carmen: una Spagna inesistente, un oggetto esotico, direi turistico. Mi ha quindi guidato l’idea di un immaginario desiderato, per quanto inesistente, e la domanda «cos’è oggi Carmen» si è spostata dal livello del sociale a quello dell’immaginario: più «cosa desideriamo che sia», piuttosto che «ciò che è oggi», nel tentativo idealistico di dimostrare che in arte i concetti di tradizione e di contemporaneo sono barriere erette da ideologie ormai defunte.”

Protagonisti dello spettacolo, diretto da Frédéric Chaslin, sono Veronica Simeoni (Carmen), Maria Katzarava (Micaela), Sonia Ciani (Frasquita), Antonella Colaianni (Mercédès), Roberto Aronica (Don José), Simone Alberghini (Escamillo). L’Orchestra, il Coro e il Coro di Voci Banche sono quelli del Teatro Comunale.

Lo spettacolo è realizzato grazie al contributo di Alfa Wassermann.

I biglietti (da 125 a 10 euro) sono in vendita online sul sito tcbo.it e presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo al 50% del costo.

Carmen

Musiche di Georges Bizet su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy

Direttore Frédéric Chaslin

Regia, scene e luci Pietro Babina

Costumi Gianluca Sbicca

Maestro del Coro Andrea Faidutti

Maestro del Coro Voci Bianche Alhambra Superchi

Carmen Veronica Simeoni/Cristina Melis (19, 23, 29)

Micaela Maria Katzarava/Alessanda Marianelli (19, 23, 29)

Frasquita Sonia Ciani

Mercédès Antonella Colaianni

Don José Roberto Aronica/Andeka Gorrotxategui (19, 23, 26, 29)

Escamillo Simone Alberghini

Le Dancaire Maurizio Leoni

Le Remendado Paolo Antognetti

Zuniga Massimiliano Catellani

Moralès Nicolò Ceriani

Nuova Produzione TCBO

Orchestra, Coro, Coro Voci Bianche e Tecnici del TCBO

18 marzo 2016 – 20:00 Turno Prima

19 marzo 2016 – 20:00 Turno FS

20 marzo 2016 – 15:30 Turno D

22 marzo 2016 – 20:00 Turno A

23 marzo 2016 – 20:00 Turno FS

24 marzo 2016 – 20:00 Turno B

26 marzo 2016 – 18:00 Turno P

29 marzo 2016 – 18:00 Turno C

Biglietteria del Teatro Comunale di Bologna

Dal Martedì al Venerdì: ore 14.00-18.00
Sabato: ore 11.00 – 15.00
chiuso il Lunedì e i giorni festivi

tel. (+39) 051 529019

Vangelo. Opera contemporanea di Pippo Delbono

con le musiche di Enzo Avitabile debutta nella versione per orchestra e coro nella stagione 2016 del Teatro Comunale

Una nuova produzione internazionale con ERT Fondazione, Croatian National Theatre e istituzioni francesi, svizzere La nuova stagione del Teatro Comunale di Bologna prosegue il 25 febbraio (repliche 26, 27 e 28 febbraio) con Vangelo. Opera contemporanea nuovo lavoro di Pippo Delbono con le musiche originali di Enzo Avitabile e la direzione d’orchestra di Gabriele di Iorio. Una nuova produzione internazionale che dopo l’anteprima a dicembre a Zagabria, quindi il debutto al Teatro Argentina di Roma a metà gennaio, arriverà a Bologna nella versione con l’orchestra e il coro del Comunale. Una nuova impegnativa produzione internazionale di ERT Fondazione e Croatian National Theatre in Zagreb con Théâtre Vidy Lausanne, Maison de la Culture d’Amiens – Centre de Création et de Production, Théâtre de Liège; in collaborazione con la Cinémathèque Suisse Lausanne e il Teatro Comunale di Bologna. Lo spettacolo è realizzato anche grazie al contributo di Alce Nero. Gli Attori della Compagnia Pippo Delbono e del Croatian National Theatre in Zagreb sono in scena insieme a Delbono per un intenso spettacolo che parte dalla riflessione su duemila anni di conquiste, stragi, guerre, menzogne, false morali create da una certa ipotesi di Dio, ma anche dalla bellezza, dall’arte, e dalla poesia che quella stessa idea ha suscitato. “A pensarci bene, Cristo è l’unico anarchico che ce l’ha fatta” ha scritto André Malraux. Qualche giorno prima di morire mia madre, – ricorda Pippo Delbono – fervente cattolica, mi aveva detto: “Perché, Pippo, non fai uno spettacolo sul Vangelo? Così dai un messaggio d’amore. C’è n’è così tanto bisogno di questi tempi”. E io ho pensato subito alle recite che facevo da piccolo nella parrocchia, dove interpretavo Gesù bambino coi riccioli biondi, innamorato anch’io come lei di quel mondo di preti, di chiese, di incensi, di rappresentazioni teatrali. E poi mi è venuto in mente quando da grande ho recitato ancora Dio, in un film di Peter Greenaway. Ma questa volta facevo anche il Demonio. E Lot, che faceva l’amore con le sue figlie e imprecava contro Dio e il Demonio. Un personaggio in quel film diceva: “Non è Dio che ha creato l’uomo, ma è l’uomo che ha creato Dio”. E ho pensato a tutte le conquiste, le stragi, le guerre, le menzogne, le false morali create per quell’ipotesi di Dio. Ma anche alla bellezza, all’arte, e alla poesia che quell’idea di Dio ha portato in questi duemila anni. E a quello che diceva Marx: “La religione è un sospiro dell’anima in un mondo senz’anima”. E così ho iniziato a filmare e a fotografare le immagini che ho incontrato nei miei viaggi in Italia, in Francia, in Romania, in Russia, in Latino America. Immagini di Madonne, di Cristi, di martiri. Ovunque trovavo qualcosa che aveva una relazione con quella storia. Ovunque ho visto Cristi dai volti dolorosi, seri. Molto poco ho visto la gioia nei volti di quei Cristi. Mi sono sentito come in prigione. E così per un momento ho pensato di chiamarlo “Assedio” questo spettacolo. Ho avuto un senso di rifiuto profondo per tutta quella iconografia buia, pesante, sofferente legata a quel Vangelo. E così mi sono perduto, come faccio sempre quando costruisco i miei spettacoli, dimenticando quel Vangelo, o forse portandomi dietro di quel Vangelo solo il nome. E sono finito a incontrare persone che erano arrivate in mare dall’Africa e dal Medio Oriente, attraversando oceani ma anche deserti, frontiere, carceri, muri. Ho incontrato anche degli zingari, che abitavano in luoghi di totale degradazione. E ho iniziato a stare con quei profughi, a conoscerli, a condividere con loro la vita. Li ho ospitati da me, e loro mi hanno ospitato nel loro centro di accoglienza. Abbiamo condiviso le storie, il cibo, il tempo. E poi ho iniziato a cercare paesaggi, mari, tramonti, cieli che mi raccontassero miracoli, luce. “Quei calci lanciati verso il cielo –scriveva Pasolini guardando i ragazzi giocare a pallone- ci insegnano a lanciare i nostri desideri il più lontano possibile, in modo che la gioia del gioco ci accompagni fino alla morte”. E poi mi sono trovato a guardare per dieci giorni un crocifisso appeso a un muro bianco, io inchiodato in un letto di ospedale per un problema agli occhi. Vedevo doppio e cercavo di mettere a fuoco quell’immagine davanti a me. Vagavo per i corridoi dell’ospedale, cercando di raccontare –ancora una volta con la mia camera- quel mio disperato e grottesco vedere doppio. Come vedo doppio, disperato e grottesco questo tempo che attraversiamo, dove non riconosci più il vero dal falso, il reale dall’irreale, dove l’esasperazione del moderno ci ha fatto dimenticare qualcosa di sacro di antico. E alla fine mi sono rimaste dentro quelle immagini, quelle voci, quei suoni, quegli echi, quei silenzi sentiti in quei campi di zingari e di profughi, in quelle corsie d’ospedale, ma anche quella forza vitale, quella inspiegabile gioia trovata nei luoghi deputati al dolore”. Capace come pochi altri, di sperimentare sulla scena, di lavorare sulle soglie, negli spazi fertili che si vengono a creare tra privato e pubblico, tra autobiografia e cronaca, Delbono crea, ancora una volta, insieme alla compagnia che da anni lo accompagna fedelmente e connota il suo percorso di artista. Accompagnano e arricchiscono il lavoro di Vangelo attori e danzatori croati che, forti della loro esperienza e professionalità, porteranno in scena loro stessi e le loro storie, storie di vite spesso profondamente segnate dai recenti traumi di una guerra feroce che ha ridisegnato la storia, i luoghi e i confini della loro Patria. Un lavoro corale che deriva suggestioni da poesia, letteratura, danza, cinema, musica ma anche dalle proposte degli attori, sollecitati come sempre da Delbono a farsi soggetti attivi nella creazione dello spettacolo. Numerose le fonti d’ispirazione che hanno accompagnato la genesi di Vangelo. Opera contemporanea, in cui il riferimento biblico punta ai valori dell’amore e della bontà alieni da ogni conformismo “buonista”, costruendo una performance frammista di video, recitazione, teatro d‘opera e musica il cui primo dedicatario potrebbe essere – come ha sottolineato l’autore – Papa Francesco e nella quale si registrano intense citazioni letterarie da sant’Agostino a Pasolini e musicali da Brassens ai Rolling Stones. Un percorso espressivo in cui i profughi e i forzati dell’immigrazione sono madonne, cristi e martiri della contemporaneità; una riflessione sui cambiamenti epocali che interessano le popolazioni in fuga come quelle dei paesi del vecchio continente per i quali accogliere chi fugge dalla guerra è come accogliere un moderno Vangelo di pace. I biglietti (da 25 a 10 euro) sono in vendita sia online sul sito tcbo.it sia presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo al 50% del costo. Sabato 27 febbraio alle ore 11.30, in Sala Borsa, il regista Pippo Delbono e gli attori della compagnia incontreranno il pubblico per conversare dell’opera. Conduce il critico teatrale Gianni Manzella. VANGELO, OPERA CONTEMPORANEA Nuova produzione di ERT Fondazione e Croatian National Theatre in Zagreb con Théâtre Vidy Lausanne, Maison de la Culture d’Amiens – Centre de Création et de Production, Théâtre de Liége ed in collaborazione con Cinémathèque Suisse-Lausanne, Teatro Comunale di Bologna Direttore Gabriele Di Iorio Regia, testo e film Pippo Delbono Musiche originali Enzo Avitabile Scene e costumi Croatian National Theatre Zagreb Attori Compagnia Pippo Delbono e Croatian National Theatre Zagreb Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna Maestro del Coro Andrea Faidutti 25 febbraio 2016 – 18:00 Turno C 26 febbraio 2016 – 18:00 Turno P 27 febbraio 2016 – 19:30 28 febbraio 2016 – 16:00 Vangelo. Opera contemporanea: presentazione al pubblico con Fabrizio Festa e Pippo Delbono Martedì 23 febbraio alle ore 18, al Teatro Comunale (Foyer Respighi), Fabrizio Festa presenta la prossima opera in scena per la Stagione 2016: Vangelo. Opera contemporanea, lavoro più recente di Pippo Delbono che andrà in scena il 25 febbraio (repliche 26, 27 e 28 febbraio). Lo spettacolo, che ha debuttato alcuni mesi fa a Zagabria ed è stato con successo in scena anche a Roma, sarà sul palcoscenico bolognese nella versione con orchestra e coro e le musiche originali di Enzo Avitabile dirette da d’orchestra di Gabriele di Iorio. L’ingresso alla presentazione è libero sino ad esaurimento dei posti disponibili. I biglietti per lo spettacolo (da 25 a 10 euro) sono in vendita sia online sul sito tcbo.it sia presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo al 50% del costo.

Il Ballet de l’Opéra National du Rhin

ospite del Teatro Comunale di Bologna con il dittico “Without” e “La strada”

Uno dei lavori più celebri di Benjamin Millepied su musiche di Chopin proposto insieme alla versione coreografica del capolavoro di Fellini con le musiche di Nino Rota in scena dal 17 al 21 febbraio. La nuova stagione del Teatro Comunale di Bologna prosegue il prossimo 17 febbraio (ore 20.00) con il primo dei sei appuntamenti con la danza. Il Ballet del l’Opéra National du Rhin – una delle più importanti compagnie europee, con oltre 40 anni di storia, diretta oggi dal ballerino e coreografo bolzanino Ivan Cavallari – propone un dittico di due titoli celebri del suo repertorio moderno e contemporaneo. In apertura una creazione di oggi, Without su musiche di Fryderyk Chopin firmata nel 2008 dal celebre coreografo francese Benjamin Millepied, che è stato direttore del Corpo di ballo dell’Opéra de Paris, celebre anche in ambienti non teatrali per le coreografie del film Black Swan (2010) e il matrimonio con l’attrice Natalie Portman. Without è un brano per 10 danzatori su musica di Fryderyk Chopin (soprattutto Studi e Preludi), compositore molto amato dal coreografo, che riproduce nei corpi l’atmosfera romantica del grande pianista. Una danza sensibile costruita su una tecnica classica brillante e lirica al tempo stesso, declinata in cinque passi a due. Nata originariamente per Dances Concertantes, la prima compagnia americana di Millepied, Without ha debuttato nel 2008 al Joyce Theatre di New York e successivamente è entrata nel repertorio anche del Balletto del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Quindi La strada, balletto, in un atto e 12 quadri di Mario Pistoni, lavoro neorealista commissionato nel 1966 dal Teatro alla Scala sul soggetto dell’omonimo film premio Oscar di Federico Fellini del 1954 e con le musiche elaborate dallo stesso Nino Rota, autore già della colonna sonora cinematografica. Considerato fra i più celebri balletti italiani del secondo Novecento, primo balletto ispirato a un film, è stato rimontato per il Ballet de l’Opéra National du Rhin da Guido Pistoni, nipote del creatore originale. “Era un’idea meravigliosa – ricorda Mario Pistoni – Mi pareva impossibile non averci pensato prima. Il tema aveva tutte quelle componenti che reputo ideali per uno spettacolo coreografico: la tramutabilità a balletto dei fatti, la credibilità dei personaggi, autentici, vivi ancor oggi in certe zone del sottosviluppo, la teatralità e la stimolante convivenza tra il mondo agro ma fantastico del circo con quello crudo e realistico della vita, il tutto (così ballettisticamente più qualificante) impregnato di poesia, di azioni e reazioni semplici e genuine”. La storia disperata e struggente di Gelsomina e Zampanò viene così narrata nel balletto riprendendo i temi inconfondibili della colonna sonora che vengono rielaborati e anche affiancati da materiale musicale composto da Rota per altri capolavori felliniani. Creato nel 1972, il Ballet du Rhin è divenuto nel 1998 Ballet de l’Opéra National du Rhin con sede a Strasbourg, Mulhouse e Colmar; oggi conta 33 ballerini stabili, tutti con una solida formazione accademica di base, ma capaci di imparare stili molto diversi tra loro. La politica artistica della Compagnia privilegia una concezione molto aperta del repertorio, tale da proporre, allo stesso tempo, sia i grandi classici dei più importanti coreografi del ventesimo secolo, sia le successive riletture e le creazioni contemporanee. Scopo principale della Compagnia è porre concretamente la questione della trasmissione delle opere coreografiche in chiave contemporanea. È inoltre fortemente impegnata in tournée nel proprio Paese e all’estero, e parallelamente anche nella valorizzazione delle risorse locali al fine di formare un pubblico aperto a tutti gli stili e a tutti i linguaggi. I biglietti (da 10 a 100 euro) sono in vendita sia online sul sito sia presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo al 50% del costo.

Without Coreografia Benjamin Millepied Musiche Fryderyk Chopin Costumi Marc Happel

La strada Balletto in 12 quadri da un soggetto di Tullio Pinelli, Federico Fellini, Mario Pistoni Coreografia Mario Pistoni ripresa da Guido Pistoni Musiche Nino Rota Direttore Felix Krieger Scene Philippe Miesch Costumi Guido Pistoni (da Mario Pistoni) Luci Maryse Gautier

Ballet de l’Opéra National du Rhin Orchestra e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna

Mercoledì 17 febbraio ore 20:00 PRIMA Giovedì 18 febbraio ore 20:00 B Venerdì 19 febbraio ore 18:00 C Sabato 20 febbraio ore 15:00 P Sabato 20 febbraio ore 20:00 A Domenica 21 febbraio ore 15:30 D

Tutto esaurito per il film-capolavoro River of Fundament di Matthew Barney e Jonathan Bepler,

presentato in anteprima nazionale da BolognaFiere e Teatro Comunale di Bologna per celebrare i 40 anni di Arte Fiera. River of Fundament sarà proiettato il 29 gennaio alle ore 17.30, presso il Teatro Comunale di Bologna. Un evento unico per celebrare i 40 anni di Arte Fiera, a BolognaFiere dal 29 gennaio al primo febbraio 2016, grazie alla collaborazione fra il Salone internazionale dell’arte moderna e contemporanea e della Fondazione Teatro Comunale di Bologna: arriva in città l’anteprima italiana del film capolavoro River of Fundament (2014), che sarà proiettato il prossimo 29 gennaio alle ore 17.30 al Teatro Comunale di Bologna. Tutti esauriti i 600 biglietti speciali messi a disposizione online per i visitatori di Arte Fiera.

Il lungometraggio, che attraverso più tappe “nei luoghi centrali delle avanguardie” in tutto il mondo, quali Bayerische Staatsoper di Monaco, Ruhrtriennale a Essen, Center for the Art of Performance di Los Angeles, English National Opera di Londra e IFC Center di New York, rappresenta un unicum di arte che mette assieme cinema, musica e teatro in un’unica grande opera. Il film è scritto e diretto da Matthew Barney, musicato da Jonathan Bepler e prodotto da Matthew Barney e Laurenz Foundation. River of Fundament viene presentato in tutto il mondo, per conto degli artisti, dal Manchester International Festival. A partire da diverse sperimentazioni ispirate al romanzo Ancient Evenings di Norman Mailer, Matthew Barney e Jonathan Bepler hanno dato origine al progetto di film in sette parti intitolato River of Fundament, combinando strumenti narrativi tradizionali del cinema con elementi di live performance, scultura e opera, in modo da poter presentare il lavoro nei teatri d’opera e nelle sale con proscenio, in una serata divisa in tre parti e con due intervalli. Ambientata nell’Egitto pre-cristiano, la trama di Mailer descrive in dettaglio sette stati dell’anima dalla morte fino alla rinascita secondo la mitologia egizia. Le riprese comprendono la partecipazione di un’ampia gamma di ospiti, sia reali – tratti dall’ambiente intellettuale statunitense vicino a Mailer – sia immaginari, come alcuni che derivano dal mondo di Cremaster, e sono state effettuate in occasione di rappresentazioni “site specific”tenutesi nel corso degli anni in importanti città statunitensi come Los Angeles, Detroit e New York. Ne risulta un affresco al tempo stesso violento, erotico, intriso di cupo umorismo, profondamente radicato nell’immaginario americano moderno. L’evento rientra nell’ambito della quarta edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere, che dal 29 al 31 gennaio 2016 affianca la quarantesima edizione di Arte Fiera con un calendario ancora più ricco di oltre 50 appuntamenti, all’insegna di una contaminazione interdisciplinare sempre più avanzata tra le diverse espressioni artistiche. Matthew Barney Nato nel 1967 a San Francisco, Matthew Barney vive e lavora a New York e Reykjavik. Fin dalla laurea a Yale nel 1989, l’artista si è subito imposto nel panorama dell’arte mondiale esponendo al San Francisco Museum of Modern Art (1991, 1996 e 2000), a Documenta 9 (1992), alla Tate Britain (1995) e al Guggenheim (2002). Nel 1994 Matthew Barney ha dato il via al ciclo Cremaster, sicuramente il suo lavoro più complesso, che consiste in cinque lungometraggi a tema che ha scritto, diretto e nei quali si è esibito. Il ciclo esplora la creazione del genere e della sessualità costruendo una propria mitologia. Per ogni pellicola, Matthew Barney ha anche creato delle sculture, scattato fotografie e realizzato dei disegni inerenti i temi e le immagini del ciclo. Una mostra dell’intero ciclo è stata esposta al Guggenheim a New York nel 2002. La serie Drawing Restraint esplora la resistenza e la creatività, in particolare come il corpo risponde al potenziamento della resistenza. Drawing Restraint 9, probabilmente la chiave di volta dell’intera serie, è una pellicola da 143 minuti girata in digitale e trasferita su pellicola da 35mm, dove si esibisce lo stesso Barney. Il film fonde la storia e la cultura giapponese con l’interesse di Matthew Barney per la metamorfosi e gli stati di passaggio. Jonathan Bepler E’ nato a Philadelphia ed era già uno studente autodidatta in molti strumenti quando si iscrisse al Bennington College nel 1982. In seguito si è specializzato in Composizione con Louis Calabro, in Improvvisazione con Bill Dixon, in Percussioni con Milford Graves, e in Studi Performativi con diversi artisti e coreografi, tra cui Lisa Nelson e Min Tanaka. Il suo interesse per la contaminazione tra le discipline è proseguito a New York; il suo lavoro lo ha visto spesso unire gli elementi in apparenza più disparati, spinto dall’amore per il caos e il desiderio della riappacificazione. Tra i coreografi con cui ha lavorato ci sono John Jasperse, Sasha Waltz, Jennifer Lacey e Wally Cardona. In qualità di multistrumentista ha guidato ensemble sia con lavori di improvvisazione sia su partiture, esibendosi spesso a New York e in Europa. Tra le commissioni che gli sono state assegnate ricordiamo quelle per l’Ensemble Modern, la Glenn Branca Ensemble e la Basel Synfonietta. Ha collaborato inoltre con l’artista Ann-Sofi Siden per il Royal Dramatic Theatre of Sweden e il suo lavoro è stato poi visto e ascoltato a Stoccolma e Berlino. La sua collaborazione con Matthew Barney dura da vent’anni e comprende 7 film e 9 performance. Jonathan Bepler vive e lavora a Berlino. La visione del film “River of Fundament” è vietata ai minori di 18 anni.

Attila di Giuseppe Verdi inaugura la stagione 2016 del Teatro Comunale

di Bologna. Sul podio Michele Mariotti, regia di Daniele Abbado. Nel ruolo del protagonista Ildebrando D’Arcangelo, in quello di Odabella Maria José Siri Serata di Gala il 23 gennaio alle ore 18.00 in diretta/differita su Rai5alle 21.15 e in diretta radiofonica su Radio3

Repliche sino al 31 gennaio

La nuova stagione del Teatro Comunale di Bologna si inaugura il prossimo 23 gennaio alle ore 18.00, con serata di Gala, con un’opera fra le meno eseguite e al contempo più interessanti di Giuseppe Verdi: “Attila”, dramma lirico in un prologo e tre atti. La “prima” di sabato 23 gennaio è trasmessa da Rai Cultura in diretta/differita su Rai5 alle 21.15, ed è anche trasmessa in diretta radiofonica su Radio3 Rai a partire dalle 18.00. Proseguendo nell’indagine drammaturgica sull’antichità, che lo aveva pochi anni prima reso famoso soprattutto con “Nabucco” e “I Lombardi alla prima Crociata”, Giuseppe Verdi scrisse “Attila” nel 1846 su libretto di Temistocle Solera perfezionato da Francesco Maria Piave, ottenendo – alla Fenice di Venezia – dapprima un successo limitato; l’opera, tuttavia, densa di relazioni sentimentali e orgoglio militare, si è guadagnata un ruolo di tutto rispetto nel repertorio, dal tardo Ottocento in poi, e rappresenta un esempio significativo per la comprensione del linguaggio verdiano anche delle opere successive. La caratterizzazione dei personaggi, come di consueto in Verdi, è molto precisa e altamente espressiva: Verdi mira ad ottenere il miglior risultato possibile da ciascun solista, modificando anche alcuni passaggi in base alle caratteristiche dell’interprete cui la parte è destinata. La tematica, tradizionalmente messa in relazione con i moti risorgimentali è in realtà, per Verdi, più occasione di scavo psicologico che di denuncia politica, con una peculiare attenzione all’unico ruolo femminile, complesso e vocalmente virtuosistico, quello di Odabella. Questo nuovo allestimento inaugurale del Comunale di Bologna, realizzato in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo e il Teatro La Fenice di Venezia, porta la firma per la regia di Daniele Abbado, per le scene e le luci di Gianni Carluccio che con Daniela Cernigliaro ha disegnato anche i costumi. “Attila è l’opera in cui Verdi – prima di Macbeth – esplora e amplia i propri temi d’interesse e di azione – sottolinea il regista Daniele Abbado – Nel soggetto di Attila viene in primo piano la Natura, in tantissime diverse accezioni e momenti: la natura della violenza umana, la natura come contesto favorevole e accogliente per i profughi di Aquileia, la natura psicologica e spirituale nel personaggio di Attila. Al tempo stesso Attila è e vuole essere un’opera politica, uno strano testo politico in cui il personaggio di Attila, che dovrebbe rappresentare il ‘nemico’ e lo ‘straniero’, si rivela invece l’unico personaggio portatore di valori, di coraggio, di profonda sensibilità umana: un Attila del tutto solitario nella sua lealtà. Siamo di fronte a un’opera che parla la lingua del pessimismo: il ‘nemico’, che potrebbe rigenerare il mondo confuso della società italiana, viene assassinato in una congiura ad opera di tre personaggi a cui, con un segno di sfiducia, viene affidato il destino di un’Italia debole e perdente”. Sul podio salirà il direttore musicale del teatro felsineo Michele Mariotti, al suo debutto in “Attila” ma che già nel “Ballo in maschera” che ha inaugurato la stagione 2015 aveva ricevuto ampi consensi del pubblico e della critica internazionale per la profondità della sua interpretazione del testo verdiano. “Attila – sottolinea Mariotti – è un’opera musicalmente rivelatrice e moderna, sia per soluzioni armoniche inaspettate ed inusuali, sia per il semplice ma al contempo modo di descrivere la natura, non pittorico, basato su atmosfere, sensazioni ed emozioni. Inoltre è molto profondo lo scavo psicologico dei personaggi, fra i quali l’unico difensore dei valori è proprio il Barbaro, portatore di valori semplici, primitivi talvolta, ma che vengono rispettati con sacralità e fedeltà: Attila non ucciderebbe mai alle spalle, porta rispetto verso il nemico, prova per Odabella un sentimento misto di rispetto e ammirazione e proprio per questo è profondamente attratto da lei, donna che riesce a tenergli testa. Alla fine Attila si rende conto proprio di essere vittima della propria generosità e dei valori che ha incarnato: per questo tutti noi ‘tifiamo’ per lui. In quest’oper, Verdi mette a nudo l’essere umano, quindi i nostri sentimenti, i nostri affetti: per questo, seppur di rara esecuzione, è avvincente come tutte le altre opere dei cosiddetti anni “di galera”, piena di ritmo, di tensione”. Nei ruoli principali alcuni fra i più rilevanti interpreti di oggi: Ildebrando D’Arcangelo (Attila), Simone Piazzola (Ezio), Maria José Siri (Odabella), Fabio Sartori (Foresto). Lo spettacolo è realizzato grazie al contributo di Automobili Lamborghini. Stephan Winkelmann, Presidente e Ad di Automobili Lamborghini, ha dichiarato: “Lamborghini e il Teatro Comunale condividono la terra di origine, Bologna, e la costante ricerca dell’eccellenza. Questa partnership fa parte di una strategia di responsabilità etica di impresa che la nostra Azienda persegue da anni con grande impegno e forti investimenti. Valorizzare, preservare e sostenere il grande patrimonio culturale italiano è una missione comune alle Istituzioni sia pubbliche che private, in forza della responsabilità etica di chi, come noi, fa impresa oggi.” Inoltre Xtrawine e Teatro Comunale di Bologna sono lieti di annunciare il nuovo progetto che percorrerà i tempi e i luoghi del vino e dell’Opera, per tutto il 2016: “DiVINO in OPERA”, un viaggio alla scoperta della storia, della cultura e dell’arte del vino, in abbinamento con le opere della Stagione. Xtrawine, in collaborazione con Spumante Metodo Classico DUBL distribuito da Feudi di San Gregorio, offrirà al pubblico il Brindisi inaugurale per la serata di Gala del 23 gennaio 2016. I biglietti (da 125 a 10 euro) saranno in vendita dal 7 gennaio sia online sul sito tcbo.it sia presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo al 50% del costo. Attila dramma lirico in un prologo e tre atti su libretto di Temistocle Solera (perfezionato da Francesco Maria Piave). Musica di Giuseppe Verdi Direttore Michele Mariotti Regia Daniele Abbado Scene e luci Gianni Carluccio Costumi Gianni Carluccio e Daniela Cernigliaro Movimenti scenici Simona Bucci Regista collaboratore Boris Stetka Assistente alle scene Sebastiana Di Gesù Attila Ildebrando D’Arcangelo / Riccardo Zanellato (24, 27, 30) Ezio Simone Piazzola / Gezym Myshketa (24, 27, 30) Odabella Maria Josè Siri / Stefanna Kybalova (24, 27, 30) Foresto Fabio Sartori / Giuseppe Gipali (24, 27, 30) Uldino Gianluca Floris Leone Antonio Di Matteo Nuova produzione del TCBO con il Teatro Massimo di Palermo e il Teatro La Fenice di Venezia Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna Maestro del Coro Andrea Faidutti 23 gennaio 2016 – 18:00 Turno Prima – serata di gala 24 gennaio 2016 – 15:30 Turno FD 26 gennaio 2016 – 20:00 Turno A 27 gennaio 2016 – 18:00 Turno C 28 gennaio 2016 – 20:00 Turno B 30 gennaio 2016 – 18:00 Turno P 31 gennaio 2016 – 15:30 Turno D

Martedì 19 gennaio 2016 ore 14

Teatro Comunale di Bologna

Foyer Respighi

Conferenza stampa di presentazione dell’opera inaugurale

della Stagione 2016

Attila di Giuseppe Verdi

Intervengono

Davide Conte Assessore Cultura e rapporti con l’Università del Comune di Bologna Nicola Sani Sovrintendente Michele Mariotti Direttore Musicale Daniele Abbado Regista Stephan Winkelmann Presidente e Ad di Automobili Lamborghini

Lo spettacolo è realizzato grazie al sostegno di Automobili Lamborghini.

A Bologna la prima italiana integrale della colonna sonora composta da Marco Taralli per Foolish Wives,capolavoro del cinema muto diretto da Eric von Stroheim

Bologna, Teatro Manzoni, 19 gennaio 2016, ore 20:30

Ritratto impietoso di una umanità corrotta, Femmine folli (Foolish Wives, 1922) di Eric von Stroheim verrà proiettato martedì 19 gennaio in forma di cine-concerto negli spazi del Teatro Manzoni di Bologna. La pellicola – nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna nel 1995 – sarà accompagnata dalle musiche originali del compositore italiano Marco Taralli, eseguite dal vivo dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Commissionata nel 2015 dall’Orchestra Filarmonica di Monte Carlo – città in cui il film è ambientato – la colonna sonora di Foolish Wives verrà presentata per la prima volta in Italia in versione integrale, sotto la direzione di Federico Longo. Il ricavato della serata, realizzata con il sostegno del Gruppo Hera, sarà interamente devoluto all’AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. “Scrivere musica da film è molto diverso rispetto alla composizione di qualsiasi altra cosa, ma scrivere la colonna sonora del capolavoro di Stroheim è stata un’esperienza oltre che diversa, davvero unica! – spiega Marco Taralli – Ho inizialmente lavorato con l’apparente vincolo rappresentato da una serie di elementi fissi quali il carattere dei personaggi, già perfettamente delineato, l’atmosfera delle varie situazioni, l’evoluzione della storia, il ritmo della pellicola che Stroheim, quale genio insuperabile, ha saputo magistralmente condurre. Dico apparente perché nella sua perfetta costruzione, questi vincoli iniziali sono presto diventati dei meravigliosi pilastri sui quali poggiare l’architettura del mio lavoro. Questa grande capacità di raccontare l’animo umano e di descriverne il suo costante divenire nel tempo è stata la chiave fondamentale per trovare una sintonia tra me e il grande maestro. Ho fatto miei e ho metabolizzato gli elementi preponderanti della sua pellicola e li ho tradotti con la mia anima e la mia poetica.” “Quando le ragioni dell’arte, del cinema e della musica sposano quelle della solidarietà, il matrimonio che ne deriva è destinato al successo – afferma Giuseppe Gagliano, Direttore Centrale Relazioni Esterne Gruppo Hera – Per questo motivo Hera ha voluto sostenere questa bella iniziativa, che ha il merito ulteriore di valorizzare in maniera congiunta alcune delle più significative eccellenze culturali di Bologna, come il Teatro Comunale e la Cineteca, a cui il Gruppo è storicamente legato.” “Dal 1965 l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro sostiene progetti scientifici innovativi grazie a una raccolta fondi trasparente e costante, diffonde l’informazione scientifica, promuove la cultura della prevenzione nelle case, nelle piazze e nelle scuole, e oggi finanzia da sola il 90% della ricerca oncologica in Italia. In questa particolare occasione – continua Pierangela Borghi, Presidente del Comitato Regionale Emilia Romagna e consigliere dell’AIRC –, con il ricavato del Cine-Concerto Femmine Folli, che sarà interamente devoluto all’Associazione, Airc potrà finanziare una borsa di studio per un giovane ricercatore e per il suo progetto. Grazie alla collaborazione con partner importanti, come Teatro Comunale e Cineteca, e grazie al contributo del Gruppo Hera, un evento così speciale, che unisce un capolavoro del cinema alla musica contemporanea, si offre come occasione di solidarietà. Airc è quindi molto orgogliosa di poter proseguire la sua missione scientifica contribuendo, anche, all’arricchimento culturale della città e offrendo ai bolognesi uno spettacolo unico e inedito in Italia, ad un prezzo accessibile a tutti.” I biglietti al costo di 15 euro possono essere ritirati dal martedì al venerdì dalle ore 14 alle ore 18 e il sabato dalle ore 11 alle ore 15 presso la biglietteria del Teatro Comunale (Largo Respighi 1).[allegato “marchio comunale

L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti chiude la Stagione 2015 del Teatro Comunale di Bologna.

Sul podio Stefano Ranzani.

Torna nella sala del Bibiena lo spettacolo prodotto nel 2010 e firmato dalla regista Rosetta Cucchi, con le scene di Tiziano Santi e i costumi di Claudia Pernigotti. In scena dal 13 al 20 dicembre 2015

In diretta su Radio3 martedì 15 dicembre alle 20.00

Ultimo titolo operistico per la Stagione 2015 del Comunale di Bologna, uno fra i più amati del repertorio romantico: è L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti, che torna in scena dal 13 dicembre alle 20.00, con un allestimento del 2010 firmato dalla regista Rosetta Cucchi, ed è trasmesso in diretta su Radio3 martedì 15 dicembre alle ore 20.00. Sul podio dell’Orchestra del Comunale di Bologna uno specialista come Stefano Ranzani e un cast di giovani interpreti: Barbara Bargnesi e Antonio Poli come Adina e Nemorino, Christian Senn e Alessandro Luongo come Belcore e Dulcamara che, in alcune recite, si alterneranno con Rocìo Ignacio, Fabrizio Paesano, Vittorio Prato e Marco Filippo Romano; nel ruolo di Giannetta sarà sempre impegnata Elena Borin. Le scene sono firmate da Tiziano Santi, i costumi da Claudia Pernigotti, le luci da Daniele Naldi; il Coro del Teatro Comunale è diretto da Andrea Faidutti. Lo spettacolo di Rosetta Cucchi aveva riscosso nel 2010 un particolare favore di pubblico e critica: la regista pesarese sposta l’azione da un villaggio basco della fine del XVIII secolo a una scuola d’arte americana, un college, prendendo in prestito situazioni e ambientazioni da «Fames» («Saranno famosi»), la serie televisiva cui esplicitamente si rifà, ma anche da «Grease», dai «Blues Brothers» e da «Happy Days», mantenendo intatte le caratterizzazioni dei personaggi. Nemorino è quindi uno studente goffo e un po’ “sfigato”, Adina reginetta delle “cheerleaders”, Belcore un rozzo presuntuoso a capo di una band di teppisti, Dulcamara uno spacciatore in Harley. “L’elisir d’amore raccoglie la sfida lanciata dall’opera seria sua coeva – dice la regista – mostrando all’opera buffa la via del rinnovamento e sottraendola alle secche dell’inverosimiglianza. Gli ingredienti di cui si compone l’opera sono collegati da un comune denominatore fortemente presente, cioè la gioventù, the Youth come la chiamano gli inglesi e Sorrentino: quel momento magico della vita di ogni essere umano in cui tutto è possibile, in cui si è pieni di certezze e allo stesso tempo di fragilità, quel breve momento in cui si è fermamente sicuri che i sogni di gloria di fama e successo si trasformeranno presto in realtà”. I biglietti (da 140 a 10 euro) sono in vendita online sul sito tcbo.it oppure presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo a prezzo ridotto (da 50 a 20 euro). Gli studenti dell’Università di Bologna potranno acquistare biglietti a 10 euro – presentando il tesserino universitario – per le recite dei giorni 15, 17 e 19 dicembre. Lo spettacolo è realizzato con il contributo del Gruppo Hera, che attraverso il sostegno alla Fondazione Teatro Comunale di Bologna intende proseguire nell’impegno a favore delle eccellenze culturali che animano il tessuto sociale del territorio raggiunto dai propri servizi. L’ELISIR D’AMORE Melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani da “Le Philtre” di Eugène Scribe. Musica di Gaetano Donizetti Direttore Stefano Ranzani / Roberto Polastri (19 e 20) Regia Rosetta Cucchi Scene Tiziano Santi Costumi Claudia Pernigotti Luci Daniele Naldi Assistente alla regia Stefania Panighini Adina Barbara Bargnesi / Rocìo Ignacio (16, 18 e 19 sera) Nemorino Antonio Poli / Fabrizio Paesano (16, 18 e 19 sera) Belcore Christian Senn / Vittorio Prato (16, 18 e 19 sera) Dottor Dulcamara Alessandro Luongo / Marco Filippo Romano (16, 18 e 19 sera) Giannetta Elena Borin Allestimento del TCBO Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna 13 dicembre 2015 – 20:00 Turno Prima 15 dicembre 2015 – 20:00 Turno C 16 dicembre 2015 – 20:00 Turno A 17 dicembre 2015 – 20:00 Fuori Abbonamento 18 dicembre 2015 – 20:00 Turno B 19 dicembre 2015 – 15:00 Turno Pomeriggio 19 dicembre 2015 – 20:00 Fuori Abbonamento 20 dicembre 2015 – 15:30 Turno Domenica Premi Ubu: a Monica Piseddu il premio quale ‘Migliore attrice’ per la sua interpretazione in ‘Ti regalo la mia morte, Veronika’ e a Fabrizio Falco il premio come ‘Nuovo attore (under 35)’ Il Piccolo Teatro Grassi di Milano ha ospitato ieri sera la cerimonia di premiazione della trentottesima edizione dei Premi Ubu. Il riconoscimento più importante di teatro in Italia ieri sera ha premiato, tra gli altri, due giovani artisti impegnati in produzioni di Emilia Romagna Teatro Fondazione: Monica Piseddu ha ricevuto il premio quale ‘Migliore attrice’ per la sua interpretazione in ‘Ti regalo la mia morte, Veronika’, regia di Antonio Latella, ora in tournèe in Italia e in Europa. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro Bonci di Cesena dal 10 al 13 dicembre e il 15 dicembre al Teatro Municipale di Piacenza. Fabrizio Falco ha vinto il Premio come ‘Nuovo attore (under 35)’. Falco non era presente in quanto impegnato nelle repliche di ‘Fedra’, lavoro in cui è diretto da Andrea De Rosa. ‘Fedra’ andrà in scena all’Arena del Sole di Bologna dal 2 al 6 dicembre e dall’8 al 20 dicembre al Teatro Fonderie Limone di Torino. ELEKTRA DI STRAUSS FIRMATA GUY JOOSTEN SU RAI5 Giovedì 26 novembre alle 21.15 C’è il ritratto freudiano di una donna ossessionata, che muore in preda al delirio in una danza dionisiaca, dopo aver assistito alla vendetta per la morte del padre portata a termine dal fratello, al centro dell’Elektra di Richard Strauss, che Rai Cultura trasmette su Rai5 giovedì 26 novembre alle 21.15. Registrato al Teatro Comunale di Bologna – dove è andato in scena dal 15 novembre – e proposto in prima visione TV, il quarto lavoro teatrale di Strauss è messo in scena grazie a una produzione internazionale proposta in prima italiana, firmata dal fiammingo Guy Joosten per il Gran Teatre del Liceu di Barcellona e per La Monnaie di Bruxelles, dove ha ottenuto grande successo rispettivamente nel 2009 e nel 2010. Ambientato più o meno negli anni Quaranta del Novecento, periodo ideale per far risuonare tragicamente tra le grigie uniformi gli immortali temi sofoclei, il lavoro di Joosten è basato sul complesso groviglio emozionale che caratterizza la protagonista, e sui suoi rapporti con gli altri personaggi. Il senso di claustrofobia voluto da Strauss e dal librettista Hofmannsthal è ben reso dalle scene di Patrick Kinmonth – autore anche dei costumi – e dalle luci di Manfred Voss, che suggeriscono l’antica fatiscente grandezza del palazzo di Agamennone con un arredamento relativamente semplice, ma di grande impatto. Sul podio, un direttore celebre e assai esperto del repertorio straussiano: Lothar Zagrosek. Protagonisti Elena Nebera nel ruolo di Elektra, Natascha Petrinsky come Klytämnestra, Anna Gabler come Chrysothemis e ancora, nei ruoli maschili di Aegisth e Orest, Jan Vacik e Thomas Hall.

Elektra di Richard Strauss con la regia di Guy Joosten nella Stagione 2015 del Teatro Comunale di Bologna. Sul podio Lothar Zagrosek.

Una produzione internazionale di successo, in prima italiana, già rappresentata a La Monnaie di Bruxelles e al Liceu di Barcellona In scena dal 15 al 22 novembre 2015

In diretta su Radio3 Rai domenica 15 novembre alle 20.00 Lo spettacolo sarà trasmesso su Rai5 giovedì 26 novembre alle 21.15

Dal 15 novembre Richard Strauss torna protagonista del palcoscenico del Teatro Comunale di Bologna con Elektra, intensissimo atto unico che segue a distanza di alcuni anni Salome, già in scena nella Sala del Bibiena nel 2010. Lo spettacolo è in diretta radiofonica su Radio3 Rai domenica 15 novembre alle 20.00 e sarà trasmesso su Rai5 giovedì 26 novembre alle 21.15. Capolavoro su libretto di Hugo von Hofmannsthal dalla tragedia omonima di Sofocle, Elektra debuttò a Dresda nel gennaio 1909. Ritratto freudiano di un personaggio femminile che muore in preda al delirio di una danza dionisiaca, dopo aver assistito alla vendetta portata a termine dal fratello Oreste per la morte del padre Agamennone, questo quarto lavoro teatrale di Strauss costituisce l’apice della fase espressionista del compositore, in cui il parossismo armonico e il cromatismo esasperato raggiungono una sorta di punto di non-ritorno. “Giunto sulla soglia – come nota Emilio Sala – il compositore si volta indietro e ai deliri di Elektra succederà il ‘mozartiano’ Der Rosenkavalier”. Elektra giunge sul palcoscenico del Comunale con una produzione internazionale, in prima italiana, firmata dal fiammingo Guy Joosten per il Gran Teatre del Liceu di Barcellona e La Monnaie di Bruxelles, dove è andata in scena con successo rispettivamente nel 2009 e nel 2010. Questo titolo viene inoltre rappresentato per la prima volta a Bologna in lingua tedesca. Ambientato più o meno negli anni Quaranta del Novecento, periodo ideale per far risuonare tragicamente fra le grigie uniformi gli immortali temi sofoclei, il lavoro di Joosten è basato sul complesso groviglio emozionale che caratterizza la protagonista e sui suoi rapporti con gli altri personaggi. Il senso di claustrofobia voluto da Strauss e da Hofmannsthal è ben reso dalle scene di Patrick Kinmonth – autore anche dei costumi – e dalle luci di Manfred Voss, che suggeriscono l’antica fatiscente grandezza del palazzo di Agamennone con un arredamento relativamente semplice ma di forte impatto. Sul podio, un direttore celebre e assai esperto del repertorio straussiano, Lothar Zagrosek, così come il cast in cui si succedono Elena Nebera e Elizabeth Blancke-Biggs nel ruolo della protagonista, Natascha Petrinsky come Klytämnestra, Anna Gabler e Sabina von Walther come Chrysothemis, e ancora nei ruoli maschili di Aegisth e Orest, Jan Vacik e Thomas Hall. I biglietti (da 140 a 10 euro) sono in vendita online sul sito tcbo.it oppure presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo a prezzo ridotto (da 50 a 20 euro). Lo spettacolo è realizzato con il contributo di Gruppo Hera. Elektra Tragedia in un atto libretto di Hugo von Hofmannsthal Musica di Richard Strauss Direttore Lothar Zagrosek Regia Guy Joosten Scene e costumi Patrick Kinmonth Luci Manfred Voss Assistente alla regia Wolfgang Gruber Maestro del Coro Andrea Faidutti Elektra Elena Nebera (15,18,21) / Elizabeth Blancke-Biggs Klytämnestra Natascha Petrinsky Chrysothemis Anna Gabler (15,18,21) / Sabina von Walther Aegisth Jan Vacik Orest Thomas Hall Pfleger des Orest / Ein alter Diener Luca Gallo Die Vertraute / Zweite Magd Alena Sautier Die Schleppträgerin / Vierte Magd Eleonora Contucci Ein junger Diener Carlo Putelli Die Aufseherin Paola Francesca Natale Erste Magd Constance Heller Dritte Magd Daniela Denschlag Fünfte Magd Eva Oltiványi Allestimento Teatro Comunale di Bologna da Théâtre de La Monnaie / De Munt di Bruxelles e Gran Teatre del Liceu di Barcellona Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna 15 novembre 2015 – 20:00 Turno Prima 17 novembre 2015 – 20:00 Turno A 18 novembre 2015 – 20:00 Turno C 19 novembre 2015 – 20:00 Turno B 21 novembre 2015 – 18:00 Turno Pomeriggio 22 novembre 2015 – 15:30 Turno Domenica

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MICHELE MARIOTTI SUL PODIO DELL’ORCHESTRA DEL COMUNALE

PER UN CONCERTO NELLA SERA DI HALLOWEEN OFFERTO ALLA CITTA’

Musiche di Verdi e Dvořák per un concerto promosso dal Comune con la Fondazione lirica e QN il Resto del Carlino

Bologna, Teatro Manzoni, 31 ottobre 2015, ore 18:00

Una nuova occasione musicale da non perdere per tutta la città, quella che vede il Direttore musicale Michele Mariotti tornare sul podio della sua orchestra bolognese, in occasione del concerto organizzato dal Comune con la Fondazione lirica cittadina e QN il Resto del Carlino per Halloween il sabato 31 ottobre al Teatro Manzoni alle ore 18:00. Non può mancare, in un concerto organizzato per Halloween, anche un dress-code tematico. Il programma musicale dal tono festoso prevede, nella prima parte, musiche di Giuseppe Verdi con la Sinfonia dall’opera I vespri siciliani e i Ballabili dal Macbeth, mentre nella seconda la Sinfonia n. 8 in sol maggiore op. 88 di Antonin Dvořák. I biglietti omaggio possono essere ritirati il 29 e il 30 ottobre presso la biglietteria del Teatro Manzoni dalle ore 15:30 alle ore 18:30 sino ad esaurimento dei posti disponibili. Michele Mariotti è Direttore Musicale del Teatro Comunale di Bologna. Nato a Pesaro, conclusi gli studi umanistici si è diplomato in composizione al Conservatorio Rossini di Pesaro dove ha studiato direzione d’orchestra sotto la guida di Manlio Benzi. Si è poi diplomato col massimo dei voti e la lode presso l’Accademia Musicale Pescarese con Donato Renzetti. Dal 2007 è il Direttore principale del Teatro Comunale di Bologna e dal settembre 2014 ne è il Direttore Musicale. Il suo vasto repertorio sinfonico spazia da Mozart e Beethoven sino alla musica contemporanea di Dallapiccola e Berio. Ha diretto brani dei principali compositori romantici quali Chopin, Mendelssohn, Schumann, Schubert e Brahms, e ha affrontato pagine di Mahler. Dedica grande attenzione anche al mondo russo di Rachmaninov, Čajkovskij e Prokof’ev, e a quello dell’Europa dell’est di Bartók, Dvořák e Smetana. Al debutto, nel 2009, con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, è seguito nel 2011 quello con l’Orchestra della Rai per le celebrazioni del Tricolore a Reggio Emilia, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Michele Mariotti ha poi debuttato nel 2012 con l’Oregon Symphony di Portland e nel 2013 con la Bayer Symphoniker. Il 2014 ha segnato importanti debutti con la Sinfónica de Galicia, l’Orchestre National de France e al Festival di Radio France a Montpellier. In concerto ha diretto ancora i Münchner Symphoniker, la Toscanini di Parma, al Festival di Perelada, ai Pomeriggi Musicali di Milano, al Festival di Santander e in sale come il Teatro del Liceu di Barcellona, il Teatro Real di Madrid e il Théâtre des Champs Elysées di Parigi. In ambito lirico Mariotti ha diretto alla Scala di Milano, al Metropolitan di New York, al Covent Garden di Londra, all’Opéra di Parigi, al Regio di Torino, al San Carlo di Napoli, al Rossini Opera Festival di Pesaro, allo Sferisterio di Macerata, a Los Angeles, a Dresda, al Festival Verdi di Parma, a Chicago – dove tornerà per dirigere La bohème – e a Washington, a Valencia, al Comunale di Firenze, al Massimo di Palermo, a Bilbao e al Festival di Wexford all’Opera di Wallonie. Con l’Orchestra e il Coro di Bologna si è presentato a Tokyo con I puritani e Carmen e ha inciso alcuni cd con Juan Diego Florez per la Decca e Nino Machaidze per la Sony. Reduce dal successo della prima esecuzione della Donna del lago nella storia del Metropolitan di New York, de I puritani al Regio di Torino e del Flauto magico in 3D con la regia di Fanny&Alexander al Comunale di Bologna, tra i suoi prossimi impegni figurano La traviata all’Opéra di Parigi e I due Foscari alla Scala di Milano, il ritorno sul podio dell’Orchestre National de France a Parigi, i debutti in concerto con la Essener Philharmoniker.

Macbeth di Giuseppe Verdi con la regia di Robert Wilson segna la ripresa della Stagione 2015 del Teatro Comunale di Bologna. Sul podio Roberto Abbado.

Nei ruoli dei protagonisti Dario Solari e Amarilli Nizza In scena dal 6 al 17 ottobre 2015

Torna in scena al Comunale di Bologna l’allestimento del Macbeth di Verdi firmato da Robert Wilson e con Roberto Abbado sul podio, spettacolo inaugurale del 2013 che aveva riscosso successo e apprezzamenti di pubblico e critica e che viene riproposto in considerazione proprio dei risultati ottenuti. Rimane quasi invariato il cast vocale rispetto al 2013 con le uniche eccezioni dei ruoli di Lady Macbeth, che sarà interpretata adesso dal soprano Amarilli Nizza, e di Macduff, che sarà interpretato da Lorenzo Decaro. Orchestra e Coro (diretto da Andrea Faidutti) sono quelli del Comunale di Bologna. Opera fosca, colma di ambizioni, malvagità, streghe e complotti, Macbeth costituisce il primo reale contatto di Giuseppe Verdi con un testo di William Shakespeare, autore al quale si ispirerà per struttura dei drammi, per contenuti e forme. Decima opera verdiana, debuttò in una prima versione a Firenze nel 1847, quindi a Parigi nel 1865 e alla Scala nel 1874. Roberto Abbado – che nel 2013 debuttava in questa partitura – è considerato fra i più profondi interpreti verdiani, e sottolineava il suo interesse per una riflessione sui rapporti nelle opere del grande compositore fra personaggi e potere: “Verdi – spiega il maestro – sembra deliberatamente voler segnare i personaggi alle prese con il potere con una inquietante solitudine. […] Macbeth e Lady Macbeth formano ad esempio una coppia di solitudini, un paradosso che incarna la dimensione più maniacale del potere, la dittatura”. “Odio aggiornare un’opera. – afferma Robert Wilson – Rappresentare Macbeth in un supermercato per farla sembrare più moderna secondo me non ha senso. Rispetto ciò che il compositore ha scritto nella partitura. Nel suo Macbeth Giuseppe Verdi è stato molto fedele a Shakespeare. […] La difficoltà sta nel trovare la propria strada: rispettare il maestro ma evitando di esserne schiavo. […] Macbeth è come un prisma: ha molte sfaccettature, è ciò che lo rende interessante; è una trama molto oscura, piena di violenza ed è una tragedia: dunque deve essere piena di luce”. “La regia di Robert Wilson – spiega Achille Bonito Oliva – si pone sotto il segno dell’arte totale: sintesi e intreccio di diversi linguaggi, compenetrati tra loro in maniera iterata e nello stesso tempo frammentaria. Teatro-immagine, scultura, installazione, disegno, gestualità, movimento, danza, musica, architettura, suono, buio e luce si attraversano incessantemente in uno spazio che prima di essere fisico è mentale. […] L’azione è frutto di uno smontaggio, una atomizzazione del gesto, una riduzione del linguaggio gestuale e verbale, dunque comportamentale, alle proprie grammatiche elementari, alle strutture minime che ne compongono la complessità”. I biglietti (da 10 a 140 euro) sono in vendita online sul sito www.tcbo.it oppure presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Eventuali biglietti invenduti saranno disponibili da un’ora e mezza prima dell’inizio di ogni spettacolo a prezzo ridotto (da 50 a 20 euro). Lo spettacolo è realizzato con il contributo di Manifatture Sigaro Toscano S.p.A. Società del Gruppo Industriale Maccaferri e in collaborazione con l’Associazione Amici del Teatro Comunale di Bologna. MACBETH melodramma in quattro atti libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei Musica di Giuseppe Verdi Direttore Roberto Abbado Regia, ideazione luci, scene e coreografia Robert Wilson Regia ripresa da Gianni Marras Regista collaboratore Nicola Panzer Costumi Jacques Reynaud Light designer Aj Weissbard Maestro del Coro Andrea Faidutti Preparatore delle voci bianche Alhambra Superchi Macbeth Dario Solari / Angelo Veccia (7, 9, 13 ottobre) Banco Riccardo Zanellato / Carlo Cigni (7, 9, 13 ottobre) Lady Macbeth Amarilli Nizza / Stefanna Kybalova (7, 9, 13 ottobre) Dama di Lady Macbeth Marianna Vinci Macduff Lorenzo Decaro / Gabriele Mangione (7, 9 ottobre) Malcom Gabriele Mangione / Matteo Desole (7, 9 ottobre) Il medico Alessandro Svab Un domestico di Macbeth Michele Castagnaro Il sicario Sandro Pucci L’araldo Luca Visani, Pierpaolo Gallina Prima apparizione Michele Castagnaro, Enrico Picinni Leopardi Seconda e Terza apparizione Chiara Alberti, Alice Bertozzo, Ludovica Rotolo, Annalisa Taffetani, Cateruna Zanardi Duncano Jacopo Trebbi Fleanzio Valentina Vandelli Mimi Simone Susani, Nicole Guerzoni, Leonardo Bianconi, Carlo Alberto Brunelli Allestimento del Teatro Comunale di Bologna in coproduzione con Change Performing Arts Milano Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna

PLAY. Stagione di Opera, Danza e Concerti 2016 del Teatro Comunale di Bologna: da Verdi a Sciarrino, tradizione e attualità del teatro d’opera Inaugurazione affidata a Michele Mariotti e Daniele Abbado conAttila di Verdi. Juan Diego Flórez debutta il ruolo di Werther. Il sinfonismo romantico e del Novecento storico caratterizzano la Stagione di Concerti che torna al Comunale. Cinque le opere in diretta su Rai Radio3 e tutta la stagione di concerti in differita. “Bologna Modern”, un nuovo Festival dedicato alle musiche contemporanee.

Play. La Stagione 2016 di Opera, Danza e Concerti del Teatro Comunale di Bologna si snoda attraverso una costante dialettica tra repertorio melodrammatico ottocentesco e teatro d’opera contemporaneo, per un cartellone che guarda all’eredità del passato e alla contemporaneità come entità complementari. In scena tutti nuovi allestimenti, frutto di importanti coproduzioni nazionali e internazionali, e di un importante lavoro di rete con artisti e compagnie del territorio. Un passato che non si rifugia in titoli usuali ma presenta, in apertura, un nuovo allestimento (coprodotto col Teatro Massimo di Palermo e con la Fenice di Venezia) dell’Attila di Giuseppe Verdi (23-31 gennaio) – opera di non frequente esecuzione, nonostante l’intensità dei toni e della drammaturgia – e poi El amor brujo di Manuel De Falla (16-21 febbraio), in cui musica ed echi iberici si fondono nel movimento coreografico. Quindi Vangelo. Opera Contemporanea di Pippo Delbono (25-28 febbraio), con la musica di Enzo Avitabile, il cui allestimento vede la partecipazione della Fondazione ERT e di altre istituzioni internazionali, poi nuovamente la Spagna con una nuovo allestimento del TCBO della Carmen di Georges Bizet (18-29 marzo), dapprima nella versione operistica consueta, poi come Carmen K (kimera) (8-13 aprile), spettacolo coreutico, altra nuova produzione commissionata ad ArtemisDanza, che affianca la Carmen Suite di Ščedrin ad un’inedita Carmen remixed by 5DJ. Nuovo allestimento (coprodotto con la Greek National Opera di Atene) anche per il capolavoro dell’opera buffa italiana, Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini (5-15 maggio), che nel 2016 compie duecento anni, seguito dal titolo che ne fu ispiratore musicalmente e tematicamente: Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart (26 maggio-1 giugno), curato dalla nostra Scuola dell’Opera e coprodotto con l’Auditorium di Tenerife. Quindi, ancora un nuovo allestimento (coprodotto con la Staatsoper di Berlino) per Luci mie traditrici di Salvatore Sciarrino (14-17 giugno). Nuovi allestimenti del TCBO anche per il musical Titanic di Maury Yeston (13-16 luglio), ormai una tradizione, così come l’incursione nel contemporaneo multimediale con Conversazione con Chomsky 2.0, nuovo lavoro del poliedrico compositore catanese Emanuele Casale (20-21 ottobre); nel mese di ottobre saranno in scena anche gli spettacoli di danza Empty Moves col Ballet Preljocaj e Kiss & Cry di Michèle Anne De Mey e Jaco Van Dormael (entrambi all’Arena del Sole nel quadro del “Progetto Danza” realizzato in collaborazione con l’ERT). Non potevano che essere nuovi anche gli allestimenti delle ultime due opere: Rigoletto di Giuseppe Verdi (8-18 novembre) e Werther di Jules Massenet (15-23 dicembre), concludendo la stagione con due titoli amati dal pubblico quanto dagli interpreti vocali e dai registi, per la loro capacità di tradurre stati d’animo, sentimenti e valori in ogni epoca. Una stagione che impegna sempre al massimo tutte i comparti artistici e tecnici del Comunale è per la città e per la vita musicale internazionale un esempio di condotta virtuosa che il sovrintendente Nicola Sani sottolinea con forza: «Con la Stagione 2016 si apre una nuova, importante fase per il Teatro Comunale: il mondo imprenditoriale riconosce la nostra Fondazione Lirico-Sinfonica come una priorità assoluta per la crescita e lo sviluppo culturale di tutta la comunità. Il motore produttivo del nostro territorio entra a far parte in maniera significativa della compagine istituzionale che sostiene il Teatro Comunale, gettando le premesse per lo sviluppo anche nel nostro Paese – in maniera analoga a quanto già avviene da tempo nei paesi più avanzati – di un sistema integrato dove pubblico e privato, imprenditoria e cultura, si fondono sinergicamente per creare innovazione e progresso. Si tratta di un primo passo, l’inizio di un percorso nel quale intendiamo proseguire con intensità e determinazione, ma è una considerevole inversione di tendenza rispetto al passato, che raccoglie l’invito del Ministro della Cultura attraverso lo strumento dell’Art Bonus. Al tempo stesso si moltiplicano le collaborazioni con le Istituzioni culturali e di spettacolo della città e del territorio, vengono potenziate le attività di formazione dei giovani interpreti tramite la Scuola dell’Opera, vengono avviate partnership con i soggetti emergenti di un nuovo modello di sviluppo economico legato a modelli di sostenibilità, ricerca di fonti di energia alternative e benessere collettivo, come il progetto FICO-CAAB. Ma non dimentichiamo il nostro ruolo nei confronti dell’emarginazione sociale, con l’organizzazione di iniziative in decentramento e la presenza del Teatro nelle strutture di base. il nostro obiettivo è di portare la grande musica a tutti e permettere a tutti di venire al Comunale. Al tempo stesso ci poniamo importanti traguardi, assieme con l’amministrazione comunale, per il risanamento del contesto ambientale che circonda il Teatro, con l’idea di ritrovare un sano punto di equilibrio tra la fruibilità degli spazi urbani e il giusto rispetto per l’offerta culturale. Il nostro compito deve essere anche quello di far diventare Piazza Verdi una vera e propria “agorà” della musica, luogo di incontro, di confronto e di ascolto delle diverse musiche che abitano la nostra città. Grazie alla collaborazione dei soci sostenitori, renderemo il Teatro un centro sempre più vivo di attualità e cultura, con iniziative che si susseguono a ciclo continuo. Tra queste, due in particolare porteranno nuove emozioni sul palcoscenico del Bibiena: il ritorno della grande Sinfonica al Teatro Comunale, reso possibile dalla nuova camera acustica che sarà realizzata grazie al contributo di Alfa Wassermann e la creazione del primo grande Festival internazionale per le musiche contemporanee mai realizzato nel nostro Paese da una Fondazione Lirico-Sinfonica: “Bologna Modern”, un’iniziativa dedicata ai nuovi linguaggi, destinata a portare il Teatro Comunale di Bologna nel crocevia internazionale delle vie dei suoni». A sostegno delle parole del Sovrintendente Nicola Sani, il Presidente di Unindustria Bologna, Alberto Vacchi, dichiara: «Il Teatro Comunale resta una delle carte di identità di Bologna nel mondo, nonché una delle punte di diamante della cultura in città. Per questo abbiamo sentito il dovere, anche civico, di contribuire fattivamente al suo rilancio. Siamo certi che la stagione presentata oggi sia nuova sotto molteplici punti di vista: gli imprenditori hanno voluto sottolineare marcatamente la propria vicinanza al Teatro della città e in generale al mondo della cultura, intesa come asset fondamentale per lo sviluppo del territorio». La Stagione 2016 è resa possibile, oltre che dal sostegno dei Soci Fondatori (Stato italiano, Regione Emilia Romagna, Comune di Bologna), anche dall’intervento dei Soci Sostenitori come Alfa Wassermann, Automobili Lamborghini, IMA, Fondazione Carisbo, Unindustria Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, UniCredit, Associazione Amici del Teatro Comunale, Hera, Carisbo-Cassa di Risparmio in Bologna, TPER, Finsalute, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Bologna, G.D., Bologna Fiere, Cooperativa Edificatrice Ansaloni, Manifatture Sigaro Toscano – Gruppo Industriale Maccaferri, Infortunistica Tossani, Interporto Bologna e con la media partnership di QN Il Resto del Carlino. Il titolo inaugurale, Attila, affidato alla regia di Daniele Abbado, vede impegnato sul podio Michele Mariotti, direttore musicale dei complessi bolognesi, che pensa ai prossimi impegni affermando: «La mia seconda stagione come direttore musicale è densa di appuntamenti ravvicinati: dapprima inaugurerò per il secondo anno consecutivo la Filarmonica dirigendo Schubert e Čajkovskij, in un clima romantico di grande introspezione e nostalgia; poi inaugurerò la stagione operistica con l’Attila, quindi sarò ancora con i complessi bolognesi a inaugurare la stagione sinfonica del Teatro con la Nona Sinfonia di Beethoven, il cui inno conclusivo vorrei fosse di particolare coinvolgimento civile e morale, viste le difficili congiunture che interessano oggi l’Occidente. Gli altri concerti in programma vanno poi visti come continuazione di un ciclo beethoveniano che sto eseguendo negli anni, e inizio di un ciclo dedicato a Mahler, che parte dai Lieder e si completa con la Prima sinfonia. Tutte occasioni che mi permetteranno di preparare il mio debutto con il Werther di Massenet, che concluderà la stagione nel nuovo spettacolo firmato da Rosetta Cucchi». Oltre alla presenza di Mariotti – che in aggiunta ad Attila e Werther sarà spesso alla testa di orchestra e coro nella stagione di Concerti – sul podio bolognese saliranno anche altri direttori di grande interesse nel panorama internazionale, come il compositore e pianista francese Frédéric Chaslin per Carmen, Renato Palumbo per Rigoletto e lo specialista di partiture contemporanee Marco Angius, direttore di Luci mie traditrici. La messa in scena sarà invece affidata ad alcuni tra i protagonisti della regia d’opera odierna, da Daniele Abbado (Attila) a Francesco Micheli (Il barbiere di Siviglia), da Carlos Padrissa e alla Fura dels Baus (El amor brujo) a Jürgen Flimm (Luci mie traditrici), oltre a nomi emergenti per l’opera e provenienti dal territorio bolognese come quello di Pietro Babina (Carmen). Gli uni e gli altri avranno a disposizione compagnie di canto che vantano grandi star della lirica, da Ildebrando D’Arcangelo a Juan Diego Flórez, da Paolo Bordogna a Veronica Simeoni, passando per Maria José Siri, Celso Albelo, Otto Katzamaier e molti altri. Quattordici concerti costituiscono l’offerta della Stagione Sinfonica che, grazie al sostegno di Alfa Wassermann, torna a svolgersi per metà nella sede del Teatro Comunale, ed è punteggiata da quattro appuntamenti con Michele Mariotti, impegnato sia nella Nona di Beethoven del concerto inaugurale (6-7 febbraio), sia in altri tre monumentali programmi classico-romantici (17 aprile, 28 settembre, 2 ottobre), dedicati a Beethoven e Mahler. Accanto a lui spiccano le presenze di Nikolaj Znaider (22 giugno e 13 ottobre, Juraj Valčuha (22 aprile e 28 ottobre) e Fabio Biondi (10 febbraio). Fra i solisti che si esibiranno accompagnati dai complessi dell’Orchestra e del Coro del Comunale, ai nomi già molto noti dei baritoni Nicola Alaimo e Markus Werba, di Alexander Lonquich nella doppia veste di pianista e direttore, si affiancano quelli della violinista Arabella Steinbacher e di Beatrice Rana, giovanissima e sorprendente rivelazione del pianismo internazionale. Inoltre, dal 14 al 23 ottobre si svolgerà Bologna Modern, Festival interamente dedicato alle musiche contemporanee, realizzato in collaborazione con Musica Insieme. Rai Radio3 trasmetterà per la prima volta ben cinque opere in diretta: Attila (26 gennaio), Il barbiere di Siviglia (10 maggio), Luci mie traditrici (14 giugno), Rigoletto (8 novembre) e Werther (15 dicembre), mentre tutti i concerti della Stagione Sinfonica saranno trasmessi in differita.

Approvata la Stagione d’Opera e Balletto 2016 Si è riunito oggi il Consiglio di Indirizzo del Teatro Comunale di Bologna, presieduto dal Sindaco e Presidente della Fondazione Virginio Merola e composto da: Michele Trimarchi (Vicepresidente), Andrea Graziosi e Fulvia de Colle (consiglieri), e dal Sovrintendente Nicola Sani. Presente al completo il Collegio dei Revisori dei Conti, composto da Cristina Rondoni (Presidente), Giovanni Diana e Salvatore Tamborino. È stata approvata la nuova Stagione d’Opera e Balletto 2016 composta da 13 titoli in coproduzione e collaborazione con i più prestigiosi teatri e festival nazionali e internazionali, cui si aggiungono altre 3 produzioni nell’ambito del “Progetto Danza” realizzate in collaborazione con l’Arena del Sole di Bologna. La Stagione 2016 si apre il 23 gennaio con una nuova produzione dell’Attila di Giuseppe Verdi con la regia di Daniele Abbado; sul podio il Direttore Musicale del Teatro Comunale Michele Mariotti. Per quanto riguarda il perseguimento del piano di risanamento, il Sovrintendente Nicola Sani aveva indicato la necessità di reperire risorse dal settore privato pari a 3 milioni di euro. In risposta a tale necessità è iniziata una nuova fase di collaborazione con i privati, inaugurata da Unindustria, che destina un terzo dei fondi del progetto triennale sulla città di Bologna proprio al Teatro Comunale. A questo sono seguiti altri positivi interventi, per un totale di 750.000 euro, circa un quarto della cifra ritenuta necessaria. Il Teatro si impegna a mantenere la programmazione della Stagione in corso, pur con una forte attenzione al contenimento dei costi. Proprio in tal senso si è deciso il differimento alla Stagione 2016 del titolo d’opera contemporaneo Conversazioni con Chomsky 2.0 di Emanuele Casale, previsto fuori abbonamento nell’ottobre 2015. Deciso sarà l’impegno del Sindaco e Presidente della Fondazione Teatro Comunale di Bologna, del Sovrintendente e di tutto il Consiglio di Indirizzo nel perseguire il reperimento di risorse già iniziato e che deve essere sensibilmente potenziato.

Al Comunale di Bologna “Evita”:

il musical di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice

ispirato alla vita di Eva Perón

La fondazione lirica bolognese è l’unica in Italia a ospitare stabilmente in cartellone una nuova produzione di questo genere realizzata con la Bernstein School of Musical Theater In scena dal 16 al 18 luglio 2015 (ore 20:30) La programmazione del Teatro Comunale di Bologna continua a luglio con un appuntamento ormai atteso da tutti gli appassionati, sempre molto numerosi, quello con il musical. Nel 2015 sarà ancora una volta un titolo celeberrimo quale è Evita, con musiche di Andrew Lloyd Webber su soggetto e libretto di Tim Rice, dal 16 luglio alle ore 20:30, in cui si narrano in modo piuttosto libero le vicende biografiche di Eva Perón, seconda moglie amatissima e chiacchierata del presidente argentino Juan Domingo Perón, eletto nell’ottobre del 1945. Il musical – fra i più famosi e amati dal pubblico – ha debuttato prima come disco e poi in teatro a Londra nel 1978, con migliaia di repliche a Londra, New York e in tutto il mondo. Il musical Evita è diventato anche un film (protagonisti Madonna e Antonio Banderas) e poi dal 2006 è tornato sui palcoscenici del West End e di Broadway, continuando a collezionare premi e accanto alla famosissima “Don’t Cry for Me Argentina” cantata da Evita nel secondo atto, nella partitura – interamente cantata – si alternano momenti corali molto coinvolgenti, ritmi latini e tangheri, melodie più morbide e travolgenti passaggi rock, che dal debutto alla fine degli anni Settanta coinvolgono il pubblico di tutto il mondo. Narrato e commentato dalla figura del Che, il musical si apre in un cinema di Buenos Aires nel 1952, dove viene data notizia della scomparsa di Eva Perón (detta Evita). Il narratore commenta quindi lo spettacolare funerale della first lady argentina che gli pare quasi una parata circense, data la grande partecipazione disperata del popolo. Poi in un lungo flash-back assistiamo all’ascesa al potere della protagonista, da povera ragazza di campagna che sogna un futuro come cantante e attrice al suo incontro con l’artista Augustin Magaldi che la porta a Buenos Aires introducendola nel mondo dello spettacolo. Qui l’ambiziosa Eva, grazie agli amanti giusti, riesce a lavorare nel cinema, ma soprattutto a conoscere e poi sedurre il colonnello Perón che diviene presto suo marito. Grazie al forte carisma della moglie, l’uomo riesce a diventare governatore dell’Argentina con uno straordinario consenso popolare. Questa nuova produzione bolognese vede al fianco del Comunale, come già in passato, The Bernstein School of Musical Theater, istituzione leader in Italia nella formazione di interpreti specializzati nel musical, attiva dal 1993, fondata e diretta da Shawna Farrell. La regia è di Gianni Marras; sul podio dell’Orchestra del Comunale di Bologna Stefano Squarzina. I protagonisti sul palco sono Clara Maselli nel ruolo di Eva Perón, Filippo Strocchi come Che, Andrea Spina è Juan Perón, Marco Trespioli è Augustin Magaldi e Costanza Scalia l’Amante di Perón. Le recite di Evita chiudono la terza edizione di “A Summer Musical Festival”, l’unica rassegna in Italia interamente dedicata al genere del musical, sostenuta dal Comune di Bologna attraverso una convenzione con l’Area Cultura e Rapporti con l’Università e promossa nell’ambito di bè bolognaestate 2015. I biglietti del musical (intero euro 15, ridotto giovani euro 10) sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Informazioni su comunalebologna.it Il Teatro Comunale di Bologna ricorda Paolo Vero Maestro del coro dal 2006 al 2010 Il Teatro Comunale di Bologna partecipa al lutto dell’ambiente musicale per l’improvvisa scomparsa di Paolo Vero, già direttore del Coro del teatro bolognese dal novembre 2006 al dicembre 2010, incarico che ricopriva adesso al Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Fra i titoli operistici che lo hanno visto impegnato a Bologna non si possono non ricordare nel 2007 Boris Godunov, L’italiana in Algeri, Falstaff, nel 2008 Samson et Dalila e Der Vampyr, nel 2009 I puritani e La gazza ladra, nel 2010 Idomeneo, Carmen e La traviata. Paolo Vero è morto lunedì mattina, 6 luglio, colpito da un infarto, lasciando un profondo sgomento e suscitando cordoglio in quanti lo conoscevano e ne apprezzavano le qualità umane e le doti musicali. Nato a Roma 57 anni fa, dopo il diploma in pianoforte si era dedicato alla Musica corale, prima al Teatro dell’Opera di Roma, poi aveva collaborato con il Festival di Bayreuth come Assistente di Norbert Balatsch, quindi era diventato maestro del Coro del Teatro Lirico di Cagliari (dal 1997 al 2005) e di quello del Teatro Massimo di Palermo (2005-2006).

Al Comunale di Bologna “Romeo e Giulietta”: il balletto di Prokof’ev interpretato dal corpo di ballo del Perm Opera Ballet and Theatre In scena la storica coreografia di Sir Kenneth MacMillan datata 1965. Protagonisti Inna Bilash e Nikita Chetverikov. L’Orchestra del Comunale sarà diretta per l’occasione da Giuseppe La Malfa

In scena dal 25 giugno al 1 luglio 2015 Sul palcoscenico del Comunale di Bologna torna la danza, con un titolo fra i più amati del repertorio. Giovedì 25 giugno alle ore 20:00 andrà in scena Romeo e Giulietta su musiche di Sergej Prokof’ev e la storica coreografia di Sir Kenneth MacMillan. Nei ruoli dei giovani amanti veronesi Inna Bilash e Nikita Chetverikov insieme al Corpo di Ballo del Perm Opera Ballet and Theatre, da cui proviene anche l’allestimento con le scene di Mauro Carosi, i costumi di Odette Nicoletti e le luci di Sergey Martynov; sul podio dell’Orchestra del Teatro Comunale Giuseppe la Malfa. La storia d’amore degli infelici amanti di Verona, resa celeberrima dai versi shakespeariani, è sempre stata un soggetto favorito di compositori e coreografi. La partitura più popolare è quella di Prokof’ev, commissionata in occasione del 200° anniversario della Scuola di Ballo di Leningrado. Gli esordi furono piuttosto tumultuosi, sia per il cambiamento di gestione del teatro cui era destinato il balletto, sia per la difficoltà della messa in scena, tanto più che l’autore in un primo momento aveva pensato ad un lieto fine, duramente contestato dagli interpreti. Così l’opera vide la luce soltanto nel l938 a Brno in Cecoslovacchia con il finale tragico ripristinato e con la coreografia di Ivo Vána-Psota. La sua affermazione definitiva avvenne due anni dopo, al Kirov, nella versione di Leonid Lavrovskij, con la presenza di due protagonisti d’eccezione, Galina Ulanova e Konstantin Sergeyev: un vero trionfo, ma anche questa volta il debutto era stato a lungo contrastato sia dai ballerini che dagli orchestrali che trovavano la musica di Prokof’ev impossibile da danzare e ostica da suonare per la sua arditezza compositiva. Sir MacMillan ha ideato la sua coreografia dopo aver visto la versione di John Cranko per il Balletto di Stoccarda in cui Lynn Seymour danzava nel ruolo di Giulietta. Subito dopo ebbe l’opportunità di realizzare la coreografia del passo a due per la scena del balcone proprio per la Seymour e per Christopher Gable. Il direttore artistico del Royal Ballet di Londra, Frederick Ashton, rimase colpito dal suo lavoro e diede nel 1964 la possibilità a MacMillan di creare la coreografia completa per il balletto basato sull’opera di Shakespeare per il 400° anniversario. Da quell’anno la versione coreografica di MacMillan divenne la più celebre sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti e venne ripresa anche per il Royal Swedish Ballet nel 1971, l’American Ballet Theatre nel 1985 e il Birmingham Royal Ballet nel 1992. Sul palcoscenico del Comunale, accanto a Inna Bilash e Nikita Chetverikov, ci saranno Artem Mishako (Mercuzio), Ivan Poroshin (Tebaldo) e il corpo di ballo del Perm Opera and Ballet Theatre, conosciuto come la terza compagine per importanza in Russia, dopo quelle di Mosca e San Pietroburgo. I biglietti dell’opera (da 140 a 10 euro) sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Informazioni su comunalebologna.it 1/06/2015 Ufficio stampa Teatro Comunale di Bologna Skill & Music Paolo Cairoli – Irene Sala – Floriana Tessitore T +39.051.529947 E ufficiostampa@comunalebologna.it Sergej Prokof’ev Romeo e Giulietta Direttore Giuseppe La Malfa Coreografia Kenneth MacMillan Scene Mauro Carosi Costumi Odette Nicoletti Luci Sergey Martynov Allestimento e Compagnia Djagilev, Perm’ Orchestra e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna Interpreti Giulietta Inna Bilash (25, 27 ore 20:00, 1) Natalia de Froberville (26,28) Natalia Moiseeva (27 ore 15:00, 30) Romeo Nikita Chetverikov (25, 26 ore 20:00, 1) Ruslan Savdenov (26, 28) Sergej Mershin (27 ore 15:00, 30) Mercuzio Artem Mishako (25, 27 ore 20:00, 1) Aleksandr Taranov (26,28) Taras Tovstyuk (27 ore 15:00, 30) Tebaldo Ivan Poroshin (25, 27 ore 15:00, 30, 1) Ivan Tkachenko (26, 27 ore 20:00, 28) Benvolio Denis Tolmazov (25, 27 ore 15:00, 30, 1) Roman Tarkhanov (26, 27 ore 20:00, 28) Paride German Starikov (25, 27 ore 15:00, 30, 1) Dmitry Krylov (26, 27 ore 20:00, 28) Madre Capuleti Natalia Makina (25, 27 ore 15:00, 30, 1) Larisa Moshalenko (26, 27 ore 20:00, 28) Escalo, Principe di Verona Mikhail Timashev Rosalina Anastasiia Kostiuk Nutrice Galina Frolova (25, 27 ore 15:00, 30, 1) Daria Zobnina (26, 27 ore 20:00, 28) Frate Lorenzo Evgenij Rogov 25 giugno 2015 – 20:00 Turno Prima Teatro Comunale 26 giugno 2015 – 20:00 Turno A Teatro Comunale 27 giugno 2015 – 15:00 Fuori abbonamento Teatro Comunale 27 giugno 2015 – 20:00 Turno B Teatro Comunale 28 giugno 2015 – 15:30 Turno Domenica Teatro Comunale 30 giugno 2015 – 20:00 Fuori Abbonamento Teatro Comunale 1 luglio 2015 – 20:00 Fuori Abbonamento Teatro Comunale

Al Comunale di Bologna “Romeo e Giulietta”: il balletto di Prokof’ev interpretato dal corpo di ballo del Perm Opera Ballet and Theatre

In scena la storica coreografia di Sir Kenneth MacMillan datata 1965. Protagonisti Inna Bilash e Nikita Chetverikov. L’Orchestra del Comunale sarà diretta per l’occasione da Aziz Shokhakimov

In scena dal 25 giugno al 1 luglio 2015

 

Sul palcoscenico del Comunale di Bologna torna la danza, con un titolo fra i più amati del repertorio. Giovedì 25 giugno alle ore 20:00 andrà in scena Romeo e Giulietta su musiche di Sergej Prokof’ev e la storica coreografia di Sir Kenneth MacMillan. Nei ruoli dei giovani amanti veronesi Inna Bilash e Nikita Chetverikov insieme al Corpo di Ballo del Perm Opera Ballet and Theatre, da cui proviene anche l’allestimento con le scene di Mauro Carosi, i costumi di Odette Nicoletti e le luci di Sergey Martynov; sul podio dell’Orchestra del Teatro Comunale Aziz Shokhakimov. La storia d’amore degli infelici amanti di Verona, resa celeberrima dai versi shakespeariani, è sempre stata un soggetto favorito di compositori e coreografi. La partitura più popolare è quella di Prokof’ev, commissionata in occasione del 200° anniversario della Scuola di Ballo di Leningrado. Gli esordi furono piuttosto tumultuosi, sia per il cambiamento di gestione del teatro cui era destinato il balletto, sia per la difficoltà della messa in scena, tanto più che l’autore in un primo momento aveva pensato ad un lieto fine, duramente contestato dagli interpreti. Così l’opera vide la luce soltanto nel l938 a Brno in Cecoslovacchia con il finale tragico ripristinato e con la coreografia di Ivo Váňa-Psota. La sua affermazione definitiva avvenne due anni dopo, al Kirov, nella versione di Leonid Lavrovskij, con la presenza di due protagonisti d’eccezione, Galina Ulanova e Konstantin Sergeyev: un vero trionfo, ma anche questa volta il debutto era stato a lungo contrastato sia dai ballerini che dagli orchestrali che trovavano la musica di Prokof’ev impossibile da danzare e ostica da suonare per la sua arditezza compositiva. Sir MacMillan ha ideato la sua coreografia dopo aver visto la versione di John Cranko per il Balletto di Stoccarda in cui Lynn Seymour danzava nel ruolo di Giulietta. Subito dopo ebbe l’opportunità di realizzare la coreografia del passo a due per la scena del balcone proprio per la Seymour e per Christopher Gable. Il direttore artistico del Royal Ballet di Londra, Frederick Ashton, rimase colpito dal suo lavoro e diede nel 1964 la possibilità a MacMillan di creare la coreografia completa per il balletto basato sull’opera di Shakespeare per il 400° anniversario. Da quell’anno la versione coreografica di MacMillan divenne la più celebre sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti e venne ripresa anche per il Royal Swedish Ballet nel 1971, l’American Ballet Theatre nel 1985 e il Birmingham Royal Ballet nel 1992. Sul palcoscenico del Comunale, accanto a Inna Bilash e Nikita Chetverikov, ci saranno Artem Mishako (Mercuzio), Ivan Poroshin (Tebaldo) e il corpo di ballo del Perm Opera and Ballet Theatre, conosciuto come la terza compagine per importanza in Russia, dopo quelle di Mosca e San Pietroburgo. I biglietti dell’opera (da 140 a 10 euro) sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Informazioni su www.comunalebologna.it

Per il 70° anniversario della Liberazione, al Teatro Comunale di Bologna una lapide in memoria dello “schiaffo a Toscanini”

L’11 giugno 2015, alle ore 12, in Largo Respighi 1 davanti al vecchio ingresso degli artisti del Teatro Comunale di Bologna, si svolgerà la cerimonia di scopertura di una lapide in memoria del cosiddetto “schiaffo a Toscanini” in occasione delle celebrazioni per il 70° anniversario della Liberazione. SARANNO PRESENTI: Virginio Merola Sindaco di Bologna e Presidente della Fondazione Teatro Comunale Alberto Ronchi Assessore alla Cultura del Comune di Bologna Milena Naldi Presidente del Quartiere San Vitale Nicola Sani Sovrintendente del Teatro Comunale Piero Mioli Professore di Storia della Musica Il fatto risale al maggio 1931 quando Arturo Toscanini si trovava a Bologna per le celebrazioni dedicate a Giuseppe Martucci, suo grande amico, morto nel 1909, compositore e direttore d’orchestra che fu anche direttore del Liceo Musicale di Bologna oltre ad essere tra i primi a dirigere Wagner a Bologna (Tristano e Isotta) e a dirigere concerti di musica sinfonica in un’Italia del tutto o quasi operistica. La mattina del 14 maggio Toscanini diresse l’ultima prova prima del concerto annunciato per la sera; quel giorno a Bologna erano presenti alcune personalità politiche tra cui Leandro Arpinati, capo del fascismo bolognese, e il Conte Costanzo Ciano. Era stato deciso che, data l’importante occasione artistica, i due gerarchi fossero presenti al concerto. Tale presenza implicava nel cerimoniale che fossero eseguiti l’inno Reale e “Giovinezza”. Toscanini dichiarò subito che lui era al Comunale per dirigere le composizioni di Martucci, nient’altro. Di tale rifiuto si sparse la voce per la città e la sera, davanti all’ingresso degli artisti, si era radunata una folla di fascisti che volevano imporre al Maestro la direzione dei due inni. Appena sceso dall’autovettura fu aggredito dai più violenti che, al suo confermato rifiuto, lo presero a schiaffi e a spintoni. L’autista, proteggendolo personalmente, spinse in fretta il Maestro in auto e lo riportò all’Hotel Brun. Da qui, di notte, Toscanini tornò a Milano; qualche giorno dopo si recò in Svizzera e poi negli Stati Uniti. Non tornò più in Italia fino al 1946, anno in cui diresse il concerto di riapertura della Scala. IL SOVRINTENDENTE NICOLA SANI

Debutta in prima assoluta al Teatro Comunale di Bologna

“il suono giallo” di Alessandro Solbiati da Kandinskij

Sul podio uno specialista di musica contemporanea come Marco Angius, regia di Franco Ripa di Meana.

Fra i protagonisti vocali Alda Caiello e Laura Catrani.

In scena dal 13 al 17 giugno 2015

in diretta su Radio3 Rai il 13 giugno 2015

È un omaggio dichiarato a Vassilij Kandinskij e alla sua poetica la nuova commissione del Teatro Comunale di Bologna al compositore milanese Alessandro Solbiati che, confrontandosi e ispirandosi all’omonimo testo originale del pittore russo (Der Gelbe Klang) ne Il suono giallo – in scena al Comunale di Bologna a partire da sabato 13 giugno – cerca di restituirne in musica lo stile originalissimo, fatto di aforismi e calato in un contesto estremamente meditativo e rarefatto. “La commissione ad Alessandro Solbiati per la realizzazione del Suono giallo – sottolinea il sovrintendente Nicola Sani – rientra nella politica del Teatro Comunale di Bologna di sostegno, promozione e diffusione del teatro musicale contemporaneo, con particolare riferimento alla generazione attuale dei compositori italiani. Solbiati, che trae il soggetto della sua nuova opera dal grande pittore russo Vassilij Kandinskij, è uno degli autori più interessanti nel panorama della nuova musica. La sua scrittura innovativa riesce a coniugare il piano narrativo e l’espressività ed unisce al portato dell’avanguardia la grande lezione della tradizione melodrammatica italiana. La messa in scena presenta una ‘visione’ originale in cui musica e drammaturgia, immagine sonora e visiva, si intrecciano coerentemente raggiungendo momenti di grande forza emotiva e spettacolare, sotto la direzione attenta e particolarmente vocata alla drammaturgia contemporanea di Franco Ripa di Meana, che si avvale della collaborazione dell’artista Gianni Dessì, autore di un singolare intreccio tra opere d’arte e narrazione scenica”. “Il mio impegno nel teatro musicale – dice Solbiati – è stato via via sempre più intenso dal 2007 (Il carro e i canti, Trieste 2009; Leggenda, Torino 2011); adesso desidero indagare una drammaturgia più astratta. Il suono giallo parte anche da Kandinskij, dal suo concetto di opera d’arte totale, fatta di luci, movimenti, suoni, parole…” La direzione è affidata a uno specialista del repertorio contemporaneo come Marco Angius, che torna a dirigere l’Orchestra del Teatro Comunale dopo il successo ottenuto con Jakob Lenz nel 2012. “La drammaturgia utopistica del Suono giallo di Kandinskij – sottolinea Angius – si presenta come un soggetto arduo da mettere in musica: poco testo, assenza d’azione effettiva, mancanza di un reale protagonista, incarnato semmai dall’inquietudine dell’artista e dal suo inconscio. La musica di Solbiati accetta la sfida offerta da una struttura espressiva così visionaria e la introietta in una partitura sontuosa, millimetrica, perfino ossessiva nella ricerca dei timbri e dei rapporti tra suono e segno, tra parola e colore. Tre livelli principali – continua Angius – sostengono la struttura drammaturgica: il coro grande, presente praticamente nell’arco di tutta l’opera, si confonde ed emerge dalle rigogliose efflorescenze orchestrali come un’entità metafisica, una sorta di coscienza collettiva. Un secondo piano è rappresentato dal coro piccolo, artefice di rituali misteriosi e danzanti: in esso prevale una componente ritmica, più aderente alle allusioni coreografiche dell’insieme. Infine i cinque Giganti, figure indefinibili e a-soggettive, sebbene dotate ciascuna di un proprio momento solistico”. Ognuno dei sei pannelli scenici che formano l’opera viene accompagnato da un breve intermezzo orchestrale, cioè da un commentario che sigla l’ambiente sonoro precedente e stacca sul successivo, come spiega il compositore stesso nelle note alla partitura. Si tratta dunque di un teatro musicale dalle illimitate derive di senso: una galleria sonora e visiva di forme mobili e stratificate in flussi discorsivi. Lo spettatore, parte integrante di questo ingranaggio, è invitato ad addentrarsi in un labirinto onirico fatto di elementi simbolici, quando non animisti, dove nulla sembra veramente immobile, anche nei momenti di sospensione timbrica e temporale più evidenti. La regia è firmata da Franco Ripa di Meana, le scene e i costumi da Gianni Dessì – entrambi autori del progetto scenico – mentre il Coro del Teatro Comunale di Bologna è istruito da Andrea Faidutti. I biglietti dell’opera (da 50 a 10 euro) sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Informazioni su comunalebologna.it

WAYNE MARSHALL AL TEATRO MANZONI SUL PODIO DELL’ORCHESTRA DEL COMUNALE PER UN CONCERTO CON MUSICHE DI ROTA, GERSHWIN E COPLAND

Con il direttore inglese, impegnato anche come pianista, il clarinettista Luca Miliani.

Bologna, Teatro Manzoni, 5 giugno 2015, ore 20:30

Programma musicale dedicato al Novecento, in particolare a una triade di compositori celebri per le loro pagine pensate per i film e per i musical: Nino Rota, Aaron Copland e George Gershwin hanno tracciato una via alternativa alle avanguardie del XX secolo, proponendo spesso lavori per forme d’arte affini come appunto il cinema e il musical. Sul podio dell’Orchestra del Comunale di Bologna, uno dei più interessanti interpreti di questo repertorio, Wayne Marshall. Il programma si apre con la suite sinfonica dalle musiche per Il Gattopardo del premio Oscar Nino Rota, composta fra il 1962 e il 1963 per raccogliere i brani – fra quelli utilizzati nell’omonimo film di Luchino Visconti – che meglio descrivono le atmosfere narrate nel romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: Viaggio a Donnafugata, Angelica e Tancredi, Il viaggio del Principe, sono alcune delle pagine che saranno presentate in concerto. Anche Aaron Copland, compositore newyorkese, vinse un Oscar per la migliore colonna sonora nel 1950, per il film L’ereditiera di William Wyler. Il Concerto per clarinetto e orchestra d’archi – solista Luca Miliani – precede di soli due anni il riconoscimento di Hollywood. Il Concerto in fa per pianoforte e orchestra di George Gershwin, eseguito per la prima volta alla Carnegie Hall nel 1925, è una composizione in cui si sintetizzano l’anima jazz e quella classica tipiche della New York dei primi del Novecento. Un programma ideale quindi per il direttore inglese Wayne Marshall, uno dei più apprezzati in questo repertorio: direttore principale ospite dell’Orchestra Sinfonica di Milano “Giuseppe Verdi”, è stato appena nominato Direttore Principale della WDR Rundfunkorchestre di Colonia. Ha iniziato la sua carriera di direttore collaborando con Sir Simon Rattle al celebre allestimento di Porgy and Bess di Gershwin al Festival di Glyndebourne. Oltre a dirigere, sarà anche interprete del Concerto in fa. L’attività di pianista e organista lo ha portato ad esibirsi in grandi occasioni come l’inaugurazione dell’organo della nuova Disney Hall di Los Angeles nel 2004. Luca Milani, protagonista invece del Concerto per clarinetto di Copland, si è diplomato col massimo dei voti al Conservatorio “Martini” di Bologna; vincitore di numerosi concorsi in Italia, è Primo Clarinetto solista dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. I biglietti del concerto (da 30 a 15 euro) sono in vendita presso la biglietteria del Teatro Comunale di Bologna. Informazioni su comunalebologna.it

Da Cimabue a Morandi. Felsina Pittrice

dal 14 febbraio al 30 agosto

Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni

Il famoso cantante bolognese Gianni Morandi, ha visitato la mostra Da Cimabue a Morandi. Felsina Pittrice, a Palazzo Fava, accompagnato dalla moglie Anna. La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, visto il grande successo di pubblico, è stata prorogata fino al 30 Agosto 2015.

BOLOGNAFESTIVAL 2015

Riccardo Muti dirige l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

prova aperta per i bambini 6-12

concerto straordinario a favore di Airc

Giovedì 28 maggio ore 20.30 al Teatro Manzoni di Bologna, Riccardo Muti con la sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini torna ospite del Bologna Festival. «La presenza di Riccardo Muti con l’Orchestra Cherubini è un’occasione concertistica eccezionale – afferma il direttore artistico di Bologna Festival Mario Messinis – anche perché il Maestro non è presente al nostro festival da ventiquattro anni». In programma l’Ouverture “in stile italiano” di  Schubert, la Sinfonia “Haffner” di Mozart, la Sinfonia e Le Quattro Stagioni (ballabili Atto III) dai “Vespri siciliani” di Verdi, tra i compositori prediletti da Muti, che ha approfondito l’intero repertorio verdiano con esiti interpretativi che sono oggi un punto di riferimento imprescindibile. Si sentirà il fascino di un interprete che unisce la disciplina e la passione, il rigore e la coscienza storica nel repertorio sinfonico viennese, come le illusioni, gli ardori, i segreti, l’immediatezza cantabile nel melodramma romantico: una lezione di stile e di sapienza comunicativa. Muti dirige l’Orchestra Giovanile Cherubini, da lui stesso creata nel 2004, riunendo i migliori talenti italiani, tutti sotto i trent’anni e provenienti da ogni regione italiana, a testimonianza di una forte coscienza civile. La sua attenzione al tema dell’educazione musicale dei giovani si concretizza nell’iniziativa di aprire la prova del concerto ai bambini 6-12. La prova si tiene il giorno stesso del concerto, al Teatro Manzoni, dalle 18.30 alle 19.30. «Sono molto grata al Maestro Muti di aver deciso di aprire ai piccoli la sua prova. È un gesto generoso – afferma Maddalena da Lisca, direttore generale di Bologna Festival – che si inserisce nel segno del suo impegno vivo e costante nei confronti dei più giovani, un impegno che il Maestro in una intervista ha sintetizzato con questa bella immagine: “La musica è una grande e meravigliosa foresta di suoni. Aiutiamo i bambini ad attraversarla e a scoprirne gli immensi tesori nascosti”. Essere accompagnati da Riccardo Muti ad attraversare le pagine di Verdi o di Mozart, sarà senz’altro per i piccoli presenti in sala un’esperienza incisiva e trascinante». Giovedì 28 maggio ore 20.30 Teatro Manzoni Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Riccardo Muti direttore Franz Schubert Ouverture “nello stile italiano” in do maggiore op.17 D.591 Wolfgang Amadeus Mozart Sinfonia n.35 in re maggiore K.385 “Haffner” Giuseppe Verdi Sinfonia dai Vespri siciliani Giuseppe Verdi Le quattro stagioni (ballabili atto terzo) dai Vespri siciliani Il concerto è a favore di AIRC in occasione dei 50 anni di attività nel campo della ricerca sul cancro. Si ringrazia per la collaborazione Ravenna Festival. La prova aperta è in collaborazione con Assiemi (Associazione Italiana Educazione Musicale per l’Infanzia). L’ingresso è gratuito, su prenotazione, sino ad esaurimento posti disponibili. Per informazioni sulle modalità di accesso alla prova aperta, le scuole primarie e i genitori interessati possono contattare Bologna Festival scrivendo all’indirizzo mail: notesulregistro@bolognafestival.it RICCARDO MUTI. A Napoli, città in cui è nato, studia pianoforte con Vincenzo Vitale, diplomandosi con lode nel Conservatorio di San Pietro a Majella. Prosegue gli studi al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, sotto la guida di Bruno Bettinelli e Antonino Votto, dove consegue il diploma in Composizione e Direzione d’orchestra. Nel 1967 la prestigiosa giuria del Concorso “Cantelli” di Milano gli assegna all’unanimità il primo posto, portandolo all’attenzione di critica e pubblico. L’anno seguente viene nominato Direttore Principale del Maggio Musicale Fiorentino, incarico che manterrà fino al 1980. Già nel 1971, però, Muti viene invitato da Herbert von Karajan sul podio del Festival di Salisburgo, inaugurando una felice consuetudine che lo ha portato, nel 2010, a festeggiare i quarant’anni di sodalizio con la manifestazione austriaca. Gli anni Settanta lo vedono alla testa della Philharmonia Orchestra di Londra (1972-1982), dove succede a Otto Klemperer; quindi, tra il 1980 e il 1992, eredita da Eugène Ormandy l’incarico di Direttore Musicale della Philadelphia Orchestra. Dal 1986 al 2005 è direttore musicale del Teatro alla Scala: prendono così forma progetti di respiro internazionale, come la proposta della trilogia Mozart-Da Ponte e la tetralogia wagneriana. Accanto ai titoli del grande repertorio trovano spazio e visibilità anche altri autori meno frequentati: pagine preziose del Settecento napoletano e opere di Gluck, Cherubini, Spontini, fino a Poulenc, con Les dialogues des Carmélites che gli hanno valso il Premio “Abbiati” della critica. Il lungo periodo trascorso come direttore musicale dei complessi scaligeri culmina il 7 dicembre 2004 nella trionfale riapertura della Scala restaurata dove dirige l’Europa riconosciuta di Antonio Salieri. Eccezionale il suo contributo al repertorio verdiano; ha diretto Ernani, Nabucco, I Vespri Siciliani, La Traviata, Attila, Don Carlos, Falstaff, Rigoletto, Macbeth, La Forza del Destino, Il Trovatore, Otello, Aida, Un ballo in Maschera, i Due Foscari, I Masnadieri. La sua direzione musicale è stata la più lunga nella storia del Teatro alla Scala. Nel corso della sua straordinaria carriera Riccardo Muti dirige molte tra le più prestigiose orchestre del mondo: dai Berliner Philharmoniker alla Bayerischen Rundfunk, dalla New York Philharmonic all’Orchestre National de France alla Philharmonia di Londra e, naturalmente, i Wiener Philharmoniker, ai quali lo lega un rapporto assiduo e particolarmente significativo, e con i quali si esibisce al Festival di Salisburgo dal 1971. Invitato sul podio in occasione del concerto celebrativo dei 150 anni della grande orchestra viennese, Muti ha ricevuto l’Anello d’Oro, onorificenza concessa dai Wiener in segno di speciale ammirazione e affetto. Ha diretto per ben quattro volte il prestigioso Concerto di Capodanno a Vienna nel 1993, 1997, 2000 e 2004. Nell’aprile del 2003 viene eccezionalmente promossa in Francia, una “Journée Riccardo Muti”, attraverso l’emittente nazionale France Musique che per 14 ore ininterrotte trasmette musiche da lui dirette con tutte le orchestre che lo hanno avuto e lo hanno sul podio, mentre il 14 dicembre dello stesso anno dirige l’atteso concerto di riapertura del Teatro “La Fenice” di Venezia. Nel 2004 fonda l’Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini” formata da giovani musicisti selezionati da una commissione internazionale, fra oltre 600 strumentisti provenienti da tutte le regioni italiane. La vasta produzione discografica, già rilevante negli anni Settanta e oggi impreziosita dai molti premi ricevuti dalla critica specializzata, spazia dal repertorio sinfonico e operistico classico al Novecento. Il suo impegno civile di artista è testimoniato dai concerti proposti nell’ambito del progetto “Le vie dell’Amicizia” di Ravenna Festival in alcuni luoghi “simbolo” della storia, sia antica che contemporanea: Sarajevo (1997), Beirut (1998), Gerusalemme (1999), Mosca (2000), Erevan e Istanbul (2001), New York (2002), Il Cairo (2003), Damasco (2004), El Djem (2005) Meknes (2006), Roma  (2007), Mazara del Vallo (2008), Sarajevo (2009), Trieste (2010), Nairobi (2011), Ravenna (2012), Mirandola (2013) e Redipuglia (2014) con il Coro e l’Orchestra Filarmonica della Scala, l’Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino e i “Musicians of Europe United”, formazione costituita dalle prime parti delle più importanti orchestre europee, e recentemente con l’Orchestra Cherubini. Tra gli innumerevoli riconoscimenti conseguiti da Riccardo Muti nel corso della sua carriera si segnalano: Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana e la Grande Medaglia d’oro della Città di Milano; la Verdienstkreuz della Repubblica Federale Tedesca; la Legion d’Onore in Francia (già Cavaliere, nel 2010 il Presidente Nicolas Sarkozy lo ha insignito del titolo di Ufficiale) e il titolo di Cavaliere dell’Impero Britannico conferitogli dalla Regina Elisabetta II. Il Mozarteum di Salisburgo gli ha assegnato la Medaglia d’argento per l’impegno sul versante mozartiano; la Wiener Hofmusikkapelle e la Wiener Staatsoper lo hanno eletto Membro Onorario; il presidente russo Vladimir Putin gli ha attribuito l’Ordine dell’Amicizia, mentre lo stato d’Israele lo ha onorato con il premio “Wolf” per le arti. Moltissime università italiane e straniere gli hanno conferito la Laurea Honoris Causa. Ha diretto i Wiener Philharmoniker nel concerto che ha inaugurato le celebrazioni per i 250 anni dalla nascita di Mozart al Grosses Festspielhaus di Salisburgo. La costante e ininterrotta collaborazione tra Riccardo Muti e Wiener Philharmoniker nel 2012 raggiunge i 44 anni. A Salisburgo per il Festival dientecoste a partire dal 2007 insieme all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, da lui fondata, ha affrontato un progetto quinquennale mirato alla riscoperta e alla valorizzazione del patrimonio musicale, operistico e sacro, del Settecento napoletano. Da settembre 2010 è Direttore Musicale della prestigiosa Chicago Symphony Orchestra. Nello stesso anno è stato nominato in America “Musician of the Year” dalla importante rivista “Musical America”. Nel febbraio 2011 il Maestro Riccardo Muti in seguito all’esecuzione e registrazione live della Messa da Requiem di Verdi con la C.S.O. vince la 53° edizione dei Grammys Awards con due premi: Best Classical Album e Best Choral Album. In marzo 2011, Riccardo Muti è stato proclamato vincitore del prestigioso premio Birgit Nilsson 2011 che gli è stato consegnato il 13 ottobre a Stoccolma alla Royal Opera alla presenza dei Reali di Svezia, le loro Maestà il Re Carl XVI Gustaf e la Regina Silvia. A New York in aprile 2011 ha ricevuto l’Opera News Awards. In maggio 2011 è stato assegnato a Riccardo Muti il Premio “Principe Asturia per le Arti 2011”, massimo riconoscimento artistico spagnolo, consegnato da parte di sua Altezza Reale il Principe Felipe di Asturia a Oviedo nell’autunno successivo. Nel luglio 2011 è stato nominato membro onorario dei Wiener Philharmoniker e in agosto 2011 Direttore Onorario a vita del Teatro dell’Opera di Roma. Nel maggio 2012 è stato insignito della Gran Croce di San Gregorio Magno da Sua Santità Benedetto XVI. In novembre 2012 ha ricevuto il Premio De Sica per la Musica e la Laurea Honoris Causa dall’Università IULM di Milano in Arti, patrimoni e mercati. Nel marzo 2013 ha ricevuto la laurea honoris causa in Letterature e culture comparate dall’Università Orientale di Napoli e in giugno 2013 la laurea honoris causa in Lettere dalla DePaul University di Chicago, seguita da una nuova laurea alla Northwestern University di Chicago in giugno 2014. riccardomutimusic.com ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI. Fondata da Riccardo Muti nel 2004, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini ha assunto il nome di uno dei massimi compositori italiani di tutti i tempi attivo in ambito europeo per sottolineare, insieme ad una forte identità nazionale, la propria inclinazione ad una visione europea della musica e della cultura. L’Orchestra, che si pone come strumento privilegiato di congiunzione tra il mondo accademico e l’attività professionale, divide la propria sede tra le città di Piacenza e Ravenna. La Cherubini è formata da giovani strumentisti, tutti sotto i trent’anni e provenienti da ogni regione italiana, selezionati attraverso centinaia di audizioni da una commissione costituita dalle prime parti di prestigiose orchestre europee e presieduta dallo stesso Muti. Secondo uno spirito che imprime all’orchestra la dinamicità di un continuo rinnovamento, i musicisti restano in orchestra per un solo triennio, terminato il quale molti di loro hanno l’opportunità di trovare una propria collocazione nelle migliori orchestre. In questi anni l’Orchestra, sotto la direzione di Riccardo Muti, si è cimentata con un repertorio che spazia dal barocco al Novecento alternando ai concerti in moltissime città italiane importanti tournée in Europa e nel mondo nel corso delle quali è stata protagonista, tra gli altri, nei teatri di Vienna, Parigi, Mosca, Salisburgo, Colonia, San Pietroburgo, Madrid e Buenos Aires. All’intensa attività con il suo fondatore, la Cherubini ha affiancato moltissime collaborazioni con artisti quali Claudio Abbado, John Axelrod, Rudolf Barshai, Dennis Russel Davies, Gérard Depardieu, Michele Campanella, Kevin Farrell, Patrick Fournillier, Herbie Hancock, Leonidas Kavakos, Lang Lang, Ute Lemper, Alexander Lonquich, Wayne Marshall, Kurt Masur, Kent Nagano, Krzysztof Penderecki, Donato Renzetti, Vadim Repin, Giovanni Sollima, Yuri Temirkanov, Alexander Toradze, Pinchas Zukerman. Il debutto a Salisburgo, al Festival di Pentecoste, con Il ritorno di Don Calandrino di Cimarosa, ha segnato nel 2007 la prima tappa di un progetto quinquennale che la prestigiosa rassegna austriaca, in coproduzione con Ravenna Festival, ha realizzato con Riccardo Muti per la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio musicale del Settecento napoletano e di cui la Cherubini è stata protagonista in qualità di orchestra residente. Alla trionfale accoglienza del pubblico viennese nella Sala d’Oro del Musikverein, ha fatto seguito, nel 2008, l’assegnazione alla Cherubini del prestigioso Premio Abbiati quale miglior iniziativa musicale per “i notevoli risultati che ne hanno fatto un organico di eccellenza riconosciuto in Italia e all’estero”. Impegnativi e di indiscutibile rilievo i progetti delle “trilogie”, che al Ravenna Festival l’hanno vista protagonista, sotto la direzione di Nicola Paszkowski, delle celebrazioni per il bicentenario verdiano in occasione del quale, sempre per la regia di Cristina Mazzavillani Muti, l’Orchestra è stata chiamata ad eseguire ben sei opere al Teatro Alighieri. Nel 2012, nel giro di tre sole giornate, Rigoletto, Trovatore e Traviata, in seguito riprese in una lunga tournée approdata fino a Manama ad inaugurare il nuovo Teatro dell’Opera della capitale del Bahrain; nel 2013, sempre l’una dopo l’altra a stretto confronto, le opere “shakespeariane” di Verdi: Macbeth, Otello e Falstaff. Sempre nell’ambito del Ravenna Festival, dove ogni anno si rinnova l’intensa esperienza della residenza estiva, dal 2010 la Cherubini è protagonista, al fianco di Riccardo Muti, dei concerti per le Vie dell’amicizia: l’ultimo, nel 2014, ai piedi del Sacrario di Redipuglia nel centenario della Grande Guerra, insieme a musicisti provenienti da orchestre di tutto il mondo. La gestione dell’Orchestra è affidata alla Fondazione Cherubini costituita dalle municipalità di Piacenza e Ravenna e dalle Fondazioni Toscanini e Ravenna Manifestazioni. L’attività dell’Orchestra è resa possibile grazie al sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali del Turismo, Camera di Commercio di Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Confindustria Piacenza e dell’Associazione “Amici dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini”. orchestracherubini.it INFORMAZIONI Bologna Festival  051 6493397 bolognafestival.it BIGLIETTERIA Bologna Welcome (Piazza Maggiore 1/E) Tel 051 231454 dal martedì al sabato ore 13-19 BIGLIETTI ONLINE bolognafestival.it; vivaticket.it; classictic.it PREZZI Biglietti a partire da a € 20 PROSSIMO APPUNTAMENTO TALENTI 6 giugno Alessandro Marchetti musiche di Rachmaninov, Šostakovič, Schumann

Traviata ovvero La signora delle camelie opera in due atti e quattro quadri di Nanni Garella tratta da La signora delle camelie di A. Dumas e da La traviata di G. Verdi elaborazione musicale Claudio Scannavini Violetta Valéry Marianna Mennitti * Flora Bervoix, sua amica Luciana Pansa * Alfredo Germont Néstor Losán * Giorgio Germont, suo padre Michele Patti * Gastone, visconte di Letorières Giovanni Maria Palmia * Barone Douphol Nicolò Donini * con la partecipazione di Umberto Bortolani nel ruolo del Dottor Grenvil Marina Pitta nel ruolo di Annina, cameriera di Violetta direttore Massimiliano Carraro Orchestra Del Teatro Comunale di Bologna regia Nanni Garella scene Antonio Fiorentino costumi Claudia Pernigotti luci Gigi Saccomandi regista assistente Gabriele Tesauri collaborazione per l’arte scenica Marina Pitta maestri collaboratori e pianisti Giorgio D’Alonzo, Olga Vorobyeva

* Scuola dell’Opera del Teatro Comunale di Bologna

 prima assoluta / 13 – 31 maggio, Arena del Sole, Bologna dal martedì al venerdì ore 21, sabato ore 19.30, domenica ore 16, giovedì 21 ore 15 (lunedì riposo) Info e biglietti: ARENA DEL SOLE 051.2910910 emiliaromagnateatro.com / arenadelsole.it TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA 051.529958 comunalebologna.it

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