Latella firma un nuovo Servitore di 2 padroni.

STAGIONE DI PROSA 2013  14

Il regista Antonio Latella si confronta con il Goldoni de Il servitore di due padroni dal 9 al 12 gennaio

Antonio Latella è uno dei più stimati registi del panorama europeo. Cresciuto come attore sotto la guida di Vittorio Gassman, si è imposto alla critica e al pubblico grazie a messe in scena innovative ottenendo numerosi successi e riconoscimenti, ultimo in ordine cronologico il premio Ubu 2013 per la regia.

Dopo il Tennesee Williams dello scorso anno, torna sul palco del teatro Alighieri dal 9 al 12 gennaio con Il servitore di due padroni in un confronto diretto con il grande capolavoro di Carlo Goldoni in quello che tra gli spettacoli italiani più rappresentati nel mondo ed entrato nell’iconografia teatrale internazionale grazie alla storica messa in scena di Strehler con Ferruccio Soleri. Il classico prende in questa produzione un nuovo volto. Al posto dell’Arlecchino di Strehler troviamo Truffaldino (come era in origine nel testo di Goldoni), il costume tradizionale a losanghe colorate è sostituito da un abito bianco e l’ambientazione diventa contemporanea. Arriva finalmente a Ravenna la nuova produzione di Emilia Romagna Teatro Fondazione per la Stagione 2013-14 diretta da Antonio Latella, che tanto clamore ha suscitato nelle sue repliche di Venezia e Padova, le terre di Goldoni. In scena i migliori attori della generazione dei quarantenni: Federica Fracassi, interprete teatrale e cinematografica che ha lavorato con Bellocchio e Salvatores e vincitrice del Premio Duse 2011, Roberto Latini, che a Ravenna è stato ospitato con la sua compagnia Fortebraccio Teatro con Ubu Roi alcuni anni fa nel Nobodaddy, e attori che lavorano con Latella da anni come Elisabetta Valgoi, la Stella di Un tram che si chiama desiderio, Annibale Pavone, Rosario Tedesco, Marco Cacciola, Giovanni Franzoni, Lucia Perasa Rios e Massimo Speziani. Latella conferisce una nuova lettura al classico goldoniano, senza alterarne il testo che è recitato in italiano, anziché in veneto. Certamente la versione di Latella non è quella tradizionale e convenzionale, ma una nuova lettura che intende riaffermare la modernità del teatro di Goldoni. Scrive Maria Grazia Gregori sull’Unità: «Questo Servitore nasce dall’unico modo in cui una nuova generazione di teatranti intende onorare una grande tradizione della nostra scena, trasgredendola, in sintonia con i tempi che viviamo». Niente locanda di Brighella, niente casa di Pantalone, ma la hall circolare di un hotel dove si affacciano molte porte (scene e costumi di Annelise Zaccheria), destinate ad aprirsi per rivelare fatti inquietanti o inaspettati, fra trasgressioni, improvvisi innamoramenti, padri che vogliono comandare figlie e figli, servi che tutto vedono e subiscono, prevaricazioni sessuali. Un albergo dove tutti cercano sotto una maschera sociale, innanzi tutto se stessi e la propria identità. Deus ex machina di questo albergo è Brighella (Massimiliano Speziani), che introduce i personaggi e ne commenta le azioni parlando al citofono facendo da intermediario tra scena e pubblico.

Il servitore di Latella è un’ottima prova con cui l’autore rende omaggio alla storia del teatro italiano dissacrandolo e facendo emergere una nuova lettura del testo, provocatoria, ma già velatamente presente nel testo. Uno spettacolo adatto a chi vuole scoprire il nuovo teatro di regia europeo.

Teatro Storchi, Largo Garibaldi 15 – Modena

12, 13, 14, 18 dicembre ore 21.00
15 dicembre ore 15.30
17 dicembre ore 15.00

IL SERVITORE DI DUE PADRONI
da Carlo Goldoni
drammaturgia Ken Ponzio
regia Antonio Latella
con (in o.a.) Marco Cacciola, Federica Fracassi, Giovanni Franzoni, Roberto Latini, Annibale Pavone, Lucia Perasa Rios, Massimiliano Speziani, Rosario Tedesco, Elisabetta Valgoi
scene e costumi Annelisa Zaccheria
luci Robert John Resteghini
suono Franco Visioli
assistente alla regia Brunella Giolivo

Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Metastasio Stabile della Toscana

Questo allestimento de Il servitore di due padroni, prodotto da tre Teatri Stabili Pubblici e diretto da uno tra i registi più innovativi del teatro italiano, al suo debutto veneziano nel Teatro che proprio di Goldoni porta il nome, ha creato un grande clamore.
La reazione di Venezia, e successivamente di Padova, è probabilmente in gran parte dovuta ad un legame particolare tra questo pubblico e il ‘suo’ autore e a un modo di leggerlo e metterlo in scena, e certamente la versione di Latella non è quella tradizionalmente e convenzionalmente abituale di questa opera, ma una diversa e nuova lettura che intende riaffermare la modernità del teatro di Carlo Goldoni non sottraendosi al confronto con una delle versioni più riuscite di questo testo che, nell’immaginario di chiunque entri in teatro, è la storica versione di Giorgio Strehler.
In un’intervista Latella aveva dichiarato: “Più che tornare ‘a’ Goldoni, mi sembra importante sottolineare che è un ripartire ‘da’ Goldoni, e dico ‘da’, perché il nostro Servitore è una totale riscrittura. Lo è non per provocazione o per chiudere i conti col passato, ma per la necessità di riaprirli, di prendere forza dalla nostra tradizione per lanciarci in avanti, nel tempo che deve venire, per noi ma soprattutto per quelli che verranno. Parlare con la forza della tradizione all’uomo contemporaneo per me oggi è un dovere, più che una necessità. Goldoni è il nostro teatro scritto, la nostra origine… Arlecchino è il nostro Amleto…”
Ed è a partire da questi presupposti che l’idea di Latella ha trovato l’appoggio di tre grandi teatri italiani, perché una delle funzioni basilari di un teatro stabile pubblico è quella di favorire la sperimentazione e l’innovazione, di continuare a proporre e a sostenere il teatro di prosa più vicino ai canoni tradizionali della regia e dell’interpretazione, ma di dare altrettanto spazio a visioni differenti, garantendo così una pluralità di linguaggi e offrendo agli spettatori un ampio panorama della scena teatrale.
Scrive Maria Grazia Gregori sull’Unità nella sua recensione allo spettacolo: “Questo Servitore nasce dall’unico modo in cui una nuova generazione di teatranti intende onorare una grande tradizione della nostra scena, trasgredendola, in sintonia con i tempi che viviamo.”
Per chi fosse interessato ad un approfondimento e a un confronto, ricordiamo che sabato 14 dicembre alle ore 17.00 presso il foyer del Teatro Storchi, Massimo Marino condurrà per “Conversando di Teatro” un incontro con gli interpreti dello spettacolo e Ken Ponzio, autore del testo.

Una breve storia.
Parla di Nan In, un maestro giapponese dell’era Meiji (1868 – 1912), il quale ricevette un giorno la visita di un professore universitario che voleva interrogarlo sullo Zen. Nan In servì del tè. Colmò la tazza del suo ospite e poi continuò a versare. Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. “È ricolma. Non ce ne entra più!” disse. “Come questa tazza” rispose Nan In “tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”
Allo stesso modo, per riuscire ad apprezzare e onorare le nostre tradizioni dobbiamo, di tanto in tanto, vuotare le nostre menti, e liberare la memoria da tante sovrastrutture e cliché che il tempo ha sedimentato nei nostri ricordi.
Ken Ponzio

Ingresso € 25 / 10,50

BIGLIETTERIA TELEFONICA
059 2136021 dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 13
BIGLIETTERIA TEATRO STORCHI
Largo Garibaldi, 15 – tel. 0592136021
Orari: martedì dalle ore 10 alle 14 e dalle 16.30 alle 19.00; dal mercoledì al venerdì dalle ore 10.00 alle 14.00; sabato dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 16.30 alle 19.00

VENDITA ONLINE
emiliaromagnateatro.com
vivaticket.it

IL SERVITORE DI DUE PADRONI

drammaturgia Ken Ponzio

regia Antonio Latella

da Carlo Goldoni

con (in o.a.) Marco Cacciola, Federica Fracassi, Giovanni Franzoni, Roberto Latini, Annibale Pavone, Lucia Perasa Rios, Massimiliano Speziani, Rosario Tedesco, Elisabetta Valgoi

scene e costumi Annelisa Zaccheria

luci Robert John Resteghini

suono Franco Visioli

assistente alla regia Brunella Giolivo

Emilia Romagna Teatro Fondazione, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Metastasio

Prima nazionale: 21 novembre 2013 Teatro Bonci, Cesena

Dopo aver diretto il pluripremiato Un tram che si chiama desiderio, Premio Ubu e Premio Hystrio alla regia ad Antonio Latella, Premio Hystrio all’interpretazione e Premio Le Maschere del Teatro come miglior attrice protagonista a Laura Marinoni, Premio Ubu e Premio Le Maschere del Teatro come miglior attrice non protagonista a Elisabetta Valgoi, continua la collaborazione di Antonio Latella con Emilia Romagna Teatro Fondazione con la messa in scena de Il Servitore di due padroni dalla commedia di Carlo Goldoni.

Latella riparte “da” Goldoni, “da” come lui stesso spiega, perché questo Servitore è una totale riscrittura che vuole prendere forza dalla nostra tradizione per lanciarsi in avanti, nel tempo che deve venire. Parlare con la forza della tradizione all’uomo contemporaneo per Latella oggi è un dovere, più che una necessità: “Goldoni è il nostro teatro scritto, la nostra origine… Arlecchino è il nostro Amleto, non si può non incontrarlo nel proprio cammino teatrale, almeno per me.”

La riscrittura del testo goldoniano è stata affidata a Ken Ponzio, giovane autore e drammaturgo formatosi come attore. Nel suo lavoro di riscrittura Ponzio è partito dalla considerazione che il teatro è vivo grazie al costante dialogo con il proprio presente, sotto forma di critica dialettica, e nel suo lavoro ha quindi tenuto conto degli innumerevoli cambiamenti che sono avvenuti nel corso di più di due secoli e mezzo. Ma al contempo ha voluto restituire ai personaggi “veneziani” gli impulsi delle loro maschere originali assieme ad alcuni tratti “provinciali” che tanto caratterizzano noi italiani; mentre a quelli “torinesi” (seguendo un’intuizione di Antonio Latella) ha aggiunto una nota francese nella lingua e nell’identità per renderli anche ai nostri occhi dei “foresti”. Parlano tutti la lingua italiana d’oggi tranne Pantalone il quale, orgoglioso delle proprie origini e troppo potente per adeguarsi alla lingua altrui, parla in veneziano.

Nelle sue note di regia Latella scrive: “La menzogna è il tema che appartiene totalmente a questa commedia. Dietro la figura di Arlecchino (Truffaldino) la commedia si nasconde a se stessa, mente. Dietro agli inganni, ai salti, alle capriole del servitore più famoso del mondo la commedia mente agli spettatori: il personaggio che tanto li fa ridere è insieme tutte le menzogne e i colori degli altri personaggi. È uno specchietto per le allodole e sposta il punto di ascolto dell’intera commedia. Non c’è una figura onesta, tutto è falso, è baratto, commercializzazione di anime e sentimenti (…) Cosa resta? Il vuoto, graffiato dal sorriso beffardo delle maschere. (…) Il vuoto, forse l’orrore della nostra contemporaneità. L’orrore dell’uomo che davanti al peso del denaro perde peso (…)”

Il cast di questo lavoro che nasce dalla collaborazione di tre Teatri Stabili, è formato da alcuni degli attori di Un tram che si chiama desiderio, che sono gli attori che lavorano da sempre a fianco di Latella, e altri protagonisti del teatro italiano della generazione di quarantenni.

Dal 21 al 24 novembre Teatro Bonci, Cesena| dal 27 novembre al 1° dicembre Teatro Goldoni, Venezia| dal 3 all’8 dicembre Teatro Verdi, Padova| 10 e 11 dicembre Teatro Asioli, Correggio| dal 12 al 18 dicembre Teatro Storchi, Modena| 7 e 8 gennaio Teatro Municipale, Piacenza| dal 9 al 12 gennaio Teatro Alighieri, Ravenna | 14 gennaio Teatro della Regina, Cattolica| dal 16 al 19 gennaio Arena del Sole, Bologna| 28 gennaio Teatro Ponchielli, Cremona| dal 30 gennaio al 2 febbraio Teatro Metastasio, Prato| dal 5 al 9 febbraio Teatro Sociale, Brescia| dal 18 al 23 febbraio Teatro Bellini, Napoli| dal 28 febbraio al 2 marzo Teatro della Tosse, Genova| dal 4 al 16 marzo Teatro Carignano, Torino| dal 18 al 30 marzo Elfo Puccini, Milano.