Il Plautus si fà Machiavellico

SABATO 28 LUGLIO
ore 21,30
SARSINA – Arena Plautina

Giuseppe Pambieri, Lia Tanzi
e Barbara Bovoli
in

CLIZIA
da
“Clizia” di Niccolò Machiavelli

Con
Lorenzo Alessandri – Fabrizio Apolloni – Germia Longobardo
e con la partecipazione straordinaria di Gianna Coletti

Scene di Mario Amodio
Costumi di Saverio Galano
Musiche originali di Angelo Valori

Regia di
Giacomo Zito

Ispirata alla Casina di Plauto, commedia di immortale successo, diviene nel 1525 oggetto di rielaborazione da parte di Machiavelli, attirato dall’inossidabile intreccio farsesco e, probabilmente, dalle implicazioni autobiografiche che lo spingevano ad una ironica identificazione con il protagonista.
Clizia, grazie ad una struttura e ad una lingua già permeate di valori borghesi, fa emergere più facilmente davanti al nostro sguardo contemporaneo gli elementi che giustificano, anzi incoraggiano, un’indagine su ciò che vi è di attuale e di efficace in questa trama.

Giuseppe Pambieri e Lia Tanzi, compagni anche nella vita, riproporranno sulla scena, lui nel ruolo di Nicomaco, lei in quello di Sofronia, le eterne tensioni della coppia fra fedeltà e adulterio.

La trama
Un uomo ormai maturo, Nicomaco, perde la testa per una giovane bellissima donna, da lui e dalla moglie adottata fin da bambina. Contro le consuetudini sociali e in barba alla sua età, l’uomo tenta ogni sotterfugio e ogni stratagemma per soddisfare il suo desiderio di giacere con lei e possederla, contro ogni buon senso, come se il suo sogno e la realtà oggettiva potessero avere un possibile punto d’incontro.
Anche il figlio di Nicomaco, Cleandro, ne è innamorato, ma non può sposarla perché, sorellastra, orfana e senza dote, la ragazza non sarebbe l’opportuna consorte. Entrambi dunque inducono i propri servitori, Pirro ed Eustachio, a chiedere la mano della fanciulla, per poterne poi essi stessi disporre.
Sofronia, moglie del vecchio, che ha subodorato le intenzioni del marito, prende le parti del figlio.
In ragione di un sorteggio, la fanciulla viene tuttavia data in sposa al servo di Nicomaco.
Ma, al posto della giovane, al talamo d’amore si presenta, travestito da donna, il servo del figlio che, approfittando dell’oscurità della stanza, maltratterà e picchierà Nicomaco.
Il vecchio, a questo punto, è costretto a chiedere scusa alla moglie, mentre la fanciulla, riconosciuta come rampolla di nobili natali, potrà sposare suo figlio.

Note di regia

In dreams begin responsabilities.
(Le responsabilità cominciano dai sogni.)
Delmore Schwartz

Clizia, oggetto di inappagabile desiderio, è la metafora di un sogno, di una chimera. Le responsabilità cominciano dai sogni, perché i sogni sono il luogo primo dove le regole e l’ordine vengono sfidati e infranti dalla furia dei nostri desideri più profondi e inconfessabili, e quando sogno e desiderio dell’individuo esondano sulla realtà e si confondono con essa, uno degli antidoti più efficaci ad un processo che è di per sé produttore inarrestabile di tragedia, è proprio la commedia, la denuncia attraverso ciò che di comico c’è in un comportamento egoistico e asociale, ciecamente asservito ad una pulsione istintiva.
Quindi ridere è la manifestazione pacifica – individuale e collettiva – del castigo sociale nei confronti di chi è stato stregato da un sogno, e l’assurdità comica è della stessa natura di quella dei sogni, come dice Bergson.
Clizia, a partire dal testo di Machiavelli, è uno spettacolo che ci riporta alla contemporaneità sia nel linguaggio (portando alle estreme conseguenze comiche la relazione tra i personaggi, smascherando le loro irrefrenabili pulsioni, attraverso la moltiplicazione delle finzioni, dei travestimenti, dei vizi di una società civile in decadenza), che nell’immagine, con l’evocazione di una zattera di folli naufraghi sperduti, alla deriva in una nebbiosa palude.
La messinscena, ricca di suggestioni visive e contributi musicali originali, trasforma il semplice dipanarsi dell’azione scenica in un rituale travolgente, comico e onirico allo stesso tempo, scandaloso come un’orgia, spregiudicato come una festa carnevalesca, visionario come un film di Kubrick.
Clizia non è solo un intrigo perfetto, con richiami che rimandano fin troppo banalmente all’attualità, ma è il travestimento di un esorcismo contro il tempo.
Un grande pendolo (come un patibolo?), dètta inesorabile il suo scorrere: è un conto alla rovescia la vita.
E l’illusione giovanile di essere eterni, con il traguardo oltre l’orizzonte, cede il posto alla subliminale ma serpeggiante sensazione che la fine si avvicina, e i giorni cominciano sempre più rapidamente a precipitare uno sull’altro. Ma bisogna pur che il corpo esulti. E c’è chi per questo perde la testa.
È una partita a cronometro, dove il baro viene burlato dal suo antagonista, e non si accorge che la partita è truccata, e quando è ormai caduto nella trappola e si accorge che tutti ridono di lui, è troppo tardi: Game over.

Giacomo Zito