Gassmann riprende a teatro Qualcuno volò sul nido del cuculo

TEATRO GOLDONI – VENEZIA

22-26 aprile 2015

Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini di Napoli

Qualcuno volò sul nido del cuculo

di Dale Wasserman

dall’omonimo romanzo di Ken Kesey

versione italiana Giovanni Lombardo Radice

adattamento Maurizio de Giovanni

con Daniele Russo, Elisabetta Valgoi

Mauro Marino, Marco Cavicchioli, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici,

Giulio Federico Janni, Antimo Casertano, Gilberto Gliozzi,

Gabriele Granito, Daniele Marino, Giulia Merelli

uno spettacolo di Alessandro Gassmann

musiche originali Pivio & Aldo De Scalzi

scene Gianluca Amodio

costumi Chiara Aversano

luci Marco Palmieri

videografie Marco Schiavoni

Mercoledì 22 aprile alle ore 20.30 la Stagione di Prosa 2014-2015 del Teatro Goldoni di Venezia si conclude con Qualcuno volò sul nido del cuculo, uno spettacolo di Alessandro Gassmann prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli. Interpretato da Daniele Russo, Elisabetta Valgoi, Mauro Marino, Marco Cavicchioli, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici, Giulio Federico Janni, Antimo Casertano, Gilberto Gliozzi, Gabriele Granito, Daniele Marino e Giulia Merelli, lo spettacolo resterà in scena fino al 26 aprile.

Qualcuno volò sul nido del cuculo è il romanzo che Ken Kesey pubblicò nel 1962 dopo aver lavorato come volontario in un ospedale psichiatrico californiano; racconta, attraverso gli occhi di Randle McMurphy – uno sfacciato delinquente che si finge matto per sfuggire alla galera – la vita dei pazienti di un ospedale psichiatrico statunitense e il trattamento coercitivo che viene loro riservato. Nel 1971 Dale Wasserman ne realizzò, per Broadway, un adattamento scenico, che costituì la base della sceneggiatura dell’omonimo film di Miloš Forman, interpretato da Jack Nicholson e entrato di diritto nella storia del cinema.

Oggi, la drammaturgia di Wasserman torna in scena, rielaborata dallo scrittore Maurizio de Giovanni, che, senza tradirne la forza e la sostanza visionaria, l’ha avvicinata a noi, cronologicamente e geograficamente. Randle McMurphy diventa Dario Danise e la sua storia e quella dei suoi compagni si trasferiscono nel 1982, nell’Ospedale psichiatrico di Aversa. Sarà il talento registico di Alessandro Gassmann, con la sua inconfondibile cifra stilistica elegante ma al tempo stesso appassionata, a portare in scena la forte carica emotiva e sociale di Qualcuno volò sul nido del cuculo, con una messinscena personalissima ma, contemporaneamente, fedele alle intenzioni dell’originale.

Note di regia

La malattia, la diversità, la coercizione, la privazione della libertà sono temi che da sempre mi coinvolgono e che amo portare in scena con i miei spettacoli. Temi tutti straordinariamente presenti nello spettacolo che mi accingo a mettere in scena, “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di Dale Wasserman, tratto dall’omonimo romanzo di Ken Kesey, la cui versione cinematografica diretta da Miloš Forman è entrata di diritto nella storia del cinema.

Con Maurizio de Giovanni, che ha curato l’adattamento del testo, abbiamo deciso di ambientare la vicenda in una clinica psichiatrica italiana nel 1982. Tutto ha inizio con l’arrivo di un nuovo paziente che deve essere “studiato” per determinare se la sua malattia mentale sia reale o simulata. La sua spavalderia, la sua irriverenza e il suo spirito di ribellione verso le regole che disciplinano rigidamente la vita dei degenti, porterà scompiglio e disordine ma allo stesso tempo la sua travolgente carica di umanità contagerà gli altri pazienti e cercherà di risvegliare in loro il diritto di esprimere liberamente le loro emozioni e i loro desideri.

Dario (il mio McMurphy) è un ribelle anticonformista che comprende subito la condizione alla quale sono sottoposti i suoi compagni di ospedale, creature vulnerabili, passive e inerti. Da quel momento si renderà paladino di una battaglia nei confronti di un sistema repressivo, ingiusto, dannoso e crudele, affrontando così anche un suo percorso interiore che si concluderà tragicamente ma riscatterà una vita fino ad allora sregolata e inconcludente. E, attraverso di lui, i pazienti riusciranno ad individuare qualcosa che continua ad esser loro negato: la speranza di essere compresi, di poter assumere il controllo della propria vita, la speranza di essere liberi.

Un testo che è una lezione d’impegno civile, uno spietato atto di accusa contro i metodi di costrizione e imposizione adottati all’interno dei manicomi ma anche, e soprattutto, una straordinaria metafora sul rapporto tra Individuo e Potere costituito, sui meccanismi repressivi della società, sul condizionamento dell’uomo da parte di altri uomini. Un grido di denuncia che scuote le coscienze e che fa riflettere. Come sempre lavorerò sui complessi rapporti psicologici tra i vari personaggi, immergendoli in uno spazio scenico realistico e asettico.

In questo caso, le videografie, che spesso utilizzo nei miei spettacoli, mi permetteranno di tradurre in immagini i sogni e le allucinazioni dei cosiddetti “diversi”. L’obiettivo che mi pongo è, come sempre, quello di riuscire a far emozionare un pubblico di ogni età, soprattutto i più giovani che forse non conoscono quest’opera che è un vero e proprio inno alla libertà.

Alessandro Gassmann

Note dell’autore

Le Grandi Storie si riconoscono subito. Si possono leggere nei libri o vedere al cinema; si possono incontrare per caso, nelle parole di un anziano, o ascoltare alla radio; ci si può imbattere in una di esse in televisione, o intuirne qualcuna da una notizia su un giornale o sul web. Le Grandi Storie non necessitano di una forma precisa, perché vanno direttamente a ferire la superficie dell’anima e lasciano un’indimenticabile, meravigliosa cicatrice. Questo accade perché le Grandi Storie raccontano, in maniera semplice e comprensibile, quello che tutti abbiamo in comune: sentimenti, passioni. Amicizia, amore, disperazione. Nessuno può fingere di non sentire quello che le Grandi Storie riescono a comunicare. Tuttavia, anche le Grandi Storie oltre agli elementi universali hanno bisogno di un tempo e di uno spazio. Devono essere vestite di quotidianità e di musica, di abiti e dialetto, di cibo e di mobili. Un tempo e uno spazio immediato e concreto, che se ascoltati a troppa distanza possono appannare gli elementi vitali e universali che ne costituiscono l’essenza.

Qualcuno volò sul nido del cuculo è una storia fatta, nella sua originaria meravigliosa fattura, di country e baseball, di slang e memorie degli anni Cinquanta, di veterani e polverose province americane. Un vestito esotico e profumato, che tuttavia non è il nostro. Io ho provato a trasportarne gli elementi primari in un tempo e in uno spazio più vicini, per vedere se anche in un luogo disperato e terribile come un ospedale psichiatrico della nostra tormentata Campania e in un tempo di urla e silenzi come i primi anni Ottanta potevano sopravvivere le amicizie, i rancori e le tenerezze di questa meravigliosa e delicatissima Storia.

Sotto le mie dita e per mio tramite i personaggi hanno, spero, trovato una perfetta collocazione sopravvivendo nei sentimenti e nelle passioni senza alcuno sforzo. Mi sono divertito da morire incontrandone intatte nuove follie, strane fobie e dolci timori. Ne ho visto nascere le relazioni, ho visto sorgere rapporti. Ho assistito a grandi sconfitte e a piccole, meravigliose vittorie. Ho sentito fluire la vita, come se la Grande Storia fosse stata pensata e voluta proprio là e allora, con spontanea emozione. Quando, sorridendo, ho calato il mio virtuale sipario ho provato una immediata nostalgia dei personaggi; perché, come sempre accade in questi casi, erano diventati veri, di carne e di sangue e di passioni e di dolori e gioie, e mi mancano e mi mancheranno.

Perché questa, sapete, è la forza delle Grandi Storie.

Maurizio de Giovanni

Calendario spettacoli

turno P mercoledì 22.04 ore 20.30

turno G giovedì 23.04 ore 16.00

turno V venerdì 24.04 ore 20.30

turno S sabato 25.04 ore 19.00

turno D domenica 26.04 ore 16.00

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