Enrico IV con Branciaroli e gli Incamminati

Franco Branciaroli alla prosa con il suo Enrico IV di Pirandello

Franco Branciaroli, torna dopo diversi anni alla Stagione di Prosa di Ravenna, al Teatro Alighieri dal 5 al 8 marzo, mettendo con Enrico IV, uno dei testi più emblematici della drammaturgia di Luigi Pirandello che partendo dalla pazzia, vera o recitata, di un nobile indaga sulla follia della società. Testo cardine della drammaturgia italiana, scritto nel 1922, Enrico IV parla di un uomo del nostro tempo il quale, a seguito di una tragica caduta da cavallo durante una festa in maschera, impazzisce identificandosi con il personaggio di cui portava il costume e la maschera: Enrico IV. Passati gli anni, attorniato dalla servitù di casa che egli stesso obbliga a travestirsi per simulare la vita del XII secolo, d’improvviso rinsavisce; scopre che la donna che ha sempre amato, Matilde, ha sposato il suo rivale in amore, Belcredi, e decide di sprofondare per sempre nella pazzia, unica possibilità rimastagli per poter vivere. Enrico IV, del quale magistralmente non ci viene mai svelato il vero nome, quasi a fissarlo nella sua identità fittizia, è vittima non solo della follia, ma dell’impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non gli si confà più. Stritolato nel modo di intendere la vita di chi gli sta intorno, sceglie quindi di ‘interpretare’ il ruolo fisso del pazzo.

La scelta del più grande personaggio di tutto il teatro pirandelliano, ha la sua origine nel lavoro che Franco Branciaroli sta svolgendo da diversi anni sulla natura del Personaggio Teatrale. Dopo le vicende di Don Chisciotte e Sancio incarnate da Gassman e Bene (Don Chisciotte), quelle del grande attore shakespeariano alle prese con i disastri esteriori e interiori della guerra (Servo di scena) e dopo l’esilarante ritratto del bizzoso attore con- dannato a recitare nelle osterie (Il teatrante), è adesso la volta di un uomo impossibilitato a vivere la vita presente, che si rifugia nel Teatro trovando in esso – e non nella vita – il proprio volto definitivo. E’ questa l’ultima grande figura scelta da Branciaroli per la sua indagine sul rapporto – che è il fondamento del Teatro stesso – tra attore e personaggio.

Con Enrico IV questo percorso si chiude con l’interrogativo finale, che ne riassume perfettamente il senso: “può l’arte sostituirsi alla vita?” La risposta di Pirandello è la cifra di tutta la sua opera: sì, pur essendo l’opposto della vita l’arte si può sostituire ad essa poiché senza l’artificio (la maschera) la vita stessa non potrebbe essere vissuta.

Il protagonista del testo non ha un nome proprio: Enrico IV è il solo nome con il quale lo conosciamo, perché la sua vita “fuori dalla finzione” è stata divorata dalla follia (prima vera poi cosciente) che lo esclude dallo scorrere del tempo. La vita, nel suo continuo assumere e dismettere le forme nelle quali si presenta il mondo, consuma queste forme, che sono la somma delle idee ricevute, del buon senso e della morale borghese, così che ciascuno di noi cambia continuamente maschera. Non è così per l’arte, che si esprime in forme definitive, insensibili allo scorrere della vita. L’Arte, crea forme più potenti e definitive di quelle prodotte dalla vita, si serve della disperazione di chi non ha più un posto nel mondo per trionfare, crudele e dispotica.

«Le riflessioni cui Pirandello c’invita, non sono passate di moda. – spiega Branciaroli, che è sia attore che regista dello spettacolo – Le forme che assumiamo per vivere ci aiutano spesso a evitare la questione centrale dell’esistenza: questo corpo, queste mani, questa faccia… sono io? Che cos’è questo “io”, che promette di liberarci definitivamente da ogni finzione? Accettando per sempre la recita, il protagonista assume come definitiva la maschera dell’arte, che ferma, cristallizza per sempre un personaggio, la sua fisionomia, le sue parole, il suo volto, il suo carattere. Alla domanda tu chi sei?, quest’uomo potrà rispondere con una menzogna che ha il sapore tragico della verità: io sono Enrico IV. La scelta di Enrico IV di sprofondare per sempre nella follia è più vicina a ciascuno di noi di quanto non si pensi. Cerchiamo continuamente di difenderci dal flusso incessante e dalla scandalosa novità della vita dandoci un atteggiamento, assumendo un ruolo, congelando il mutamento in forme risapute e rassicuranti. Ma se una caduta originaria ci getto? in questa recita che ci tiene perennemente lontani da noi stessi, sarà un crimine – figlio di quella stessa recita – a sancire la nostra definitiva estraneità dalla vita, quella che in altri tempi fu chiamata inferno».

Sabato 7 marzo alle 17.30 alla sala Corelli del Teatro Alighieri si terrà l’incontro con la compagnia coordinato da Sebastiana Nobili docente di Letteratura Italiana dell’Università di Bologna e autrice di diversi saggi su Pirandello tra cui Guida al ‘Fu Mattia Pascal’” di Pirandello (Carocci, 2004), e il volume “«La materia del sogno». Pirandello tra racconto e visione»” (Giardini, 2007).

ravennateatro.com/prosa

Teatro de Gli Incamminati

e CTB Teatro Stabile di Brescia

Franco Branciaroli

Enrico IV

di Luigi Pirandello

e con Melania Giglio, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti, Tommaso Cardarelli, Valentina Violo, Daniele Griggio, Sebastiano Bottari, Andrea Carabelli, Piepaolo D’Alessandro, Mattia Sartoni

Scene e costumi Margherita Palli

Luci Gigi Saccomandi

Regia di Franco Branciaroli

TURNO C Sabato 13 dicembre 2014 ore 21

TURNO D Domenica 14 dicembre 2014 ore 16

TURNO C Lunedì 15 dicembre 2014 ore 21

TURNO B Martedì 16 dicembre 2014 ore 21

Franco Branciaroli,continua la sua indagine sui grandi personaggi del teatro portando sulla scena l’Enrico IV, dramma in 3 atti di Pirandello scritto nel 1921 e rappresentato per la prima volta il 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano.

Considerato il capolavoro teatrale di Pirandello insieme a “Sei personaggi in cerca di autore”, Enrico IV è uno studio sul significato della pazzia e sul tema caro all’autore del rapporto, complesso e alla fine inestricabile, tra personaggio e uomo, finzione e verità.

In una lettera che Pirandello scrive a Ruggero Ruggeri – uno degli attori più noti dell’epoca – il drammaturgo agrigentino dopo avergli raccontato la trama, conclude dicendogli che vede in lui il solo attore in grado d’interpretare e dare corpo e anima al ruolo del titolo.

Il personaggio di Enrico IV, del quale magistralmente non ci viene mai svelato il vero nome, quasi a fissarlo nella sua identità fittizia, è descritto minuziosamente da Pirandello. Enrico è vittima non solo della follia, prima vera poi cosciente, ma dell’impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non gli si confà più, stritolato nel modo di intendere la vita di chi gli sta intorno e sceglie quindi di ‘interpretare’ ruolo fisso del pazzo.

Lunedì 15 dicembre 2014 – ore 18

gli artisti dello spettacolo Enrico IV

incontrano il pubblico nel foyer del teatro

– a cura della Direzione Artistica –

(foyer del teatro, ingresso Via dall’ Aste n. 10 – ingresso libero, fino a desaurimento posti)

IncontriArtisti

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