Boni e Haber presentano il Visitatore

Con “Il visitatore” Alessandro Haber e Alessio Boni tornano a divertire facendo incontrare Freud e Dio

Éric-Emmanuel Schmitt è un drammaturgo-scrittore-sceneggiatore belga di origini franco-irlandese, naturalizzato parigino, i cui romanzi come Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano e Piccoli crimini coniugali hanno venduto oltre 10 milioni di copie in 50 paesi, le cui commedie ispirano allestimenti teatrali con i più grandi interpreti della scena francese da Alain Delon e Jean-Paul Belmondo.

Da 29 gennaio all’1 febbraio (domenica ore 15,30) al teatro Alighieri va in scena il suo Il visitatore, pièce che in Francia si meritò ben tre Premi Molière, e che ci catapulta in una Vienna occupata dal Terzo Reich, in cui incontriamo Alessandro Haber e di Alessio Boni alle prese nientemeno che con la figura di Freud e di un non-identificato forestiero nei cui panni alberga – forse – Dio in persona.

Haber e Boni rinnovano il sodalizio artistico che già con ART, ospitato alla Stagione di Prosa nel 2013, con un’altra commedia francese che scava nel profondo dell’animo umano. Un duello di opinioni e di pensieri, che fa sorridere ponendo quesiti esistenziali, che sollevano dubbi, ripensamenti: sull’esistenza di Dio, sul bene e sul male, sull’amore, la religione, la libertà, la storia e il senso stesso della vita. La partita è aperta e inevitabilmente il pubblico viene messo nelle condizioni di parteggiare, diviso tra il credere o l’essere scettico, tra il negare l’esistenza di Dio o il sentirne il bisogno struggente della sua presenza. Siamo dentro la cornice storica della tragedia del nazismo ed è inevitabile l’interrogativo più alto: “Se Dio esiste, perché permette tutto ciò?”
Quella di Schmitt è una sfida all’ottusità delle menti e dello spirito, all’imperante intrattenimento ridanciano, ribadendo la fiducia nel valore delle parole, e nella capacità che esse hanno ancora di creare rapporto tra gli esseri umani. Come spiega il regista Valerio Binasco – che recentemente ha portato al Alighieri anche La fondazione di Raffaello Baldini con Ivano Marescotti – “Da molto tempo la drammaturgia contemporanea ci ha abituati a pensare che le parole non servono più a niente. Che l’umanità è immersa in un buio silenzioso e che nessun dialogo è più capace di “dire” veramente qualcosa. Per strano che possa sembrare, il Teatro per lungo tempo si è fatto portavoce di quel silenzio e lo ha trasformato in poesia, grazie a grandi commedie classificate dell’incomunicabilità. Autori come Schmitt, invece, sono andati fieramente in tutt’altra direzione. Hanno continuato coraggiosamente a testimoniare una cieca fiducia nelle parole e una specie di devozione per l’umana dote del dialogo.”

In scena assieme a Haber e Boni ci sono anche Nicoletta Robello Bracciforti nei panni di Anna la figlia di Freud, che mette in ansia il padre per un fermo ad opera della Gestapo, e Alessandro Tedeschi che interpreta un nazista. Le musiche sono di Arturo Annecchino compositore di molti film e spettacoli, noto in particolare per il lavoro fatto assieme a Peter Stein.

Si segnala che per motivi organizzativi l’incontro con la compagnia alla Sala Corelli è annullato.

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