Bob Wilson alle prese con Omero

Dal 3 al 24 aprile, al Teatro Strehler (2 aprile anteprima per la stampa) la grande coproduzione del Piccolo con il Teatro Nazionale di Grecia

Odyssey, la favola contemporanea
“firmata” da Robert Wilson

Il capolavoro di Omero nella versione del poeta Simon Armitage
va in scena in greco moderno con sovratitoli in italiano

Arriva a Milano, dopo quattro mesi di repliche ad Atene, Odyssey con la regia di Robert Wilson, la grande coproduzione Piccolo Teatro di Milano e Teatro Nazionale di Grecia, in scena al Teatro Strehler
dal 3 al 24 aprile 2013 (anteprima per la stampa, martedì 2 aprile).
Robert Wilson presenta un allestimento teatrale del poema epico nella versione in greco moderno tratta dal testo del cinquantenne poeta inglese Simon Armitage, che il Guardian ha definito “fast, furious and fun”. Lo fa con la sua capacità, unica, di penetrare radicalmente nel testo, formidabile emblema dell’insopprimibile bisogno dell’uomo di conoscere e del suo inarrestabile viaggio in cerca delle radici della propria esistenza, di portarne alla luce nuovi significati, rivelandone in modo magico gli aspetti più sorprendenti, gli elementi inattesi e combinando continuativamente il piano del fantastico e quello della realtà. Wilson firma anche la scenografia e le luci (in collaborazione con Stephanie Engeln e Scott Bolman); i costumi sono affidati a Yashi Tabassomi, mentre Hal Willner supervisiona le musiche, eseguite dal vivo da Thodoris Oikonomou. Un ensemble di diciassette attori greci si alterna in differenti
ruoli nel corso dello spettacolo. Assume un forte valore simbolico il fatto che alcuni di questi artisti fossero impegnati nelle riprese del film di Theo Angelopoulos L’altro mare (interrotte a causa della
tragica morte del regista), accanto a Toni Servillo proprio in questi giorni al Piccolo Teatro Grassi con Le voci di dentro di Eduardo De Filippo.
Non a caso il Piccolo ha scelto come partner il Teatro Nazionale di Atene, firmando il contratto di coproduzione nel novembre 2011, una voluta, morale reazione alla miopia dello “spread” che presuntuosamente condannava ad essere espulsi dall’Europa i luoghi dove sono nati il pensiero e la cultura occidentali. Da quell’Europa che sembra un’Itaca irraggiungibile quando da questa dovremmo
ripartire per viaggiare, capire il mondo.
La “favola” di Omero questa volta, come spiega Antonio Ferrari, diventa “una fiaba dura, attualissima e insieme delicata. La fiaba di un viaggio, del viaggio, delle gioie, dei tormenti e dei suoi rischi mortali.
Non è difficile trasformare le insidie affrontate da Ulisse in quelle che ogni greco vive, da quattro anni, con un’intensità crescente e spaventosa: vittima e complice del proprio destino, ma soprattutto assediato dalla voracità di qualche Polifemo post-moderno, accecato dall’egoismo e dall’avidità”.
L’interesse di questa Odissea risiede nello sguardo assolutamente contemporaneo con cui Wilson si accosta al poema omerico. Attraverso il teatro si stabiliscono collegamenti tra l’antico e il moderno, dando una nuova lettura al tema eterno della lotta della specie umana per sopravvivere e migliorare la propria condizione in un mondo che, oggi totalmente esplorato, sentiamo paradossalmente ignoto nella complessità in continuo cambiamento.

Il senso di un viaggio

Ciò che unisce il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa al Teatro Nazionale di Grecia di Atene è più di una sia pure importantissima coproduzione internazionale. È la visione e la condivisione del ruolo
che riveste il teatro in un presente dominato dalle tante crisi a livello planetario: crisi economica, finanziaria, politica, culturale, di relazioni, di valori. Crisi che non possono essere risolte soltanto con gli strumenti della finanza. La collaborazione del Piccolo con il Teatro Nazionale di Atene è la risposta più responsabile al disorientamento che sta attraversando, oltre che l’economia, anche la vita quotidiana dei cittadini dei nostri Paesi.
Quale figura meglio di Ulisse potrebbe rappresentarci e accompagnarci in un viaggio nella complessità del vivere contemporaneo? Partendo da questo interrogativo, abbiamo condiviso con Robert Wilson il progetto artistico di portare in scena Odyssey, nella versione riscritta dal poeta Simon Armitage.
Dopo quattro mesi ininterrotti di tutto esaurito ad Atene, lo spettacolo, nel suo ideale viaggio attraverso il Mediterraneo, approda oggi a Milano, al Piccolo, facendo risuonare sul palcoscenico del Teatro Strehler la bellissima lingua greca moderna, che più di tutte si avvicina alla melodiosa sonorità dell’originale.
L’Odissea è non solo uno dei più grandi testi dell’umanità, ma anche un modo per “leggere” il nostro presente e il nostro futuro, per capire i tanti “Ulissi” (sì, al plurale, come plurale è la realtà) che
attraversano il mondo e le nostre città. Un viaggio alla continua ricerca di un’Itaca da cui ripartire.
E se Itaca è la mèta, come scrive Konstantinos Kavafis, dobbiamo augurarci che il nostro cammino “sia una lunga via” e che “peripezie e scoperte la gremiscano”. Il viaggio, l’irrequietezza, la curiosità
per l’altro sono il valore più grande da condividere tra le generazioni per uscire dall’oscurità della crisi morale, prima che economica.

Direttore del Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa

Odissea / Allora, adesso e sempre

Per i Greci, l’Odissea è sempre stata l’opera d’arte per eccellenza sulle vicissitudini dell’uomo e in particolare sulle continue e appassionanti peripezie del popolo greco: la vita e la morte, la diaspora e l’emigrazione, l’essere profughi o in esilio, la conquista e la perdita di terre, di persone care e di simboli, e in tempi recenti, purtroppo, il vortice della grave crisi economica, sociale e culturale.
L’incontro di questo capolavoro con uno dei più importanti artisti del nostro tempo, il regista americano e  creatore di immagini Robert Wilson, ha un grande significato per il Teatro Nazionale greco e per il nostro Paese, tanto più che lo spettacolo valicherà i confini della Grecia e viaggerà in molti Paesi, fermandosi per la prima tappa a Milano. Qui va in scena al celebre Piccolo Teatro, un teatro di importanza storica per l’Europa, cofirmatario della produzione di Odyssey e con cui il Teatro Nazionale greco è onorato e felice di avere una collaborazione impeccabile e fruttuosa.
Ringrazio di cuore tutti quelli che, nonostante le enormi difficoltà e gli ostacoli che spesso apparivano insormontabili, hanno creduto in questo progetto e hanno contribuito a realizzarlo.

Yannis Houvardas

Direttore del Teatro Nazionale di Grecia

Passione e lavoro artigianale:
la sfida di allestire i classici oggi

La ricerca della leggerezza

Da ragazzo mi trovavo in Grecia per la prima volta, quando qualcuno mi portò a vedere un’edizione teatrale dell’Odissea. Non ricordo quanto sia durata veramente, ma mi sembrò interminabile,
pesantissima, seriosa. E ricordo di aver pensato: ma deve proprio essere così? Per me dovrebbe essere più lieve. La maggior parte di ciò che vediamo a teatro oggi è impostata con un taglio psicologico
o naturalistico. Immagino si possa dirigere quest’opera anche in quella maniera, ma credo che la si limiterebbe. Per me è una fucina di immaginazione e di idee. Gli attori hanno avuto bisogno di un po’
di tempo per adattarsi al mio metodo di lavoro, ma quando lo hanno fatto sono stati magnifici. Per loro è stata un’esperienza molto diversa. Tutti loro conoscono bene l’Odissea: guardarla in maniera diversa è stata una sfida, aprendosi, senza interpretare troppo, ma mettendo leggerezza nel lavoro. Sono molto orgoglioso di ciò che hanno fatto.

La luce blu di Grecia

Mi trovavo in Grecia e alloggiavo in un hotel che aveva un terrazzo. Per una volta nella vita, mi ero svegliato presto e guardavo sorgere il sole. Vidi una luce incredibile. Avevo sempre pensato alla luce
della Grecia con una sua intensità, una luce brillante, radiosa. Ma quella volta c’era un’incredibile luce blu che si è subito fatta spazio nel mio modo di pensare alla Grecia, alle sue aurore. Quella luce è stata una scoperta.

Quanto lavoro per arrivare alla semplicità

La semplicità apparente nasconde in realtà uno spettacolo molto sofisticato. Tutto dipende dal lavoro di ensemble. Odyssey è uno spettacolo semplice ma in realtà molto complesso, da tutti i punti di vista: costumi, luci, oggetti di scena, effetti sonori, musica… Non potrebbe esistere senza un lavoro d’équipe.
È un’opera che va oltre le regole del teatro e attribuisce a tutti gli elementi la stessa importanza perché tutti concorrono alla riuscita dello spettacolo. È stato sorprendente vedere con quanta passione tecnici, attrezzisti, costumisti abbiano lavorato insieme per realizzare qualcosa di così complesso. Credo che l’Italia, oggi, sia uno dei pochi paesi rimasti in Europa in cui è possibile trovare questa qualità artigianale: la testa del Ciclope, la mano, i mobili, la sedia, non sono semplici oggetti di scena, sono sculture, importanti quanto un attore. La scenografia non è una decorazione, ma un’immagine che agisce come una maschera nei confronti del testo.

I registi italiani che ho amato

Ci sono alcuni registi che hanno avuto un’influenza enorme nel mio modo di fare teatro e tra questi certamente Giorgio Strehler e Luchino Visconti. Grandi artisti che pensavano con la luce e cominciavano dalla luce. Nel 1973 ero a Spoleto ed ho visto uno spettacolo di Visconti. Lui dipingeva con la luce e per me fu una conferma che si può dipingere con la luce.

I classici

In Odyssey, come in tutti i miei lavori, quello che si vede è… “quello che si vede” e quello che si sente è… “quello che si sente”… Cosa voglio dire con questo? Semplicemente che “quello che si vede” in
palcoscenico risponde a un approccio simile, per lo meno credo, a quello che apparteneva al teatro greco antico: si vedono immagini, si ascolta un testo. Del resto, possiamo anche tornare indietro 5000 o 50 anni: le sole cose che restano sono i classici.

di Robert Wilson*

(*testo tratto dalla puntata “Odyssey. In viaggio con Bob Wilson” realizzata da 3D Produzioni in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano e Sky Arte)