ANASTASIA, GENOVEFFA E CENERENTOLA

Al teatro Valle di Roma
la fiaba per bambini e adulti di EMMA DANTE

21 dicembre 2010 – 6 gennaio 2011

C’è tutto il teatro di Emma Dante in ANASTASIA, GENOVEFFA E CENERENTOLA, prima esperienza della regista palermitana nei codici linguistici del teatro per ragazzi: la recitazione parossistica degli attori, l’impasto magmatico dell’italiano con il dialetto siciliano e, a sottolineare i momenti salienti della storia, un originale e straniante contrappunto musicale – che mescola Liza Minelli a Massimo Ranieri e Gino Paoli.
La Dante, già protagonista della prima stagione monografica, torna al Teatro Valle regalando per il periodo di Natale al pubblico romano questa favola per bambini e adulti, inedita rivisitazione del racconto di Perrault, già vincitrice di una menzione speciale al Festival Giocateatro Torino 2010 “per la convincente e trascinante interpretazione degli attori nella caratterizzazione dei personaggi”.
All’interno della casa dove Cenerentola fa da sguattera, la matrigna e le due sorellastre si presentano in maniera totalmente diversa da come invece appaiono all’esterno. A casa sono sciatte, malvestite, trasandate e per di più comunicano tra loro in un dialetto ricco di parole ed espressioni accese. Ma quando entrano a stretto contatto con l’alta società, le tre arpie si riempiono la bocca di citazioni in francese. La stessa cosa fa il principe: il suo disagio lo esprime in dialetto, lingua privata della franchezza, ma anche lingua della vergogna, che non si può, non si deve parlare in pubblico. Cenerentola è l’unica a usare sempre lo stesso linguaggio proprio perché non ha niente da nascondere: la sua disperazione è alla luce del giorno, la sua indole è nobile e gentile sia all’interno che all’esterno della casa.
Tutto è giocato tra il dentro e il fuori di un paravento che definisce i luoghi dove si svolge l’azione. Ciò che non si vede è magico, ciò che è alla portata degli occhi è reale. «Credo che sia più interessante sviluppare e stimolare la fantasia dei bambini attraverso un gioco di apparenze ed evocazioni – dichiara Emma Dante – le parole dialettali, soprattutto di un altro dialetto, sono più misteriose, incomprensibili ma accattivanti nella danza e nel canto delle vocali. I bambini sanno lasciarsi andare all’esercizio della fantasia e bisogna aiutarli a praticarlo offrendogli la possibilità di rielaborare a modo loro le storie che ascoltano dagli adulti».