Una nuova Lammermoor per La Fenice

Teatro La Fenice da venerdì Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti per 11 recite

Venerdì 20 maggio 2011 alle ore 19.00 (turno A) andrà in scena al Teatro La Fenice Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, dramma tragico in due parti e tre atti su libretto di Salvadore Cammarano tratto dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott. Rappresentata per la prima volta al Teatro di San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835, Lucia di Lammermoor è unanimemente ritenuta il capolavoro di Donizetti e una pietra miliare nella storia del melodramma italiano, di cui riassume alcuni luoghi tipici in forma plastica ed evidente.
L’opera verrà proposta in un nuovo allestimento della Fondazione Teatro La Fenice coprodotto con la Houston Grand Opera (dove la produzione ha debuttato il 28 gennaio 2011) e con Opera Australia. John Doyle ne firma la regia, Liz Ascroft le scene e i costumi, Jane Cox le luci.
L’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice saranno diretti da Antonino Fogliani; il doppio cast sarà formato da Claudio Sgura in alternanza con Simone Piazzola nel ruolo di Enrico Asthon, Jessica Pratt ed Ekaterina Sadovnikova in quello di Lucia, Shalva Mukeria e Gianluca Terranova in quello di Edgardo, Leonardo Cortellazzi ed Emanuele Giannino in quello di Arturo Bucklaw, Mirco Palazzi ed Enrico Iori in quello di Raimondo Bidebent; Julie Mellor sarà Alisa e Luca Casalin sarà Normanno.
La prima di venerdì 20 maggio 2011 sarà seguita da dieci repliche, sabato 21 (fuori abbonamento) e domenica 22 (turno B) alle ore 15.30, martedì 24 (turno D), mercoledì 25 (fuori abbonamento), giovedì 26 (turno E) e venerdì 27 (fuori abbonamento) alle 19.00, sabato 28 (turno C) e domenica 29 (fuori abbonamento) alle 15.30, martedì 31 e mercoledì 1 giugno (fuori abbonamento) alle 19.00.
La recita di martedì 24 maggio costituirà anche il secondo appuntamento della Stagione digitale 2011 del Teatro La Fenice: ripresa in sala da 8 telecamere e da 2 microcamere nascoste in palcoscenico, grazie alla diffusione satellitare via Intelsat/Arqiva e Eutelsat4 verrà proiettata in diretta nelle sale cinematografiche convenzionate di 26 paesi tra i quali Italia, Francia, Spagna, Germania, Inghilterra, Belgio, Danimarca, Russia, Canada, USA, Argentina, Messico, Sudafrica ed Australia.
La recita di martedì 31 maggio rientra nell’iniziativa «La Fenice per la città» rivolta ai residenti nel comune di Venezia e organizzata in collaborazione con le Municipalità del Comune.

Composta su un libretto di Salvatore Cammarano tratto dal romanzo The Bride of Lammermoor di Walter Scott, Lucia di Lammermoor esordì al Teatro di San Carlo di Napoli il 26 settembre 1835. Nonostante la travagliata gestazione, dovuta al rischio di una dichiarazione di fallimento del Teatro da parte della Commissione Reale, l’opera ottenne un esito trionfale e Donizetti fu molto soddisfatto dell’interpretazione dei due protagonisti, Fanny Tacchinardi-Persiani e Gilbert Duprez, che giudicò «portentosi».
Lucia di Lammermoor è stata a lungo ritenuta il capolavoro di Donizetti e una pietra miliare nella storia del melodramma italiano: sebbene, vivente l’autore, spartisse questa rinomanza con altri lavori forse più innovativi, fu l’opera a cui rimase affidata la sopravvivenza postuma di Donizetti nel tardo Ottocento e nel Novecento. La sua classicità ‘popolare’ deriva dalla capacità dell’autore di incanalare una materia di incandescente spessore espressivo nell’alveo di forme regolari e riconoscibili, distribuite con simmetrica regolarità nei tre atti, con una scrittura vocale ancora legata alla grande tradizione belcantistica: nella scena della follia, ad esempio, originariamente composta con accompagnamento di glassarmonica, la vocalità trascendentale della scuola virtuosistica italiana viene recuperata come segno dello squilibrio mentale di Lucia. Luoghi tipici del melodramma italiano, come il grande concertato in cui i personaggi restano assorti in se stessi o le reminiscenze musicali che riportano alla memoria il passato felice, trovano qui una realizzazione plastica e drammaturgicamente evidente.
L’ambientazione fosca e carica di presagi infonde da subito un pessimistico senso di predestinazione, che si compie con la morte degli amanti – ineluttabilmente divisi – in due grandi arie finali consecutive. Facilmente le vicende dell’opera inducono a una sublimazione simbolica, favorendo l’identificazione del pubblico nelle figure dei due infelici protagonisti, e in particolare in quella di Lucia, la cui interiorità è continuamente scrutata da gesti orchestrali carichi di significato. Il successo dell’opera derivò dunque anche dal fatto di fare appello alla sensibilità contemporanea, alludendo alla condizione femminile nel contesto familiare della società borghese ottocentesca: un’identificazione evidente, fra l’altro, nelle pagine indimenticabili dedicate a Lucia in Madame Bovary di Gustave Flaubert.