Un Ballo in Maschera inagura la Stagione del Bicentenario

Un ballo in maschera

inaugura la Stagione Lirica 2013

Il capolavoro verdiano apre le celebrazioni del bicentenario

nell’allestimento realizzato da Massimo Gasparon

da un’idea di Pier Luigi Samaritani, con Francesco Meli, Luca Grassi,

Anna Pirozzi, Julia Gertseva diretti da Massimo Zanetti

sul podio della Filarmonica e del Coro del Teatro Regio di Parma

Teatro Regio di Parma

12, 15, 18, 23, 27 gennaio 2013

Un ballo in maschera inaugura la Stagione 2013 del Teatro Regio di Parma sabato 12 gennaio 2013 (turno A) alle ore 20.00. Affidato alla direzione di Massimo Zanetti, sul podio della Filarmonica del Teatro Regio di Parma, al suo debutto, e del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato dal maestro Martino Faggiani, lo spettacolo, creato dal regista Massimo Gasparon con le luci di Andrea Borelli e le coreografie di Roberto Maria Pizzuto, è ispirato alle affascinanti scene e agli splendidi costumi della storica produzione di Pier Luigi Samaritani, presentata a Parma nel 1989 e assurta a modello della più alta tradizione teatrale italiana.

Interpretano il capolavoro verdiano Francesco Meli (Riccardo), Luca Grassi (Renato) – subentrato a Marco Caria, costretto per indisposizione a rinunciare alla produzione -, Anna Pirozzi (Amelia), Julia Gertseva (Ulrica) e Serena Gamberoni (Oscar), insieme a Sergio Vitale (Silvano), Enrico Turco (Samuel), Francesco Palmieri (Tom), Gian Marco Avellino (Un giudice), Enrico Paolillo (Un servo). Le recite seguiranno martedì 15 ore 20.00 turno B, venerdì 18 ore 20.00 fuori abbonamento, mercoledì 23 ore 20.00 turno C, domenica 27 ore 15.30 turno D. Il ruolo di Amelia sarà interpretato da Virginia Tola nelle recite del 23 e del 27 gennaio, quest’ultima affidata alla direzione del maestro Francesco Ivan Ciampa.

Ispirata alla figura del re di Svezia, Gustavo III, vittima di una congiura ordita durante un ballo in maschera, l’opera era destinata originariamente alle scene del Teatro di San Carlo di Napoli. Dopo travagliate vicende il libretto di Antonio Somma, da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe, fu adattato ai dettami della censura, spostando l’azione dall’Europa all’America e facendo del sovrano protagonista il governatore di una colonia inglese. Con queste e altre significative modifiche, l’opera debuttò nel febbraio 1859 al Teatro Apollo di Roma segnando un brillante successo nella carriera di Verdi.

“Potremmo definire questa ripresa con alcuni nuovi elementi scenografici e drammaturgici, un’occasione importante per ritrovare la modernità attraverso lo stile e la tradizione, – spiega il regista Massimo Gasparon – dove il nuovo deve nascere dal nucleo classico della tradizione melodrammatica. Una possibile via è quella della ricerca profonda di una sensibilità più attuale. Sondare i meccanismi del nostro emozionarsi e trasmetterli ai cantanti. In bilico tra tradizione e creazione, senza mai escludere alcun possibile cambiamento. E la compagnia di canto, straordinaria e vivace, dà un apporto preziosissimo. Il maestro Zanetti, partecipando con entusiasmo alle prove di regia, ha permesso la ricerca di una sintesi tra intuizioni musicali ed esigenze drammaturgiche, secondo la migliore tradizione operistica italiana. Sono onorato di avere ridato vita e ripreso ora questo allestimento, in quanto ho potuto studiare da vicino i bozzetti e le scene realizzate, ho scoperto dettagli preziosi e nascosti: una straordinaria occasione in termini professionali ed umani, in questo affettuoso e sincero omaggio ad un grande Maestro del nostro teatro”.

Si rinnova al Ridotto del Teatro Regio di Parma l’appuntamento con Prima che si alzi il sipario, ciclo di incontri di presentazione delle opere in cartellone, che vedrà protagonista Un ballo in maschera venerdì 11 gennaio 2013, alle ore 17.00. Sarà Marco Capra a introdurre all’ascolto dell’opera con l’esecuzione dal vivo dei brani più celebri interpretati dagli allievi del Conservatorio di Musica “A. Boito” di Parma, coordinati da Donatella Saccardi. L’ingresso è libero.

Proseguendo nella volontà di favorire l’incontro con la musica e di stimolare la passione al belcanto, il Teatro Regio di Parma rinnova a tutti gli appassionati l’invito ad assistere alle prove del Coro, per scoprire come il complesso artistico del Regio affronta la preparazione di un’opera prossima al debutto. L’Appuntamento a ingresso libero è per martedì 8 gennaio 2013 alle ore 18.30 presso la sede dell’Associazione musicale “Parma Lirica” (Parma, via Gorizia, 2, tel. 0521 231184 / 206144); nel corso della prova, l’appassionata direzione del Maestro del coro Martino Faggiani ripercorrerà l’opera, svelandone gli aspetti salienti, con l’accompagnamento al pianoforte di Simone Savina.

In occasione della Stagione Lirica 2013 il Teatro Regio di Parma ha avviato un Progetto di promozione culturale con l’intento di coinvolgere il pubblico delle scuole, delle associazioni musicali, culturali, sociali e ricreative, per incentivare una partecipazione sempre più consapevole a un momento, quello della prova generale dell’opera, che è prima di tutto occasione di crescita culturale e di stimolare così la ricerca e l’approfondimento. A loro è dedicata la prova aperta di Un ballo in maschera, che si terrà giovedì 10 gennaio 2013 alle ore 15.30. I referenti delle scuole e delle associazioni aderenti potranno acquistare i biglietti prenotati, al prezzo speciale di € 5,00, presso la biglietteria del Teatro Regio mercoledì 9 gennaio 2013 a partire dalle ore 11.00. I posti saranno assegnati secondo l’ordine di presentazione dell’adesione.

Per coloro che non hanno aderito al Progetto di promozione culturale saranno disponibili 50 biglietti, posto unico € 15,00, in vendita, per un massimo di due biglietti a persona, presso la biglietteria del Teatro Regio mercoledì 9 gennaio 2013 dalle ore 10.30.

Per informazioni Biglietteria del Teatro Regio di Parma, Via Garibaldi, 16/A 43121 Parma. Aperta dal martedì al sabato ore 10.30-13.30, 17.00-19.00, chiusa la domenica, il lunedì e i giorni festivi. Tel. 0521 039399 – Fax 0521 504224 biglietteria@teatroregioparma.org www.teatroregioparma.org

Il Teatro Regio di Parma è sostenuto dal Comune di Parma, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, da Reggio Parma Festival, dalla Camera di Commercio di Parma e da Fondazione Monte di Parma. Anche quest’anno conta sull’essenziale sostegno di Fondazione Cariparma in qualità di major partner. ParmaDanza è realizzato in collaborazione con ATER. Il Regio per i più piccoli è realizzato con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Parma, Fondazione Monte di Parma.

Teatro Regio di Parma

sabato 12 ore 20.00  turno A, martedì 15 ore 20.00  turno B, venerdì 18 ore 20.00  fuori abbonamento,

mercoledì 23 ore 20.00  turno C, domenica 27 gennaio 2013 ore 15.30  turno D

Un ballo in maschera

Melodramma in tre atti, libretto di Antonio Somma da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe

Musica GIUSEPPE VERDI

Personaggi                         Interpreti

Riccardo                          FRANCESCO MELI

Renato                             LUCA GRASSI

Amelia                             ANNA PIROZZI

VIRGINIA TOLA (23, 27)

Ulrica                               JULIA GERTSEVA

Oscar                               SERENA GAMBERONI

Silvano                            SERGIO VITALE

Samuel                             ENRICO TURCO

Tom                                 FRANCESCO PALMIERI

Un giudice                       GIAN MARCO AVELLINO

Un servo                          ENRICO PAOLILLO

Deputati, uffiziali, marinai, guardie, uomini, donne e fanciulli del popolo,

gentiluomini, complici di Samuel e Tom, servi, maschere e coppie danzanti

Maestro concertatore e direttore

MASSIMO ZANETTI

FRANCESCO IVAN CIAMPA (27)

Regia

MASSIMO GASPARON

da un’idea di PIER LUIGI SAMARITANI

Scene e costumi

PIER LUIGI SAMARITANI

Luci

ANDREA BORELLI

Coreografie

ROBERTO MARIA PIZZUTO

Maestro del coro

MARTINO FAGGIANI

FILAROMONICA DEL TEATRO REGIO DI PARMA

CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Allestimento del Teatro Regio di Parma

Spettacolo con sopratitoli

Direttore musicale di palcoscenico Fabrizio Cassi; Maestri di sala e palcoscenico Claudio Cirelli, Simone Savina;

Maestro alle luci Davide Carmarino

Direttore di scena Paola Lazzari

Scene Laboratorio di scenotecnica del Teatro Regio di Parma;

Costumi Sartoria del Teatro Regio di Parma, Tirelli costumi (Roma); Attrezzeria C. Rubechini (Firenze);

Calzature C.T.C. (Milano); Parrucche Mario Audello (Torino);

Sopratitoli Prescott Studio srl (Scandicci, FI)

Direttore di produzione Tina Viani; Direttore tecnico Luigi Cipelli

Complessi artistici e tecnici del Teatro Regio di Parma

Responsabile macchinisti Francesco Rossi; Responsabile elettricisti Andrea Borelli;

Responsabile attrezzeria Monica Bocchi; Responsabile fonica Alessandro Marsico; Responsabile sartoria Paola Tosi;

Responsabile trucco e parrucche Graziella Galassi; Ispettore di palcoscenico Ettore Moni

Stagione Lirica 2013

Teatro Regio di Parma

sabato 12 ore 20.00  turno A, martedì 15 ore 20.00  turno B, venerdì 18 ore 20.00 fuori abbonamento,

mercoledì 23 ore 20.00  turno C, domenica 27 gennaio 2013, ore 15.30  turno D

Teatro Regio di Parma

Lunedì 26 settempre ore 16 Anteprima under 30

Mercoledì 28 settembre ore 15,30 Prova generale

sabato 1 ore 20.00 turno A, mercoledì 5 ore 20.00 turno B, domenica 9 ore 15.30 turno E,

giovedì 13 ore 20.00 turno C, giovedì 20 ore 20.00 fuori abb., domenica 23 ottobre 2011 ore 15.30 turno D

Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena

giovedì 27 ore 20.30, domenica 30 ottobre 2011 ore 15.30

Un ballo maschera

Melodramma in tre atti, libretto di Antonio Somma da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe

Musica GIUSEPPE VERDI

Edizione critica a cura di Ilaria Narici, the University of Chicago Press,

Chicago e Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano

Personaggi e interpreti

Riccardo         FRANCESCO MELI (1, 5, 9, 13, 23)

HECTOR SANDOVAL (20, 27, 30)

Renato            VLADIMIR STOYANOV (1, 5, 9, 13)

CARLO GUELFI (20, 23, 27, 30)

Amelia            KRISTIN LEWIS (1, 5, 9, 23, 27, 30)

ALISA ZINOVJEVA (13, 20)

Ulrica              ELISABETTA FIORILLO (1, 5, 9, 23)

NICOLE PICCOLOMINI (13, 20, 27, 30)

Oscar              SERENA GAMBERONI

Silvano            FILIPPO POLINELLI

Samuel            ANTONIO BARBAGALLO

Tom                ENRICO RINALDO

Un giudice      COSIMO VASSALLO

Un servo         ENRICO PAOLILLO

Deputati, uffiziali, marinai, guardie, uomini, donne e fanciulli del popolo,

gentiluomini, complici di Samuel e Tom, servi, maschere e coppie danzanti

Maestro concertatore e direttore

GIANLUIGI GELMETTI

Regia

MASSIMO GASPARON

da un’idea di PIERLUIGI SAMARITANI

Scene e costumi

PIERLUIGI SAMARITANI

Luci

ANDREA BORELLI

Coreografie

ROBERTO MARIA PIZZUTO

Maestro del coro

MARTINO FAGGIANI

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA

Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma in coproduzione con Teatro Comunale Luciano Pavarotti di Modena

Spettacolo con sopratitoli

Assistente alla regia Roberto Maria Pizzuto; Assistente ai costumi Elisabetta Seu

Responsabile servizi musicali Elena Rizzo

Direttore musicale di palcoscenico Fabrizio Cassi; Maestro di sala Simone Savina; Maestri di sala e palcoscenico Claudio Cirelli, Gianluca Altomare;

Maestro di sala, palcoscenico e alle luci Daniela Pellegrino

Direttori di scena Paola Lazzari e Marina Dardani

Scene Laboratorio di scenotecnica del Teatro Regio di Parma, Rinaldo Rinaldi (Modena); Costumi Sartoria del Teatro Regio di Parma, Tirelli costumi (Roma); Attrezzeria C. Rubechini (Firenze); Calzature C.T.C. (Milano); Parrucche Mario Audello (Torino); Sopratitoli Prescott Studio srl (Scandicci, FI)

Direttore di produzione Tina Viani; Direttore tecnico Luigi Cipelli; Consulente per gli allestimenti scenici Paolo Calanchini

Complessi artistici e tecnici del Teatro Regio di Parma

Responsabile macchinisti Francesco Rossi; Responsabile elettricisti Andrea Borelli; Responsabile attrezzeria Monica Bocchi; Responsabile fonica Alessandro Marsico; Responsabile sartoria Marco Nateri; Responsabile trucco e parrucche Graziella Galassi; Ispettore di palcoscenico Learco Tiberti

Massimo Gasparon

Note di regia

È sempre estremamente difficile anticipare riflessioni e propositi in merito ad un allestimento che non ha ancora debuttato: la speciale caratteristica del teatro lirico risiede nella sua non meccanica ripetibilità, nella non previsione degli sviluppi di intuizioni condivise tra regista, cantanti e direttore d’orchestra. Credo pertanto sia interessante dare alcune chiavi di lettura parallele, che inducano gli spettatori ad investigare lo spettacolo con curiosità, alla ricerca di emozioni nuove ed inaspettate.

È fondamentale considerare che questo allestimento è un dovuto omaggio del Teatro Regio alla grande e straordinaria originalità scenografica di Pierluigi Samaritani. Partendo dallo storico allestimento parmigiano del 1989 di Un ballo in maschera, si è cercato di ritrovare una nuova prospettiva drammaturgica dei personaggi attraverso un loro aggiornamento emozionale, e non solo superficialmente su quello estetico. Un’occasione per riflettere anche sulle risorse intrinseche della grande tradizione scenografica ottocentesca. La drammaturgia che si fa immagine attraverso una dimensione poetica e metaforica che è quella propria dell’opera d’arte. Nel teatro musicale e nell’opera immagine e suono si intrecciano armoniosamente per dominare le emozioni dello spettatore. Il repertorio visivo che Samaritani propone deriva dalla grande tradizione romantica  ottocentesca e come tale deve essere esperito: una serie di luoghi topici che risalgono alla tradizione barocca degli affetti: la sala regia, l’antro infernale, le stanze del re, la sala da ballo, il giardino.

Viene così completamente soddisfatta la sequenza prevista dal libretto, che alterna scene di massa a momenti di grande raccoglimento, data la necessità di alternare scene cosiddette corte (con poca profondità, ad altre che sfruttano tutto lo spazio del palcoscenico e creano un grande impatto visivo. E sempre in virtù di una varietà necessaria e costituente dell’opera lirica, in cui lo spettatore viene didascalicamente ed amorevolmente accompagnato dall’inizio alla fine, la cura del dettaglio secondo le indicazioni del libretto, deve essere rispettata ed esaltata.

Inoltre l’approccio scenografico di tipo ottocentesco prevede grandi scene dipinte organizzate attraverso vari fondali a forte scorcio prospettico. Rispettando tutto l’apparato visivo di Samaritani, al fine di rendere lo spettacolo più coerente e fluido, anche nei cambi scena, è stato deciso di sostituire la scena del secondo atto, l’orrido campo, con una completamente nuova e di mia ideazione. Un omaggio allo stile dello spettacolo, con l’idea di rendere più forte la componente pittorica rispetto al costruito. Ho ritenuto fondamentale proporre un ambiente di decisa ispirazione romantica, con il tipico cimitero e la grande cattedrale gotica diroccati, luoghi ideali per scene di terrore e pazzia, orridi e per questo sublimi.

Un ballo in maschera ha notevoli complessità librettistiche ed il cambiamento dei luoghi di azione operato all’epoca di Verdi a causa della censura, deve oggi trovare una sua necessaria contestualizzazione. Le scelte scenografiche di Samaritani, guidate dalla sua consapevolezza artistica e dal suo profondo rispetto della grande tradizione barocca, settecentesca ed ottocentesca devono quindi essere arricchite attraverso una ricerca di equilibrata contaminazione visiva, in cui le luci e le atmosfere non risultino  estranee alla cifra stilistica ottocentesca della tela dipinta, ma che allo stesso tempo si possano illuminare i cantanti con proiettori motorizzati a luce fredda, che permettono atmosfere molto più drammatiche e decisamente più apprezzabili dal pubblico d’oggi.

Potremmo definire questa una ripresa con alcuni nuovi elementi scenografici e drammaturgici, una occasione importante per ritrovare la modernità attraverso lo stile e la tradizione, dove il nuovo deve nascere dal cuore antico della tradizione melodrammatica.

L’unica via è quella della ricerca profonda della sensibilità attuale. Sondare i meccanismi del nostro emozionarsi e trasmetterli ai cantanti. Il lavoro registico è stato entusiasmante e stimolante. All’interno di una griglia di situazioni spaziali, abbiamo ridato vita in modo spontaneo e allo stesso tempo controllato ad una drammaturgia complessa e universalmente conosciuta. In bilico tra tradizione e creazione, senza escludere alcun cambiamento. E la compagnia di canto, straordinaria e vivace, ha dato un apporto preziosissimo. Quanto alla direzione d’orchestra, il maestro Gelmetti ha partecipato con entusiasmo alle prove di regia, alla ricerca di una sintesi tra intuizioni musicali ed esigenze drammaturgiche, secondo la migliore tradizione operistica italiana.

Sono onorato di avere ridato vita a questo allestimento, in quanto ho potuto studiare da vicino i bozzetti e le scene realizzate, ho scoperto dettagli preziosi e nascosti che mi hanno emozionato. Una straordinaria occasione per arricchirmi in termini professionali ed umani, rendendo un affettuoso e sincero omaggio ad un grande Maestro del nostro teatro.

Pierluigi Samaritani

Un ballo in maschera, o Le proposizione negate

Note di regia per lo spettacolo del 1989

Ci sono opere di cui è facile parlare prima di affrontarle, prima di risolverle sul palcoscenico: Un ballo in maschera, sicuramente, non è fra queste. Un’opera troppo particolare, ed io mi sento ancora più restio del solito (sono tra quelli che preferiscono spiegarsi con il proprio mestiere, con le proprie realizza­zioni, con la propria arte se si vuole, piuttosto che con le parole) a dichiarare intenzioni, a coprirmi le spalle con quelle intelligenti e forbitissime dichiarazioni d’intenti che poi il palcoscenico si occuperà di smentire o di confermare, di cambia­re o di avallare quando poi, finalmente, il sipario si aprirà.

Che cos’e che rende il Ballo un’opera così difficile da «spiegare» in un altro modo che non sia quello che sul palcoscenico, automaticamente, irrefutabilmente si delinea nell’ evolversi dell’ azione drammaturgica e musicale?

Nel fissare lo sfondo in cui l’azione si svolge ho voluto tener conto più del disinteresse di Verdi verso questo aspetto che di quella precisazione storico – politi­co – climatica di cui lo svolgimento drammatico secondo me non necessita Un suggerimento che ho preso direttamente dalla musica, che non figura certo nelle didascalie del libretto, è quello di un’ambientazione mediterranea. Ascoltando il Ballo non sento né nebbie svedesi, né folclori americani: in questo mi avvicino al grande tenore Mario che, due anni appena dopo la creazione dell’ opera, obbligò ad ambientarla in Italia, perche, diceva, il canto di Riccardo (lui si riferisce soprattutto alla canzone del pescatore) non poteva che avere uno sfondo italiano.

Ma ho imbrogliato le carte anche oltre questa mediterraneità ricreata: la mia scena ed i miei costumi inventano un Seicento fantastico, senza connotazioni o colloca­zioni storiche o geografiche precise. Ogni dècor è creato per valorizzare la funzione drammatica di quella scena particolare: la corte del primo atto, potrebbe essere di Fontainebleau o di Caserta, ma non m’interessava definire una corte, ma un mondo cortese.

Io credo che alla base della drammaturgia di quest’ opera sia uno schema preciso che si ripete scena dopo scena: un tipo di proposizione e poi la sua negazione. Un esempio? Riccardo, un re (e non è necessario sapere troppo su di lui, allo stesso Verdi, la genesi dell’opera lo spiega chiaramente, non interessava individuarlo storicamente più di tanto) un re, e questo è più importante, evidentemente carismatico, molto amato dal suo popolo, in modo filiale, più che da suddito. Così viene presentato dal primo coro, ad apertura di sipario; cosa succede? Tocca a lui parlare, e noi ci aspetteremmo un grande discorso politico, espres­sioni che ci giustifichino questo amore, ma le sue prime parole sono tutt’altro che quelle di un magnanimo sovrano pensieroso del bene del suo popolo; Riccardo parla come un qualunque innamorato che si preoccupa della sua amata. Si presup­pone una scena gloriosa, in cui la parte «pubblica» del personaggio dovrebbe farsi più evidente, e invece la si riduce subito, sorprendendo lo spettatore nel presentar­ne l’aspetto più privato, anzi, proprio piccolo borghese.

Non solo Riccardo è innamorato, come chiunque, ma la sua preoccupazione più immediata è addirittura quella di non svelarsi al marito di Amelia. Da un’ipote­tica situazione epica, ad una reale quasi da vaudeville. Lui, lei, l’altro.

E questo è solo il primo, ma solo in ordine di successione degli eventi, tra i tanti esempi che si possono in questo senso, prendere dall’opera. Un’altra contraddizio­ne in termini, come proposizione d’atmosfera di tipo «alto» poi subito ritirata, è nel secondo atto, dove (e qui appare un’altra curiosa tendenza di Riccardo, che ama non tanto farsi amare, quanto farsi dire che è amato) 1’atmosfera iniziale è quella emotivamen­te estremamente coinvolgente della grande espansione emotiva. Da questo punto subito cominciano a presentarsi uno dopo l’altro sorte di tasselli antidrammatici che, uno per volta, sottraggono tensione emozionale ad una situazione da questo punto di vista prima così esposta, riducendo tutta questa apparecchiatura emotiva sino a quasi negarla,· a sconfessarsi, come un meccanismo drammaturgico di cui Verdi non solo possedeva ormai la chiave, ma conosceva ogni violenza (la trilogia era già passata), a rendere questo giuoco di passioni non più credibili, un puro schema. In un solo atto, nel giro di poche scene si passa dalla resa credibilissima di un luogo drammatico (e non solo geografico) pieno d’incanto, dall’erba magica al grande duetto d’amore, al chiacchiericcio borghese dei futuri congiurati, per i quali il «caso strano» è, semplicemente o stupefacentemente, quello di un marito e di una moglie che stanno insieme.

È in questa sorta di piramide rovesciata che individuo la volontà di Verdi di non credere a niente. Di non credere neppure ai motivi del loro odio verso Riccardo: che non ha colpe pubbliche, i loro non sono motivi «grandi», ma personali rancori, una sorta di faida cortigiana. II mondo in cui questi personaggi agiscono è quello tipico dei meccanismi dell’opera. Non manca neppure la scenata di gelosia tra moglie e marito, dove troppo tardi si apprende che Amelia è anche madre: come potrebbe accadere in una qualunque famiglia borghese, il figlio è usato come un’arma. “Non farlo per me, fallo per nostro figlio!”.

In questo panorama di stereotipi operistici si inserisce la genialità di Verdi nell’aver aggiunto a questi meccanismi, da lui condotti come un burattinaio che lascia scorgere i suoi fili, in modo scoperto, un meccanismo in più, che diventa risolutore, quel personaggio, secondo me unico nel suo mondo drammatico, che è Oscar. Egli si muove parallelamente a queste situazioni, agendo come un motore per scene che altrimenti sarebbero conchiuse in sè stesse senza evoluzioni, operando nel suo caratteristico modo apollineo, astratto, preso da un teatro “altro” di quello proprio di Verdi o del periodo. Se non ci fosse Oscar a portarle avanti, molte scene si esaurirebbero prima, calando di tensione; è Oscar allora ad intervenire, a far scattare il giuoco: nel primo atto, e poi a casa di Renato, per non parlare della scena del ballo, di cui è il vero maestro di cerimonie drammatico. È il personaggio necessario: un illogico, astratto dues ex machina. Ma forse Oscar è anche una maschera di Verdi, ad impedirsi di essere troppo amaro, troppo disilluso verso questi personaggi, verso il mondo che rappresentano: ma una maschera che poi li salva. Se Oscar non svelasse l’identità di Riccardo, e se poi Riccardo non morisse, sarebbe stato peggio per tutti. Dopo un attimo, forse illusorio, di grandezza, Riccardo non avrebbe resistito a rivedere Amelia, non avrebbe resistito a non essere il padre del suo popolo, a farsi dire quanto lo si ama: la sua morte invece lo consegna ancora a quell’immagine gloriosa, epica, amata che ci veniva presentata all’inizio.

Verdi è troppo onesto con noi per insistere troppo su questa eventualità; ce la offre: tocca a noi, dopo, interpretarla. Ma, sempre e comunque, scorge in tutta l’opera, nel ritratto dei suoi personaggi e del loro mondo, un dileggio verso il mondo dei potenti che Verdi aveva nel sangue e che non poteva essere neutralizzato da nessuno di quei pretesi cambiamenti che la censura pretendeva. Che poi il giudizio di Verdi riguardasse il potere, I’uomo politico universale, e l’uomo partico­lare, soggetto di passioni e di rapporti con gli altri uomini, è una cosa di cui la verità dello spettacolo offre ad ognuno di noi la possibilità di scoprire, di interpretare la risposta.