Rosetta Cucchi firma la regia di Cenerentola

A fine gennaio la stagione lirica della

Fondazione Teatri di Piacenza presenta al Municipale

la Cenerentola di Rossini, capolavoro assoluto del genere comico

Direttore

Giacomo Sagripanti

Regia

Rosetta Cucchi

Scene

Paolo Giacchero

Costumi

Claudia Pernigotti

Light designer

Daniele Naldi

Antonio GrecoAndrà in scena il 28 gennaio alle 20,30 al Teatro Municipale di Piacenza, per la Stagione Lirica 2010-2011 della Fondazione Teatri, la prima della “Cenerentola” di Gioachino Rossini (in replica il 30 gennaio ore 15.30 e il 1 febbraio alle 20.30).

Titolo di grande successo, capolavoro del repertorio buffo, debuttò il 25 gennaio 1817, al Teatro Valle di Roma quando Rossini aveva soltanto 25 anni, una ventina di titoli al suo attivo, e una salda fama acquisita come compositore di opere buffe, per le quali avrebbe poi affermato di “essere nato”. Eppure con questo lavoro dà già l’addio al genere che gli aveva procurato tanta fortuna, e lo fa proprio con Cenerentola abile gioco surreale. Questo allestimento per la regia Rosetta Cucchi – coadiuvata da Paolo Giacchero per le scene, e da Claudia Pernigotti per i costumi- ne esalta
l’interpretazione fiabesca.

“Ancora oggi nell’era dei computer, dei dvd, degli audio-libri, quando penso ad una fiaba, -scrive Rosetta Cucchi nelle note di sala del libretto- immagino Cenerentola e un libro con la copertina di pelle bordata in foglia d’oro che lentamente si apre e cattura l’immaginazione, ed è così che ho voluto raccontare questa storia. Una vecchia biblioteca piena di grandi libri dove le storie sono lì, sempre pronte ad essere rilette. E la biblioteca fa da sfondo allo spettacolo con le sue bizzarre figure che si aggirano tra gli scaffali, custodi del sapere e della magia: assomigliano a dei topi e sono curiosi come dei topi, il loro capo è un mago, si chiama Alidoro e proprio a lui chiederanno il permesso di aprire il libro di Cenerentola. Questa favola intrigante che Rossini farcisce di musica indimenticabile in un meccanismo perfetto come un tournedos, presenta due sorelle che vincerebbero il primo premio alla fiera delle vanità, un padre-patrigno senza scrupoli, cattivo e pronto a tutto per salvarsi dalla rovina, un principe con qualche sfumatura di azzurro,
un cameriere sopra le righe e lei, Angelina, sempre sporca di cenere ma con la forza che le nasce dall’onestà e dalla bontà. Non confondetela con la debolezza: Cenerentola è una signorina con una grande forza di carattere.

Maestro concertatore e direttore dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna sarà Giacomo Sagripanti. Nel cast di Cenerentola figurano: Maria José Lo Monaco, Chiara Amarù (30/1), Carmen Topciu (1/2) Angelina; Yijie Shi, Edgardo Rocha (1/2) Don Ramiro; Massimiliano Gagliardo, Serban Vasile (1/2) Dandini; Omar Montanari Don Magnifico; Stefania Silvestri Clorinda; Alessia Nadin Tisbe; Umberto Chiummo, Mihail Dogotari (1/2). Alidoro.

Fuori scena

…A MILLE CE N’È… UNA STORIA PER MILLE FIABE
di Rosetta Cucchi

Ed è proprio ciò che è Cenerentola, una fiaba antica, la cui origine si perde nella notte dei tempi, c’è chi la attribuisce all’antico Egitto, chi alla Cina dei piccoli piedi in minuscole scarpette, ma ognuno di noi almeno una volta nella vita, da bambino, si è seduto e l’ha ascoltata. Le bimbe hanno sognato quell’abito incantato e hanno pianto con Cenerentola costretta a casa, mentre fuori il mondo girava a tempo di valzer.
Ancora oggi nell’era dei computer, dei dvd, degli audio-libri, quando penso ad una fiaba, immagino quel libro con la copertina di pelle bordata in foglia d’oro che lentamente si apre e cattura l’immaginazione, ed è così che ho voluto raccontare questa storia. Una vecchia biblioteca piena di grandi libri, la prima cosa che colpisce è l’odore della carta stampata che ingiallisce e scandisce il tempo che passa, ma è solo l’involucro che invecchia, le storie sono lì, effervescenti, fresche e sempre pronte ad essere rilette.
La nostra biblioteca è popolata da bizzarre figure che si aggirano tra gli scaffali, custodi del sapere e della magia, sempre attente che ogni volume sia al suo posto e nessun lieto fine riesca a sfuggire alla propria storia: assomigliano a dei topi e sono curiosi come dei topi, il loro capo è un mago, si chiama Alidoro, ed è proprio a lui cui chiederanno il permesso di aprire il libro di Cenerentola.
Due sorelle che vincerebbero il primo premio alla fiera delle vanità, un padre-patrigno senza scrupoli, cattivo e pronto a tutto per salvarsi dalla rovina, un principe con qualche sfumatura di azzurro, un cameriere sopra le righe e lei, Angelina, sempre sporca di cenere ma con la forza che le nasce dall’onestà e dalla bontà. Non confondetela con la debolezza: Cenerentola è una signorina con una grande forza di carattere – «…in casa di quel principe portatemi a ballar» – mica facile affrontare un padre così!! Ma lei ha i suoi fidi topini ed il loro comandante che l’aiuteranno ad arrivare in tempo alla festa. Una ricetta veramente esplosiva, fatta di personaggi che hanno sogni e debolezze, ed è
proprio al finale del primo atto che ognuno di loro, cantando «ho paura che il mio sogno vada in fumo a dileguar», troverà sotto il coperchio di un vassoio d’argento l’oggetto dei propri desideri e se ne ciberà come ci si ciba della vita stessa.
Una scarpetta? No uno smaniglio che ai giorni nostri si chiamerebbe bracciale, lei se lo toglie e lo lascia al principe – «cercami e alla mia destra il compagno vedrai» – e di nuovo l’oggetto del nostro desiderio si allontana e sparisce dalla nostra vista, a quel punto diventa il centro dei nostri pensieri, non si può vivere senza, e la caccia ha inizio. Una schiera di topi sulle tracce di una ragazzina cenciosa; ma loro sanno dove andare a cercare, girano pagina ed ecco quel grande camino, lei è lì, ha ancora in bocca il sapore che si ha il giorno dopo avere dato un bacio, centellini le volte in cui ci ripensi, perché ogni volta il cuore batte forte e lo stomaco ha un sussulto; lui la trova e a dispetto di quelle due arpie e
del loro degno padre, lui se la sposa.
Una favola intrigante che Rossini farcisce, come un tournedos, di musica indimenticabile, in un meccanismo perfetto che si muove costantemente a quattro mani. Poi Rossini si concede un momento che dedica quasi esclusivamente alla musica, un divertissement della sua anima giocosa, dove un canone intricatissimo si sviluppa e si avviluppa su se stesso… E allora perché non giocare anche noi, saltando fuori dalla storia per un attimo, facendo vedere al pubblico i vizi e le virtù di noi poveri artisti, ultimamente un po’ bistrattati, ma che speriamo sempre nella fatidica frase… e vissero tutti felici e contenti!