Roméo et Juliette, Shakespeare all’Opéra

Di Charles Gounod

libretto di Jules Barbier e Michel Carré

Ottavo appuntamento del ciclo

“Prima delle prime”

Stagione 2010/2011 – organizzato dagli Amici della Scala

TEATRO ALLA SCALA
RIDOTTO DEI PALCHI “A. TOSCANINI”
GIOVEDI’ 26 MAGGIO 2011 ORE 17.00

Tempi felici per l’opera. All’apertura dell’Esposizione di Parigi, aprile 1867, i teatri della capitale offrivano a gara opere nuove: Don Carlos all’Opéra, La Grande Duchesse de Gerolstein al Variété e Roméo et Juliette al Théatre Lyrique. Gounod l’aveva in cuore dagli anni giovanili e la racconta con tenerezza delicata e frenesia. E’ un’opera a tempi lunghi, non solo perché in 5 atti secondo la regola dell’Opéra francese, ma perché Gounod ritiene che la musica dei duetti, dei monologhi abbia bisogno del proprio tempo di scoperta, e che a voler andare più veloci si resti più all’oscuro.
La scelta delle scene da Shakespeare ha tuttavia taglio rapido e sapiente. L’immediatezza, la drammaticità, la ricchezza d’invenzione melodica si coniugano con naturale compostezza ed eleganza. Il ballo dei Capuleti (I atto), incalzato a ritmo travolgente dal padrone di casa, incornicia la grazia estatica all’apparire di Giulietta, la leggerezza volatile della ballata di Mercuzio, il valzer gioioso della fanciulla che si apre alla vita e l’incantamento del primo incontro, ammaliante e casto, finché il nome di Romeo, svelato dal nemico Tebaldo, atterrisce Giulietta con presentimento fatale.
Il giardino notturno (II atto) col canto radioso di Romeo e Giulietta che appare al balcone, il duetto tenero e sognante e la chiusa carezzevole. Le nozze furtive all’alba (III) nella cella di Frate Lorenzo e lo spazio della piazza, con la canzone provocatoria del paggio, la battaglia che s’accende, Romeo che non vuole combattere ma alla vista dell’amico caduto per lui uccide Tebaldo. E tutto si dilata in lutto e condanna all’esilio. Ma la notte è d’amore (IV): folate di dolcezza sospesa, rapimento, declamato flessibile, struggente sui segnali dell’alba e del non voler lasciarsi. Irrompono gli eventi: il padre con le nozze imminenti, il Frate col rimedio del finto veleno e l’aria più risoluta e drammatica di Giulietta che beve il narcotico. E nel Finale, di nozze vien meno. Tragico l’atto nella tomba (V). Il saluto adorante di Romeo che ignaro s’avvelena e il risveglio di lei sulla melodia che si ricompone. Slancio appassionato e disperazione nell’ultimo duetto: tornano i temi del loro amore, quello irresistibile del non lasciarsi. E per morire dolcemente assieme Giulietta si pugnala.

(f.c.)

Ne parlerà Andrea Malvano, docente di Storia e Estetica Musicale al Conservatorio Verdi di Torino, nell’incontro “Shakespeare all’Opéra” al pianoforte e con ascolti.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti