Morgan all’Opera

Il matrimonio segreto
sintesi assoluta fra sorriso e malinconia

Il lettore non resti interdetto sentendo affermare che Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa rappresenti in qualche modo l’autunno dell’opera buffa settecentesca. Il concetto potrà rivelarsi più chiaro qualora, dopo aver ragionato sulle caratteristiche di questo melodramma giocoso in due atti, si arrivi a comprenderne non già la sua portata innovativa, bensì come da subito fece presa sul pubblico per poi rimanere in repertorio lungo il corso dell’Ottocento insieme alle opere di Mozart; a differenza delle opere di Paisiello e Piccinni che, invece, furono per lungo tempo dimenticate.
C’è dunque un qualcosa di peculiare, se vogliamo anche di inafferrabile in quest’opera che Eduard Hanslick studiò a lungo fino a fargli scrivere: «Tra Le nozze di Figaro e Il matrimonio segreto c’è un matrimonio segreto», riferendosi evidentemente all’aura di generale rassomiglianza fra lo stile dei due compositori. Ma tutto appare solamente frutto di un legame che vede Cimarosa apprezzare il genio e il modello mozartiano, che certo non può ignorare, rimanendo tuttavia legato agli schemi di un genere, quello dell’opera
buffa settecentesca che, all’epoca della prima viennese del Matrimonio segreto, avvenuta al Burgtheater di Vienna il 7 febbraio 1792, cominciava a segnare il passo. Eppure è noto a tutti che il successo fu tale che la sera stessa, al termine della rappresentazione e dopo la cena servita in onore di Cimarosa e dei suoi cantanti da Leopoldo II, l’opera fu bissata per intero su richiesta dell’imperatore: caso più unico che raro nella storia dell’opera lirica e, comunque, prova che in qualche modo il genere dell’opera buffa era ancora vitale.
Cimarosa, giunto a Vienna dopo quattro anni di permanenza a San Pietroburgo, dove aveva lavorato come maestro di cappella al servizio dell’imperatrice Caterina II, si trovò assoldato nella capitale asburgica con un contratto che per un anno e mezzo lo impegnò per la composizione del Matrimonio segreto e poi di Amor rende sagace, entrambi su libretto di Giovanni Bertati. Vienna era ben abituata a ospitare i librettisti più insigni di quel tempo: prima aveva dato lustro a Pietro Metastasio, che negli anni di cui parliamo era ormai fuori moda, poi a Lorenzo Da Ponte, che fornì a Mozart gli spunti letterari per attuare quella rivoluzione del teatro musicale che cambiò i destini dell’opera come si era
fino a quel momento concepita. Anche Cimarosa ebbe in Bertati un poeta in grado di competere con i migliori esempi dell’opera comica italiana; per di più scelse per il libretto del Matrimonio segreto un filone tematico di respiro europeo: quello che parte dal ciclo dei sei quadri su Le mariage à la mode, dipinti da William Hogarth a Londra intorno al 1745, per giungere, attraverso la commedia The clandestine marriage (1766) di George Colman e David Garrick (che girò per i teatri di mezza Europa), all’opéra-comique Sophie, ou le
mariage caché (1768) di Madame Riccoboni su musica di Joseph Kohaut. Era il filone che aveva per argomento i matrimoni clandestini consumati in un’epoca che vedeva la nobiltà perdere progressivamente la propria supremazia a favore dell’emancipazione della borghesia. Non è un caso che, seguendo la situazione tipica al modello sociale tardo settecentesco, la figura del ricco borghese che vuole imparentarsi con un nobile offrendogli in sposa la figlia resta, all’alba del penultimo decennio di quel secolo, la base per i soggetti più in voga nella fase evolutiva ultima della declinante opera buffa. Era questa l’opera comica che aveva perso i toni farseschi e si era nobilitata, fecondandosi di
una vena melodica “colta”, trasformandosi in dramma giocoso e acquistando quella dignità drammaturgica che, con Mozart, si trasfigurerà totalmente ribaltando, nel realismo psicologico e nella definizione dei caratteri come individui e non come maschere farsesche, le categorie fondanti del teatro musicale, rendendolo vita in musica allo stato puro. Nel Matrimonio segreto Cimarosa ebbe l’intelligenza – ed è questa forse la singolare portata della sua originalità – di guardare alla lezione mozartiana, senza però assimilarla,
solo osservandola per rimanere legato a un’idea di opera buffa non più configurata, come lo fu all’inizio del secolo dei lumi, quale espressione dello spirito ludico della tradizione popolare italica legata alla cosiddetta opera napoletana, bensì, e sono parole di Paolo Gallarati, «come l’inconscio e struggente tentativo di trattenere in extremis un antico principio di felicità, già assediato da troppe malinconie». Erano le malinconie che avevano già pervaso di sé le tematiche larmoyant de La Cecchina, ossia la buona figliuola di
Piccinni e, più ancora, della Nina, o sia La pazza per amore di Paisiello, ma che nel Matrimonio segreto non indulgono, se non in rari casi, ad un lirismo tenero, privo di abbandoni arcadici, condizionato da una stilizzazione luminosa e discreta, che sa cedere spesso il passo ad un vitalismo strabordante quando l’opera, facendosi forza di quell’inventiva musicale senza freni che è tipica dell’opera buffa italiana, segue la disposizione edonistica del puro divertimento ed approda ad una miracolosa perfezione formale. La ludica stilizzazione che dona a questa partitura una visione del tutto ideale nel
panorama dell’opera comica di fine Settecento consiste proprio in questo: nell’essere ancora squisitamente funzionale a schemi già sperimentati, eppure trovando nella melodia il modo per esprimere una grazia leggera e trasparente, una sintesi assoluta fra sorriso e sospiro. Ecco perché l’intimità di linguaggio soavemente affettuosa (si pensi alla delicatezza carezzevole dell’aria di Paolino «Pria che spunti in ciel l’aurora») si fonde condiscrezione all’incalzante cicaleccio buffonesco di sapore goldoniano, senza che mai l’opera, in bilico fra brio scintillante e soave tenerezza, ne sia intaccata. La melodia cimarosiana, sempre luminosa, intinta di colori delicatamente sfumati e trapuntata di ritmi
sospirosi, anche quando indulge nel comico, fa sì che nel Matrimonio segreto si ammiri quel senso di ideale approdo ludico al quale l’opera comica settecentesca perviene trasfigurando in grazia un percorso storico che ha visto il genere evolversi nel tempo senza perdere quel classico equilibrio razionalistico illuminista che solo Mozart aveva infranto.
I personaggi di quest’opera, dunque, sempre lontani dallo spirito della farsa, rispondono a una schematicità che non assurge alla “shakespeariana” molteplicità di sfumature affettive, ora comiche ora serie, proprie al teatro mozartiano, perché guardano ancora alla tradizione anteriore dell’opera buffa; eppure nella musica, oltre che nei caratteri, sanno cogliere quella novità di contenuto che fa guardare al capolavoro di Cimarosa con maggiore profondità, quale esempio di opera buffa di stile elevato, mai farsesca; «la vera commedia musicale», come la definì Verdi.

Così sembrano attestare i suoi personaggi, a partire dalle figure dei due sposi segreti: Carolina (figlia minore di Geronimo) e Paolino (giovane di negozio al servizio di Geronimo), che nella loro sentimentale tenerezza espressiva, delicata e prudente, costituiscono il centro lirico di un impianto drammatico decisamente più convenzionale se riferito alla goffaggine di Geronimo (basso buffo), mercante arricchito bolognese, smanioso di nobilitarsi facendo maritare le figlie a chi è di rango superiore. Vi sono poi il Conte Robinson (basso), capriccioso a galante «uom di mondo» (perché essendo aristocratico ne sa più degli altri e la sua superiorità morale, dettata dalla sua condizione,
mai viene messa in discussione) e Fidalma (mezzosoprano), ricca vedova, sorella di Geronimo, donna matura che accetta con filosofia il passare degli anni ma sente ancora il richiamo dei sensi. Elisetta (soprano), infine, figlia maggiore di Geronimo, tipica soubrette maliziosa dell’opera buffa, dal carattere gelosamente pungente.
Al di là della fissità dei caratteri, è l’inventiva musicale che zampilla come acqua di sorgente attorno alla quale ruota il cardine fondante di quest’opera. Essa trasmette all’ascoltatore quello spirito ludico che esprime tutta la sua freschezza e giustifica la passione che da subito si ebbe per questo capolavoro, amato smisuratamente anche da Stendhal, che spesso lo citò nei suoi scritti, ammirandone quell’eleganza fragrante e briosamente scintillante che schiuderà le porte agli sviluppi futuri dell’opera comica rossiniana.

Ci sono opere d’arte che fermano il tempo, lo prendono per il collo e lo sottomettono, poi ci si buttano dentro e ci rimangono in eterno. E il tempo ce le consegna,intatte e perfette, cosicché noi di passaggio, le traghettiamo nel nostro momento. Ed è quello che abbiamo fatto con Il nostro “matrimonio segreto ” di Cimarosa. L’artigianato della verità. È un’opera piena di misunderstanding: c’è il non detto, la sordità, il frainteso. Ma il messaggio centrale e universale che mi piace sottolineare è che l’amore vince su tutto, ci assiste nelle difficoltà, è motore del meccanismo vitalissimo di quest’opera. I denari non comprano le persone. È un bel messaggio, oggi, ancora. Mi piace sottolineare l’unità di spazio e tempo come nei grandi romanzi, tutto si svolge qui e ora. Ed è per questo che la nostra casa sventrata di Napoli, la nostra casa delle bambole, è campo lungo di quello che succede sulla scena, dei nostri buffi quadri di vita familiare.
Una famiglia, un contratto e un matrimonio segreto. Tanto basta per incontrare alcuni dei caratteri che ancora oggi costituiscono la varia umanità di cui facciamo parte.Geronimo, Carolina, Paolino, il conte Robinson, Elisetta e Fidalma, sono sei variazioni umanissime in bianco e nero, inseriti in una scena essenziale e stilosa, senza connotazioni storiche, nata dalla suggestione di un palazzo sventrato, abitata solo dai sei colori delle poltrone Magis Proust di Alessandro Mendini, e della poltrona di Cimarosa, spettatore immaginario
dell’opera in proscenio, che l’architetto ha disegnato appositamente per noi. Scorrono i titoli di testa sulla sinfonia. Perchè dei quadri , dei fermo immagine che siamo chiamati a spiare all’interno del palazzo possiamo goderne la distanza ravvicinata in proscenio, come in uno zoom cinematografico. Sposarsi di nascosto, questo è stato l’infrangere le regole di Paolino e Carolina, non ubbidendo all’ambizione di scalata sociale di Geronimo, il mercante di armi e liquori. “In Italia i mercanti che han dei contati han titol di Illustrissimo…”. Ma così, liberi e innamorati, trovano ugualmente dove poter far l’amore e lasciare il mondo fuori. Prima o poi si dovrà dire, lo scandalo è in agguato. Ma al solito
l’uomo rimanda, cerca stratagemmi per sentire il colpo meno duro, si da alla bottiglia, invece che alla parola. Siamo al cinema, e lo zoom si ferma anche sulle parole del testo,  sui punti cardine delle pagine di Bertati, e le vediamo apparire in proiezione. I passaggi musicali del dramma giocoso settecentesco restituiscono la possibilità di viaggiare dentro di noi, riflessi nei sei personaggi, e guardarci mentre facciamo l’amore, mentre reagiamo alle difficoltà, facciamo i conti delle convenienze, noi nobili, eleganti, buffi, servitori, inadeguati, noi De Sade, noi provocatori. Questi personaggi riempiono la scena di verità
insieme ai loro doppi, al velo da sposa di Carolina, che passa da una stanza all’altra, simbolo di un matrimonio che c’è stato, ma nessuno lo sa, di un altro in ‘contratto’ ma che non tutti vogliono, e di uno desiderato appassionatamente e segretamente da chi ha già avuto marito e sa cosa vuol dire.

Maestro Concertatore e Direttore, Carlo Goldstein

Carlo Goldstein è tra i giovani direttori d’orchestra emergenti del panorama internazionale.
Dopo la vittoria del primo premio all’International Conducting Competition di Graz nel 2009 ha iniziato un’intensa attività in Italia e all’estero.
Nella passata stagione ha diretto Boris Godunov al Palau de les arts di Valencia, Così fan tutte con la Youth Opera di San Pietroburgo, il Concerto di Capodanno al Teatro Verdi di Trieste, alcune recite di Carmen alla Fenice di Venezia, l’Orchestra dell’ente lirico di Sassari e quella del Maggio Musicale di Firenze nel Sogno di una notte di mezza estate di Mendelssohn. Un concerto sinfonico con l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo e una nuova produzione del Festival di Martinafranca. Nella prossima stagione dirigerà la Samara Philharmonic Orchestra in Russia, La Traviata al Teatro Bellini di Catania, Il Matrimonio Segreto a Novara e, al Teatro Comunale di Bologna, un concerto nella rassegna The Schönberg Experience. Uscirà inoltre un disco per la BMG con il tenore
Massimo Giordano e l’Orchestra del Teatro Regio di Parma.
Carlo Goldstein nelle passate stagioni ha inoltre diretto in Italia l’Orchestra di Padova e del Veneto, l’Orchestra Regionale Toscana, MDI ensemble, Divertimento Ensemble e gli Archi del Cherubino dell’Aquila. All’estero la Tomsk Philharmonic Orchestra, la Omsk Philharmonic Orchestra, la Arkhangelsk Chamber Orchestra, la St. Petersburg State Symphony Orchestra, la Hermitage Symphony Orchestra, la Murmansk Philharmonic Orchestra in Russia, i Berlin Chamber Soloists e in Israele la Ra’anana Symphonette di Tel Aviv, dove ritornerà anche nella prossima stagione.
Nell’aprile 2011 – per la rivista Amadeus – è uscita la registrazione di tre Concerti di Mozart con il pianista Andrea Bacchetti e l’Orchestra di Padova e del Veneto; registrazione ripresa dall’etichetta Dynamic e recensita entusiasticamente dal BBCMusicMagazine di Londra.
Carlo Goldstein, oltre agli studi musicali – Conservatorio di Trieste, Royal College di Londra e Mozarteum di Salisburgo – è laureato in Filosofia – Estetica – presso l’Università Statale di Milano e ha all’attivo diverse pubblicazioni di carattere estetologico e storico musicale. Il canale Classica – in onda su Sky – ha realizzato una puntata su di lui nella serie Notevoli, dedicata ai giovani talenti italiani.

Regista, Marco Castoldi in arte Morgan

Marco Castoldi, musicista, cantautore, interprete: uno degli artisti più rappresentativi e poliedrici della musica italiana. Nasce a Milano il 23 dicembre del 1972. A sei anni comincia a suonare la chitarra, ad otto il pianoforte.
Ama la musica classica, Bach, Chopin e, dopo gli studi liceali riceve in regalo dai suoi genitori il primo sintetizzatore. Comincia qui il suo percorso musicale: nel 1986 sotto lo pseudonimo di Markooper compone e arrangia canzoni che racchiude in due piccoli lavori dai titoli: “Prototype” e “Dandy bird & Mr contraddiction” Nello stesso anno inizia il suo sodalizio artistico con Andrea Fumagalli, con il quale fonda i Golden Age. Nel 1989 esce il primo lavoro: Chains, seguito dal successo del primo videoclip realizzato per il singolo Secret Love. Nel 1991, unitamente a Sergio Carnevale e Marco Pancaldi, poi sostituito da Livio Magnini, i due inseparabili compagni d’avventura Morgan ed Andy fondano i Bluvertigo. I tredici brani che compongono Zero, album che chiude la cosiddetta trilogia chimica, verranno pubblicati dalla Bompiani in una raccolta poetica dello stesso Morgan con il titolo Dissoluzione. Al libro è allegato un CD contenente Canone inverso, esperimento dei Bluvertigo e dei poeti Alda Merini, Manlio Sgalambro, Enrico Ghezzi e Murray Lachlan Young. Nell’introduzione ai testi poetici, lo stesso Castoldi scriverà: “Quello che avete fra le mani non è esattamente un libro. Io, l’autore, non sono propriamente uno scrittore, ma queste non sono certezze. Alcuni capiranno subito, dalle prime due frasi di questa premessa, quello che in questo momento intendo. Proprio per le mancanze di cui scrivevo, ho sempre alcune difficoltà ad usare le parole, sia scrivendo una lettera d’amore, sia nell’atto di comprare il pane. Ma anche questo sarà chiaro e, se non esplicitamente l’argomento, sarà pretesto. Chiedere il senso è cosa antica, ma ormai siamo già troppo coinvolti”.
Dal 2002 inizia il suo percorso come solista. Canzoni dell’appartamento (2003) vince la targa Tenco come migliore opera prima dell’anno ed è il primo in classifica nei brani italiani pop-rock. L’anno successivo Morgan compone la colonna sonora di due film: Ingannevole è il cuore più di ogni cosa e Il siero della vanità, nel quale compare anche come attore; è attore anche in Perduto amor del 2002, per la regia di Franco Battiato. Nel settembre 2003 vince a Crotone il Cilindro d’Argento, nell’ambito del Festival Una casa per Rino,
dedicato a Rino Gaetano. Nel 2005 pubblica il “remake” del noto album Non al denaro, non all’amore né al cielo, inciso nel 1971 da Fabrizio De André ed ispirato all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Sempre nel 2005 collabora con Edoardo Bennato al disco “La fantastica storia del Pifferaio Magico” cimentandosi nel brano “Lo show finisce qua”.
Nel 2008, in seguito alla reunion dei Bluvertigo, viene pubblicato l’album “È successo a Morgan”, una raccolta contenente brani dai suoi album da solista, 4 cover di Fabrizio De André e 3 inediti: le cover di “Il nostro concerto”  (Umberto Bindi) e “L’oceano di silenzio” (Franco Battiato) e “23 roses”, canzone in inglese inserita come bonus nella versione digitale di Da A ad A. Nello stesso anno, insieme a Mauro Garofalo scrive il libro “In pArte Morgan”. A partire dal 2008 partecipa a tre edizioni del programma televisivo X Factor.
Nel 2009 pubblica il canzoniere “Italian Songbook vol.1”, in cui reinterpreta brani di Piero Ciampi, Sergio Endrigo, Domenico Modugno, Umberto Bindi e altri.
Nel 2011 Morgan presta la sua voce come narratore del docu-film di Tom Di Cillo “When you’re Strange” ispirato a Jim Morrison. Nel 2011 e 2012 Morgan è giudice di X Factor su Sky con Simona Ventura, Elio ed Arisa.

Carolina (soprano) – Stefania Bonfadelli

Nata a Valeggio sul Mincio in provincia di Verona, ha debuttato giovanissima in Lucia di Lammermoor diretta da Maurizio Rinaldi a Rieti nell’ambito del Concorso Mattia Battistini.
Ha iniziato la carriera internazionale alla Staatsoper di Vienna nel 1997 con I Puritani.
In questo Teatro ha cantato, sempre nei ruoli di protagonista, La Traviata, Rigoletto, La Sonnambula( nuova produzione), Romeo et Juliette( nuova produzione), Les Contes d’Hoffmann nel ruolo di Olympia, Guillaume Tell nel ruolo di Jemmy, Cosi’ fan Tutte come Despina, Il Barbiere di Siviglia e Lucia di Lammermoor.
Si è esibita al Covent Garden di Londra (La Traviata), alla Deutche Oper di Berlino (Lucia di Lammermoor e La Traviata), alla Staatsoper di Monaco di Baviera (La Traviata diretta da Zubin Mehta), all’Opera di Francoforte ( La Traviata e Rigoletto) a La Maestranza di Siviglia ( La Traviata diretta da Placido Domingo), ad Amburgo ( Rigoletto) al Bolshjoi di Mosca (La Traviata con la regia di Franco Zeffirelli) a Washington (La Fille du Regiment).
In Italia ha cantato al Comunale di Cagliari (Rigoletto e Traviata), al Carlo Felice di Genova (Rigoletto, Il Pipistrello, Lucia di Lammermoor e Don Pasquale) al Comunale di Bologna (Le Comte Ory), al Regio di Torino (La Traviata), al San Carlo di Napoli (La Traviata e Il Convitato di Pietra di Giacomo Tritto) al Teatro Massimo di Palermo (L’Elisir D’Amore) al Bellini di Catania (La Sonnambula e I Puritani) al Verdi di Trieste (Lucia di Lammermoor, Les Contes d’Hoffmann, Manon di Massenet e La Traviata tutte dirette da Daniel Oren) e al Teatro alla Scala di Milano (Les dialogues des Carmelites diretta da Riccardo Muti e La Sonnambula). E’ stata diretta da Seiji Ozawa, Placido Domingo, Lorin Mazel, Daniel Oren, Riccardo Muti. Numerose anche le tournèe in Giappone con il Comunale di Firenze ( Nannetta nel Falstaff diretta da Zubin Mehta)con Opera Project in Cosi’ fan Tutte diretta da Ozawa, con il Comunale di Bologna La Figlia del Reggimento diretta da Bruno Campanella e con il Bellini di Catania ne La Sonnambula. E’ stata ospite due volte del Rossini opera festival di Pesaro con La gazzetta (con la regia di Dario Fo) e Le Comte Ory (inciso per la Deutsche grammophon).
Nel 2002 è stata Violetta ne La Traviata a Busseto,diretta da Placido Domingo con la regia di Franco Zeffirelli ripresa dalla RAI e presente sul mercato in DVD.
Nel 2004 ha inaugurato il Teatro La Fenice di Venezia dopo il restauro con un concerto di Capodanno in mondovisione diretto la Lorin Mazel.
Nel 2003 ha ricevuto il Premio “Lina Pagliughi” come miglior soprano di coloratura dell’anno.

Geronimo (basso) – Bruno Praticò

Nato ad Aosta, ha studiato con il baritono Giuseppe Valdengo e ha seguito i corsi di perfezionamento del Teatro alla Scala e di Rodolfo Celletti. Grande interprete dei ruoli da baritono buffo nel repertorio del settecento fino a Mozart e Rossini, con al suo attivo più di 100 ruoli, Bruno Praticò ha affermato il suo talento vocale e scenico nel Falstaff (ruolo del titolo; Amsterdam con la direzione di Riccardo Chailly). Sotto la bacchetta di direttori d’orchestra quali Claudio Abbado, Bruno Campanella, Riccardo Chailly, Gianluigi Gelmetti,
Donato Renzetti e Carlo Rizzi ha cantato con successo in Don Pasquale (ruolo del titolo), L’elisir d’amore (Dulcamara), Les pécheurs de perles (Zurga), Il barbiere di Siviglia (Figaro e Bartolo), La Cenerentola (Dandini e Don Magnifico), Il turco in Italia (Don Geronio), L’italiana in Algeri, Le comte Ory (Raimbaud), nonché in Fedora, Le convenienze ed inconvenienze teatrali, Linda di Chamounix (Marchese di Boisfleury), Un giorno di regno, Gianni Schicchi, Il convitato di pietra e I quatro rusteghi. E’ stato invitato dai maggiori teatri del mondo quali il Metropolitan di New York, il Teatro alla Scala, il Teatro San Carlo di Napoli, la Staatsoper di Vienna, il Teatro Comunale di Firenze, il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro La Fenice di Venezia, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Regio di Parma, il Teatro dell’Opera di Roma, l’Opéra di Montecarlo, l’Opéra National de Paris, la Royal Opera House-Covent Garden di Londra, la Nederlandse Opera di Amsterdam, l’Opéra di Losanna, la Japan Opera Foundation e il New National Theatre di Tokyo, il
Teatro De La Maestranza di Siviglia, il Teatro Carlo Felice di Genova, il Teatro Reál di Madrid e il Grand Théâtre di Ginevra.
Bruno Praticò è ospite regolare da sette stagioni al Rossini Opera Festival di Pesaro, dove è stato premiato con il «Rossini d’Oro 1998» e dove ha sempre ottenuto un grande successo personale di pubblico e di critica. Nel 1999 ha cantato nel Viaggio a Reims e in un recital e, più recentemente, nella Cenerentola, nella Gazzetta e nell’Equivoco stravagante. Tornerà sul palcoscenico del Rossini Opera Festival per una nuove produzione di Le comte Ory.
La stagione 2000/1 lo ha voluto interprete del Viaggio a Reims (regìa di Luca Ronconi) e di Un giorno di Regno (diretto da Maurizio Benini e per la regìa di Pizzi) al Teatro Comunale di Bologna, del Barbiere di Siviglia (Bartolo) alla Nederlandse Opera di Amsterdam ed al Teatro di San Carlo di Napoli, cui hanno fatto seguito nuove acclamate interpretazioni del ruolo di Bartolo alla Baltimore Opera Company, all’Arena di Verona, all’Opéra di Montecarlo, all’Opéra National de Paris ed al Teatro Massimo Bellini di Catania, di Don Magnifico a Parigi ed alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, di
Geronimo nel Matrimonio segreto al Théâtre des Champs Elysées de Paris ed a
Montecarlo e del Dottor Dulcamara (L’elisir d’amore) al Teatro La Fenice di Venezia.
Recenti i debutti sul palcoscenico della San Diego Opera in Don Pasquale, al Festival Mozart di La Coruna nel Viaggio a Reims e ad Oviedo nel Turco in Italia, nonché il ritorno a Bologna in Béatrice et Bénédict.
Della sua ricca produzione discografica si segnalano Il barbiere di Siviglia (Bartolo; EMI), L’elisir d’amore (Dulcamara; Erato), Il signor Bruschino e La cambiale di matrimonio (Claves), Lakmé di Delibes, Don Quichotte di Massenet e La bohème di Leoncavallo (Nuova Era), L’italiana in Londra (Bongiovanni e BMG), La romanziera e l’uomo nero di Donizetti (Opera Rara), nonché un recital con musiche di Mozart e Rossini (Bongiovanni).
Vive a Bologna.

Paolino (tenore) – Edgardo Rocha

Nasce nel 1983 in Uruguay dove si diploma in pianoforte e in Direzione Corale ed Orchestrale alla Scuola di Musica dell’Università della Repubblica. Sempre in Uruguay ottiene per due anni consecutivi una borsa di studio dalla Fondazione Chamangá per giovani talenti per studiare canto con Beatrice Pazos e Raquel Pierotti.
Nel 2004 vince il primo premio nel 51° Concorso di Giovani Musicisti e nel 2006 fa il suo debutto come Direttore d’orchestra dirigendo l’Elisir d’amore di Donizetti al Teatro Kibon di Montevideo.
L’anno successivo vince il primo premio del Concorso Internazionale di canto Maria Callas di San Paolo in Brasile. Nello stesso periodo ha modo di esibirsi più volte nel repertorio concertistico interpretando il Requiem K 626 e i Vesperae Solennes de Confessore K 339 di Mozart, il Weihnachts-oratorium BWV 248, l’Oster Oratorium” BWV 249, il Magnificat e le Cantate BWV10, BWV 147, BWV 182 di J. S. Bach.
All’inizio del 2008 si trasferisce in Italia per perfezionarsi con Salvatore Fisichella e partecipare ad una Masterclass con Rockwell Blake a Torino.
Nel 2009 vince il Concorso indetto dal Conservatorio di Cesena e intepreta al Teatro Bonci il ruolo del Conte di Almaviva ne Il barbiere di Siviglia di Rossini.
Nel luglio 2010 debutta nel Gianni di Parigi di Donizetti al Festival di Martinafranca e successivamente ne La Cenerentola di Rossini, prima al Teatro Lirico di Cagliari quindi nei teatri del Circuito lirico Lombardo.
Nella stagione 2011 canta nel Don Pasquale al Teatro del Maggio Fiorentino con la regia di Jonathan Miller, nel Così fan tutte di Mozart al Teatro San Carlo di Napoli, ne La scala di seta di Rossini a Zurigo e nella ripresa del Gianni di Parigi di Donizetti al Wexford Opera Festival.
Recentissimo Il barbiere di Siviglia di Rossini nei teatri del Circuito Lirico Lombardo seguito dal ritorno alla Operhaus a Zurigo per l’Otello di Rossini (Jago) e dal debutto al Teatro Regio di Torino nel Così fan tutte di Mozart (Ferrando).
Di particolare interesse la partecipazione a La Cenerentola una produzione televisiva di Andrea Andermann che fonde la lirica con il cinema e la televisione da poco trasmessa in diretta su Raiuno e in mondovisione.
Tra i prossimi impegni un Concerto di Belcanto al Festival di Martinafranca, L’italiana in Algeri e Così fan tutte al Teatro Petruzzelli di Bari, La cenerentola a Seattle, Il barbiere di Siviglia al Teatro Real di Madrid e la ripresa di Otello questa volta come Rodrigo al Theatre du Champs Elysees a Parigi. luglio 2012

Elisetta (soprano) – Maria Costanza Nocentini

E’ nata a Firenze il 24 Agosto 1968, all’età di otto anni entra a far parte della Scuola di Musica di Fiesole dove inizia lo studio del violino, del flauto e del pianoforte, per poi dedicarsi definitivamente allo studio del canto.
Allieva di Suzanne Danco, si diploma con pieni voti e lode presso il conservatorio «Giovanni Battista Martini» di Bologna e debutta a soli venti anni, nell’ambito del progetto «Mozart-Da Ponte» diretto dal M° Claudio Desderi, i ruoli di Despina in Così fan tutte, Susanna nelle Nozze di Figaro e Zerlina in Don Giovanni, opere rappresentate a Massa, Firenze, Pisa, Torino, Piacenza, Vicenza, Ferrara, Modena, Bastia e Versailles.
Nel 1992 risulta vincitrice al Concorso Internazionale «Toti Dal Monte» di Treviso aggiudicandosi il ruolo di Fiorilla ne Il Turco in Italia , primo premio al Concorso Internazionale «Viotti» di Vercelli, per poi aggiudicarsi il secondo premio, il premio speciale per la migliore interpretazione delle opere di Rossini ed il premio straordinario «Miguel Cervantes» al Concorso Internazionale «Francisco Viñas» di Barcellona.
Sin dagli esordi, Maria Costanza Nocentini, è stata invitata a cantare sui principali palcoscenici italiani (Teatro alla Scala, Teatro Regio di Torino, Teatro Valli di Reggio Emilia, Teatro di San Carlo di Napoli, Teatro Regio di Parma, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Comunale di Bologna, Teatro La Fenice di Venezia, Teatro Comunale di Firenze, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Verdi di Trieste, Teatro Massimo di Palermo, Spoleto Festival, Festival di Martina Franca, Festival di Cremona) ed esteri (tra i quali il Théâtre des Champs Elysées, la New Israeli Opera, il Festival di Salisburgo, la Bayerischer Staatsoper di Monaco, il Teatro Municipal di Santiago del Cile, la Staatsoper di Vienna, il Glyndebourne Festival, la Scottish Opera di Glasgow, l’Opéra de Nice, il Teatro de La Maestranza di Siviglia). Il repertorio ivi affrontato comprende
i ruoli protagonistici di opere quali Il turco in Italia, La scala di seta,  L’occasione fa il ladro, La Visita Meravigliosa di Nino Rota, Die Zauberflöte, L’elisir d’amore, Werther, Le convenienze e inconvenienze teatrali, Aci e Galatea, Le cinesi, La princesse jaune di Saint-Saëns, Rinaldo, Lucia di Lammermoor, Le nozze di Figaro, Semele, La Bohème, La gazza ladra, Orfeo ed Euridice, Falstaff, L’incoronazione di Poppea, Don Pasquale, Il matrimonio segreto, Rigoletto.
Svolge inoltre una regolare attività concertistica che l’ha portata a collaborare con il Festival International di Beaune, gli Amici della Musica di Firenze, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, il Concertgebouw di Amsterdam, Konzerthaus di Vienna, il Festival Siglas de Oro di Madrid.
Nel corso della sua carriera ha collaborato con direttori d’orchestra del calibro di R. Alessandrini, M. Benini, F. Biondi, F. Brüggen, G. Carella, M. W. Chung, R. Clemencic, A. Davies, G. Gelmetti, M. Guidarini, C. Hogwood, L. Langrée, L. Maazel, R. Muti, D. Oren, D. Parry, E. Pidò, C. Rousset, C. Rovaris, J. Tate, oltre a registi quali P. Avati, F. Crivelli, A. Fassini, M. Hampe, N. Joël, P. L. Pizzi, L. Puggelli, J. Taymor, M. van Hoecke, G. Vick, H. Wernicke, F. Zeffirelli, K.B.Holten, M.Znaniecki.
Tra gli impegni più rilevanti si ricordano le interpretazioni di Lucia in Lucia di Lammermoor al Teatro De La Maestranza di Siviglia con Alfredo Kraus, Armide (Bergère) e Le nozze di Figaro (Barbarina) al Teatro alla Scala con il M° Muti dove poi e’ stata rinvitata per interpretare Pamina in Die Zauberflöte ed Adina nell’Elisir d’Amore.
Prestigioso il debutto al Glyndebourne Festival 2000 nel ruolo della Contessa nelle Nozze di Figaro, ruolo che ha riproposto anche nella stagione 2001 ottenendo notevoli consensi di pubblico e critica e il debutto nel ruolo di Violetta nella Traviata a Tokyo per la Japan Opera Foundation.
Si segnalano, inoltre, La figlia del reggimento (Maria) a Bergamo, Rigoletto (Gilda) a Glasgow e Edimburgo per Scottish Opera e a Welligton e Auckland per New Zealand Opera, l’esecuzione della IX di Beethoven per la Fondazione Arturo Toscanini di Parma, L’Incoronazione di Poppea (Drusilla) a Siviglia e poi a Zurigo sotto la bacchetta del M° Harnoncourt, Falstaff (Nannetta) a Verona, La Scala di Seta al Teatro Massimo di Palermo, La Bohème (Musetta) al Festival Pucciniano di Torre del Lago, Violetta ne La Traviata a Bolzano con La Fondazione Arturo Toscanini (regia di F. Zeffirelli) e all’Ente “Maria de Carolis” di Sassari, la IX Sinfonia di Beethoven diretta dal Maestro Yutaka Sado in occasione dell’inaugurazione del “Hyogo Performing Arts Center” di Kobe (Giappone), Don Giovanni (Donna Anna) a Glasgow e Edimburgo e Turandot (Liù) al Festival Puccini di Torre del Lago, Le nozze di Figaro (Contessa) al Teatro Regio di Torino, La Traviata (Violetta) alla Stockholm Royal Opera, L’elisir d’amore (Adina) a Wroclaw in Polonia, Turandot (Liu’) alla New Zealand Opera di Wellington/Auckland, Falstaff (Alice) alla Scottish Opera di Glasgow, Maria Stuarda (Maria) al teatro Bellini di Catania, alla Fenice di Venezia, al Teatro Verdi di Trieste, al Municipale di Piacenza e al Pavarotti di Modena.
Insegna canto presso il Conservatorio G.Verdi di Como e collabora ai corsi di Maggio Formazione come docente di interpretazione del repertorio e tecnica di canto.
La sua discografia comprende La Pietra del Paragone di Rossini (Nuova Era), Le
convenienze ed inconvenienze teatrali di Donizetti (Ricordi), La princesse jaune di Saint-Saëns (Chandos), La Sonnambula di Bellini (Nuova Era), Emma d’Antiochia di Mercadante (Opera Rara), “Souvenir de Florence” una raccolta di autori vari (Phoenix Classics) e La Figlia del Reggimento di Donizetti (Naxos).

Fidalma (mezzo soprano) – Irene Molinari

Si diploma in Canto presso il Conservatorio di Musica di S. Cecilia in Roma, dove successivamente consegue anche la laurea di II livello con lode.
Ha frequentato masterclass tenute da artisti quali Daniela Dessì, Simone Alaimo e Bruna Baglioni, mezzosoprano di fama internazionale sotto la cui guida si sta attualmente perfezionando.
E’ vincitrice di concorsi lirici nazionali ed internazionali quali: VIII Concorso Lirico Internazionale “Ottavio Ziino” (3° premio); “Un Concorso per Mascagni” III edizione – Fondazione Teatro Goldoni di Livorno (1° premio assoluto, Premio speciale “Il Tirreno”, Premio speciale “Vittorio Talà”).
Ancor prima di terminare il corso di studi, intraprende la carriera debuttando nel 2008 nell’ambito del Festival Internazionale delle Ville Tuscolane in qualità di mezzosoprano solista nel “Requiem KV626” di W.A. Mozart diretto dal M° Claudio Maria Micheli.
Nel 2009 debutta nella “Suor Angelica” di Puccini presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena per la direzione e la regia del M° Gianluigi Gelmetti.

Interpreta poi il ruolo del Musico ne “Le convenienze ed inconvenienze teatrali” di Donizetti presso il Teatro Verdi di Pisa, il Teatro del Giglio di Lucca e il Teatro Goldoni di Livorno per la direzione del M° Federico Maria Sardelli e la regia di Saverio Marconi.
Contemporaneamente, scelta dall’As.Li.Co. debutta il ruolo di Fenena nel “Nabucco” di Verdi, per la direzione del M° Francesco Pasqualetti e la regia di Silvia Collazuol, presso i Teatri del Circuito Lirico Lombardo (Teatro Grande di Brescia, Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Sociale di Como, Teatro Fraschini di Pavia), il Teatro Regio di Torino, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro degli Arcimboldi di Milano, il Teatro Verdi di Trieste (Sala Tripcovich), ed altri ancora.
Interpreta il ruolo della Suora Zelatrice nella “Suor Angelica” di Puccini per la regia di Renato Bonajuto; poi ancora Fenena in “Nabucco” per la direzione del M° Morena Malaguti e la regia di Artemio Cabassi. E’ stata Lola in “Cavalleria Rusticana” di Mascagni per la direzione del M° Andrea Dindo e la regia di Beppe de Tomasi e Renato Bonajuto.
Svolge inoltre un’intensa attività concertistica che la vede impegnata in importanti siti quali il Teatro Comunale “G. Verdi” di Busseto (Concerto Lirico di Gala in occasione del premio alla carriera “Una vita per l’opera” conferito a Carlo Bergonzi, presente all’evento), il Teatro Sociale di Rovigo, il Teatro Comunale di Vicenza, il Festival Internazionale delle Ville Tuscolane.
Nell’ambito del repertorio sacro ha cantato in qualità di mezzosoprano solista ancora nel “Requiem KV626” di Mozart diretta dal M° Stefano Vignati e dal M° Gianluca Bianchi, poi nell’ “Oratorio de Noel” di Saint-Saëns presso la Cattedrale di Acireale e il Duomo di Taormina.
In particolare a Roma si è esibita presso il Palazzo Barberini, l’Accademia d’Ungheria, l’Auditorium Parco della Musica, l’Accademia Romana dell’Opera, l’Auditorium del Seraphicum, l’Auditorium delle Scuderie Aldobrandini, l’Auditorium Augustinianum in Vaticano, i Giardini di Castel S. Angelo, riscuotendo sempre i più ampi consensi di critica e di pubblico.

Il conte Robinson (basso) – Filippo Fontana
Nato a Udine, si accosta alla musica all’età di 10 anni attraverso lo studio del clarinetto e tiene concerti, come strumentista, in formazione con pianoforte e orchestra da camera.
Comincia a studiare canto con Anna Maria Bicciato e successivamente con Enza Ferrari.
Frequenta il biennio 2009-2011 del corso dell’Accademia del Teatro alla Scala, dove studia con Luigi Alva, Renato Bruson, Mirella Freni, Luciana Serra e i maestri Vincent Scalera e James Vaughan e segue masterclass sull’interpretazione dell’opera brillante con Enzo Dara e di recitazione con Antonio Albanese.
Poco dopo il suo ingresso in Accademia, debutta al Teatro alla Scala cantando il ruolo di Procolo ne Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Donizetti e con lo stesso allestimento va in tournée in Danimarca ad Aalborg. Sempre alla Scala sarà Martino ne L’occasione fa il ladro di Rossini nel 2010 e Taddeo ne L’italiana in Algeri nel 2011.

Finalista di alcuni importanti concorsi, è stato vincitore del 62° Concorso dell’AsLiCo per il ruolo di Beaupertuis ne Il Cappello di paglia di Firenze di Nino Rota, ruolo con il quale si è esibito nei Teatri del Circuito Lombardo.
Nel 2012 ha debuttato al Teatro la Fenice come Batone ne L’inganno felice di Rossini Ha lavorato con direttori d’orchestra quali Antonello Allemandi, Bruno Casoni, Marco Guidarini, Pietro Mianiti, Daniele Rustioni e Yannick Nézet-Séguin.
Per quanto riguarda l’attività concertistica: si è esibito in Italia, Spagna, Russia, Inghilterra, Grecia e Germania accompagnato da Vincent Scalera, James Vaughan a da I cameristi della Scala.
E’ laureato in Scienze e Tecnologie Multimediali presso l’Università di Udine.
Attualmente si sta perfezionando con il M° Roberto Coviello.

Oggetti in scena, Alessandro Mendini

Alessandro Mendini nasce a Milano nel 1931. E’ architetto, designer, artista, teorico e giornalista. Con De Lucchi e Sottsass è il principale teorico e promotore del rinnovamento del design italiano degli anni ottanta. Ha diretto le riviste Casabella, Modo e Domus. Alla fine degli anni settanta è tra i rinnovatori del design italiano sia come intellettuale e autore di scritti sia come membro autorevole del gruppo Alchimia.
Le sue creazioni sono esposte nei musei di tutto il mondo. Il suo lavoro è oggetto di articoli e saggi. Per il valore della sua opera è stato nominato “Chevalier des Arts et des Lettres” in Francia, ha ricevuto l’onorificenza dell’Architectural League di New York e la laurea honoris causa al Politecnico di Milano.
Alla fine del decennio fonda insieme al fratello Francesco l’Atelier Mendini, dove ha progettato le Fabbriche Alessi a Omegna, la nuova piscina olimpionica a Trieste, alcune stazioni di metropolitana e il restauro della Villa Comunale a Napoli, una torre ad Hiroshima, il Museo di Groningen in Olanda, il palazzo per gli uffici Madsack ad Hannover, e un palazzo Commerciale a Lörrach in Germania e numerosi altri edifici in Europa e in America.
Per lo spettacolo “Il matrimonio segreto” l’architetto Alessandro Mendini ha ideato e realizzato la Poltrona di Cimarosa.

Costumi realizzati da Simone Racioppo con Doriana Roio

I sei costumi di scena realizzati per “Il matrimonio segreto” derivano dalla creatività dello stilista abruzzese Simone Racioppo e dalla sua collaboratrice Doriana Roio. Lo stile degli abiti, pur rifacendosi all’epoca in cui è ambientata l’opera buffa di Cimarosa, ha assunto un tono contemporaneo con l’introduzione di particolari cromatici fluo in sintonia con la rivisitazione dell’opera operata da Morgan. Per i personaggi femminili i bustier avranno
lacci e bottoni in colori fluorescenti come le gorgere dei costumi maschili che andranno a contrastare i rasi, i tartan e i cotoni grezzi che fanno da base tessile alle creazioni.

La professione “stylist” per Simone Racioppo inizia ufficialmente nel 2001 con la sua prima sfilata: è la Collezione Cocktail che porta il suo nome ad attirare l’attenzione della responsabile della maison Laura Biagiotti. Simone inizia così la collaborazione nella sede abruzzese della stilista.

Il mondo del privato e quello dello spettacolo continueranno da quel momento a intrecciarsi nella sua produzione creativa.

Prende il via la collaborazione con alcuni atelier abruzzesi e iniziano le creazioni “sposa”.

Le collezioni partecipano agli eventi wedding organizzati nelle cornici più eleganti: il museo Michetti di Francavilla al mare, il teatro D’Annunzio, Piazza Salotto a Pescara in collaborazione con l’Unicef.
 A Roma gli abiti “Simone Racioppo” entrano al “Gilda” con Fioretta Mari e la contessa Silvana Augero. Inizia la sperimentazione con l’“istant fashion” e la collaborazione con la coreografa Fiorenza Quadraro.

La firma approda al mondo televisivo con le creazioni per le attrici della soap “Vivere” di Mediaset, Sara Ricci e Virginia Barret e a i concorsi di bellezza con le selezioni regionali di Miss Adriatico, Miss Mediterraneo e Miss Italia. Le collezioni vengono presentate agli eventi organizzati nelle location di tendenza delle più famose località abruzzesi e a Chieti aprono il concerto di Simona Molinari durante la rassegna “Donne in jazz” 2012.

Nell’estate di quest’anno Simone Racioppo si trasforma in talent scout e inizia a curare a Pescara una rassegna moda per giovani stilisti emergenti. L’offerta di collaborazione con il cantante Morgan lo riporta nel mondo dello spettacolo. Le richieste sono importanti e riguardano l’ambito televisivo con XFactor e il modo del melodramma con l’opera buffa di Cimarosa “Il matrimonio segreto” messo in scena a ottobre con la regia di Morgan.
Per la realizzazione dei sei costumi di scena Simone sceglie come partner creativo una delle stiliste scoperte con la sua rassegna, Doriana Roio con cui inizia una collaborazione imprenditoriale nella sede dell’atelier di Francavilla.
Doriana Roio stylist “Quasi tre anni fa, la decisione di voler cambiare vita professionale, intraprendendo gli studi alla Fashion Academy Pianeta Moda di Pescara. Gli abiti che disegno sono per una donna sensuale, dolce ma nel contempo anche grintosa, padrona della propria indipendenza, raffinata ed elegante, piena di luci e di colori. Fondamentali sono i miei stati d’animo, la realtà che mi circonda, le emozioni che vivo nel quotidiano; gioca un ruolo
fondamentale la parte più istintiva e immediata”

Così Doriana racconta la sua moda, un mix ponderato di stile, sobrietà, glamour e una grande dose di passione: è questa la formula vincente della giovane stilista emergente di Pescara, rivelazione dell’anno grazie alle sue imperanti proposte fashion e trendy. Una miscellanea esplosiva di ingredienti che trovano riscontro unanime nella vasta platea di estimatori delle sue creazioni.