Lavia dirige Attila alla Scala

Stagione d’Opera e Balletto 2010 ~ 2011

20, 22, 24 giugno 2011
2, 4, 6, 8, 12, 15 luglio 2011

ATTILA

Dramma lirico in un prologo e tre atti

Giuseppe Verdi

di

Libretto di Temistocle Solera

(Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano)

Prima rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 17 marzo 1846

Nuova produzione Teatro alla Scala

Direttore NICOLA LUISOTTI

Regia e Luci GABRIELE  LAVIA

Scene Alessandro Camera

Costumi Andrea Viotti

Prezzi: da 187 a 12 euro

Infotel 02 72 00 37 44

teatroallascala.org

Cast e distribuzione:

Attila

Orlin Anastassov (20, 24 giugno – 2, 6, 12, 15 luglio)

Michele Pertusi (22 giugno; 4, 8 luglio)

Ezio

Marco Vratogna (20, 24 giugno – 2, 6, 12, 15 luglio)

Leo Nucci (22 giugno – 4, 8 luglio)

Odabella

Elena Pankratova (20, 24 giugno – 2, 6, 12, 15 luglio)

Lucrecia Garcia (22 giugno – 4, 8 luglio)

Foresto Fabio Sartori

Uldino Gianluca Floris

Leone Ernesto Panariello

Date

lunedì 20 giugno 2011 ore 20 ~ prima rappresentazione – turno F

mercoledì 22 giugno 2011 ore 20 ~ fuori abbonamento

venerdì 24 giugno 2011 ore 20 ~ turno E

sabato 2 luglio 2011 ore 20 ~ turno C

lunedì 4 luglio ore 20 ~ fuori abbonamento

mercoledì 6 luglio 2011 ore 20 ~ turno A

venerdì 8 luglio 2011 ore 20 ~ Riservato agli abbonati dei Teatri del Circuito Lirico

Lombardo

martedì 12 luglio 2011 ore 20 ~ turno D

venerdì 15 luglio 2011 ore 20 ~ turno B

L’OPERA IN BREVE

di Claudio Toscani
dal programma di sala del Teatro alla Scala

Dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner, un dramma ispirato dal nazionalismo germanico, Verdi trasse il soggetto di una delle sue opere giovanili più infuocate: un’opera che di lì a poco avrebbe infiammato le platee risorgimentali, pronte a interpretarla come un invito esplicito alla rivolta contro l’oppressione straniera. Quello trattato da Werner era un tipico soggetto romantico, ambientato in quel Medioevo barbarico che scatenava la fantasia dei letterati coevi e che non mancò di stimolare anche quella di Verdi. Sulla scelta del maestro esercitò, a quanto pare, un forte influsso la lettura di De l’Allemagne di Madame de Staël, in cui è riassunto il dramma di Werner. Incaricato Temistocle Solera della preparazione del libretto, Verdi ricevette gran parte del lavoro, tanto che nell’autunno del 1845 poté stendere la partitura di buona parte dell’opera. Ma Solera, che nel frattempo era emigrato a Madrid, non tenne fede agli impegni: poiché tardava a inviare le ultime scene, Verdi fu costretto a chiedere la collaborazione di Francesco Maria Piave, che effettuò modifiche importanti e stese per intero l’ultimo atto. L’intervento di Piave, alla fine, si rivelò così radicale da provocare il disappunto di Solera e la fine del suo sodalizio con Verdi. Sul dramma originale, il libretto preparato per l’opera di Verdi interviene con decisione. Come di norma nel melodramma italiano, i personaggi sono semplificati nel numero e nella loro dimensione psicologica; il libretto inoltre accentua la componente affettiva con l’esaltazione dei sentimenti di amore, odio e vendetta, esottopone l’intreccio a una forte drammatizzazione. Anche per entrare subito in medias res e per instaurare subito un’alta temperatura drammatica, Verdi decide, dopo aver scritto due sinfonie, di eliminarle limitandosi a un breve preludio. Verdi si prende molta cura nel delineare i personaggi. Un’importanza centrale spetta alla figura di Odabella, responsabile di buona parte dell’attrazione esercitata dal soggetto su Verdi. La sua doppia personalità – guerriera indomita e al tempo stesso fanciulla sensibile agli affetti – assicura l’interesse drammatico del personaggio, senza contare che i sentimenti dai quali è dominato il suo forte temperamento, il desiderio di vendetta e l’amor filiale, sono entrambi spiccatamente melodrammatici. Verdi concepisce la parte per Sofia Loewe (che già era stata la prima Elvira in Ernani), un soprano dotato di estensione e agilità: si spiegano così brani come la sua cavatina d’esordio, eccezionalmente sviluppata e vocalmente impegnativa, che scardina più d’una convenzione melodrammatica facendo già pensare a quella che sarà la vocalità di una Lady Macbeth. Ma il personaggiostimola la fantasia di Verdi anche in altri modi, ad esempio con la strumentazione straordinariamente raffinata che accompagna la sua romanza nel primo atto, “Oh! nel fuggente nuvolo”. Anche gli altri personaggi, del resto, sono tratteggiati con cura. Attila è personaggio non meno complesso, diviso tra la sete barbarica di conquista e il terrore ispiratogli dal soprannaturale; così la scena del sogno e poi l’incontro col vecchio Leone raggiungono una straordinaria concentrazione emotiva. Più convenzionale, semmai, è il tenore Foresto, che incarna lo stereotipo dell’innamorato languido, passivo e ben poco eroico: i suoi interventi corrispondono all’espressione codificata (e convenzionale) del dolore, del rimpianto di una felicità perduta. Della romanza che Foresto intona nell’ultimo atto esistono due versioni alternative, la prima scritta da Verdi per il tenore Nicola Ivanoff (“Sventurato! alla mia vita”) che la eseguì al Teatro Grande di Trieste nell’autunno del 1846, la seconda (“Oh dolore! ed io vivea) per Napoleone Moriani, che la intonò alla Scala nel dicembre dello stesso anno: entrambe corrispondono allo stereotipo dell’amante tradito che si lamenta dell’amata infedele. Nellapartitura verdiana non mancano, comunque, altri motivi di interesse. Tra le pagine più notevoli è la lunga scena che precede la cavatina di Foresto nel Prologo: è pura musica descrittiva (ispirata, a quanto pare, dall’ode sinfonica Le désert di Félicien David), nella quale vengono raffigurati il temporale a Rio Alto, poi il sorgere del sole e le barche cullate dalle onde della laguna; il tutto era accompagnato, secondo le precise indicazioni di Verdi, da effetti di luce accuratamente studiati. Più in generale, l’enfasi posta da Verdi sugli effetti scenico-spettacolari, l’insistenza sulle ampie scene di massa, costituiscono aspetti innovativi nel suo stile e nella sua concezione drammaturgica, e si spiegano – almeno in parte – con il progetto di esportare Attila adattandolo per l’Opéra di Parigi. L’esito della prima rappresentazione, il 17 marzo 1846 al Teatro La Fenice di Venezia, non fu del tutto soddisfacente, malgrado Verdi nutrisse alte aspettative. Le prime parti, pare, non erano in perfetta forma e la loro interpretazione lasciò parecchio a desiderare. L’opera, nondimeno, divenne presto molto popolare, dal momento che interpretava i fermenti che agitavano ampi strati della società italiana e che di lì a poco si sarebbero concretizzati nella rivoluzione del 1848 e nelle guerre risorgimentali. Così per tutti gli anni Cinquanta dell’Ottocento Attila fu sulla breccia nei teatri della Penisola, anche per motivi estranei al suo valore puramente drammatico-musicale. In seguito, anche se l’opera non uscì mai del tutto di repertorio, le rappresentazioni di Attila subirono una forte contrazione, seguendo il destino di tutte le altre opere verdiane precedenti Rigoletto. Spetterà alla renaissance novecentesca restituire all’opera il posto che giustamente le spetta.

IL SOGGETTO

di Claudio Toscani
dal programma di sala del Teatro alla Scala

Prologo

Piazza di Aquileia.

Intorno alla metà del V secolo Attila, capo degli Unni, ha conquistato e distrutto Aquileia.
Il condottiero compare su un carro tra le rovine della città incendiata, sul finir della notte, mentre le sue orde lo acclamano (Introduzione: “Urli, rapine”). Avendo notato un gruppo di vergini italiche, che si sono difese in armi, Attila chiede loro la ragione di tanto coraggio. Gli risponde fieramente Odabella, figlia del signore di Aquileia: il motivo è l’amor di patria (scena e cavatina “Allor che i forti corrono”).
Attila, ammirando il suo valore, le offre una grazia; poiché Odabella chiede una spada, le porge la sua. La giovane esulta, sapendo che con quell’arma potrà un giorno colpire l’oppressore.
Attila si sente attratto da Odabella e ordina che rimanga, con le altre donne, presso il suo campo. Accoglie poi il generale romano Ezio, che propone al nemico di scendere a patti con una spartizione dell’Italia; ma la sua proposta è sdegnosamente rifiutata (duetto “Tardo per gli anni e tremulo”).

Rio Alto nelle lagune adriatiche.

Da alcune capanne esce un gruppo di eremiti, che ricordano la triste notte e pregano il Signore.
Approdano in laguna alcune navicelle, da cui scendono fuggiaschi di Aquileia guidati dal giovane cavaliere Foresto. Questi rivolge il pensiero all’amata Odabella, che sa prigioniera (scena e cavatina “Ella in poter del barbaro!”). Il coro lo esorta alla speranza.

Atto primo

Bosco presso il campo d’Attila.

Gli Unni sono ormai alle porte di Roma e si preparano alla conquista e al saccheggio della città.
È notte; Odabella è sola e può finalmente dare libero sfogo al suo dolore. Nelle nuvole crededi scorgere le immagini del padre e dell’amato Foresto (scena e romanza “Oh! nel fuggente nuvolo”). Questi compare all’improvviso, in abiti barbari, e accusa Odabella di connivenza col nemico; ma la giovane si discolpa, mettendolo al corrente dei suoi propositi di vendetta (scena e duetto “Sì, quell’io son, ravvisami”).

Tenda d’Attila.

Un sogno turba il sonno di Attila: sta per conquistare Roma, quando un vecchio spettrale gli impone di tornare indietro, rispettando un luogo sacro (scena e aria “Mentre gonfiarsi l’anima”).
Ripresosi dallo spavento, Attila chiama i capi del suo esercito e ordina loro di muovere subito alla conquista di Roma. Ma agli squilli di tromba fanno eco voci lontane che intonano un canto sacro.

Il campo d’Attila.

Da una collina scende una processione guidata da Leone, nel quale Attila riconosce lo spettro del sogno. Alle parole del vecchio, Attila, tra lo stupore generale, è preso dal terrore.
Atto secondo

Campo d’Ezio.

L’imperatore Valentiniano ha imposto a Ezio la tregua con gli Unni. Questi legge sdegnato gli ordini giunti da Roma, vagheggiando la riscossa della patria (scena e aria “Dagli immortali vertici”). Si presentano un gruppo di schiavi di Attila, che invitano il generale romano al campo dei barbari. Ezio accetta l’invito. Uno degli schiavi rimane e si rivela essere Foresto. Questi confida a Ezio che Attila sta per essere ucciso e gli chiede di piombare, a un segnale convenuto, sul campo nemico. Ezio esulta per l’avvicinarsi del momento decisivo. Campo d’Attila. Gli ufficiali romani guidati da Ezio, che viene con nuove proposte di alleanza, fanno il loro ingresso al campo di Attila, preparato a festa.
Il capo degli Unni siede a lato di Odabella. Mentre le sacerdotesse intonano una canzone lieta, un soffio di vento spegne le torce, causando lo spavento generale. Foresto indica a Odabella la tazza con il veleno destinata ad Attila, ma questa replica che il barbaro morrà per opera di spada. Le torce vengono riaccese. Odabella ferma Attila, che sta per bere dalla tazza, svelando il tradimento. Foresto si avanza accusandosi del tentativo di avvelenamento. Odabella ottiene per sé la persona del traditore; Attila, impressionato dal gesto della giovane, dichiara che la sposerà
l’indomani. Odabella spinge Foresto a fuggire, mentre gli Unni incitano il loro capo a riprendere le stragi

Atto terzo

Bosco che divide il campo di Attila da quello di Ezio.
Foresto apprende che stanno per avere luogo le nozze di Attila e Odabella; avverte le schiere romane che si tengano pronte a piombare sul campo nemico e, rimasto solo, rimpiange il suo amore perduto (scena e romanza “Che non avrebbe il misero”). Dal campo romano giunge Ezio, pronto all’attacco; compare anche Odabella, che è fuggita dal campo degli Unni e scongiura Foresto di crederle (terzetto “Te sol, te sol quest’anima”).
Ma Attila, che ha inseguito Odabella e la vede tra i nemici, comprende le sue reali intenzioni e le rinfaccia l’ingratitudine (quartetto finale “Tu, rea donna, già schiava”). I Romani intanto danno l’assalto al campo degli Unni. Foresto si lancia per colpire Attila, ma Odabella lo ferma e trafigge lei stessa il capo dei barbari, vendicando così il padre e il suo popolo.

Nicola Luisotti – Direttore

Direttore Musicale dell’Opera di San Francisco e Direttore Principale Ospite della Tokyo Symphony, ha debuttato in ambito internazionale nel 2002 con Il trovatore di Verdi in una nuova produzione alla Staatsoper di Stoccarda. Vanta un primato per le sue esecuzioni di un’opera di Puccini raramente eseguita, La fanciulla del West, al Metropolitan di New York, dove ha diretto, sempre di Puccini, e con grande successo, anche Tosca e La bohème. Tali esecuzioni in occasione del primo centenario della Fanciulla del West gli hanno meritato il Puccini Award dalla Fondazione Festival Pucciniano di Torre del Lago il 10 dicembre 2010.
Fra i suoi impegni operistici nella stagione 2010-11, oltre all’imminente Attila verdiana al Teatro alla Scala: Tosca di Puccini, Die Zauberflöte di Mozart all’Opera di Dresda; Aida di Verdi, Le nozze di Figaro di Mozart, Madama Butterfly di Puccini all’Opera di San Francisco.
La sua attività concertistica nella medesima stagione include esecuzioni con Atlanta Symphony Orchestra, Orchester des Hessischen Rundfunks e Orchestra della Alte Oper di Francoforte, Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, Filarmonica della Scala e Tokyo Symphony, di cui è Direttore Principale Ospite.
All’Opera di San Francisco, di cui è guida stabile, ha diretto acclamate esecuzioni de Il trovatore, Salome di R. Strauss, Otello di Verdi nell’autunno del 2009, La fanciulla del West nel giugno 2010.
I momenti principali della stagione 2009-10 annoverano trionfali esecuzioni di Salome al Teatro Comunale di Bologna, di Così fan tutte di Mozart in esecuzione semiscenica alla Tokyo Symphony, e una nuova produzione di Aida al Covent Garden di Londra.
Ha sollevato entusiastici consensi di critica e di pubblico per le sue esecuzioni alla Royal Opera (Aida, Turandot di Puccini, Madama Butterfly, Il trovatore), al Metropolitan (La bohème, Tosca), all’Opéra di Parigi (La traviata di Verdi, Tosca, Otello), alla Staatsoper di Vienna (Simon Boccanegra di Verdi), al Teatro Carlo Felice di Genova (Un ballo in maschera di Verdi, La fanciulla del West, La traviata, Simon Boccanegra, Il viaggio a Reims di Rossini),
al Teatro La Fenice di Venezia (Madama Butterfly), alla Bayerische Staatsoper di Monaco (Macbeth di Verdi, Tosca), all’Opera di Francoforte (Trittico di Puccini), alla Staatsoper di Stoccarda (Turandot, Tosca, Madama Butterfly, Il trovatore, Otello), al Teatro Real di Madrid (Il trovatore, La damnation de Faust di Berlioz), all’Opera di Los Angeles (Carmen di Bizet, Pagliacci di Leoncavallo), all’Opera di Seattle (Macbeth), al Teatro Comunale di Bologna (Salome), al Teatro San Carlo di Napoli (Attila), alla Suntory Hall di Tokyo (Turandot, Tosca, La bohème, e la trilogia Mozart/Da Ponte: Don Giovanni, Le nozze di Figaro, Così fan tutte).
Ha pure diretto molte delle più importanti formazioni orchestrali a livello internazionale quali: Berliner Philharmoniker, London Philharmonia, San Francisco Symphony, Atlanta Symphony, Tokyo Symphony, NHK Symphony di Tokyo, Staatskapelle di Dresda, Orchester des Bayerischen Rundfunks di Monaco, Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, nonché le orchestre di Amburgo, Budapest e Zagabria.
In occasione delle Olimpiadi del 2008 ha diretto speciali concerti a Pechino con Renée Fleming, Sumi Jo e Ramón Vargas.

La sua discografia include una registrazione completa di Stiffelio di Verdi con l’Orchestra del Teatro Verdi di Trieste, e i “Duets” con Anna Netrebko e Rolando Villazón. In DVD ha registrato dal Metropolitan La bohème con Angela Gheorghiu e Ramón Vargas.

Gabriele Lavia – Regista

Si diploma nel 1963 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma. Tra i suoi primi spettacoli c’è Il drago di Schwarz prodotto dal Teatro Stabile di Genova (stagione 1966-67), con il quale ha uno stretto rapporto di collaborazione dal 2000. È stato condirettore del Teatro Eliseo di Roma (1980-87), Direttore del Teatro Stabile di Torino (1997-2000), dirige la Compagnia Lavia, fondata nel 1989 con Giancarlo Volpi, e dal dicembre 2010 è Direttore del Teatro di Roma. Nel 2004 ha vinto il Premio Olimpici del Teatro per la migliore regia e per il migliore
spettacolo di prosa con L’avaro di Molière.
È stato interprete di numerose produzioni cinematografiche, tra le quali: Girolimoni, il mostro di Parma di Damiano Damiani (1972), Profondo rosso (1975), Inferno (1980) e Non ho sonno (2001) di Dario Argento, Voci di Franco Giraldi (2000), Il quaderno della spesa di Tonino Cervi (2003) e Salvatore-Questa è la vita di Gian Paolo Cugno (2006). La sua prima regia teatrale è Otello di Shakespeare nel 1975. Ad essa fanno seguito numerose produzioni, tra cui: Il misantropo (2000), L’avaro (2003) e Il malato immaginario (2010) di Molière; Riccardo III (1989), Riccardo II (1996), Otello (1994 e 2007), Misura per misura (2007), Molto rumore per nulla (2007) e Macbeth (2009) di Shakespeare; Il sogno di un uomo ridicolo (1994), Una donna mite (1999) e Memorie dal sottosuolo (2006) di Dostoevskij; Scene da un matrimonio (1997) e Dopo la prova (2000) di Bergman; L’uomo, la bestia e la virtù (1992), Il giuoco delle parti (1996) e Non si sa come di Pirandello (1998, suo secondo allestimento); Zio Vanja (1990), Il giardino dei ciliegi (1995) e Commedia senza titolo (1997) di Čéchov; Il duello di Lavia tratto da Kleist (1993); Il padre (1990, nuovo allestimento) e La signorina Giulia (1992) di Strindberg; Il nipote di Rameau (1991) da Diderot; La storia immortale di Lavia tratto da Blixen (2002); Chi ha paura di Virginia Woolf? di Albee (2005); Edipo re (1988 e nuovo allestimento nel 2000) di Sofocle… Esordisce nella lirica alla Piccola Scala firmando la regia di Les pélerins de la Mecque di Gluck (1983) a cui fanno seguito I lombardi alla prima crociata di Verdi (1984 e 1986, Teatro alla Scala), I masnadieri di Verdi (1986), Maria Stuarda di Donizetti (1988), il dittico Cavalleria rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo (1993, Arena di Verona), Luisa Miller di Verdi (2001, Teatro di San Carlo di Napoli), Giovanna d’Arco di Verdi (2008, Teatro Regio di Parma). Ha curato la regia di Salome di R. Strauss, diretta da Nicola Luisotti, in apertura della stagione lirica del Teatro Comunale di Bologna (2010), e la regia di Le nozze
di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte, progetto mozartiano triennale alla Suntory Hall di Tokyo. Tra gli impegni futuri: la ripresa di Salome al Teatro Verdi di Trieste e di Don Giovanni all’Opera di San Francisco.