L’italiana in Algeri si presenta

Di Gioachino Rossini

Libretto di Angelo Anelli

Decimo appuntamento del ciclo

“Prima delle prime”

Stagione 2010/2011 – organizzato dagli Amici della Scala

TEATRO ALLA SCALA
RIDOTTO DEI PALCHI “A. TOSCANINI”
LUNEDI’ 27 GIUGNO 2011 ORE 18.00

Venezia 1813. Dalle onde capricciose delle “turcherie” arriva, spericolata e radiosa, L’italiana in Algeri di Rossini. Alle spalle una tradizione di viaggi fiabeschi tra pirati, tempeste, sultani fastosi tramandati da racconti, teatro, favole in musica. All’arrivo l’opera buffa che garantisce il lieto fine dell’avventura e smitizza alla moderna il sultano generoso, beffato dalla scaltrezza intraprendente della bella italiana. L’aveva già creata il librettista Angelo Anelli, letterato e patriota, per l’opera di Luigi Mosca applaudita alla Scala nel 1808; il libretto passa al 21enne Rossini che poco lo modifica ma ne cambia lo spirito. Tutto tende verso una zona gioiosa di straniamento paradossale del comico
che Stendhal definì “follia organizzata e completa”. C’è l’“oriente”di Mustafà, Bey d’Algeri, annoiato della moglie e desideroso d’una piccante italiana: buffo nobile, focoso e ingenuo. C’è lo schiavo Lindoro, che il Bey è pronto a liberare se sposerà sua moglie. C’è Isabella, che viaggia in cerca dell’amato Lindoro, sbattuta qui dalla tempesta: tempra di contralto rossiniano dalle note gravi possenti. L’accompagna il buffo Taddeo, spasimante di comodo, presentato come “zio”.
Basta un’occhiata su Mustafà per decidere la strategia di seduzione. Ma l’imprevisto scatena il Finale primo. Entrano Lindoro ed Elvira in partenza, e i due innamorati si riconoscono: un palpito di sorpresa e il finale (modificato da Rossini) decolla in confusione vertiginosa, dove ognuno dei personaggi si esprime attraverso l’imitazione di un timbro percussivo, nel gioco infallibile del crescendo rossiniano. Obiettivo diventa la fuga. La seduzione muove un gioco di squadra.
Mossa di Mustafà per farsi amico “zio” Taddeo nominandolo suo “Kaimakan”. Contromossa di Isabella nominare Mustafà suo “Pappataci”: per ottenere amore dovrà solo dormire, mangiare e bere, impassibile. Alla cerimonia dovranno partecipare gli schiavi italiani, che intanto preparano il vascello per fuggire. È il momento solenne, di sfida al pericolo, e l’italiana sprona Lindoro e i suoi con parole che Anelli scrisse patriottiche e Rossini rivolge alte e vibranti al pubblico veneziano che già conquistò e perse la libertà (Pensa alla patria). Prima di concludere la burla esilarante della cerimonia e fulminea partenza.
(F.C.)

Ne parlerà Marco Beghelli, docente di Filologia musicale all’Università di Bologna, nell’incontro “La meccanica del ridere” con ascolti e video.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

Supporto tecnico Meeting Project s.r.l. service audio-video Milano

Giovedì 30 giugno alle 20 cantanti solisti e orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala tornano nella sala del Piermarini, dopo il successo del concerto istituzionale, nel tradizionale appuntamento con la produzione inserita nella stagione scaligera.

Per la prima volta diretti da Antonello Allemandi i giovani interpreti saranno in scena con L’italiana in Algeri di Rossini, nello storico allestimento firmato da Jean-Pierre Ponnelle nel 1973, ripreso da Lorenza Cantini.
Nel ruolo di Isabella torna a calcare il palcoscenico della Scala l’ex allieva Anita Rachvelishvili, acclamatissima Carmen nell’opera inaugurale della Stagione 2009/10, reduce da una serie di importanti affermazioni in teatri come il Metropolitan di New York.
Accanto a lei altri ex allievi come Linda Jung, Simon Lim, Kleopatra Papathelogou, Vincenzo Taormina e i neodiplomati Filippo Fontana, Filippo Polinelli, Valeria Tornatore, Valeri Turmanov e Pretty Yende, per i quali il Progetto Accademia costituisce un banco di prova importante.

Rossini scrive L’Italiana in Algeri nel 1813 nell’arco di poche settimane per il Teatro San Benedetto di Venezia la cui stagione rischiava di essere compromessa dall’inaspettato insuccesso de La pietra del paragone, che alla prima rappresentazione scaligera aveva ricevuto invece un notevole favore.
Il tema de L’italiana in Algeri, ispirato ad un fatto di cronaca milanese (tale Antonietta Frapolli, nobildonna, nel 1805 era stata rapita e portata alla corte del bey di Algeri, Mustafà-ibn-Ibrahim) s’inserisce in una tradizione ancora viva all’inizio dell’800, quella dei soggetti esotici e turcheschi, che presentavano elementi narrativi ricorrenti, quali il rapimento di europei ad opera di un sultano orientale, il serraglio, i tentativi di fuga e infine la liberazione.
Rossini elimina dal libretto di Angelo Anelli, precedentemente musicato da Luigi Mosca ed utilizzato in questa occasione per motivi di tempo, le note sentimentali a favore di quelle comiche, regalando al pubblico un’opera frizzante e piena di energia, in cui la musica, come ricorda la celebre affermazione di Stendhal «non è altro che una follia organizzata e completa».

Per informazioni:
Ufficio Stampa Teatro alla Scala: tel. 02 8879.2412.

Direttore  Antonello Allemandi
Regia, scene e costumi Jean-Pierre Ponnelle
Regia ripresa da Lorenza Cantini

Solisti dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala
Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala

CAST

Mustafà

Michele Pertusi (30 giugno; 1, 5, 7, 11, 14 luglio)
Simon Lim (9, 13 luglio)

Elvira

Pretty Yende (30 giugno; 5, 7, 11, 14 luglio)
Linda Jung (1, 9, 13 luglio)

Zulma

Valeria Tornatore (30 giugno; 5, 7, 11, 14 luglio)
Kleopatra Papathelogou (1, 9, 13 luglio)

Haly

Filippo Polinelli (30 giugno; 5, 7, 11, 14 luglio)
Valeri Turmanov (1, 9, 13 luglio)

Lindoro

Lawrence Brownlee (30 giugno; 5, 11, 14 luglio)
Enrico Iviglia (1, 7, 9, 13 luglio)

Isabella

Anita Rachvelishvili (30 giugno; 5, 7, 11, 14 luglio)
Silvia Tro Santafé (1, 9, 13 luglio)

Taddeo

Vincenzo Taormina (30 giugno; 5, 7, 11, 14 luglio)
Filippo Fontana (1, 9, 13 luglio)

IL SOGGETTO

di Claudio Toscani

Tratto dal programma di sala

Atto primo

Piccola sala comune agli appartamenti del Bey e a quelli di sua moglie.
Nel palazzo di Mustafà, Bey d’Algeri, gli eunuchi del serraglio e la schiava Zulma cercano di consolare Elvira, moglie del Bey, che si lamenta di non essere più amata dal consorte (Introduzione: «Serenate il mesto ciglio»). Mustafà fa il suo ingresso maestoso, si mostra sprezzante nei confronti del sesso femminile e mette a tacere Elvira con modi bruschi. Fa poi uscire tutti e trattiene Haly, capo dei corsari d’Algeri: a lui ordina di convocare il suo schiavo italiano favorito, al quale ha deciso di far sposare – in barba alla legge di Maometto – la moglie Elvira di cui si è stancato. Gli ordina
perentoriamente, inoltre, di trovargli entro sei giorni un’italiana. Lindoro, lo schiavo italiano di Mustafà, sospira per la lontananza dell’amata, della quale non ha più notizie da tre mesi; unica sua consolazione è la certezza che lei gli sia tuttora fedele (Cavatina: «Languir per una bella»). Mustafà comunica la sua decisione a Lindoro. Il giovane tenta di opporsi, ma il Bey dichiara che l’amore non conta nulla e gli chiede i requisiti ideali di una moglie. Lindoro li elenca: corrispondono perfettamente, assicura Mustafà, alle qualità di Elvira (Duetto: «Se inclinassi a prender moglie»).

Spiaggia di mare.

Sulla spiaggia, dalla quale si scorge un battello che ha fatto naufragio, giunge la nave dei corsari algerini, contenti d’aver fatto un eccellente bottino (Coro: «Quanta roba! quanti schiavi!»). Ne discende l’italiana Isabella, che è stata fatta prigioniera, suscitando l’ammirazione generale con la sua bellezza. L’italiana compiange il suo triste destino e la lontananza dell’amato Lindoro, alla ricerca del quale si è messa in viaggio. Ma la disperazione dura poco: Isabella si fa coraggio e si ripropone di affrontare la sorte facendo ricorso alle arti femminili, di cui conosce bene gli effetti
(Cavatina: «Cruda sorte! Amor tiranno!»). Si sentono invocazioni di aiuto: è Taddeo, compagno di viaggio e spasimante di Isabella, che i corsari vogliono far schiavo. Isabella lo salva dichiarandosi sua nipote. Haly intanto si rallegra, pensando all’ordine di Mustafà, e annuncia a Isabella che le toccherà l’onore di abbellire il serraglio del Bey. Isabella rincuora poi lo spaventato Taddeo e gli confessa di essersi messa in viaggio per cercare Lindoro, che ha amato prima di lui; la rivelazione scatena la gelosia dell’innamorato, che irrita a sua volta Isabella. I due bisticciano, ma poi decidono,
di fronte ai pericoli del presente, di accantonare i motivi della discordia (Duetto: «Ai capricci della sorte»).

Piccola sala, come alla scena prima.

Zulma cerca di convincere Elvira e Lindoro ad accettare il matrimonio voluto da Mustafà. Il Bey li invita a partire con un vascello veneziano, che sta per salpare per l’Italia; poi si congeda bruscamente da Elvira. Appreso da Haly della cattura di una bella italiana, Mustafà è impaziente di incontrarla e dà ordini perché sia accolta degnamente (Aria: «Già d’insolito ardore nel petto »).
Elvira è disperata, ma Lindoro la consola: in Italia, una giovane bella e ricca come lei potrà avere tutti i mariti e gli amanti che vorrà.

Sala magnifica.

Gli eunuchi del serraglio inneggiano a Mustafà, fustigatore del gentil sesso (Finale primo: «Viva, viva il flagel delle donne »). Il Bey è impaziente di vedere la bella italiana. Al suo apparire, Mustafà ne è subito conquistato, mentre Isabella capisce che può facilmente vincere la partita; si finge perciò disperata e gli chiede di aiutarla nella disgrazia. Giunge Taddeo, che reclama la nipote; Mustafà ordina di impalarlo, ma poi lo libera per guadagnarsi il favore di Isabella. Elvira, Zulma e Lindoro si presentano per congedarsi definitivamente dal Bey (Tempo d’attacco: «Pria di dividerci da voi, signore»). Lindoro e Isabella si vedono, si riconoscono e si arrestano esterrefatti; nessuno
comprende la ragione del loro stupore (Concertato statico: «Confusi e stupidi »). Isabella, appreso come stanno le cose, ordina che Elvira resti con il suo legittimo sposo e che lo schiavo italiano sia messo al suo servizio. Mustafà prova a opporsi, ma Isabella non esita a mandarlo al diavolo (Tempo di mezzo: «Dite: chi è quella femmina?»). Una scena così incredibile paralizza tutti dallo stupore (Stretta: «Va sossopra il mio/suo cervello»).

Atto secondo

Piccola sala come nell’atto primo.
Gli eunuchi, Elvira, Zulma e Haly commentano allibiti l’accaduto: Mustafà si è fatto abbindolare dalla bella italiana (Introduzione: «Uno stupido, uno stolto»). Il Bey, tronfio e sicuro di sapere come si trattano le donne, ordina di avvisare Isabella che prenderà il caffè con lei. Isabella, intanto, è addolorata perché crede Lindoro infedele; ma l’innamorato la raggiunge, chiarisce l’accaduto e si accorda con lei per ordire qualche raggiro e darsi alla fuga. Lindoro si abbandona poi alla gioia di aver ritrovato l’amata (Cavatina: «Oh come il cor di giubilo»). Mustafà, impaziente, si prepara all’incontro con Isabella. Per darle prova del suo amore nomina Taddeo suo Kaimakan, cioè luogotenente; tra le acclamazioni generali (Coro: «Viva il grande Kaimakan») lo provvede quindi di abiti turchi, turbante e sciabola. Taddeo è costretto, suo malgrado, ad accettare il nuovo ruolo (Aria: «Ho un gran peso sulla testa»).

Appartamento magnifico con una loggia deliziosa in prospetto, che corrisponde al mare.
Isabella si prepara davanti a uno specchio, abbigliandosi alla turca. Rimprovera a Elvira la sua eccessiva sottomissione, la invita a far uso dell’astuzia femminile e le promette di mostrarle come si tratta un simile marito. Poi continua a prepararsi, chiedendo a Venere di renderla più bella agli occhi dell’amato Lindoro (Cavatina: «Per lui che adoro»). Notando l’atteggiamento di Mustafà che la contempla ammirato dalla soglia, Isabella si rallegra tra sé e sé della facile vittoria. Uscita Isabella, Mustafà si accorda con Taddeo, che dovrà lasciare la stanza al segnale di uno starnuto. All’arrivo di Isabella il Bey le presenta il Kaimakan; poi comincia a starnutire, ma Taddeo fa il finto sordo e
ignora sia il segnale convenuto sia l’irritazione crescente di Mustafà (Quintetto: «Ti presento di mia man»).

Piccola sala, come alla scena prima dell’atto secondo.

Haly, che ha constatato l’abilità delle donne italiane, commenta compiaciuto l’accaduto (Aria: «Le femmine d’Italia»). Taddeo intanto rivela a Lindoro di essere l’amante di Isabella e non lo zio; ma il giovane non gli crede e si fa beffe di lui. Giunge Mustafà, infuriato; Lindoro lo calma dicendogli che Isabella, come prova del suo affetto, intende nominarlo Pappataci: un titolo riservato, in Italia, a un amante infaticabile, che altro non deve fare se non mangiare, bere e dormire (Terzetto: «Pappataci!
che mai sento!»). Zulma parla intanto con Haly e lo rassicura sulle intenzioni di Isabella, che vuole organizzare per gioco una festa in onore di Mustafà.

Appartamento magnifico.

Lindoro informa Taddeo che Isabella ha ottenuto la partecipazione di tutti gli italiani alla cerimonia di investitura di Mustafà. Gli italiani si dichiarano pronti ad affrontare ogni pericolo (Coro: «Pronti abbiamo e ferri e mani»); Isabella invita Lindoro all’azione e lo esorta a pensare alla patria, che rivedrà fra poco (Rondò: «Pensa alla patria, e intrepido»). Lindoro presenta a Mustafà gli italiani abbigliati da Pappataci (Finale secondo: «Dei Pappataci s’avanza il coro »); anche il Bey viene rivestito degli stessi abiti ed è invitato a prestare la formula di giuramento, ripetendo parola per
parola ciò che gli legge Taddeo. Mentre l’investitura è in corso, Isabella e Lindoro si scambiano segrete effusioni.

Mustafà se ne accorge, ma come Pappataci – gli ricorda Taddeo – deve fingersi muto e sordo.
Appare un vascello, condotto da marinai e schiavi europei che chiamano a raccolta gli italiani.
Isabella e Lindoro si avviano con gli altri. Taddeo comprende finalmente l’identità di Lindoro e vorrebbe far intervenire Mustafà: ma questa volta è il Bey che lo invita a essere muto e sordo, ricordando il giuramento dei Pappataci. Quando Mustafà si accorge finalmente dell’inganno, chiama a raccolta i suoi uomini, che però sono tutti ubriachi: si rassegna allora a tornare all’amore di Elvira, dichiarando di non volerne più sapere delle italiane.

ACCADEMIA DI PERFEZIONAMENTO PER CANTANTI LIRICI

L’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici costituisce una delle eccellenze della proposta didattica dell’Accademia Teatro alla Scala, ente di caratura internazionale che nel 2011 festeggia i suoi primi dieci anni.
Presieduta da Pier Andrea Chevallard e diretta da Luisa Vinci, l’Accademia, attraverso quattro dipartimenti -Musica, Danza, Palcoscenico- Laboratori, Management- forma tutti i profili professionali legati al teatro musicale, avvalendosi
della docenza dei migliori professionisti del Teatro alla Scala e dei più qualificati esperti del settore.
Sono più di 40 i percorsi formativi per cantanti lirici, professori d’orchestra, maestri collaboratori, ballerini, scenografi, costumisti, truccatori e parrucchieri, sarti, attrezzisti, meccanici, falegnami, macchinisti, lighting designer, fotografi di scena, manager, tecnici del suono, videomaker. Con l’acquisizione, nell’ambito dell’offerta formativa, dello
storico Coro Voci Bianche del Teatro alla Scala l’Accademia consta attualmente di 1.000 studenti. L’iter didattico, fondato su una modalità d’insegnamento che privilegia il contatto diretto con il mondo del lavoro, consente agli allievi di acquisire quotidianamente “sul campo” competenze che vengono accresciute attraverso un’intensa esperienza di stage. La realizzazione del “Progetto Accademia”, un’opera che annualmente viene inserita nella stagione del Teatro alla Scala, a cui concorrono gli allievi di molti dei corsi attivi, costituisce un’importante occasione di confronto e di verifica, che va ad affiancarsi alle notevoli opportunità offerte nel corso dell’attività didattica: concerti, spettacoli, esposizioni, seminari.

Fondata da Riccardo Muti nel 1997 con l’obiettivo di dare continuità storica alla tradizione lirica italiana, l’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici raccoglie l’eredità della gloriosa scuola dei “Cadetti della Scala” voluta da Arturo Toscanini nel 1950. Il percorso didattico dell’Accademia si è arricchito nel corso degli anni della presenza di numerosi docenti di fama internazionale quali Leyla Gencer (Direttore Artistico, scomparsa nel 2008), Luis Alva, Renato Bruson, Mirella Freni, Luciana Serra e maestri preparatori quali Vincenzo Scalera e James Vaughan. Numerose le masterclass tenute, fra gli altri, da Teresa Berganza, Enzo Dara, Christa Ludwig, Leo Nucci, Renata Scotto e Shirley Verrett. Lo studio quotidiano si intreccia costantemente con l’inserimento degli allievi nelle produzioni scaligere. Particolare
importanza riveste inoltre l’attività concertistica – in Italia e all’estero – e la realizzazione di produzioni operistiche come il “Progetto Accademia”. Fra le ultime produzioni con la partecipazione degli allievi si ricordano nel 2008 Le nozze di Figaro, per la regia di Giorgio Strehler, nel 2009 Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Donizetti per la regia di Antonio Albanese e la direzione di Marco Guidarini e nel 2010 L’occasione fa il ladro di Rossini opera diretta da Daniele Rustioni, nell’allestimento di Jean-Pierre Ponnelle. Fra gli ex allievi, mirabili interpreti nei maggiori teatri nazionali ed esteri, vale la pena ricordare i soprano Serena Farnocchia, Carmen Giannattasio, Anja Kampe, Irina Lungu, Nino Machaidze, Teresa Romano, i mezzosoprano Ketevan Kemoklidze, Anita Rachvelishvili, Nino Surguladze, il contralto Sonia Prina, i tenori Thiago Arancam, Leonardo Cortellazzi, Giuseppe Filianoti, i baritoni Simon Bailey, Fabio Capitanucci, Massimo Cavalletti, Christian Senn, Vincenzo Taormina, i bassi Carlo Malinverno, Giovanni Battista Parodi, Dejan Vatchkov.

ORCHESTRA ACCADEMIA TEATRO ALLA SCALA
L’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala si è formata nell’ambito dei Corsi di perfezionamento finalizzati all’inserimento di giovani e valenti strumentisti nelle più importanti compagini orchestrali, in Italia e all’estero. Sotto la guida di stimati musicisti e delle Prime parti dell’Orchestra del Teatro alla Scala, i corsi prevedono lezioni individuali di strumento, musica da camera, sezioni d’orchestra, esercitazioni orchestrali. Gli allievi si sono esibiti a Milano al Teatro alla Scala, al Piccolo Teatro, al Teatro Dal Verme, al Teatro Donizetti di Bergamo, al Teatro Verdi di Brindisi, al Teatro Grande di Brescia, al Conservatorio di Torino, al Teatro Greco di Pompei, nell’ambito di Festival MiTo Settembre Musica (edizione 2008; 2009, 2010), Ravello Festival (edizione 2010), e in numerose tournée, tra le quali si segnalano: nel 2008 negli Emirati Arabi (Al Ain ed Abu Dhabi), nel 2009 in Danimarca (Aalborg) e nel 2010 in Russia (Mosca e San Pietroburgo). Ogni anno l’orchestra partecipa al “Progetto Accademia”, un’opera inserita nella stagione
scaligera interamente affidata agli allievi e ad alcune produzioni per il Corpo di Ballo: fra le più recenti si ricordano il balletto Il pipistrello, con la coreografia di Roland Petit, tre titoli mozartiani – Ascanio in Alba, Così fan tutte, Le nozze di Figaro-, Serata Petit, Sogno di una notte di mezza estate, con la coreografia di George Balanchine, Le convenienze ed inconvenienze teatrali di Donizetti e L’occasione fa il ladro di Rossini. Alla direzione si sono avvicendati, fra gli altri, Giovanni Antonini, Ottavio Dantone, Christopher Franklin, Marco Guidarini, Nicola Luisotti, Enrique Mazzola, Pietro Mianiti, Stefano Ranzani, Daniele Rustioni. Nel 2011 l’orchestra e i cantanti dell’Accademia saranno in tournée con L’occasione fa il ladro diretta da Daniele Rustioni a Reggio Emilia, Treviso, Ravenna e Piacenza.

ANTONELLO ALLEMANDI

Dopo il debutto a 21 anni al Maggio Musicale Fiorentino, inizia la sua carriera internazionale che lo porta a esibirsi sul podio di importanti orchestre, quali Wiener Staatsoper, Opéra National de Paris, Théâtre des Champs-Élysées, Covent Garden, Metropolitan, Deutsche Oper di Berlino, Bayerische Staatsoper di Monaco, Teatro Real de Madrid, Gran
Teatre del Liceu di Barcellona, Bunka Kaikan di Tokyo, Rossini Opera Festival di Pesaro, Festival Verdi di Parma e Festival de Santander… Ha collaborato anche con alcune fra le maggiori compagini orchestrali italiane (le quattro Orchestre RAI, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra Verdi di Milano, l’Orchestra Regionale Toscana, i Pomeriggi Musicali di Milano…) nonché con orchestre in Francia, Spagna, Germania e Svizzera. In Giappone ha diretto concerti alla Suntory Hall, al Tokyo Art Space e al Bunka Kaikan (Le sacre du printemps di Stravinskij, la Messa da Requiem di Verdi, la Sinfonia n. 5 di Prokof’ev). Per cinque anni è stato Direttore Musicale dell’Orchestre Colonne a Parigi. Nell’anno delle Celebrazioni Verdiane ha diretto la “Maratona Verdiana” (da Nabucco a
Falstaff) al Festival di San Sebastián e Nabucco all’Arena di Nîmes. Tra i titoli d’opera che ha diretto: I puritani (Wiener Staatsoper), Il barbiere di Siviglia (Wiener Staatsoper, Novaja Opera di Mosca), L’elisir d’amore (Teatro Regio di Torino, Wiener Staatsoper, Staatsoper di Berlino), Un ballo in maschera (Opéra National de Paris, Seattle Opera), Il barbiere di Siviglia (Covent Garden), Il pirata e Werther (Deutsche Oper di Berlino), Tosca (Opéra National de Paris, Deutsche Oper di Berlino, Opéra de Massy, Houston Grand Opera, Seattle Opera), Cavalleria rusticana (Teatro dell’Opera di Colonia, St. Gallen), Pagliacci (Teatro dell’Opera di Colonia), Carmen (Teatro dell’Opera di Colonia, Opernhaus di Lipsia, a La Coruña e a Santander), La traviata (Wiener Staatsoper, Teatro dell’Opera di Colonia, Stockholm Royal Opera, Bunka Kaikan, Bayerische Staatsoper di Monaco), L’italiana in Algeri (Bayerische Staatsoper di Monaco, Teatro Mégaron di Atene), Don Carlo (Teatro Real di Madrid, per il Centenario Verdiano), Lucia di Lammermoor (Grand Théâtre de Genève, Teatro Comunale di Bologna, Liceu di Barcellona, Roma), La Cenerentola (Metropolitan di New York), La Gazzetta e Il turco in Italia (Rossini Opera Festival), Turandot (New National Theatre di Tokyo e Opera di Bilbao), Messa di Gloria di Puccini (Bilbao e San Sebastián), Aida (Deutsche Oper di Berlino e Semperoper di Dresda), La bohème (Semperoper di Dresda, Portland Opera, Teatro Bol’šoj di Mosca), Madama Butterfly (Seattle Opera), Il trovatore (Wiener Staatsoper, Seattle Opera, Teatro Municipale di Piacenza), Falstaff (May International Festival di Wiesbaden) e Le nozze di Figaro (Seattle Opera). Ha inaugurato la stagione 2010-11 con Il trittico e Norma al Croatian National Theatre di Zagrabia. In seguito ha diretto un concerto sinfonico con l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano, L’elisir d’amore all’Opéra de Lille e Il turco in Italia alla Staatsoper di Berlino. In
campo discografico ha registrato la prima esecuzione moderna di Alina e Le convenienze e inconvenienze teatrali, Elvida e Francesca di Foix di Donizetti, Maria Stuarda di Mercadante, Ernani (cd e dvd), Simon Boccanegra live dal Festival di Santander (2003) e Il turco in Italia (cd e dvd) live dal Rossini Opera Festival di Pesaro. A Bilbao, dove ha diretto ben ventisette titoli d’opera, gli è stata conferita la medaglia d’oro in occasione del cinquantesimo anniversario dell’ABAO, riconoscimento dato anche a Ettore Bastianini (1958), Mirella Freni (1975) e Alfredo Kraus (1985).