DON GIOVANNI PER LA PRIMA VOLTA ALL’ARENA

DON GIOVANNI

di Wolfgang Amadeus Mozart
Arena di Verona
giugno 22 (Prima), 29 – ore 21.15
luglio 6, 12, 18, 25 – ore 21.15

Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart inaugura il 90° Festival lirico 2012 all’Arena di Verona. Il nuovo allestimento è affidato al Maestro Franco Zeffirelli per regia e scene, i costumi a Maurizio Millenotti. Sul podio areniano torna l’applauditissima bacchetta del M° Daniel Oren.

Coreografia di Maria Grazia Garofoli, lighting designer Paolo Mazzon.

Don Giovanni, titolo e compositore assolutamente inediti per il palcoscenico dell’Arena di Verona, rappresenta una grande sfida per la Fondazione Arena di Verona accolta con entusiasmo dal Maestro Zeffirelli. Il regista si cimenta con questo titolo per la nona volta nella sua lunga carriera, dal 1957: una follia, dice, ma con la consapevolezza che «l’Arena è il luogo dei miracoli teatrali e delle verità rappresentative rare ed inattese».

Del resto «un capolavoro è sempre un’occasione nuova, ogni volta che si alza il sipario», ama citare il Maestro. E per Zeffirelli, come per Goethe, Don Giovanni è la più bella opera mai composta, un mistero insoluto in grado di dare sfogo ad infiniti spunti interpretativi ed emotivi, e che grazie a melodie molto conosciute può rivelarsi un titolo assai popolare, nonostante la partitura difficile per i vasti spazi dell’anfiteatro.

Sono impegnati nel capolavoro mozartiano, dal 22 giugno per 6 serate fino al 25 luglio, grandi artisti del panorama lirico internazionale. Nel ruolo di Don Giovanni vedremo alternarsi voci che hanno fatto di questo titolo il proprio cavallo di battaglia: Ildebrando D’Arcangelo (22 e 29 giugno – 6 e 25 luglio) ed Erwin Schrott (12 e 18 luglio). Le tre donne sedotte saranno interpretate da Anna Samuil per Donna Anna, Carmen Giannattasio (22 e 29 giugno – 6 luglio) e Maria Agresta (12, 18 e 25 luglio) come Donna Elvira, e Geraldine Chauvet (22 e 29 giugno – 12 e 18 luglio) e Christel Lötzsch (6 e 25 luglio) per Zerlina. Nei panni del servo Leporello Bruno de Simone (22 e 29 giugno – 18 e 25 luglio) e Marco Vinco (6 e 12 luglio). Don Ottavio sarà per tutte le recite Saimir Pirgu, il geloso Masetto Vincenzo Taormina (22 e 29 giugno – 6 luglio), che si dà il cambio con Deyan Vatchkov (12, 18 e 25 luglio). Il Commendatore, che alla fine dell’opera tornerà come Convitato di pietra a punire il protagonista, sarà interpretato da Gudjon Oskarsson.

In scena i complessi artistici – Orchestra, Coro e Corpo di ballo – e tecnici dell’Arena di Verona insieme alle numerose comparse. Dirige il Coro il M° Armando Tasso, il Corpo di ballo Maria Grazia Garofoli, Direttore degli Allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia.

Si ringrazia Rubelli per la fornitura dei tessuti dei costumi di Don Giovanni.

Il dissoluto punito o sia il Don Giovanni, come recita il titolo originale dell’opera, è un dramma giocoso in due atti su libretto di Lorenzo Da Ponte, composto da Mozart nel 1787 e rappresentato per la prima volta, con intramontabile successo, a Praga il 29 ottobre di quell’anno. Dell’opera buffa ha tutte le caratteristiche, con il suo realismo ed i personaggi popolari, ma con l’aggiunta del sovrannaturale: la statua che, invitata a cena da Don Giovanni, lo trascinerà alla dannazione eterna. E sarà proprio questa commistione di tragico e comico a mostrare due facce della medesima realtà. Don Giovanni è un’opera di grandi verità e immense bugie: basta solo un po’ di cuore e sensibilità per venirne travolti. Come, ironia della sorte, ne è stato attirato anche il più celebre avventuriero del Settecento, Giacomo Casanova, che fece una variante della scena di Leporello messo alle strette dagli altri personaggi, nel secondo atto.

Per ambientare la vicenda, che prevede un susseguirsi di scenari sempre diversi, Franco Zeffirelli trasforma l’Arena di Verona in un maestoso palazzo, “teatro del mondo” per l’aristocratico di fine Settecento, di cui vediamo la facciata come struttura scenica unica che cambia aspetto a seconda delle situazioni. La messa in scena ci mostra un Don Giovanni sempre in fuga, che non sembra agire nel presente, ma in una dimensione distante, quasi superiore a quella umana. È un dio dell’amore carnale, un re degli uomini che non può vivere senza esercitare la sua prepotenza maschile. È molto più di un seduttore o della sostantivazione del nome in “dongiovanni”. Ma quella rappresentata nell’opera si potrebbe definire una sessualità declinante, raccontata negli ultimi fotogrammi in una serie di insuccessi fino alla dannazione eterna, che fa del protagonista solo un umanissimo «dissoluto punito», un’apoteosi invertita di punizione.