Alceste debutta a La Fenice

Alceste di Christoph Willibald Gluck

Per celebrare il tricentenario della nascita di Christoph Willibald Gluck (Erasbach, Palatinato bavarese, 1714 – Vienna 1787), la Fondazione Teatro La Fenice propone come settimo titolo della Stagione lirica 2014-2015 la prima rappresentazione a Venezia di Alceste, opera manifesto della cosiddetta ‘riforma gluckiana’ (accanto ad Orfeo ed Euridice), rappresentata per la prima volta al Burgtheater (il Teatro di corte) di Vienna il 26 dicembre 1767 ma sinora mai andata in scena nella città lagunare.

Non «dramma per musica» (come in Metastasio) ma «tragedia per musica» in tre atti ispirata all’omonima tragedia di Euripide, dedicata dal librettista Ranieri de’ Calzabigi a Maria Teresa d’Austria, da poco vedova dell’imperatore Francesco I Stefano, Alceste debutterà al Teatro La Fenice venerdì 20 marzo 2015 alle ore 19.00 in un nuovo allestimento basato sulla versione italiana originale dell’opera (Vienna 1767), anziché sulla più nota versione francese, che Gluck presentò all’Opéra di Parigi il 23 aprile 1776 e che rimase in repertorio (anche ritradotta in italiano) per tutto l’Otto e il Novecento.

L’allestimento, coprodotto dalla Fondazione Teatro La Fenice con la Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, sarà opera di Pier Luigi Pizzi, che dopo le famose produzioni del 1966 a Firenze (versione ibrida in italiano, con la regia di Giorgio De Lullo), del 1984 a Ginevra (versione francese) e del 1987 alla Scala (versione originale italiana, diretta da Riccardo Muti), tornerà una quarta volta su Alceste, firmandone regia, scene e costumi. Col maestro Pizzi collaboreranno Vincenzo Raponi per le luci e Roberto Pizzuto per i movimenti coreografici. «L’opera di Gluck – afferma il regista – affronta un importante mito che risale ai tempi di Euripide. Per rappresentarlo ho scelto un approccio ‘classico’, rifacendomi a una certa tradizione propria di quest’opera: la Tessaglia in cui si svolge l’azione è un luogo della mente, che evoca i diversi stati d’animo della protagonista, dalla volontà di sacrificarsi per il suo sposo alla disperazione che deriva da questa sua decisione estrema».

Il maestro francese Guillaume Tourniaire dirigerà l’Orchestra e il Coro del Teatro La Fenice (maestro del coro Claudio Marino Moretti), e un cast che vedrà nei due ruoli principali del re di Tessaglia Admeto e della regina Alceste il tenore Marlin Miller e il soprano Carmela Remigio, affiancati dal tenore Giorgio Misseri e dal soprano Zuzana Marková nei ruoli dei confidenti Evandro e Ismene, dal baritono Armando Gabba nei ruoli del banditore e dell’oracolo, e dal baritono Vincenzo Nizzardo in quelli di Apollo e del gran sacerdote di Apollo. I ruoli dei due giovinetti Eumelo e Aspasia, figli di Admeto e Alceste, saranno affidati alle voci bianche di Ludovico Furlani, Ernesto Gemperle, Tanja Plaisant e Anita Teodoro, preparati da Diana D’Alessio maestro del coro dei Piccoli Cantori Veneziani.

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La prima di venerdì 20 marzo 2015 (turno A), trasmessa in diretta su Rai Radio3, sarà seguita da quattro repliche, domenica 22 (turno B) alle 15.30, martedì 24 (turno D) e giovedì 26 (turno E) alle 19.00, e sabato 28 (turno C) alle 15.30. La pomeridiana di domenica 22 rientra nell’iniziativa «La Fenice per la città», rivolta ai residenti nel comune di Venezia e organizzata in collaborazione con le Municipalità del Comune.

L’opera sarà proposta, come già accennato, nel testo originale italiano di Ranieri de’ Calzabigi (edizione critica Bärenreiter), con sopratitoli in italiano e in inglese.

La recita di domenica 22 marzo sarà trasmessa in diretta e sarà successivamente disponibile sempre gratuitamente per 12 mesi, sulla piattaforma web CultureBox  culturebox.francetvinfo.fr/live), nell’ambito della collaborazione tra Fondazione Teatro La Fenice, Oxymore, Mezzo e France Télévisions. L’opera sarà successivamente trasmessa integralmente anche sulle reti televisive Mezzo e France 2.

Frutto della stretta (e inedita, per l’opera italiana) collaborazione tra il librettista Ranieri de’ Calzabigi, il compositore Christoph Willibald Gluck e il coreografo Jean-Georges Noverre, con la supervisione del principe Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg, cancelliere della corte imperiale e protagonista di lungo corso della politica teresiana e del giuseppinismo illuminato, Alceste, tragedia per musica in tre atti ispirata al soggetto euripideo conosciuto attraverso la traduzione francese di Pierre Brumoy, fu ideata e composta tra il 1765 e il 1767 e andò in scena il 26 dicembre 1767 al Burgtheater di Vienna, come apertura della stagione 1767-1768 del teatro di corte.

È Alceste, ancor più di Orfeo ed Euridice rappresentato nello stesso teatro cinque anni prima, il vero manifesto della cosiddetta riforma gluckiana, non solo per le ampie proporzioni dell’opera, per il cast nutrito (contro i tre soli personaggi di Orfeo) o per l’orchestrazione possente, ma soprattutto per la concezione formale del dramma, che sostituisce l’usuale alternanza di recitativi e numeri chiusi con una struttura ‘a pannelli’ in cui la ripresa dello stesso materiale musicale crea ampie campiture musicali tra una scena e l’altra o all’interno della stessa scena. Per tacere della celeberrima prefazione (firmata da Gluck, ma scritta da Calzabigi) alla prima edizione a stampa della partitura pubblicata a Vienna nel 1769, in cui vengono sintetizzati i fondamenti della riforma: il rifiuto del virtuosismo vocale fine a se stesso; la preminenza della retorica del testo sulle norme d’uso dell’intonazione musicale; una sinfonia d’apertura legata alla vicenda e ad essa introduttiva; l’eliminazione del divario tra recitativo e pezzo chiuso; una «bella semplicità» di stile che idealmente collega Gluck alle idee generali sull’arte del proprio tempo (la Storia delle arti e del disegno presso gli antichi di Johann Joachim Winckelmann era stata da poco pubblicata a Dresda).

Dopo Alceste, e dopo Paride ed Elena del 1770, il gruppo dei riformatori viennesi si disperde. Gluck si trasferisce a Parigi. Nel 1774, all’Académie royale de musique va in scena Iphigénie en Aulide, seguita a stretto giro da una nuova versione francese di Orfeo: Orphée et Eurydice. Nel 1776 toccherà ad Alceste debuttare sulle scene francesi in una nuova foggia, con numerose varianti rispetto al testo originale. Ad Alceste guarderà come un modello Mozart, che tra il 1778 e il 1779 intonerà il recitativo e l’aria di presentazione di Alceste «Popoli di Tessaglia» – «Io non chiedo, eterni dei». Hector Berlioz, fan entusiasta di Gluck, curerà due allestimenti di Alceste all’Opéra nel 1861 e – in forma più completa – nel 1866. Nel proprio trattato di orchestrazione additerà come esempio sommo la pantomima dall’atto primo di Alceste, e in un suo articolo così si esprime: «Gluck, il compositore di Alceste, era di certo lontano dal possedere l’abilità, la conoscenza dell’armonia, e il talento compositivo che la Natura e il caso diedero a Haydn. Ma considerate quale calore, quale vita, quale passione, quale profondo sentimento, quale poesia promanano! Niente in musica tocca più il cuore dell’angoscia di Alceste, niente è più schietto e spontaneo della gioia dei Tessali; niente è più terrificante della scena dell’oracolo, o più fantastico della rapida pulsazione del recitativo “Ove fuggo, ove m’ascondo”. E cosa, infine, potrebbe essere più colossale nella concezione e nella forma, nel sentimento e nell’esecuzione, dell’aria “Ombre, larve”?».

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