Riapre Ravenna Festival: Nobilissima Visione

MUSICA E PAROLE PER LA ‘NOBILISSIMA VISIONE’
La XXIII edizione di Ravenna Festival si apre sabato 9 giugno con un’intensa giornata dedicata alla spiritualità.

Quel cammino verso la spiritualità e il trascendente che Ravenna Festival ha iniziato molti anni or sono, trova una propria espressione piena in questa XXIII edizione intitolata ‘Nobilissima Visione’ e dedicata al millenario della fondazione del Sacro Eremo di Camaldoli a opera di Romualdo di Ravenna. La manifestazione inaugura sabato 9 giugno, con una giornata alla scoperta del monachesimo e della dimensione religiosa e meditativa dell’esistenza. Sei gli eventi in programma, a partire dalle 18 fino a notte inoltrata, con una varietà di linguaggi che va dalla parola alla musica.

In apertura, alle 18 (ingresso libero) nella Sala Muratori della Biblioteca Classense, antichissima libreria camaldolese, si potrà ascoltare la testimonianza dell’uomo di fede che ha raccolto l’eredità di Romualdo: Alessandro Barban, Priore Generale dei monaci camaldolesi, introdurrà il pubblico alla ‘Nobilissima Visione’ tradotta nell’attualità di una riflessione su ‘Contemplazione, profezia e libertà’.

Al termine della conversazione un ulteriore momento di riflessione: “Silenzio” con brani letti da Franco Costantini, a partire dall’epigrafe “Et tacet et clamat vocalis pagina quidnam in muto semper personat ore? Tace (La pagina scritta tace e grida: che cosa risuona nella bocca muta? Taci!)” riprodotta nella parete del corridoio grande della Classense.

Nel pellegrinaggio tra la Biblioteca e Sant’Apollinare Nuovo, di fronte alla Chiesa di Sant’Agata (via Mazzini) gli spettatori saranno raggiunti dai ‘rumori’ spiazzanti del paesaggio sonoro del porto, grazie all’installazione ‘In Sirenis’; di Giovanni Lami.

Sarà poi la basilica di S.Apollinare Nuovo (ore 21) a trasformarsi in magnifica scenografia per il ‘Vespro della Beata Vergine’ del monaco camaldolese Orazio Tarditi con l’ensemble corale e strumentale La Stagione Armonica diretto da Sergio Balestracci. Balestracci ha allestito un intero Vespro mariano attingendo alle composizioni di Tarditi, uno fra i più prolifici compositori di musica sacra italiani del Seicento e, se si vuole, una sorta di globetrotter dell’Italia musicale. Orazio Tarditi (Roma 1602-Forlì 1687), ordinato monaco camaldolese a Ravenna (anzi, a Classe) nel 1617, a ventidue anni è in Toscana come organista nella Cattedrale di Arezzo. Nel 1629 lo si ritrova nella chiesa di San Michele a Murano e, otto anni dopo, nel 1637, ritorna in Toscana come organista della cattedrale di Volterra. Tarditi trascorre il resto della carriera come maestro di cappella nella cattedrale di Forlì nel 1639, poi in quella di Iesi tra il 1644 e il 1645 e infine, dal 1647 al 1670, nella cattedrale di Faenza.

Al termine del concerto questa inaugurazione itinerante porterà il pubblico alla Tomba di Dante per la lettura del XXI Canto del Paradiso a cura degli insegnanti e degli studenti che aderiscono al progetto ‘Dante in rete’.

Infine, in un cammino anche reale, che rievoca i pellegrinaggi dell’anno Mille, l’intensa giornata si concluderà nella severa Basilica di San Francesco (alle 23) con i Canti della Passione in Sicilia: ‘La via dolorosa’, con i Fratelli Mancuso, i Lamentatori di Marianopoli e Memento Domini di Mussomeli, esempio del ‘repertorio popolare’ siciliano legato alla Settimana Santa.
Il repertorio popolare siciliano, in particolare quello religioso, ancor più quello legato ai riti della Settimana Santa che in Sicilia sono il fulcro dell’anno liturgico e della vita comune, è di una complessità inusitata rispetto al cliché della stornellata da carrettiere di mascagnana memoria. Si scopre ad esempio che esiste una ben precisa divisione del repertorio musicale: da un lato i canti monodici devozionali o processionali; dall’altro i canti polifonici concepiti tanto per la liturgia vera e propria quanto per quella forma liturgica tutta siciliana che è la processione ‘spettacolarizzata’, fatta di confraternite dalle vesti variopinte, di statue condotte su sontuosissime portantine, di reliquiari esposti sotto pesanti baldacchini, di fedeli silenziosamente attenti e compunti. Questo prezioso materiale viene interpretato a Ravenna Festival dai fratelli Enzo e Lorenzo Mancuso (già apprezzati a Ravenna per la loro partecipazione a “Rumore d’acque” del Teatro delle Albe, fortunata produzione del Festival) che, grazie ai loro raffinati lavori, basati appunto sul recupero di materiali e moduli esecutivi della tradizione, filtrati e reinventati in uno stile personale, sono ritenuti vere e proprie icone culturali della Sicilia.

Info. 0544 249244 – ravennafestival.org
Biglietto ingresso a S.Apollinare Nuovo, valido anche per San Francesco: 20 euro intero (18 ridotto).

“I giovani al festival”: under 14 (con adulto) € 5 | 14-18 anni 50% sulle tariffe ridotte | Under 26 tariffe ridotte