Presentato il catalogo di Ravenna Festival

Il libro di Ravenna Festival 2012 e ‘La figura dell’Orante’ di Guido Guidi

 L’inaugurazione del Punto d’incontro di Ravenna Festival al Teatro Alighieri (aperto tutti i giorni dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 17 allle 20) è stata l’occasione per la presentazione ufficiale del libro del Festival 2012 e della pubblicazione ad esso allegata “La figura dell’Orante” primo di una serie di quaderni di appunti e visivi di Guido Guidi a cui il Festival ha affidato l’immagine dell’edizione 2012.

Anche quest’anno il libro del Ravenna Festival si propone di creare una polifonia di voci che consentano di svilupparne e declinarne il tema, mettendone in rilievo le varie sfaccettature, ed il fitto contrappunto di sottotemi e derivazioni. Com’è noto il percorso tematico del festival prende avvio da un nucleo centrale, un cuore pulsante rappresentato dal millenario della fondazione del Sacro Eremo di Camaldoli ad opera di Romualdo di Ravenna. L’eredità romualdina, la sua attualità ed il significato stesso del monachesimo nella società secolarizzata del terzo millennio sono indagati negli scritti del Priore generale dei monaci camaldolesi, Alessandro Barban (a partire dal titolo stesso del festival “Nobilissima visione”), dei monaci camaldolesi Roberto Fornaciari e Salvatore Frigerio (quest’ultimo con un saggio sulla presenza e l’importanza della foresta nella spiritualità camaldolese) con riflessioni sulla natura della spiritualità e spiritualità della natura) e di Donatino Domini, già direttore della Biblioteca Classense (sulla Ravenna dell’anno Mille). È poi la volta di altre figure, di estrema pregnanza metaforica, che appartengono a pieno titolo alla costellazione di significati che erompono dalla forma-di-vita monacale e anacoretica: silenzio, isolamento e solitudine, variamente interpretati grazie a letture visionarie di testimoni nostri contemporanei come Michelangelo Antonioni (di cui ricorre il centenario della nascita) e il compositore estone Arvo Pärt, rispettivamente analizzati nei contributi dello storico dell’architettura Alberto Giorgio Cassani e di Franco Masotti.  All’affascinante universo del buddhismo tibetano nel quale il monachesimo ed il lamaismo rivestono tutt’oggi un’importanza straordinaria, sono poi dedicate pagine di Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose, e dei grandi esploratori italiani del Tibet Giuseppe Tucci e del suo allievo e prosecutore Fosco Maraini (del quale ricorre il centenario della nascita). A Paul Hindemith (il compositore tedesco a cui è riconducibile il titolo “Nobilissima visione”) sono dedicati saggi del compositore Luigi Abbate e del musicologo Andres Briner, mentre un autorevole specialista come Paolo Gallarati affronta la “trilogia popolare” verdiana (accompagnata dalle bellissime visioni padane di Luigi Ghirri).

Un’originalissima interpretazione del tema è quella poi di un grande fotografo di risonanza internazionale come il cesenate Guido Guidi, al quale il Ravenna Festival ha affidato (last but not least di una serie di importanti fotografi di origine romagnola come Paolo Roversi e la “premiata ditta” Lelli&Masotti) l’immagine stessa dell’edizione 2012 della manifestazione. Si tratta di vere e proprie meditazioni espresse da quel linguaggio della luce che è la fotografia e di cui Guidi è indiscusso maestro. Come scrive Silvia Loddo nel libro “La fotografia di Guido Guidi è poco rumorosa, come le cose che osserva e come lui, che parla in sottovoce”. E così, oltre alla presenza delle fotografie di Guidi in gran parte della comunicazione, il Ravenna Festival contribuisce ad una preziosa pubblicazione che sarà allegata al libro. Si tratta de “La figura dell’Orante”, il primo di una serie di quaderni di appunti testuali e visivi tenuti da Guido Guidi nel corso del suo insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, alla Facoltà di Design e Arti dell’Università Iuav di Venezia e all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (Isia) di Urbino dal 1989 a oggi.

Non poteva mancare un percorso iconografico dedicato al fondatore dell’Eremo e dell’ordine, San Romualdo, e il punto di partenza non poteva che essere una delle più importanti abbazie camaldolesi, la Classense ricca di immagini del santo che si ripetono continuamente negli spazi dell’antico convento. È alla Biblioteca Classense, da sempre luogo simbolo del sapere ravennate, che si deve gran parte dell’apparato iconografico del libro, sia per provenienza diretta sia perché l’Istituzione ravennate in occasione del millenario ha ultimato un lungo lavoro di acquisizione di tutto l’apparato iconografico camaldolese tra Ravenna e Camaldoli, due luoghi emblematici per la vita del santo che nel primo nacque e maturò la sua propensione per la vita monastica e nel secondo trascorse gli ultimi anni della sua vita e trovò la sua consacrazione a grande maestro spirituale. Un progetto realizzato dalla sezione fondi antichi – diretta da Claudia Giuliani – che Daniela Poggiali (addetta alla collezione di grafica della biblioteca) propone ai lettori “senza soffermarsi sull’analisi stilistica o attributiva delle singole opere, ma mettendo in evidenza una ricchezza tipologica che attribuisce, col passare del tempo e con lo sviluppo delle vicende storiche, politiche e religiose, nuovi ruoli a Romualdo e al suo insegnamento”.