Parliamo di Cavalleria & Pagliacci

Teatro alla Scala con Amici della Scala

“Prima delle prime”

Stagione 2010/2011 – secondo incontro

Cavalleria rusticana
di Pietro Mascagni
libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci

Pagliacci
di Ruggero Leoncavallo
libretto di Ruggero Leoncavallo

TEATRO ALLA SCALA

RIDOTTO DEI PALCHI “A. TOSCANINI”
MARTEDI’ 11 GENNAIO 2011 ORE 18.00

1890. Con il successo di Cavalleria rusticana al Teatro Costanzi di Roma nasce l’opera del tempo nuovo. Spalancata sulla vita, sui campi, le case, le abitudini di un paese di Sicilia. Porta in scena persone, non eroi, e regioni da poco aggregate alla nazione italiana, come il Sud, le isole, coi loro problemi. Ancora una volta la scintilla veniva dalla letteratura, da novelle e resoconti di Verga, Capuana: “le scene popolari in 1 atto” Cavalleria rusticana di Verga datano 1884. La “scoperta” era maturata nel clima milanese dove i giovani compositori studiavano al conservatorio, dove Teatri e riviste consacravano i successi e autori d’Europa e dove un editore aperto al futuro, Edoardo Sonzogno, aveva promosso un Concorso per opere nuove. Vince Cavalleria, opera diretta, rapida, vera. Ha personaggi popolani che parlano schietto e inventano un libero recitativo, esprimono passioni elementari in arie sciolte da strutture, che raccontano, confessano, si esaltano. Corrono al loro destino “tragico” nella pienezza d’ambienti che orchestra e coro suscitano a ventate solari di colore e devozione mistica. Si presentano con coraggio (sapiente) di gesti dirompenti, come la “siciliana” di Turiddu in dialetto, la canzone a schiocco di frusta del carrettiere Alfio, lo stornello provocatorio di Lola adescatrice. E’ nuova l’angosciata gelosia di Santuzza che si racconta, affronta l’infedele Turiddu in un duetto che s’arroventa, e respinta osa confessare con dolore, senza pudori, ad Alfio “Turiddu mi tolse l’onore, e vostra moglie lui rapiva a me!” innescando la vendetta di sangue. Senza rete anche il linguaggio vocale dalla melodia all’ eccitazione fino al grido finale.

In quel clima nascono Pagliacci (Milano, Teatro Lirico 1892). Il napoletano Leoncavallo mescola un fatto di cronaca e cultura teatrale; attraverso la povera vita dei saltimbanchi  rende popolare il tema della maschera e lo sdoppiamento fra teatro e vita. Nel prologo di Canio, Pagliaccio tradito, osa la retorica di un manifesto in sincerità nuda di forte coinvolgimento emotivo. I personaggi cantano l’ansia di libertà, la voluttà d’amore, la festa e la stilizzazione della recita, la furia di gelosia che porta, ancora, al fatto di sangue.(testo di F.C.)

Ne parlerà Lorenzo Arruga, nell’incontro “Come la vita” al pianoforte e con video.

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti

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