Muti ricorda Abbado

Dedicato alla memoria di Claudio Abbado
Riccardo Muti dirige la Cherubini e l’Orchestra Giovanile Italiana
Palazzo Mauro de Andrè, lunedì 30 giugno ore 21

Torna la grande musica sinfonica sul palcoscenico del Pala de André: dopo i concerti affidati a Temirkanov, Nagano e Gergiev, è ora la volta di Riccardo Muti, da sempre protagonista indiscusso e prezioso punto di riferimento per Ravenna Festival. Reduce dalla trionfale tournée in Giappone con i complessi del Teatro dell’Opera di Roma e dopo alcune settimane a Chicago per gli ultimi concerti della stagione dell’orchestra di cui è direttore musicale, il maestro – lunedì 30 giugno ore 21 al Pala de Andrè – torna sul podio della “sua” Cherubini che in questa occasione festeggia il decennale dalla fondazione. Un’orchestra giovanile voluta proprio da Muti, che per statuto si rinnova ogni tre anni e che si pone come strumento privilegiato di
congiunzione tra il mondo accademico e quello professionale per valorizzare al meglio i talenti musicali italiani. Alla Cherubini, però, si uniranno anche i musicisti di un’altra importante realtà di formazione, già più volte ospite del festival, l’Orchestra Giovanile Italiana, attiva da oltre trent’anni sotto l’egida di Piero Farulli e della Scuola musicale di Fiesole. In programma il Concerto per pianoforte e orchestra in do minore n.3 di Ludwig van Beethoven, solista David Fray, e la Sinfonia in mi minore n. 5 op. 64 di Pëtr Il’ič Čajkovskij.

“Cherubini” e OGI, dunque, riunite sotto la direzione di Muti per un concertoajkovskij.

“Cherubini” e OGI, dunque, riunite sotto la direzione di Muti per un concerto del tutto speciale, “Dedicato alla memoria di Claudio Abbado”, il grande direttore scomparso pochi mesi fa. Un omaggio che Muti rende al collega che, come ha espresso nei giorni del lutto, “per molti decenni ha segnato la storia della direzione d’orchestra e dell’interpretazione musicale, testimoniando la vera profonda cultura italiana ed europea nel mondo” e che, nonostante i diversi percorsi musicali e di vita, è stato per lui una sorta di “compagno di viaggio in quel meraviglioso e sconfinato paese che è la Musica”.

Insomma, un omaggio doveroso ad uno dei massimi protagonisti della musica nel Novecento, ma soprattutto un omaggio sentito, che, significativamente, avrebbe dovuto vedere la presenza, insieme alla “Cherubini”, dell’Orchestra Mozart, fondata da Abbado stesso. In un gesto di simbolica reciprocità, visto che, nel 2008, fu Abbado ad invitare la “Cherubini” ad unirsi alla sua orchestra per il Te Deum di Berlioz. Purtroppo, però, per i musicisti della
“Mozart” questo è un momento difficile e, nonostante la gratitudine “per l’importante opportunità […] e il prestigio che Riccardo Muti avrebbe dato al progetto artistico”, l’idea iniziale non potrà realizzarsi, seppure, come scrive Massimo Biscardi in rappresentanza dell’Orchestra Mozart ed anche a nome di Alessandra e Daniele Abbado, “resta forte in noi la speranza che la Mozart possa riprendere presto il suo cammino e che l’evento delle due
orchestre unite, anche simbolicamente così importante, possa vedere la luce
in un futuro prossimo”.

Ma insieme a “Cherubini” e OGI, il concerto vedrà la presenza anche di un altro giovane e talentoso musicista: il pianista francese David Fray, uno degli interpreti più in vista della sua generazione affermatosi già da alcuni anni sulla scena concertistica e discografica internazionale. A David Fray – che già in passato è stato ospite del Festival – sarà affidata
l’interpretazione dell’opera che aprirà il programma della serata dal programma particolarmente accattivante. Ovvero il Terzo concerto in do minore per pianoforte e orchestra op. 37 di Ludwig van Beethoven: una pagina scritta nei primissimi anni dell’Ottocento (tra il 1800 e il 1803) che, proprio per il ruolo che il compositore affida al solista, rivela
un’originalità di scrittura e un’evidenza gestuale fino ad allora sconosciute. In esso Beethoven scolpisce uno dei suoi temi più plastici e incisivi, conferendo a tutto il Concerto un respiro veramente sinfonico, mentre nella dialettica con l’orchestra definisce il pianoforte nella sua
personalità di strumento inteso già quasi in senso romantico, capace di palpitanti voli lirici e drammatici.

A completare il prezioso programma la Sinfonia forse più amata tra quelle di Pëtr Il’ič Čajkovskij, la Quinta in mi minore op. 64, una partitura dall’identità tragica – come la Quarta posta sotto il segno del “fato” e costruita secondo il principio ciclico dell’idea ricorrente, in cui uno stesso tema, appunto collegato al destino, ritorna nei diversi movimenti.
Un’opera che nelle parole del compositore voleva simboleggiare “l’imperscrutabile disegno della Provvidenza”, e che si traduce nella rappresentazione di una lotta impari in cui a soccombere è l’essere umano.
Una tragicità così fulmineamente evidente da soggiogare l’ascoltatore fin dal primo ascolto – non è un caso se già alla prima esecuzione, nel 1888, il successo di pubblico fu inequivocabile.

Il concerto è realizzato con il sostegno del Gruppo HERA.

Il pullman del Festival per gli spettacoli al Pala de Andrè Stazione; Pala de Andrè – 2 corse ore 20.15 e 20.30

Per tutti gli spettacoli in programma al Pala de Andrè è attivo il servizio navetta straordinario e gratuito dedicato al pubblico del Festival organizzato in collaborazione con Start Romagna. I pullman identificabili dal logo di Ravenna Festival percorreranno 2 volte la tratta Stazione
Ferroviaria – Palazzo M. De André con partenza alle ore 20.15 e 20.30 da Piazza Farini. Al termine degli spettacoli due corse riporteranno gli spettatori al capolinea.