Muti omaggia Verdi a Ravenna, Mirandola e in Tv

RAI 1 Giovedì 1 agosto ore 23.30
Il Concerto dell’Amicizia diretto da Riccardo Muti a Mirandola

“Il nostro è un simbolico abbraccio in questa terra che ha dimostrato forza, generosità e coraggio” con queste parole Riccardo Muti ha introdotto, lo scorso 4 luglio in Piazza della Costituente nel cuore di Mirandola, prima dell’Inno di Mameli, il Concerto dell’Amicizia di Ravenna Festival 2013 dedicato alle popolazioni vittime del drammatico terremoto che un anno fa ha colpito l’Emilia-Romagna e che sarà trasmesso da RAI 1 giovedì 1 agosto alle 23.30.

Sono andate molto lontano le Vie dell’Amicizia di Ravenna Festival, raggiungendo tanti luoghi della terra con il loro messaggio di fraternità, comunione intorno ai valori alti del vivere, e soprattutto del vivere insieme. Nel linguaggio universale della musica il messaggio è giunto là dove la realtà era segnata dalla sofferenza, da guerre o da antiche incomprensioni. Dal primo ponte con la città di Sarajevo nel 1997 il lungo ed emozionante percorso sulle Vie dell’Amicizia ha infatti riunito sotto la bandiera della cultura e della musica voci di popoli diversi: dal Libano a Gerusalemme, da Ground Zero alle sponde del Mediterraneo segnate dal dramma delle migrazioni, fino agli slum della lontana Nairobi.

In un’edizione del Festival come quella di quest’anno, dedicata al ‘sentimento popolare’, la meta è invece stata una città e una terra molto vicina, una destinazione che assumeva un valore fortissimo anche perché raggiunta nel nome della musica di Giuseppe Verdi, ancora una volta simbolo di una identità intorno alla quale rinsaldare valori che non sono certo solo musicali, ma culturali in senso lato, sociali e storici. In Piazza della Costituente, che per una sera è tornata a riempirsi di migliaia di persone, sul palco costruito in mezzo a transenne ed impalcature, fra il campanile del Duomo sventrato e la Loggia dei Pico ferita dalle crepe, Riccardo Muti ha portato un abbraccio, in musica, alla gente dell’Emilia così duramente colpita ma che, nonostante tutto, ha già ricominciato a vivere, sottolineando come: “Questa sera qui si fa vita e speranza di chi cerca pace, di chi cerca quella bellezza che Mirandola conserva intatta sotto le macerie”.

Un concerto di alto valore simbolico, dunque, il cui significato è andato molto al di là di quello strettamente musicale e che, nello spirito con il quale sono sempre stati realizzati i concerti delle Vie dell’Amicizia, ha tratto ulteriore significato dall’unione di due orchestre giovanili, ma di livello artistico altamente professionale, quali la Cherubini e la Giovanile Italiana, con i giovanissimi allievi del Istituto ‘Vecchi-Tonelli’ di Modena e Carpi, della Scuola ‘Andreoli’ e della Banda Giovanile John Lennon entrambe di Mirandola, dell’Orchestra giovanile di fiati di Laureana di Borrello, e dei cori del Municipale di Piacenza, “Rossini” e “Gazzotti” di Modena, “Puccini” di Sassuolo. Ad interpretare alcune tra le pagine senza tempo delle opere di Verdi (Forza del destino, Il trovatore, Un ballo in maschera, Traviata, Macbeth) un cast di solisti di assoluto rilievo: il mezzo soprano Anna Malavasi, il tenore Francesco Meli, il baritono Nicola Alaimo, il basso Luca Dall’Amico e il giovane soprano Teona Dvali. Il finale è consegnato al Nabucco: prima la sinfonia, poi il coro pieno di potenza e intensità dell’inizio “Gli arredi festivi” e infine il “Va pensiero”, non a voce piena, ma grave e lento come una preghiera. E ancora una volta questa grande pagina dimostra di poter restituire pienamente il senso di una intera comunità. E’ il contributo di Padre Verdi alla rinascita.

Un affresco sinfonico e corale per rendere omaggio a Verdi
Palazzo Mauro de Andrè, mercoledì 3 luglio ore 21

In un festival che della dimensione ‘popolare’ nelle sue diverse declinazioni ha fatto il proprio nucleo tematico, e per di più nell’anno consacrato ovunque alle celebrazioni del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, non poteva mancare un omaggio al grande bussetano, al più ‘popolare’ tra i compositori italiani, al ‘contadino eroe’ (come lo definì Bruno Barilli) sulle cui musiche si è forgiata l’identità italiana e in cui, ancora oggi, il Paese si riconosce. Un omaggio che segna anche la partenza del ponte sulle ‘Vie dell’Amicizia’ – che in questa edizione porterà l’abbraccio del Festival alle popolazioni emiliane colpite un anno fa dal terremoto – e che non poteva che essere affidato all’interprete verdiano per eccellenza: Riccardo Muti. Sotto la sua direzione ci saranno non solo i musicisti della ‘Cherubini’ e dell’Orchestra Giovanile Italiana, ma anche gli allievi dell’Istituto musicale ‘Orazio Vecchi-Antonio Tonelli’ di Modena e Carpi; e, ancora, quelli della Fondazione scuola di musica ‘Carlo e Guglielmo Andreoli’ di Mirandola insieme al Coro del Teatro Municipale di Piacenza, Associazione Corale Gioachino Rossini di Modena, Scuola Corale Giacomo Puccini di Sassuolo, Coro Luigi Gazzotti di Modena. La direzione dei cori è stata affidata a Corrado Casati. Le pagine senza tempo di Verdi saranno eseguite dalle voci di un cast di sperimentato valore, cantanti più volte ospiti del Festival, come il mezzo soprano Anna Malavasi, il tenore Francesco Meli, il baritono Nicola Alaimo, il basso Luca Dall’Amico e il giovane soprano Teona Dvali. L’Omaggio a Giuseppe Verdi sarà proposto al palazzo Mauro De André mercoledì 3 luglio (alle 21) e sarà replicato il giorno successivo, ‘sulle vie dell’amicia’, in piazza della Costituente, a Mirandola (alle 21,30).

Il concerto è stato reso possibile grazie alla preziosa collaborazione di Eni, partner da sempre al fianco di Ravenna Festival.

Proprio a sottolineare il nodo indissolubile che lega Verdi agli italiani e che ha fatto delle sue musiche il simbolo stesso dell’italianità, il programma scelto da Riccardo Muti si dispiega in un vero e proprio affresco sinfonico-corale, tratteggiato attraverso alcune fra le pagine più celebri e più amate delle sue partiture operistiche. Pagine che, fin dal loro primo apparire, hanno oltrepassato gli angusti confini dei teatri per approdare nelle piazze, divenire patrimonio comune e fare breccia nell’animo, appunto, del ‘popolo’. Intonate dalle bande di paese o strimpellate nei salotti dalle ragazze di buona famiglia, impresse sui rulli di pianini automatici e organi di Barberia o fischiettate per strada al rientro dalle osterie: arie, cori e sinfonie. Tutto questo per arrivare a una sorta di ‘Gala verdiano’ a partire dai cupi ed evocativi ottoni che punteggiano le primissime battute della Sinfonia da ‘La forza del destino’ passando alla disperata immediatezza espressiva di ‘Stride la vampa’ intonata dalla zingara Azucena nel ‘Trovatore’. Poi dal ‘Ballo in maschera’ il triste presagio di Riccardo in ‘Forse la soglia attinse’; e ancora dalla ‘Forza del destino’ l’intensa scena finale culminante nel commovente lirismo de ‘La Vergine degli angeli’. E dal secondo atto della ‘Traviata’ il lungo duetto tra Violetta e Germont, in cui l’adesione alla parola scenica e alle leggi della drammaturgia portano Verdi a sperimentare quel rivoluzionario divenire musicale capace di tratteggiare i personaggi fin nel profondo del loro animo, smascherato nel caso di Germont padre nella bonaria convenzione del celeberrimo ‘Di Provenza il mare il suol’. Per arrivare al ‘Ah la paterna mano’ da ‘Macbeth’ e chiudere infine – e non poteva essere diversamente – con il ‘Nabucco’ da cui Riccardo Muti attinge la Sinfonia e i possenti cori: ‘Gli arredi festivi’ e naturalmente il ‘Va’ pensiero’ da cui emerge quel profondo e toccante senso di dignità capace sempre di scaldare gli animi e stringere il pubblico in un abbraccio corale e condiviso.

“Giuseppe Verdi è l’autore del futuro – commenta Riccardo Muti, che ha dedicato un libro al Cigno di Busseto – perché è ancora ben lontano dall’essere conosciuto a fondo. Ritengo che si possa cominciare a studiarlo seriamente, senza arbitrii, effettacci o sentimentalismi piagnucolosi, tenendo di vista non solo il grande musicista, ma anche il grande uomo di teatro, che calcolava e organizzava tutto per l’esaltazione del testo drammatico. In Verdi c’è una precisione maniacale fra la parola e la nota, fra l’espressione della parola e la durata della nota: ecco altre particolarità cui si deve prestare il massimo dell’attenzione, considerando appunto la straordinaria qualità creativa di Verdi”.

Info e prevendite: 0544 249244 – ravennafestival.org
Biglietti: da 15euro (ridotti 12) a 93 euro (85 ridotti)
“I giovani al festival”: fino a 14 anni, 5 euro; da 14 a 18 anni (50% tariffe ridotti)
Eni porta i manoscritti verdiani al Pala De Andrè per l’omaggio a Verdi diretto da Riccardo Muti

Il Teatro Alighieri, per oltre un mese, è stato impreziosito dalla speciale opportunità che Eni ha voluto dedicare al Ravenna Festival: l’esposizione al pubblico, nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, dei manoscritti verdiani, acquisiti da Eni e Intesa Sanpaolo all’asta toscaniniana di Sotheb’y a Londra.

Mercoledì 3 luglio, in occasione dell’omaggio a Verdi diretto da Riccardo Muti, i manoscritti saranno esposti al Palazzo de Andrè dove sarà possibile ammirare le pagine con i primi passi della composizione del Falstaff del 1890, il telegramma di Giuseppe Verdi ad Arturo Toscanini per l’ottima esecuzione dell’opera alla Scala nel 1899 e le pagine autografate dell’Ave Maria, composizione per coro tratta dai Quattro Pezzi Sacri del 1896.

Il Falstaff è l’ultima opera di Giuseppe Verdi (Teatro alla Scala, 9 febbraio 1893). La sua genesi è ancora oggi avvolta nel mistero. Di certo Arrigo Boito, il librettista, nell’estate del 1889 invia al compositore un “programma” basato su Le allegre comari di Windsor e Verdi ne rimane entusiasta. Boito spera che in questo soggetto il Maestro possa trovare “il germe del nuovo capolavoro”; e così è. L’autografo esposto contiene uno dei primi abbozzi dell’inizio del primo atto. E’ stato probabilmente compilato da Verdi tra il novembre del 1889 e il marzo 1890, mese in cui il primo atto è stato ultimato.

L’11 marzo 1899, sei anni dopo la prima assoluta, Falstaff riappare in cartellone alla Scala. Questa volta sotto la bacchetta del giovane Arturo Toscanini. Non mancano le polemiche che nascono addirittura dalla penna di Giulio Ricordi. Il Maestro, rassicurato da Boito presente alla serata, invia a Toscanini questo celebre telegramma (19 marzo 1899). Poche parole, come era nel suo stile: “Grazie grazie grazie. Verdi”.

È del 1889 l’idea di questa Ave Maria – ultima delle quattro di Giuseppe Verdi – scritta sulla bizzarra “scala enigmatica” (do/re bemolle/mi/fa diesis/sol diesis/la diesis/si) di Adolfo Crescentini, insegnante del Conservatorio di Bologna, pubblicata nell’agosto del 1888 sulla “Gazzetta di Milano”. I lettori venivano invitati a farne un’armonizzazione e Verdi si incuriosì. Di questo brano conosciamo due versioni: quella eseguita privatamente nel giugno del 1895 dagli studenti del Conservatorio di Parma e la versione qui esposta, modificata rispetto alla precedente. E’ stata scritta nel 1896 dal Maestro, che si era accorto di aver perduto il manoscritto originale. Il brano è breve e suddiviso in quattro frasi. E’ a cappella per quatto voci, maschili e femminili. La successione dei suoni della “scala enigmatica” viene presentata dalla voce del basso, poi dal contralto, in seguito dal tenore e infine dal soprano.

Un abbraccio per rinascere
Riccardo Muti dirige a Mirandola il concerto dell’Amicizia per le zone terremotate dell’Emilia Romagna

Tutto è iniziato con l’abbraccio alla città di Sarajevo, nel 1997. Ravenna Festival quell’anno lancia un segnale potente: le due sponde dell’Adriatico devono essere unite nel segno della pace. Con quel primo ‘ponte’ inizia il lungo ed emozionante percorso sulle ‘Vie dell’amicizia’, in angoli del mondo diversissimi fra loro, rispondendo a ‘chiamate’ di metropoli o realtà segnate dalla sofferenza, da guerre o da antiche incomprensioni. Ravenna Festival ha sempre risposto con gesti di fratellanza e riunendo sotto la bandiera della cultura e della musica voci di popoli diversi: dal Libano a Gerusalemme, da Ground Zero alle sponde del Mediterraneo segnate dal dramma delle migrazioni, fino agli slum della lontanissima Nairobi.

Oggi, in questa XXIV edizione di Ravenna Festival dedicata più di altre al ‘sentimento popolare’, la meta è una terra vicina. Si tratta della terra emiliana devastata dal terremoto del 2012 e che a un anno di distanza, purtroppo, sta tremando ancora. Il concerto, in programma giovedì 4 luglio (alle 21.30) sarà un abbraccio a una popolazione che, senza cedere alla disperazione, sta ricostruendo il proprio mondo, sfidando i tempi difficili che l’intero paese attraversa, sconfiggendo ogni giorno la paura che il ripetersi delle scosse ancora provoca.
Sarà “un abbraccio necessario per la nostra dignità e per la nostra rinascita”, ha commentato il Sindaco di Mirandola, Maino Benatti. Perché, come gli emiliani hanno scritto in quei giorni fra maggio e giugno di un anno fa, “Puoi spezzare la nostra terra, ma non il nostro coraggio”. O, come si leggeva in uno striscione affisso sulla parete di un container, proprio a Mirandola, “Barcolliamo, ma non molliamo”.

Nel cuore di Mirandola quindi, in piazza della Costituente, tra ferite ancora vive, Riccardo Muti dedicherà a tutte le popolazioni vittime del sisma un programma interamente verdiano. E, nello spirito con il quale sono sempre stati realizzati i concerti delle ‘Vie dell’Amicizia’, giovani strumentisti e coristi emiliani, si uniranno ai musicisti dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e dell’Orchestra Giovanile Italiana. Sul palcoscenico saliranno così in 375, non solo i musicisti della ‘Cherubini’ e dell’Orchestra Giovanile Italiana, ma anche gli allievi dell’Istituto musicale ‘Orazio Vecchi-Antonio Tonelli’ di Modena e Carpi; e, ancora, quelli della Fondazione scuola di musica ‘Carlo e Guglielmo Andreoli’ di Mirandola insieme al Coro del Teatro Municipale di Piacenza, Associazione Corale Gioachino Rossini di Modena, Scuola Corale Giacomo Puccini di Sassuolo, Coro Luigi Gazzotti di Modena. La direzione dei cori è stata affidata a Corrado Casati. Le pagine senza tempo di Verdi saranno eseguite dalle voci di un cast di sperimentato valore: il mezzo soprano Anna Malavasi, il tenore Francesco Meli, il baritono Nicola Alaimo, il basso Luca Dall’Amico e il giovane soprano Teona Dvali.

Il programma, nel 2013, in Emilia Romagna, non poteva essere che sotto il segno potente di Giuseppe Verdi: arie, cori e sinfonie tratti da capolavori come La forza del destino, Il Trovatore, Un ballo in maschera, La Traviata, Macbeth e Nabucco. Pagine di musica che una misteriosa forza espressiva ha ‘strappato’ al controllo dell’autore e che, appena offerte al pubblico, hanno iniziato a vivere di vita propria fino a entrare nella leggenda, proiettate fuori dalle anguste mura dei teatri per divenire ‘patrimonio comune’. Sono state interpretate con lo smagliante timbro di banda nelle piazze, o nell’intimità salottiera del pianoforte; o ancora con il gusto aspro di organetti. Poi sono tornate nei teatri, cariche di una ‘popolarità’ che le ha rese segno indelebile dell’identità nazionale: tessere di affreschi sinfonico-corali, come quello tratteggiato da Riccardo Muti, interprete verdiano per eccellenza, in cui rispecchiarsi con entusiasmo e orgoglio.

Confermata la partnership con la Rai, insieme a Ravenna Festival dal primo concerto a Sarajevo, nel 1997. Il concerto sarà registrato e trasmesso da Rai 1, giovedì 25 luglio in seconda serata, mentre Radio Rai 3 proporrà la diretta radiofonica.

Nella mattinata del 4 luglio sarà inoltre conferito a Riccardo Muti il Premio intitolato a Giovanni Pico della Mirandola, il più illustre cittadino mirandolese la cui vita, breve ma intensa, ha lasciato una traccia indelebile nella storia culturale italiana ed europea. Si tratta di un riconoscimento che viene conferito ogni due anni e che viene assegnato a personalità del mondo economico, finanziario, imprenditoriale, scientifico, culturale e umanitario che abbiano saputo armonizzare e sintetizzare al meglio l’impegno creativo e quello operativo. Nel 2012 era stato sospeso dopo il dramma del terremoto così quella di quest’anno è la XII edizione. In passato il Premio è stato assegnato, fra gli altri, a Carlo Azeglio Ciampi, Fernando Botero, Valèry Giscard D’Estaing. Quest’anno, al fianco di Riccardo Muti (Premio Speciale) per la sezione internazionale, sarà premiato Rajendra Pachauri, economista e scienziato, Premio Nobel per la pace 2007.

Il concerto, a partire dalle 20.30, sarà preceduto dall’esibizione della Banda John Lennon di Mirandola e dell’Orchestra Giovanile di Fiati di Laureana di Borrello (Reggio Calabria) che, sull’onda di un gemellaggio nato alcuni anni orsono lo scorso, nel 2012 sono state anche protagoniste, dirette da Gianluigi Trovesi, di un concerto di solidarietà organizzato a Ravenna Festival al Parco Scolacium a Roccelletta di Borgia.

L’evento gode del Patrocinio dell’Unione Comuni Modenesi Area Nord (Camposanto, Cavezzo, Concordia, Finale Emilia, Medolla, Mirandola, San Felice, San Possidonio, San Prospero) ai cui cittadini sono stati riservati i posti del parterre numerato. Grazie ai grandi schermi appositamente allestiti la grande piazza di Mirandola potrà ospitare oltre 5000 spettatori. L’allestimento tecnico è stato reso possibile grazie ai determinanti contributi di: Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, Cassa di Risparmio di Bologna, Gruppo Cremonini, Aimag, CPL Concordia Group e della famiglia Barilla.

Giovedì 4 luglio, 2013
Mirandola, Piazza della Costituente ore 21.30

Omaggio a Giuseppe Verdi
Concerto dell’Amicizia per le zone terremotate dell’Emilia-Romagna

direttore Riccardo Muti

maestro del coro Corrado Casati

Teona Dvali soprano
Anna Malavasi mezzosoprano
Francesco Meli tenore
Nicola Alaimo baritono
Luca Dall’Amico basso

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Orchestra Giovanile Italiana
con
gli allievi dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “Orazio Vecchi” di Modena,
“Antonio Tonelli” di Carpi,
della Fondazione Scuola di Musica “Carlo e Guglielmo Andreoli” di Mirandola
e dell’Orchestra Giovanile di Fiati di Laureana di Borrello (Reggio Calabria)

Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Associazione Corale “Gioachino Rossini” di Modena
Scuola Corale “Giacomo Puccini” di Sassuolo
Coro “Luigi Gazzotti” di Modena
Coro Città di Mirandola

da La forza del destino
Sinfonia

da Il trovatore
“Vedi! Le fosche notturne spoglie” – “Stride la Vampa”
“Tutto è deserto, né per l’aura ancora”

da Un ballo in maschera
“Forse la soglia attinse”

da La forza del destino
“Il santo nome di Dio Signore” – “La Vergine degli Angeli”

da La traviata
“Madamigella Valery”
“Di Provenza il mar, il suol”

da Macbeth
“O figli, o figli miei!” – “Ah, la paterna mano”

da Nabucco
Sinfonia
“Gli arredi Festivi”
“Va pensiero”

Le vie dell’amicizia 1997 – 2012

1997 SARAJEVO Centro Skenderija
1998 BEIRUT Forum di Beirut
1999 GERUSALEMME Piscina del sultano
2000 MOSCA Teatro Bolshoi
2001 EREVAN – ISTANBUL Palazzo dell’Arte e dello Sport – Convention & Exhibition Centre
2002 NEW YORK Ground Zero – Avery Fisher Hall (Lincoln Center)
2003 IL CAIRO Ai piedi delle Piramidi
2004 DAMASCO Teatro Romano di Bosra
2005 EL DJEM Teatro Romano di El Djem
2006 MEKNÈS Piazza Lahdim
2007 CONCERTO PER IL LIBANO Roma, Palazzo del Quirinale
2008 MAZARA DEL VALLO Arena del Mediterraneo
2009 SARAJEVO Olympic Hall Zetra
2010 ITALIA-SLOVENIA-CROAZIA Piazza Unità d’Italia, Trieste
2011 NAIROBI Uhuru Park
2012 CONCERTO DELLE FRATERNITà Pala De Andrè, Ravenna

Pellegrinaggi laici, che toccano città ferite; che riallacciano antichi legami con luoghi che hanno fatto la storia; che costruiscono ‘ponti di fratellanza’. Ravenna Festival ha chiamato questi momenti ‘Vie dell’Amicizia’ e, dal 1997, continua a tracciarne ogni anno di nuove. Sono lo spirito profondo della manifestazione, il culmine del suo progetto culturale, la sintesi più alta.

1997 La prima volta, il 14 luglio, si vola fino a Sarajevo: la città martire bosniaca ha chiesto aiuto, ha bisogno di essere guardata e ascoltata. Sul podio dell’Orchestra e del Coro della Scala, Riccardo Muti dirige il Canto degli spiriti sulle acque di Schubert e l’Eroica di Beethoven, al Centro Skenderija, uno fra i punti della città meno devastati dalla guerra. Commenta lo scrittore Zlatko Dizdarevic: “… per la prima volta dal giorno in cui il nostro dramma è cominciato, abbiamo sentito con tutti i sensi che la speranza del mondo è la cultura senza frontiere, l’elevazione dello spirito e la potenza della musica… la dignità restituita è molto più delle case ricostruite. Non lo dimenticheremo mai”. La strada è così tracciata.

1998 L’esperienza di gemellaggio trova nuova linfa con il ‘Progetto Ravenna-Beirut’. Il 26 luglio l’Orchestra Filarmonica, Riccardo Muti e il Coro della Scala attraversano il Mediterraneo, culla di antichissime libertà e mare che deve ‘unire’, non dividere. Anche nella città di Beirut, “mille volte distrutta e mille volte rinata” (come ha scritto il grande poeta libanese Gibran Khalil Gibran) risuona la forza pacificatrice e rasserenante della grande musica. Fra le sinfonie e i cori operistici svetta il Va pensiero di Verdi, imponente inno alla libertà.

1999 Da Sarajevo a Beirut, il tragitto che ripercorre idealmente le antiche terre di Bisanzio, crocevia di popoli erranti e di un mosaico di culture e lingue, non poteva che condurre a un’altra, suprema meta: Gerusalemme. La città simbolo delle tre grandi religioni monoteiste è il compimento del ciclo di edizioni che Ravenna Festival ha dedicato ai ‘Pellegrinaggi della Fede’. L’1 luglio 1999, nella straordinaria cornice della Piscina del Sultano, Riccardo Muti, l’Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala, sono i protagonisti della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. Il senso del divino della composizione trova la propria corrispondenza nello spirito della città.

2000 Il ponte di fratellanza attraverso l’arte e la cultura porta a Mosca per celebrare il legame fra due città accomunate storicamente e culturalmente da una matrice bizantina che trova nel mosaico il proprio simbolo. Il 24 luglio, al Teatro Bolshoi, Riccardo Muti dirige l’Orchestra e il Coro della Filarmonica della Scala, che per l’occasione si sono uniti all’Orchestra e al Coro del Teatro Bolshoi, nell’esecuzione della Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven. L’inno An die Freude (Alla gioia) su testo di Friedrich Schiller diventa un elevatissimo commiato al secolo trascorso e un saluto colmo di speranza per quello appena inaugurato.

2001 Per la prima volta ‘Le Vie dell’Amicizia’ toccano due città che vivono tensioni antiche e terribili: Erevan e Istanbul. Protagonisti dei concerti Orchestra e Coro della Filarmonica della Scala, diretti da Riccardo Muti con un programma integralmente verdiano. Se sono note le radici storiche comuni tra Ravenna e Istanbul, si conoscono molto meno quelle che legano a Erevan e all’Armenia, una fra le entità storico-geografiche più antiche dell’Occidente. Il concerto del 23 luglio costituisce il culmine delle solenni celebrazioni per il 1700° anniversario della proclamazione della Cristianità in Armenia (301-2001). Davanti a oltre ottomila persone, al Coro e all’Orchestra Filarmonica della Scala si unisce il Coro da Camera di Erevan, dando così voce all’antica e sofferta spiritualità di questo popolo. La sera successiva, nella magica città che si riflette sul Bosforo, è invece il TRT Istanbul Youth Chorus a fondersi con le voci scaligere.

2002 Il ‘Ponte di fratellanza’ porta sulle soglie della voragine di Ground Zero. Il tema-dedica del Festival, ‘New York, 11 settembre’, rimanda in modo terribilmente evocativo ai tragici eventi che nel 2001 hanno sconvolto lo scenario internazionale, lasciando il mondo attonito e sgomento. In quel luogo risuona, in un silenzio assoluto innaturale nel cuore della metropoli, il Va, pensiero di Verdi, che parla di “torri atterrate” e “crudi lamenti”. Lo dirige Riccardo Muti reduce, come le voci del Coro della Scala e i magnifici Musicians of Europe United (In memory of the victims of the Twin Towers’ tragedy and of all the victims of violence in the world), da un emozionante concerto nella gremitissima Avery Fisher Hall (al Lincoln Center, ‘casa’ della New York Philharmonic). Il programma è stato concepito per sospingere emozioni e ricordi, con quell’insuperabile potere evocativo di cui solo la musica conosce i segreti: L’Eroica di Beethoven, con la sua esplosione di forze oscure e la sua lancinante marcia funebre; il coro del Va, pensiero, con la sua nostalgia di giustizia e il senso della profondità delle radici; infine il Tutto cangia, il ciel s’abbella, dal Guglielmo Tell di Rossini, vero “appello alla speranza”. Non basta: a Ground Zero, insieme ai Musicians of Europe United, che rappresentano undici nazioni europee e 19 orchestre, si aggregano molti componenti della New York Philharmonic: l’idea di ponte dell’amicizia si materializza in musica, in un poderoso messaggio di fratellanza.

2003 Il pellegrinaggio prosegue e il festival riscopre la bellezza della Ravenna visionaria per confrontarsi poi con i miraggi del deserto. Si attraversa di nuovo il Mediterraneo per arrivare al Cairo, ai piedi delle grandi piramidi e della Sfinge. Il 21 luglio risuonano la Grande symphonie funèbre et triomphale di Berlioz, e il secondo atto dell’opera Orfeo ed Euridice di Gluck, eseguiti dalle compagini dell’Orchestra Filarmonica della Scala e dell’Orchestra di Ravenna Festival, dei cori dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Maggio Musicale Fiorentino, dell’Orchestra e del Coro del Teatro dell’Opera del Cairo diretti da Riccardo Muti. È lo stesso Muti a raccontare il significato del programma di un concerto irripetibile: “Entrambi questi brani, al di là del rasserenamento, della gloria o dell’invocazione, della luce su chi ha dato il sangue per la libertà, hanno in comune un collegamento con il regno dei morti. E naturalmente le piramidi sono prima di tutto luoghi tombali e rappresentano il regno del sonno eterno, inteso non solo come il riposo dei faraoni e del popolo egiziano in generale, ma anche come desiderio e speranza della pace per tutto il mondo”.

2004 Ancora nel deserto, quello siriano intorno alla capitale Damasco: il 25 luglio le ‘Vie dell’Amicizia’ portano alla favolosa Bosra. L’antico teatro romano fa da cornice all’esecuzione di brani della Norma di Vincenzo Bellini e dei Pini di Roma di Ottorino Respighi. Sui gradoni un pubblico di migliaia di persone ascolta rapito le note e le voci dell’Orchestra Filarmonica e del Coro della Scala, a cui si uniscono musicisti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana e il Coro del Conservatorio Superiore di Musica di Damasco diretti da Riccardo Muti.

2005 Si viaggia ancora lungo il Mediterraneo per approdare in Tunisia. La meta è nuovamente nel deserto, nell’isolata El Djem. In quello spazio così simile al Colosseo, il 4 luglio si alzano le note del Mefistofele di Boito; il maestro Muti dirige l’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino. La bacchetta del direttore è pronta ad alzarsi quando nell’aria si leva sommesso il lamento del muezzin per la preghiera della sera e la fusione fra il canto islamico e l’esecuzione dell’orchestra è quell’anno il simbolo più forte del ‘Ponte di fratellanza’ che Ravenna Festival getta fra i popoli.

2006 Le ‘Vie dell’Amicizia’ si spingono ancor più a occidente, seguendo le rive africane del Mediterraneo, fino a Meknès, regina del Marocco imperiale. Il 17 luglio, accanto ai marmi e ai mosaici colorati della porta moresca di Bab el Mansour, l’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino accolgono alcuni musicisti dell’Orchestre Philarmonique du Maroque per eseguire sinfonie e pezzi sacri verdiani.

2007 Concerto per il Libano è l’appuntamento con ‘Le Vie dell’Amicizia’ del 2007 che si svolge, grazie alla straordinaria ospitalità concessa dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel Cortile d’Onore del Palazzo del Quirinale. Il Libano sarebbe dovuta essere nuovamente la meta dell’undicesimo viaggio. Il progetto prevedeva due concerti, a Baalbeck e Beiteddine, e in chiusura un omaggio al contingente militare italiano di Naquoura. La drammatica escalation di scontri armati nelle settimane prima del concerto rende impossibile il viaggio. Da qui l’idea di organizzare in Italia il ‘Concerto per il Libano’ in un luogo di alto valore simbolico; grazie alla sensibilità del Presidente della Repubblica, il festival viene così accolto dal Quirinale. Il 22 luglio Riccardo Muti dirige l’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino nella Messa da Requiem di Giuseppe Verdi. Il concerto vede la partecipazione straordinaria di Sœur Marie Keyrouz, artista libanese dalla voce sublime.

2008 Il cuore del Mediterraneo torna al centro delle rotte delle ‘Vie dell’amicizia’. Dall’antico porto romano di Ravenna si viaggia alla volta dell’approdo fenicio di Mazara del Vallo in Sicilia, scalo che oggi ospita la più imponente flotta di pescherecci d’Italia. Qui, di fronte a una gremitissima platea, il 7 luglio Riccardo Muti dirige i complessi del Maggio Musicale Fiorentino in alcune tra le più intense pagine sacre di Verdi e Rossini. Il concerto è dedicato Giovanni Paolo II, sommo esempio di pellegrino e messaggero di pace che ha sempre operato per favorire la fratellanza universale, idea perfettamente calzante alla comunità mazarese, esemplare modello di convivenza dove gli oltre 7.000 tunisini che abitano nell’antica casbah, ogni giorno calano le reti a fianco dei pescatori siciliani.

2009 Dopo 13 anni esatti, le ‘Vie dell’Amicizia’ approdano al di là dell’Adriatico, nella stessa meta del primo viaggio: Sarajevo. Non poteva esserci occasione più elevata e pregnante di questo ritorno nella capitale bosniaca per celebrare i vent’anni del festival, il cui tema è quello della Preghiera: preghiera in commemorazione delle vittime di una terribile guerra fratricida, preghiera per un futuro migliore, di pace, dialogo e reciproca comprensione. Lunedì 13 luglio, al Centro Zetra di Sarajevo, Riccardo Muti dirige l’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino in un programma che si chiude, come nel 1997, con l’Eroica di Beethoven. Il concerto coinvolge un’ampia polifonia di voci appartenenti alle aree geografiche e alle etnie di diverso credo religioso che rappresentano la specificità di questo territorio europeo. Così da Mostar, da Lukavica e Srebenica e da Tuzla si uniscono strumentisti e soprattutto cori, anche di bambini, portatori di un messaggio di speranza, in una continuità ideale di memoria storica e futuro.

2010 Meta è Trieste, nell’intento di individuare una possibile strada della riconciliazione fra tre popoli che hanno sofferto in anni più o meno recenti nel corso di varie temperie storiche: sloveni, croati e italiani. Il 13 luglio Riccardo Muti alza la bacchetta in piazza Unità d’Italia, davanti a diecimila persone, e dirige 360 giovani musicisti e coristi, conducendoli a eseguire il magnifico Requiem in do minore di Luigi Cherubini, in sintonia con il tema dell’intero festival ‘Ex tenebris ad lucem’. Commenta infatti il Maestro dopo il concerto: “Il Requiem che nel 1816 dissolse in musica il lutto e la tragedia della morte violenta dei reali di Francia, si è innalzato nel cuore di Trieste per dare pace e riposo a tutti i morti, a chi ha sofferto, ha subìto tragedie, perdite, fratricidi”. Un concerto reso straordinario anche grazie all’incontro tra le voci dei coristi italiani, sloveni e croati, sostenuti dai musicisti dell’Orchestra Cherubini, della Giovanile Italiana e delle Accademie di musica delle Università di Lubiana e Zagabria. Grande emozione suscita poi la presenza, su quel palco, del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, con quello sloveno Danilo Türk, e quello croato Ivo Josipovic’.

2011 È dal cuore dell’Africa, da Nairobi, che giunge una ‘chiamata’ che avrà come esito una grande ed indimenticabile festa della musica e dello stare insieme con un concerto dedicato alle genti delle baraccopoli cresciute al margine della metropoli di Nairobi con l’intento di sensibilizzare gli animi e portare un segno di tangibile solidarietà e sostegno ad alcuni progetti mirati allo sviluppo ed alla promozione sociale della baraccopoli di Kibera, la più grande dell’Africa sub-sahariana. Riccardo Muti ha diretto l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, la Giovanile Italiana, a cui si sono affiancati i ragazzi dell’Orchestra Giovanile di Nairobi, con la presenza festante sul palcoscenico di giovani artisti di Nairobi (ex bambini di strada provenienti da Kibera e dagli altri slum accolti e aiutati dai numerosi missionari italiani operanti in Kenya) che si sono esibiti con acrobazie, canti e ritmi sulle loro percussioni tradizionali.

2012 Nel segno del tema monastico, della riflessione sulla vocazione alla preghiera, al silenzio e alla meditazione che ha caratterizzato l’edizione 2012 di ‘Ravenna Festival’ il percorso per le vie dell’amicizia approda a un grande e comunitario momento di raccoglimento: il Concerto delle Fraternità tenutosi a Ravenna al Palazzo Mauro de Andrè. L’incontro tra comunità monastiche e confraternite avviene nel segno del linguaggio musicale trova la suprema espressione intrecciando stili e modalità esecutive solo apparentemente inconciliabili, mettendo a nudo, invece, quei comuni elementi di spiritualità che possono essere la chiave della reciproca comprensione tra popoli e culture diverse. A tenere le fila dell’evento come sempre Riccardo Muti, sul podio di Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, Orchestra Giovanile Italiana, Stagione Armonica e Coro del Friuli Venezia Giulia diretti da Sergio Balestracci.
Il concerto, il cui programma ‘classico’ prevedeva composizioni di Haydn, Brahms, e Mozart, ha visto la partecipazione dei lama tibetani del monastero di Drepung Loseling, della suora nepalese Ani Choying Drolma, del Coro Maschile Ortodosso di Mosca, del Coro serbo bizantino ‘Moisey Petrovich’ di Belgrado, del Coro della Fraternità di San Carlo Borromeo nonché dei ‘lamentatori’ siciliani provenienti da Mussomeli e da Marianopoli. Tutte espressioni di fede, di fraternità e di pace, emanazioni di un bisogno di spiritualità che attraversa i confini dello spazio e del tempo.