Mariotti a Bologna nel giorno della Festa della Musica

CONCERTO SINFONICO DIRETTO DA MICHELE MARIOTTI

Direttore MICHELE MARIOTTI

Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Ludwig van Beethoven – Sinfonia n. 8 in fa maggiore, op. 93

Franz Schubert – Sinfonia n. 9 in do maggiore La Grande, D 944

Venerdì 21 giugno 2013, alle ore 20.30, presso l’Auditorium Teatro Manzoni, il Direttore principale del Teatro Comunale Michele Mariotti dirige l’Orchestra del Teatro Comunale nell’ultimo dei suoi concerti della Stagione Sinfonica 2013.

In programma:

Ludwig van Beethoven – Sinfonia n. 8 in fa maggiore, op. 93
Franz Schubert – Sinfonia n. 9 in do maggiore La Grande, D 944

Reduce dal recentissimo debutto al Covent Garden di Londra nella direzione de La donna del lago di Gioachino Rossini, e dal grande successo personale ottenuto con le repliche di Norma di Vincenzo Bellini, il direttore principale del Teatro Comunale Michele Mariotti torna alla musica sinfonica dirigendo il terzo e ultimo dei suoi appuntamenti previsti per la Stagione 2013.

“Gli anni in cui venne composta la Sinfonia N. 8, in stretta concomitanza con la Settima, tra il 1811 e il 1812, furono anni in cui più che mai l’ammirazione generale circondarono Ludwig van Beethoven (1770-1827) e il suo genio parve realmente dominare il mondo. Ma il 27 febbraio 1814, nella grande sala del ridotto di Vienna, il pubblico non gradì, dopo tante innovazioni, questa piccola sinfonia (come la chiamava lo stesso compositore), stranamente leggera e scanzonata, che sembrava ritornare alle forme classiche haydniane e mozartiane. Gli ideali borghesi di ascesa e affermazione che erano stati ben riflessi nei progetti mastodontici della Terza e della Quinta, le innovazioni con cui il compositore conquistò il pubblico dall’Eroica in poi, vennero a mancare in questa nuova fatica. Il maestro di Bonn poté così fare i conti col suo stesso, ingombrante, mito. Eppure, l’opera era nata in un periodo particolarmente sereno per mBeethoven. Fu iniziata nell’estate del 1812, quando Beethoven passò un periodo di riposo a Toeplitz, in Boemia, dove conobbe Amalie Sebaid – uno dei suoi ultimi amori – e Goethe; fu quindi continuata a Linz, a casa del fratello, nell’autunno dello stesso anno, terminandola nel mese di ottobre. Durante quest’ultimo soggiorno le condizioni di spirito si rivelarono eccellenti – si sentiva, come affermò egli stesso, «aufgeknöpft» (sbottonato) – e tale stato d’animo condizionò la stesura di un’opera in realtà pregna di spirito beethoveniano, che qui si manifesta nel suo lato più gaio. Uno spirito velato da una certa ironia verso un mondo che da un lato volle omaggiare (Haydn fu suo maestro), dall’altro lato volle forse salutare in vista di nuovi orizzonti che avrebbe pienamente abbracciato nella Nona”.

“Possiamo solo immaginare lo stato d’animo del giovane Franz Schubert (1797-1828) quando nel 1824 ascoltò per la prima volta la Nona di Beethoven e dovette accorgersi del grandissimo distacco che divide una ‘grande’ sinfonia da una ‘piccola’; lui, che proprio in quel periodo aveva tentato di staccarsi dall’immagine di liederista coi tentativi di una Sinfonia in mi maggiore, che non riuscì a concludere, e di un’altra sinfonia non terminata, l’oggi celeberrima Incompiuta, di cui completò i primi due movimenti per poi interrompere il lavoro sulla bozza dello Scherzo.
L’ammirato maestro di Bonn era quindi ancora lontano; «la strada verso una grande sinfonia», come lo stesso Schubert scrisse, era però ormai selciata, e l’opera che avrebbe potuto dare testimonianza della sua «aspirazione verso il più alto nell’arte» cominciava ormai a prender forma nella mente del compositore.
Scritta in un periodo di particolare serenità, tra le montagne, i laghi e le cascate dell’alta Austria, la Sinfonia N. 9, cominciata nell’estate del 1825 e terminata lungo il 1826, risente del felice momento – come mai prima – del compositore, incantato dalle «divine montagne e laghi, la cui vista ci sovrasta e fagocita»; non è un caso che molti critici lessero tra le note dell’opera la dottrina, tipicamente romantica, della Natura come abito di Dio. Essa rappresentò comunque la coronazione del percorso sinfonico del compositore, il quale, mantenendosi in strutture fedeli alle radici del classicismo, aprì le porte allo stesso tempo a un gusto del solenne, del maestoso e del colore timbrico che saranno ampiamente approfonditi dall’estetica romantica”

dal programma di sala

Michele Mariotti si è affermato nei principali teatri italiani ed esteri. Direttore Principale dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, ha diretto L’Italiana in Algeri, Idomeneo, Simon Boccanegra, La Cenerentola, I Puritani, Carmen, La Traviata, Risorgimento! e Il Prigioniero, Le nozze di Figaro oltre a diversi concerti. Con il teatro è stato ospite della Fuji Television a Tokio dirigendo Carmen e I Puritani.
Tra i suoi successi possiamo citare Nabucco al Festival Verdi, Don Pasquale al Teatro Regio di Torino, Il Barbiere di Siviglia all’Opera Royal de Wallonie, alla National Opera di Washington, al Teatro Massimo di Palermo, a Los Angeles e alla Scala di Milano, Carmen e Rigoletto al Metropolitan di New York. Ha diretto Sigismondo e Stabat Mater al Rossini Opera Festival di Pesaro, e quest’ultimo lavoro anche al Teatro Comunale di Firenze, La Traviata al Teatro Sferisterio di Macerata, L’Italiana in Algeri a Bilbao, La gazza ladra a Dresden, Il Trovatore al Festival Verdi e La Cenerentola a Valencia, Norma a Torino, Matilde di Shabran al Rossini Opera Festival, Carmen al Metropolitan di New York. Ha inciso per la Decca e per Sony.
Tra i prossimi impegni: Nabucco oltre a diversi concerti a Bologna; Guillaume Tell al Rossini Opera Festival; I Puritani all’Opera di Parigi; al Metropolitan di New York I Puritani, Il Barbiere di Siviglia e La Donna del lago; Il Barbiere di Siviglia a Chicago.