Edgardo Gismonti in dittico con Vasconcelos e De Holanda

Brasil in jazz: omaggio a Egberto Gismonti
Rocca Brancaleone, 6 e 7 luglio, ore 21.30

Questa è da sempre stata una ‘città in jazz’. Tutto è iniziato in quell’estate del 1974 quando sul palcoscenico della Rocca Brancaleone arrivò un vero e proprio mito, Charles Mingus con il suo quintetto (prima di lui, per altro, si esibì l’orchestra di Thad Jones e Mel Lewis). Ravenna Festival, che ha esplorato ogni territorio musicale, ha incrociato altre volte la propria strada con il jazz e in questa edizione lo fa dedicandovi addirittura due giornate consecutive (6 e 7 luglio). Ecco così ‘Brasil in jazz’ che riporta appunto alla Rocca questa musica e che rende omaggio a una figura oramai leggendaria come quella di Egberto Gismonti. Nella prima serata il compositore e polistrumentista – impossibile infatti stabilire se Gismonti eccella di più come chitarrista o come pianista, caso più unico che raro nella storia non solo del jazz ma della musica tutta – sarà insieme a un’altra star, Nanà Vasconcelos, ovvero colui che ha fatto conoscere al mondo intero le ammalianti sonorità del berimbau; prima di loro si esibirà il Trio Madeira; e non è escluso che si arrivi a una jam session finale di grande impatto. In quella successiva, dopo la sua esibizione, salirà sul palco Hamilton De Holanda, impareggiabile virtuoso del mandolino (il bandolim) a dieci corde.

Il percorso artistico di Egberto Gismonti è decisamente multiculturale. Figlio di una siciliana e di un libanese, ha infatti un background classico di tutto rispetto. Originario di Carmo, un piccolo comune nel territorio di Rio De Janeiro, strada facendo ha assimilato gli insegnamenti di Nadia Boulanger, Jean Barraqué, con i quali ha studiato a Parigi all’inizio degli anni Sessanta, cogliendo in questo modo le influenze di Schönberg e Webern. Poi ha incontrato le sonorità di Heitor Villa-Lobos, del jazz, nonché le tradizioni degli indios Xingù, con i quali ha vissuto a lungo. La sua produzione testimonia come quella del Brasile sia una cultura composta di tradizioni musicali diverse e varie, fatta anche di choro (parte centrale della musica tradizionale, strumentale brasiliana: letteralmente la parola significa ‘lamento’), frevo (musica dal ritmo accelerato, in genere accompagna la danza),  baião (ancora musica da danzare) e forró (il ritmo per un ballo di coppia molto sensuale); Gismonti riesce a unire in una sintesi davvero originale tutto questo con la tradizione musicale degli indios Xingù, con i quali ha vissuto a lungo in Amazzonia dopo il ritorno dall’Europa, e con la musica classica. Lo dimostra suonando chitarre insolite, a 8 e 10 corde, passando poi agevolmente al pianoforte. Il suo primo album, ‘Dança Das Cabeças’ è del 1976 e comprende due lunghi brani che sono altrettanti affreschi sonori ricchi di fascino e di magia.

Nel concerto del 6 luglio rinnoverà il sodalizio con il percussionista Nana Vasconcelos che ha incontrato all’inizio degli anni Ottanta e con il quale ha inciso ‘Duas Vozes’ (1984). Vasconcelos, originario di Recife, suona percussioni di disparata foggia ma è conosciuto soprattutto come colui che ha fatto conoscere al mondo il berimbau (strumento a corda, a percussione, utilizzato principalmente nella capoeira) di cui è straordinario virtuoso e la cui carriera è costellata di collaborazioni prestigiose che vanno da Don Cherry a Gato Barbieri, da Pat Metheny a Jan Garbarek.

Sempre nella prima serata si esibirà il Trio Madeira, considerato uno fra i più famosi gruppi di musica strumentale brasiliana dell’ultimo decennio, nato nel 1996 dall’incontro inevitabile di tre virtuosi di Rio de Janeiro: Zé Paulo Becker (chitarra), Marcello Gonçalves (chitarra a sette corde) e Ronaldo do Bandolim (mandolino). Ricchi di percorsi ed esperienze diverse, i tre musicisti si riuniscono intorno a un progetto artistico ambizioso: quello di suonare il ‘choro’, la prima musica urbana totalmente brasiliana, fertile terreno sul quale sono germogliati sia il samba che la bossa nova, in maniera sofisticata e calorosa, grazie a un’interpretazione che unisce il popolare al colto. Il trio è fra i principali protagonisti del film ‘Brasileimho’ dei regista finlandese Mika Kaurismaki (fratello di Aki).

La due giorni “Brasil in jazz” continua sabato 7 luglio quando oltre a Gismonti si esibirà Hamilton de Holanda. Come Gismonti, Hermeto Pascoal e Astor Piazzolla, Hamilton si allontana dallo stile tradizionale utilizzando un approccio più jazzistico, ma mantenendo la forza espressiva dei grandi. La sua musica è sempre innovativa, il suo carisma, la forza comunicativa e un tocco impeccabile e pieno di creatività fanno di Hamilton uno fra i musicisti di più grande rilievo nella nuova generazione di interpreti e compositori della musica contemporanea brasiliana. Hamilton De Holanda è un formidabile virtuoso del mandolino: la sua conoscenza enciclopedica della musica gli permette di spaziare dalla classica al jazz, fino al folklore brasiliano. Figlio del chitarrista José Americo De Oliveira, e degno successore dei grandi mandolinisti Jacob do Bandolim, Joël Nascimento e Armandinho Macedo, il giovane Hamilton de Holanda, nato nel 1976, sta rivoluzionando lo strumento emblematico dello choro, il mandolino appunto, al quale ha aggiunto una quinta doppia corda – portando il loro numero da 8 a 10 – e sul quale ha sviluppato una polifonia completa, soprattutto in solo, e un’espressività sonora e percussiva arricchite. La sua carica inventiva è inesauribile e il suo suono potente e preciso. In Italia si è anche esibito a fianco di Stefano Bollani.

I concerti sono realizzati in collaborazione con Apt Servizi e Qn-Quotidiano Nazionale.

Info 0544 249244 – ravennafestival.org
Biglietto ingresso: 20 euro intero (18 ridotto).
“I giovani al festival”: under 14 (con adulto) € 5 | 14-18 anni 50% sulle tariffe ridotte | Under 26 tariffe ridotte