2 sole repliche per il Tritico 900

Il Mariinskij volge lo sguardo al Novecento con il Trittico Chopiniana, Apollo e Rubies
Teatro Alighieri, sabato 4 e mercoledì 8 ottobre ore 20.30

A fare da ponte fra i classicissimi Lago e Giselle, il 4 e l’8 ottobre (sempre alle 20.30) il Balletto del Mariinskij integra la Trilogia d’Autunno composta in esclusiva per Ravenna Festival con Trittico ‘900, saporoso mix che traghetta il pubblico del Teatro Alighieri verso orizzonti più contemporanei. Un filo rosso lega Chopiniana, Apollo e Rubies, titoli firmati da due coreografi di identica provenienza e formazione: Mikhail Fokin e George Balanchine, ambedue “pescati” nel nido del Mariinskij dal fiuto di Sergej Djagilev geniale impresario che li cooptò per la sua magnifica avventura dei Ballets Russes.

Apre la serata Chopiniana che un appena ventisettenne Fokin ideò nel 1907 rivisitando i format del balletto romantico (fu ancora lui, del resto, a creare nello stesso anno di Chopiniana il cammeo della Morte del cigno per Anna Pavlova, fissando indelebilmente il canone della donna-cigno nell’immaginario collettivo). Nostalgico per le linee del classico, seppure affascinato dalla rivoluzionaria Isadora Duncan che aveva ammirato nel suo passaggio in Russia, Fokin ricama su una suite di pezzi di Chopin orchestrata da Glazunov un affresco dapprima narrativo al suo debutto e nelle successive riprese quasi del tutto astratto, vicino a un sentire più moderno. Un turbinare di fanciulle in tutù vaporosi attorno al Poeta che in questa versione di Agrippina Vaganova proposta dal Mariinskij sono interpretate dalla delicatissima e aggraziata Xenia Ostreykovskaya, l’emergente Nadezhda Batoeva e Yekaterina Chebykina; mentre nella replica di mercoledì 8 ottobre saranno sul palco Oksana Skoryk, Yana Selina e ancora Xenia Ostreykovskaya. Accompagna ambedue i cast femminili il primo ballerino del Mariinskij Yevgeny Ivanchenko.

Tutt’altra musica è quella di Stravinskij e tutt’altra atmosfera quella che regna nell’Apollo di Balanchine, arrivato nelle ultime stagioni dei Ballets Russes per i quali firmò a soli ventiquattro anni questa prima versione. In seguito, ai tempi americani del New York City Ballet ci tornò più volte, rimaneggiando la coreografia e facendone una sorta di manifesto della sua poetica di linee aguzze, bellezza raggelata, geometrie intricate di movimento. La versione del Mariinskij adotta quella in due quadri, con la scena del prologo idealmente situata a Delo, dove Leto partorisce Apollo, figlio di Zeus. Al giovane dio viene consegnato un liuto e al centro della scena Apollo coniuga le arti di danza e musica. Con l’arrivo delle tre muse Apollo intreccia con loro passi a due memorabili chiudendo con una posa a quattro corpi di irraggiante bellezza. Nel ruolo di Apollo, interpretato dai più grandi danzatori da Nureyev a Baryshnikov fino al nostro “olimpico” Roberto Bolle, si cimenta Xander Parish, il primo ballerino britannico ammesso al Mariinskij, forse giunto alla sfida più audace della sua appena sbocciata carriera. Tersicore è interpretata da Olga Esina, oggi prima ballerina all’Opera di Vienna ma cresciuta in seno al Mariinskij dal quale attinge la scintillante tecnica e l’espressività che hanno fatto il prestigio della compagnia di San Pietroburgo dai tempi di Petipa (4) e Kristina Shapran, da poco approdata al Mariinskij dopo una veloce ascesa da prima ballerina al Michailovskij Theatre (8). Calliope è invece interpretata da Diana Smirnova e Polimnia da Nadezhda Batoeva.

Rubies, i “rubini” che concludono la scintillante serata dedicata al Novecento dal Mariinskij sono solo una parte, la seconda, del più vasto balletto Jewels, ancora su musica di Stravinskij, appartente alla “seconda vita” d’artista di George Balanchine. Ovvero quando il coreografo russo emigrò definitivamente in America, chiamato da Lincoln Kirstein per creare una compagnia in grado di rivaleggiare con quelle europee e russe. Ormai 63enne quando crea Jewels, nel 1967, Balanchine è entrato nello splendido crepuscolo della sua carriera americana. Lo crea per una compagnia totalmente nelle sue corde, il suo New York City Ballet, abituata alle pirotecnie tecniche delle sue invenzioni e dai corpi delle ballerine forgiati dal suo credo stilizzato e diamantino. Rispetto a Emeralds, sulla raffinata musica di Fauré, e in Diamonds, sulle note di Cajkovskij – le altre parti di Jewels – dove Balanchine si concede qualche omaggio nostalgico ai fasti del balletto ottocentesco, in Rubies fa emergere tutta la carica innovativa di un secolo, il Novecento, che irrompe in tutte le sue forme e che tramite la musica dirompente di Stravinsky fa emergere nuovi ritmi, un sapore jazzato, l’incedere di corpi ormai del tutto contemporanei. Una bella prova di declinazione di stili per gli interpreti del Mariinskij che si alternano: Viktoria Tereshkina e il coreano Kimin Kim nel primo cast, Nadezhda Baoeva e Philipp Stepin nel secondo, mentre Sofya Gumerova danza in entrambe le repliche.

I prossimi appuntamenti con la ‘Trilogia d’Autunno’ del Mariinskij:
domenica 5 ore 15.30 – Giselle
domenica 5 ore 20.30 – Giselle
lunedì 6 ore 20.30 – Giselle
martedì 7 ore 20.30 – Il lago dei cigni
mercoledì 8 ore 20.30 – Trittico ‘900

Info e prevendite: tel. 0544 249244 – ravennafestival.org
Biglietti: da 20 a 80 euro (I giovani al Festival: under 14 – con adulto – 5 euro; 14-18 sconto 50% sulle tariffe ridotte).
La Biglietteria è aperta tutti i giorni feriali dalle 10 alle 13 e da un’ora prima dello spettacolo. Domenica 5 ottobre, in occasione della doppia recita pomeridiana e serale di Giselle, sarà aperta anche al mattino sempre dalle 10 alle 13.