Souls debutta in Italia

Souls: una danza anima del mondo
Venerdì 27 giugno ore 21.30, in prima italiana al Pala De André, il nuovo spettacolo del coreografo francese Olivier Dubois

Il ‘festival che danza’ torna a guardare riti antichi, quasi animistici, guardando alle radici di quest’arte. E mette in scena sei anime che attraversano il deserto, un cammino dalla vita alla morte, una danza macabra, un’inutile fuga da un destino ineluttabile, un percorso sabbioso e accidentato per danzatori accompagnati dal rullare ossessionante e ostinato di tamburi. Ecco Souls il nuovo lavoro di Olivier Dubois, creato durante una residenza al Cairo, che conferma l’originalità e lo spessore creativo di questo giovane coreografo francese, da pochi mesi incoronato direttore del Centre Chorégraphique National di Roubaix dove è subentrato a Carolyn Carlson. Il balletto viene presentato in prima italiana al Pala De André, venerdì 27 giugno (ore 21.30), nell’ambito nell’ambito del progetto N.A.T. (Network for African Talents).

Lo spettacolo è presentato al Festival grazie al contributo di CMC Ravenna, Legacoop Romagna e Federazione delle Cooperative della Provincia di Ravenna.

Lo spettacolo è nato al Cairo, nel continente africano. Olivier Dubois, danzatore molto speciale e coreografo di punta, lo ha percorso in lungo e in largo per trovare i sei interpreti protagonisti della nuova creazione: il sudafricano Tshireletso Molambo, il congolese Djino Alolo Sabin, il senegalese Hardo Ka, l’ivoriano Jean-Paul Maurice-Noël Mehansio, il marocchino Youness Aboulakoul e l’egiziano Ahmed el-Gendy. A luci ancora accese ecco la scena: un ampio quadrato di terra, di sabbia umida. Come se una folata di vento del deserto avesse sollevato una tempesta. La sala è bombardata dal ritmo ossessivo di tamburi che accompagnerà il pubblico a lungo. La musica, di François Caffenne come per altre creazioni di Dubois, mescola il sabar senegalese a suoni più techno. A destra, tre uomini a terra. A sinistra, altri tre quasi coperti di sabbia. Come fossero sopravvissuti a un’esplosione che ha seminato cadaveri dappertutto.

Souls parla di anime in pena di un continente dannato, in viaggio verso la morte. I sei interpreti per un’ora fanno partecipi della loro odissea. Una via crucis africana. Una traversata non così diversa da quelle dei migranti che affrontano il mare su barconi di disperati. Oppure da quelle delle popolazioni in fuga da eccidi e stermini etnici.
I tre coperti di sabbia poco per volta si liberano dal loro involucro per raggiungere gli altri, cominciano a ruotare rapidissimi come gli aghi di una roulette. Poi gli altri tre li prendono sulle spalle, li accolgono sulle braccia come tre pietà. “Sei uomini provenienti da sei diversi Paesi africani che insieme – annota Olivier Dubois, citando il suo maestro di riferimento – rispondono all’arcaica parola di Nijinski”. Tranne poche esplosioni di velocità o violenza, tutto si sviluppa secondo una lentezza che sa di peso, di difficoltà a muoversi, di impedimenti. “Attraverso la morte – aggiunge Dubois – affermo il mio essere vivo. Una lenta, schiacciante traversata, quella delle nostre anime. Animatrici e già rivelatrici della mia morte. Souls è forse una lunga danza macabra, a meno che non sia quella di un’organizzazione segreta: quella del destino, della fatalità… del determinismo? Questa morte come anima del mondo”. E seguendo infatti questo afflato, la coreografia riesce ad affascinare e stupire anche con la chiusura, inaspettata ma in realtà ‘logica’. Il coreografo ancora una volta osa e sperimenta. Supera i confini. E come potrebbe fare altrimenti un artista che dice: “La danza è una storia di prostituzione”; o, ancora: “Sono naturalmente allegro e ottimista, ma quando mi metto a creare ho sempre la sensazione di esplorare una piaga, scavare in caverne oscure per venirne fuori con una sorta di bile, di malvagità che danno il senso al mio lavoro”.

Olivier Dubois nasce nel 1972 in una famiglia agiata che vive fra Vichy e Aix-en-Provence, e i primi studi lo portano in una direzione diversa dalla danza. Il suo futuro sembrano essere il diritto e le lingue orientali. Viaggia molto, conosce il mondo, prima con i genitori e poi autonomamente, a partire dai 13 anni. Studia e parla inglese, spagnolo, tedesco, cinese e arabo.
Poi la svolta, a 23 anni, quando decide di diventare danzatore. Una decisione che non viene presa alla leggera in famiglia. Dopo molte discussioni gli viene accordato un appoggio finanziario per un anno. Poi si vedrà. Dopo un primo tentativo fallito in una scuola locale (“Non sarai mai danzatore”), decide di “Salire a Parigi” e passa all’attacco non perdendo neppure uno spettacolo: “Provavo di tutto perché non soltanto bisognava che imparassi a danzare, ma che capissi anche che cosa è la danza” ha dichiarato in un’intervista a Rosita Boisseau di ‘Le Monde’. Il suo primo assolo, Under Cover, arriva tre anni dopo.
Prende così il via un cursus honorum che lo vede lavorare con i nomi che contano della coreografia europea e d’oltreatlantico: in Germania con Sasha Waltz, in Belgio con Jan Fabre, in Francia con Angelin Preljocaj, Dominique Boivin e Nasser Martin Gousset, in Canada con il Cirque du Soleil. Erano gli anni in cui si faceva strada il concetto che il danzatore non deve per forza avere un fisico che corrisponda a una precisa e imprescindibile definizione. Si può essere anche “diversamente danzatori”. Contano la tecnica, la presenza scenica, le capacità interpretative. Tutta mercanzia che Dubois aveva in abbondanza.
Poi i successi si moltiplicano. Il suo cammino creativo prende velocità. Nel 2008 è di nuovo ad Avignone con Faune(s), ispirato al mitico titolo di Vaslav Nijinsky, una rielaborazione con quattro danzatori, e si occupa di danza per il teatro musicale lavorando all’operetta La Périchole di Offenbach. Poi, in ordine sparso, ecco Призрак (Spectre) cioè un ritorno su Le spectre de la rose ma in versione solo maschile per otto danzatori. Da von Weber a Sinatra per L’Homme de l’Atlantique visto alla Biennale di Lione del 2010. O, ancora, Rouge, un assolo per sé che fa parte di una trilogia di cui in Italia abbiamo visto le altre due parti: Révolution e Tragédie. Oggi, dal suo posto di comando a Roubaix, Olivier Dubois pensa a nuove collaborazioni soprattutto con L’École des Sables di Germaine Acogny in Senegal, con la quale ha in programma una nuova versione in coppia della Sagra della Primavera. E i progetti si moltiplicano. Per esempio sta lavorando alla realizzazione di una nuova pièce per trenta danzatori, che dovrebbe debuttare al Festival di Montpellier del 2015.

Ahmed El Gendy (Egitto)
Nato a Il Cairo nel 1987, è artista plastico e danzatore. La ricerca sul gesto e sulla comunicazione è alla base del suo lavoro artistico e nel 2007 determina la nascita del suo interesse per le video-istallazioni. Ha partecipato al ‘Cairo Contemporary Dance Workshop Program’, allo Studio Emad Eddin Foundation, organizzato da Laurence Rondoni (Association Descent-Danse). In seguito, ha preso parte a diverse creazioni di danza e di teatro, analizzando il corpo e la performance come supporto visivo.

DjinoAloloSabin (Repubblica Democratica del Congo)
Intraprende la carriera nella danza con la compagnia BadBoyz di cui ancora oggi fa parte, scelto come migliore gruppo di street dance di Kisangani negli anni 2009 e 2011. Studia con Dinozord, Papy Ebotani, Faustin Linyekula e con insegnanti stranieri come Thomas Steyaert (Belgio), HafizDhaou (Tunisia), UlaSickle (Canada/Belgio), AndreyaOuamba (Senegal/Congo), KebayaMoturi (Kenya). Nel 2011 frequenta un corso di improvvisazione teatrale tenuto da Clara Bauer (Argentina), assistente alla regia di Peter Brook e di Lilo Baur. Parallelamente, costituisce un gruppo di artisti rap, scrive e interpreta i propri testi in scena. È diplomato in Pedagogia e studia Diritto alla facoltà di Kisangani. Entra a far parte della compagnia di Olivier Dubois nel 2013, per Souls.

Jean-Paul Maurice NoëlMehansio (Costa d’Avorio)
Inizia giovanissimo a studiare danza. Si diploma in Études Supérieures Artistiques nel 2010, ed entra a far parte della compagnia Réservoir Momboye di Georges Momboye. Partecipa a numerosi corsi di formazione tenuti dal coreografo ungherese Otto Demscak, dalla svizzera GabiGlinz, dall’americana Celia Weiss, dagli ivoriani Nestor Gahe, Kouakou Michel e Daudet Grazai. Nel 2006 frequenta il primo anno della Scuola Nazionale di Teatro e Danza dell’Istituto delle Arti della Costa d’Avorio (ENTD) e viene scelto dalla compagnia di danza dell’ENTD sotto la direzione di Sidibe Moussa. La danza africana e contemporanea sono la base della sua formazione e delle sue coreografie. Entra a far parte della compagnia di Olivier Dubois nel 2013, per Souls.

Tshireletso Stephen Molambo (Repubblica del Sudafrica)
Nato nel 1986 in Africa del Sud, inizia a studiare al Centre d’art Sibikwa nel 2007, per formarsi in seguito alla danza e alla musica africana. Nel 2008 entra a far parte della compagnia Inzaloed interpreta una coreografia di Margaret Makoka in occasione del Festival nazionale delle arti di Grahamstown. Nel 2010, danza numerose coreografie ideate da Gregory Maqoma e MoeketsiKoena. Nel 2011 entra a far parte della compagnia teatrale di Ange Oubliée e nel 2013 della compagnia di Olivier Dubois, per Souls.

YounessAboulakoul (Marocco)
Nato a Casablanca nel 1987, frequenta lezioni di hip hop a 7 anni al Complesso Culturale Moulay Rachid. In seguito studia danza classica e danze popolari marocchine al Conservatorio Municipale. A 16 anni incontra il coreografo Khalid Benghrib (della Compagnia 2K_far) con il quale si forma nella danza contemporanea. Fino a oggi ha interpretato numerose sue creazioni. Partecipa a diversi workshop con alcuni coreografi internazionali della danza contemporanea e hip hop, negli Stati Uniti e in Europa. Si è trasferito in Francia nel 2010 e insegna in alcune scuole di danza di Parigi. Entra a far parte della compagnia di Olivier Dubois nel 2013, per Souls.

Hardo Ka Papa Salif (Senegal)
Nato nel 1974 in Senegal, collabora con diverse compagnie di tradizione e contemporanee a Dakar, e partecipa a numerosi corsi tenuti da Carlos Orta (Stati Uniti), Flora Thefene (Congo), Germaine Acogny (Senegal – Francia) e Toubab Dialaw. Nel 2000, entra a far parte della compagnia Heddy Maalem di Tolosa. Crea alcune coreografie per la sua compagnia Yeel Art, nonché le pièce BancJaaxle nel 2003 e Adama nel 2004. La compagnia diviene Associazione DOGA nel 2007, e nel 2010 presenta Gettu Bey e Haala Nam. Nell’assolo Zikr, che ha debuttato nel 2012, Hardo Ka instaura un dialogo tra il corpo e l’anima. Entra a far parte della compagnia di Olivier Dubois nel 2013, per Souls.