Il Progetto Ric.Ci prosegue con Terramara

Lavorare e danzare nella mediterranea ‘Terramara’ di Michele Abbondanza e Antonella Bertoni
Teatro Rasi, giovedì 12 giugno ore 21

Una storia d’amore danzata come impegno quotidiano comune, che segue anche i faticosi ritmi del lavoro e che, proprio da questi, trae calore e slancio. Ecco la ‘traccia’ del balletto ‘Terramara’, realizzato dalla compagnia Abbondanza/Bertoni nel 1991 e riallestito nel 2013 per il progetto RIC.CI. ”Mettiamo in moto la memoria”, in scena giovedì 12 giugno al Teatro Rasi alle 21. I ruoli originariamente sostenuti dal duo Michele Abbondanza e Antonella Bertoni sono ora stati assegnati a due giovani, eccellenti danzatori, come Eleonora Chiocchini e Francesco Pacelli che si esibiranno sulle musice di Johann Sebastian Bach, Gabriel Yared, Sergio Borè e musiche della tradizione popolare.

“Primo vagito di un duo-compagnia che avrebbe continuato a sondare nei modi più diversi il tema del rapporto con l’altro – annota Marinella Guatterini – ‘Terramara’ con i suoi echi classici bachiani e il fitto intreccio di suggestioni musicali etniche (ungheresi, indiane, rumene e siciliane), fu un exploit più che riuscito. Una meravigliosa e promettente prima prova autoriale che, nell’arco di un’ora, sciorinava bravura quasi virtuosistica, a dispetto di quanti allora serbavano attenzione solo o soprattutto alla coreografia di altri Paesi. Del resto, quella bravura e quel virtuosismo non accademico non erano certo, né mai, fine a se stessi, bensì delicatamente tesi a rinforzare i caratteri di una “mediterraneità” tutta nostra, esemplare e oggi da riscoprire. Nato come riflessione a due sul trascorrere del tempo, sulle sue vestigia antiche e sulla complessità del legame tra due esseri di sesso opposto che s’incontrano per creare nuova vita e ricrearsi, ‘Terramara’ già sfruttava tutti i significati e simboli del suo titolo”.

“Ricordo da piccolo, quando mio padre mi offriva certe arance arrivate dal sud – racconta Michele Abbondanza – e con orgoglio ostentava il fatto che avessero ‘i figli’: spicchi più piccoli gonfi di succo, attaccati ai grandi spicchi che formavano il frutto. Ricordo ancora quanto erano per me ‘speciali’ quelle piccole parti, più preziose del tutto, tanto da apparire e quindi essere, più buone. Il piccolo si identificava col piccolo, cannibalizzandolo per acquisire quell’essenza speciale. Non so se quella ‘pappa reale’ abbia avuto il suo effetto: allora era naturale condividere la realtà con una meravigliosa mole fantastica. Dopo i ‘lavori-scuola’ con Carolyn Carlson e quelli collettivi con ‘Sosta Palmizi’, di questo primo lavoro ‘in solitaria’ ricordo proprio l’esplosione dell’immaginazione che sentivo poter espandersi intensamente come poi l’odore e il succo delle arance in scena, con gli eventuali figli e figlioletti al seguito”. Ecco, quindi, le centinaia di arance riversate in scena, le gerle da svuotare e riempire, le fascine di paglia da spostare, gli assolati campi immaginari da percorrere durante i mesi del raccolto, in uno scenario totalmente mediterraneo. Una danza di sguardi, prese e contatti, in cui la ‘terramara’ del titolo (dal latino “terra mala”, ovvero depositi a cumulo di terra grassa e nerastra, costituito dagli avanzi di vaste stazioni preistoriche) crea l’immagine di una secolare stratificazione di quella natura creatrice da cui tutti deriviamo e a cui torneremo.
Aggiunge Antonella Bertoni, che ha curato il riallestimento: “Lo spettacolo è stato per me un po’ come ‘la prima volta’ e rimetterlo in scena oggi mi ha fatto tendere e salire sulla punta dei piedi per non ferirlo stravolgendolo con gli occhi miei di adesso. Dal primo giorno è stato un vortice. Lo spazio scenico è stato un po’ spogliato e reso scarno, alla coreografia tolti alcuni lirismi a cui i nostri corpi di allora davano nascite e nascite, omaggi alla nostra Maestra. Ora ‘Terramara’ conosce nuova vita, ri-danza nel nostro tempo. Osservo Eleonora e Francesco essere loro, in noi, nell’oggi presente il nostro passato; rincorrersi, guardarsi, prendersi, slanciarsi, sudare affaticati, con il respiro veloce che in quello spazio sembra fatto di cielo e di terra e il sentimento che mi accompagna è così vasto che non lo so dire”.

Info e prevendite: 0544 249244 – ravennafestival.org
Biglietti: 12 euro (ridotti 10) / “I giovani al festival”: fino a 14 anni, 5 euro; da 14 a 18 anni, 50% tariffe ridotte

compagnia Abbondanza/Bertoni
Terramara
coreografia Michele Abbondanza
cura del riallestimento Antonella Bertoni

interpreti Eleonora Chiocchini e Francesco Pacelli

musiche di Johann Sebastian Bach, Gabriel Yared, Sergio Borè e musiche della tradizione popolare

scene (1991) Lucio Diana
luci Carlo Meloni
realizzazione costumi Marta Griso

produzione (1991) Drodesera, Centro Servizi Culturali Santa Chiara
produzione (2013) Compagnia Abbondanza/Bertoni